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Aveva ragione don Ferrante?

Fonte:
CulturaCattolica.it
APPELLO di BENEDETTO XVI al termine dell'Udienza del 17 novembre 2010

In questi giorni la comunità internazionale segue con grande preoccupazione la difficile situazione dei cristiani in Pakistan, che spesso sono vittime di violenze o di discriminazione. In modo particolare oggi esprimo la mia vicinanza spirituale alla Sig.ra Asia Bibi e ai suoi familiari, mentre chiedo che, al più presto, le sia restituita la piena libertà. Inoltre prego per quanti si trovano in situazioni analoghe, affinché anche la loro dignità umana ed i loro diritti fondamentali siano pienamente rispettati.

Di fronte a noi sta una scelta, ogni giorno: sai chi sei? Di chi vuoi essere? E l’alternativa è chiara, e le conseguenze pure. Anche se – nella follia del rifiuto del Padre – si continua a pensare di poter essere qualcuno, senza Dio.
Ogni incontro, ogni lettura, ogni notizia rendono evidente il momento che stiamo vivendo, richiedono la chiarezza di una scelta e l’impegno della lotta. Sì, lotta, per la vita o per la barbarie.
Ho letto alcune straordinarie pagine di padre Pavel Florenskij, sto incontrando la vita meravigliosamente scritta di Solženicyn, e, navigando in internet, leggendo i giornali e guardando (poco) la tv, capisco che, di fronte al compito drammatico dell’oggi, bisogna rispondere con l’urgenza di un impegno e di una testimonianza. E ci accorgiamo che a questa testimonianza sono chiamati in queste ore tanti nostri fratelli, che ci sono vicini e che non vogliamo lasciare soli.
Impegno e testimonianza che sappiano dare ragioni del vivere, e smascherare la menzogna che ci circonda. A proposito dell’editoriale su Asia Bibi, un lettore mi ha scritto che per l’islam è impossibile la condanna a morte in quel caso, quindi la notizia è falsa! (Ricordo quanto don Ferrante affermava del contagio: non essendo né sostanza né accidente, non esisteva! Ma sappiamo tutti come Manzoni ricorda la fine di quel dotto). La realtà non segue gli astratti ragionamenti dei buonisti e la storia non è sempre politically correct.
Questo è il tempo di dare testimonianza alla verità, rendendo presente Colui che è «la via, la verità e la vita». E che ora vive nella Chiesa, quella vera e reale, non quella immaginaria (spesso vezzeggiata dai mass-media) che è incapace di essere «segno di contraddizione». Il Papa ce la ha consegnata, secondo tutta la tradizione, come organismo vivente, capace di giudizio (la fede amica della ragione) e di carità, che sa attingere dalla propria storia e dalle proprie radici quella linfa vitale di cui il mondo ha bisogno.
Quella Chiesa che sa rendere cultura la fede, così come in maniera affascinante il martire Florenskij affermava un secolo fa: «La cultura è la lotta consapevole contro l’appiattimento generale; la cultura consiste nel distacco, quale resistenza al processo di livellamento dell’universo, è l’accrescersi diversità di potenziale in ogni campo che assurge a condizione di vita, è la contrapposizione all'omologazione, sinonimo di morte. Ogni cultura è un sistema finalizzato e saldo di mezzi atti alla realizzazione e al disvelamento di un valore, adottato come fondamentale e assoluto, e dunque fatto assurgere a oggetto di fede. […] La cultura, come risulta chiaro anche dalla etimologia, è un derivato del culto, ossia un ordinamento del mondo secondo le categorie del culto. La fede determina il culto è il culto una concezione del mondo, da cui deriva la cultura».

Ancora una volta, con il lavoro del nostro sito, vogliamo essere al servizio di questa opera. Per l’uomo, contro la barbarie.

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