Custodire e rilanciare
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Aveva ragione Péguy ad affermare la grande difficoltà a sostenere la speranza degli uomini. “Per sperare occorre aver ricevuto una grande grazia”, essere stati oggetto di una bontà più grande di tutti i nostri calcoli, ingiustificata rispetto ai nostri meriti. Se consideriamo alcuni tra gli avvenimenti della settimana, è facile avvertire il bisogno di questa grazia. Sette cristiani, un’intera famiglia, uccisi in Pakistan perché il padre, avvocato, difendeva dagli usurai i membri della sua comunità. Notizia pressoché ignorata dai maggiori quotidiani nazionali. Le riflessioni delle Conferenze Episcopali europee, riunite a Zagabria, hanno portato l’attenzione sulla crisi demografica dell’Occidente. Denatalità e invecchiamento caratterizzano la condizione delle nazioni europee, segnale preoccupante di una mancata apertura al futuro, di un individualismo sempre più preoccupante. L’assegnazione del premio Nobel per la medicina a Robert Edwards che fece nascere la prima bimba in provetta ha riacceso discussioni e motivate perplessità. Intorno alla pratica della fecondazione assistita ruota oggi un business mondiale di interessi economici rilevanti. Tuttavia, come ha osservato il Presidente della Pontificia Accademia della vita, Ignacio Carrasco de Paula, la fecondazione assistita, oltre ai problemi etici posti dall’enorme numero di embrioni sacrificati, “non ha modificato minimamente il quadro patologico né epidemiologico dell’infertilità”. Insomma, una soluzione giustificata dal fine di avere un figlio ma che non contribuisce a cambiare la mentalità che ha generato la condizione di denatalità, proprio perché elimina milioni di bambini in nome di un diritto affermato individualisticamente. Non genera fiducia e speranza nella vita, al contrario, accende problemi etici e domande sulla concezione della vita stessa, sulla sua indisponibilità. Come può generare fiducia e spalancare al futuro, una tecnica che porta alla soppressione di tanti bambini? Controcorrente, come al solito, per fortuna, c’è stato il viaggio del Papa in Sicilia, a Palermo, l’antica città “tutto porto”, come dice il nome, indicante ospitalità e sicurezza. L’ha ricordato Benedetto XVI, non solo ai palermitani ma a tutti gli isolani accorsi dalle province. “Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro! Fa emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Con la forza di Dio tutto è possibile!” che sia qui la chiave della riscossa per l’Italia intera? il presupposto che toglie retorica a tanti propositi? Il messaggio è stato lineare, chiaro, capace di leggere la storia di una terra tormentata da tante difficoltà. Ai giovani ha indicato l’importanza della famiglia quale luogo di educazione alla fede, ha ricordato la giovane Chiara Badano, ma anche giovani siciliani, come Rosario Livatino, “cresciuti come piante belle e rigogliose. Spesso la loro azione non fa notizia, perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia. Non abbiate paura di contrastare il male! Non cedete alle suggestioni della mafia che è strada di morte”. Custodire e alimentare la fede è strada per cambiare la storia.