Italia - Serbia, si rigioca
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E’ stata una grande sconfitta per tutti la partita Italia-Serbia di martedì scorso, partita valida per le qualificazioni agli Europei 2012.
Doveva giocarsi allo stadio Marassi di Genova, un momento di sport e di integrazione.
Invece è stata una sconfitta, per la Serbia che ha permesso che un gruppo di delinquenti venisse in Italia con il volto coperto dal passamontagna e la violenza pronta ad esplodere senza motivo.
Per L’Italia che ha dovuto sospendere la partita per garantire la sicurezza.
Non discuto la decisione, sapranno meglio loro come gestire la folla, dico solo che abbiamo permesso a un gruppo di nemmeno cento persone di fermare un evento sportivo, di seminare il panico tra il pubblico che immaginava di assistere a tutt’altro evento.
Niente male come biglietto da visita per la Serbia, un paese che aspira a divenire Europeo, e per l’Italia che si è trovata a dover fare vedere al mondo le immagini di questa violenza gratuita. Vai tu a spiegare ai giovani che lo sport è fatica, sudore, entusiasmo, leale competizione.
Quello che le tv hanno mandato in onda è stata una follia, hai voglia a dire: “gira, gira, cambia canale, questi sono folli delinquenti”. Resta il fatto che mentre il telecomando cambia canale, la realtà non cambia e viviamo in un Paese dove anche una partita di calcio può trasformarsi in un pericoloso incontro con la morte inutile. Certo, grazie al cielo il morto non c’è stato e quindi possiamo cambiare argomento, passare al prossimo articolo di cronaca violenta, ma sta di fatto che non riusciamo ad essere “educatori” nemmeno quando si tratta di sport.
Ora però la partita si giocherà, la giocheranno i bambini.
E' quanto ha assicurato con una lettera inviata ieri al presidente del Centro Sportivo Italiano, Massimo Achini, promotore dell'iniziativa, l'ambasciatrice di Serbia in Italia, Sanda Raskovic-Ivic.
''La Sua proposta - e' scritto nella lettera - e' stata una prova importante che l'amicizia tra i serbi e gli italiani non si e' incrinata.”
''Lo sport e' un'altra cosa rispetto a quanto abbiamo visto a Genova, e intendiamo dimostrarlo'' ha detto il presidente del CSI nel motivare la sua proposta. Una posizione sulla quale concorda in pieno l'ambasciatrice serba: ''Sono sicura che i bambini possano mostrare a noi adulti come si evitano l'odio e l'aggressione e come si aderisce solo ai valori dello spirito sportivo''.
Bene, ottima iniziativa, al Marassi si vedrà lo sport vero?
Si giocherà in modo leale, pulito, mettendoci l'impegno, l'anima, e vinca il migliore?
Ma che tristezza che gli adulti siano obbligati a far giocare i bambini per insegnare qualcosa, che sconfitta che occasione persa.