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La Bibbia rap

Fonte:
CulturaCattolica.it

La rivista Paolina venduta sui banchetti della buona stampa in fondo alle chiese, per lanciare la Bibbia pocket, ha pensato ad alcuni brani dell’Antico e del Nuovo Testamento in versione rap, l’iniziativa, si chiama “paroladidio”,tutto attaccato e dio scritto in minuscolo, informale insomma. Non starete a guardare la forma?

No, la forma no, ma sulla sostanza magari una riflessione.

Probabilmente hanno pensato di avvicinare i giovani alla Bibbia, di rinnovare il messaggio, svecchiarlo di renderlo rap, più accattivante, chissà, i dati delle vendite diranno se hanno avuto editorialmente ragione.

Che dire, che a volte si ha l’impressione che i primi a non credere nel fascino di Cristo siano i cristiani, dubbiosi, timidi, forse perché loro stessi non credono nella forza viva di ciò che hanno incontrato.
Questo non vuol dire disdegnare la modernità, il web, il cinema, la radio, ma non dimenticare mai che non è il mezzo che rinnova il fascino.
Certo, in questi tempi di magra ognuno s’arrangia come crede, la vita dei santi raccontata a puntate, le vacanze dell’anima dove tra le lodi e il vespero si può degustare la cucina dei frati, e il cristianesimo diventa una filosofia newage che aiuta a vivere meglio a mitigare le ansie quotidiane.

Le chiese si svuotano, gli oratori pure, il volontariato laico o cattolico vacilla, e tutti smarriti a pensare a soluzioni innovative, a piccoli imbrogli in buona fede per attirare gente. Quando basterebbe guardare a quali sono gli oratori pieni, e le chiese frequentate, si scoprirebbe che sono quelle dove sacerdoti uguali a tanti altri, sanno trasmettere con la loro vita, a chi sta davanti a loro la novità e l’attualità di quell’incontro avvenuto più di 2000 anni fa, dove laici vivono la loro vocazione e le difficoltà con serenità, tanto da incuriosire i giovani che li incontrano e si sa “vieni e vedi” funziona sempre.

Non c’è rap che tenga, per dire che “io sono Colui che sono” bisogna che un uomo lo testimoni, cantarlo e scriverlo con la ‘d’ minuscola non lo avvicina agli uomini, ci vuole un uomo che lo ha incontrato e che testimoni agli altri la novità che questo incontro ha portato nella sua vita.
Del resto, non fece questo anche quel Paolo di Tarso persecutore dei cristiani che convertito non poté fare a meno di andare in tutto il mondo a rendere testimonianza di come quell’incontro avesse dato risposta al suo desiderio di felicità? Che sulla piazza di Atene parlò a quegli uomini pagani, indifferenti e diffidenti, ma con lo stesso desiderio di tutti gli uomini, quello di conoscere una felicità che da soli non si sapevano dare?

Che poi non è forse quello che l’anziano papa Ratzinger ha fatto in Inghilterra, niente nani e ballerine, solo una parola chiara dritta al cuore, e allora ditelo in rima, con il rap o il gregoriano ma diteci come l’avere incontrato Cristo sul vostro cammino vi ha resi felici di vivere e fieri d’essere cristiani, di generazione in generazione

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