Umanesimo disumano
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Benedetto XVI ha definito così l’esito dell’idea di vivere come se Dio non esistesse, “etsi Deus non daretur”. Un “deserto interiore” è ciò che l’uomo si ritrova nell’intimo. Il benessere economico e il consumismo, che “ispirano e sostengono una vita vissuta come se Dio non esistesse”, contribuiscono ancora di più al disorientamento e coltivano l’illusione di un’autonomia da Dio. Conseguenza grave è stata la perdita del senso del sacro. “Quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente, la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore, e la comune comprensione delle esperienze fondamentali dell'uomo quali il nascere, il morire, il vivere in una famiglia, il riferimento a una legge morale naturale” sono stati messi in discussione. Si è prodotto un umanesimo che contraddice se stesso, fino a meritare l’appellativo di “disumano”, contro l’uomo. Da un punto di vista retorico lo definiremmo un ossimoro, ma dal punto di vista esistenziale si tratta di una condizione desolante. Per noi, che da tempo abbiamo raccolto l’invito a vivere come se Dio ci fosse, “veluti si Deus daretur”, queste osservazioni con possono che costituire uno stimolo per approfondire la strada percorsa e per capire la recente lettera apostolica in forma di Motu proprio, “Ubicumque et semper”, con la quale Benedetto XVI ha ufficializzato la costituzione del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. “Ovunque e sempre la Chiesa ha il dovere di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo”. L’analisi svolta dal Papa nella lettera è precisa. Le società occidentali non sono tutte uguali e “la nuova evangelizzazione nelle regioni di antica cristianizzazione”, non può assumere un’unica forma. Del resto questo è in sintonia con il metodo di Dio, “che ha mille modi, per ciascuno il suo, di farsi presente nell’anima, di mostrare che esiste”(udienza 13 ottobre). La scristianizzazione radicale di alcuni paesi li ha resi “totalmente refrattari a molti aspetti del messaggio cristiano”. Le ideologie che oggi si impongono con forza, fino a rendere l’uomo schiavo di esse, sono come correnti che dominano tutti e vogliono far scomparire la fede della Chiesa. Ma è la saggezza vera della fede semplice la forza della Chiesa e del retto vivere” (discorso 11 ottobre). Per ogni cristiano la strada è rinnovare costantemente la propria scelta personale per Cristo (discorso al congresso sulla stampa cattolica). Questa è la fede semplice. Come dice l’Enciclica “Deus caritas est”, “all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (n. 1). Similmente, alla radice di ogni evangelizzazione non vi è un progetto umano di espansione, bensì il desiderio di condividere l'inestimabile dono che Dio ha voluto farci, partecipandoci la sua stessa vita”.