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Preti: custodi della fede

Fonte:
CulturaCattolica.it
Quello che il mondo non capisce è la rinuncia al sesso, perché viviamo in un mondo dove il sesso sembra essere il solo "elisir di felicità"

A Milano in Duomo mercoledì 8 settembre, 26 seminaristi sono stati ammessi agli ordini sacri, detto in parole grezze, hanno fatto una tappa del loro cammino verso il sacerdozio, hanno vestito per la prima volta l’abito talare, nuovo e splendente come il loro “SI” anche se il cammino è ancora lungo sino a diventare sacerdote per sempre, ma è già un buon cammino.

All’uscita dal Duomo il cielo pieno di nuvole aveva deciso di concedere una tregua.
Amici, parenti, famiglie, aspettavano di poter abbracciare il loro ragazzo, e io tra loro, aspettavo quel ragazzo, figlio di amici, che ho visto nascere, crescere, diventare alto, forte bello, dare le preoccupazioni che tutti danno ai genitori, e le soddisfazioni che spesso noi genitori celiamo dietro ad una sana modestia.
Finalmente i diaconi escono e la piazza di divide in capannelli ognuno a festeggiare il proprio ragazzo, la tonaca volteggia, si sprecano strette di mano, baci, pacche sulle spalle, qualche lacrima, frasi di affetto, ognuno reagisce a modo suo, a quest’aria di festa che il vento di precoce autunno non raffredda.

I parroci, le suore i preti dell’oratorio venuti con i pullman e i parrocchiani a far festa ai loro ragazzi, qualcuno cresciuto tra i campi dell’oratorio e la sacrestia, altri che sembravano interessati ad altro e invece sono stati rapiti da Cristo, giusto per dire che non siamo noi a scegliere ma lui che ci scegli e attende che noi diciamo SI.

In piazza ci sono molti giovani e davanti a questi “ SI” nessuno è indifferente, qualcuno cerca di buttarla sulla goliardia e indicandosi a vicenda dice: – il prossimo sarai tu – - no lui - , - no lui - la frase rimbalza e come nel gioco di “ ce l’hai”, rimbalza sulla persona sbagliata e questo, come punto da una vespa reagisce, dicendo - io no non posso mi piace troppo la .…, e unendo gli indici e i pollici dice più che a parole, la frase si perde tra risa e frastuoni, tutti si radunano per la foto di gruppo con il Duomo alle spalle e le guglie a sorreggere le nuvole.
Ma quel ragazzo del - IO NO - ha detto quello che molti pensano, temono, o non capiscono.

Di questi giovani incamminati verso al sacerdozio il mondo fatica a capire la rinuncia alla sessualità.
Perché è un mondo dove non si capisce nemmeno che uno possa immaginare di avere una sola donna nella vita, figurarsi nemmeno una, qualcuno mi ha detto: “capisco fare del bene, capisco il volontariato, capisco al limite anche quelli che stanno più iun parrocchia che a casa loro ma rinunciare ad una vita sessuale non è normale”.

Già, in un mondo dove tutto sembra concorrere a dire che è solo il sesso che rende felici, che il sesso viene prima di tutto, spesso prima dell’amore, prima del conoscersi, e qualche volta anche prima del sapere come si chiama l’altro, dedicare tutta la propria vita alla vigna di un Altro può sembrare anormale .
Perciò è comprensibile che non si capisca un uomo bello, intelligente, allegro che dice di si a Cristo e alla Chiesa donando tutto se stesso.
Eppure, ogni vocazione ha fatiche e rinunce, ogni vocazione vissuta seriamente chiede di essere continuamente rinnovata, ogni vocazione chiede di non essere lasciati soli a viverla.
Tornando sui miei passi perduta tra la folla dei passeggeri in metropolitana che si sfiorano senza guardarsi, che leggono o si immergono nei loro pensieri incuranti di chi passa loro accanto, mi è venuta in mente una cosa che avevo letto di Guareschi:

Don Camillo allargò le braccia:
“Signore cos’è mai questo vento di pazzia? Non è forse che il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua autodistruzione? (…) Cosa possiamo fare noi?”.
Il Cristo sorrise:
“Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi. (…) Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo bisogna aiutare chi ha ancora la fede a mantenerla intatta. (…)”

Ho pensato a quei Diaconi sorridenti e felici che diventeranno sacerdoti, sono loro che ci aiuteranno a mantenere intatta la nostra fede, quel briciolo di fede che rappresenta il seme da salvare.
Aiuteranno noi, i nostri figli e i nostri nipoti a guardare alla vita come a un dono, al dolore e alla fatica come a qualcosa che va oltre, alle gioie come a una grazia da condividere, e questo è tutto.

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