SAVIANO: la vita è adesso
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Troppo facile, troppo comodo credere di conoscere la vita guardandola da lontano, credere di conoscere la soluzione per tutto e di avere il diritto-dovere di dire: “tu sì, tu no.”
Perché se ritengo per me indegna, che so, la vecchiaia, devo rendere il mio, l’unico modo giusto di pensare, fregandomene di chi nella vecchiaia, nel perdere le forze e la lucidità, vede solo un altro modo di stare al mondo, un’altra modalità di godere del giorno?
Roberto Saviano ha i suoi meriti, ha alzato il velo su un tema come la mafia e se ne è assunto le conseguenze, di questo gliene siamo grati. Ma questo non vuol dire che abbia la verità in mano e possa spargerla come seme fecondo, infischiandosene di chi sperimenta sulla pelle un’esperienza differente.
Non può dire di gente viva, “QUESTA NON E’ VITA”, semplicemente fregandosene.
E’ giovane e la vita ha ancora molto da insegnargli, se avrà la pazienza e l’umiltà di saper guardare ed ascoltare, capirà, la vita è maestra se noi siamo liberi di ascoltarla.
Solo per questo mi permetto di dargli un consiglio, antico, semplice, pratico.
VIENI e VEDI.
Lo invito a passare un giorno a Nova Milanese in provincia di Monza e Brianza, a casa dei signori Quaresmini, la loro figlia Moira, bella, giovane, in attesa di un bimbo, s’è trovata da un momento all’altro in coma, la bimba è morta e lei invece no.
E’ VIVA, ma è prigioniera di un corpo che non dà che poche reazioni, che chi ama coglie, un sorriso, un movimento della lingua, un modo differente di respirare, eppure, per Saviano è nella lista di coloro la cui esistenza - NON E’ VITA -
Venga Saviano un giorno, con molta semplicità, troverà accoglienza e calore umano, troverà una quotidianità fatta di piccoli gesti, una madre che fa la madre, cosa dovrebbe fare se non amare, accudire, baciare, accarezzare, quella figlia che faceva la parrucchiera, che sorrideva felice il giorno del suo matrimonio che coltivava sogni e progetti per quella bimba che le cresceva in grembo. Cosa dovrebbe fare? A volte nella vita non ci resta che amare.
Oppure, vada con Fabio Cavallari, autore del libro “VIVI” a trovare almeno una delle otto persone di cui si parla in questo libro, ad esempio Giulia, che non doveva nascere e che invece gattona sino al frigorifero. Oppure, Massimiliano, Bruno, Daniela, Giovanni, Egle, Oscar, Claudio.
Non statistiche, non numeri, uomini e donne, VIVI.
Vada Roberto Saviano a passare un paio d’ore con il dr. Melazzini, e con la sua umanità che non è stata umiliata dalla malattia, ma al contrario esaltata, perché chi è chiamato a vivere certe esperienze, può desiderare di morire, ma spesso, molto spesso scopre di saper vivere più intensamente la realtà, la vita, di avere ancora cose da dire, magari solo con gli occhi e di avere non sembrerà vero, cose da insegnare.
Cosa fa la differenza? L’amore .
Certo, quando pensiamo a un figlio, pensiamo sempre che ci piacerebbe diventasse bello, sano, felice, che mettesse su famiglia e ci rendesse nonni, è giusto così, chi vorrebbe desiderare per sé oe per gli altri una vita faticosa.
Pertanto, se Saviano si è preso il compito di dare la voce a coloro i cui diritti civili sono disattesi, dovrebbe farlo in TOTO, oltre e dare voce a chi la vita non la vuole vivere, dovrebbe dare voce a coloro che inascoltati, invisibili quasi, silenziosi, vogliono viverla questa VITA, coloro che hanno il desiderio di sentire sulla pelle l’aria dell’autunno, hanno la certezza di avere ancora strada da voler percorrere.
Cosa serve a queste persone, in genere hanno già l’amore di chi sta loro accanto, ma mancano supporti alla fatica, supporti medici, economici, familiari, perché certe vite sono faticose.
VIENI VIA CON ME
Via dove? Via da dove? Dalla fatica, dal dolore, dalla morte, dal nostro paese, per andare dove, altrove, dove tutto è bello, buono, perfetto?
Cominciamo a dare voce alle cose belle, a guardare e a far conoscere le realtà che rendono il nostro paese unico.
Vieni con me, vieni a vedere da vicino
Va bene la TV di denuncia, di protesta, di scontro, ma poi?
Chi costruisce? Chi insegnerà ai giovani a fare, ad inventare, a progettare, ad ammirare, ad apprezzare le cose belle e buone, chi insegnerà ai giovani a lavorare con gusto, a studiare con passione, a competere con intelligenza, allora la TV e quelli come Roberto Saviano che hanno il potere di stare in TV per interi quarti d’ora senza che nessuno li interrompa, possono fare molto, per indicare eccellenze, esperienze buone, da imitare, da migliorare, ci sono, caspita se ci sono.
Insomma, lo spazio per chi vuole morire si trova, ma per esistere?
Abbiamo bisogno di dare spazio a chi vuole VIVERE, a chi già vive, perché la vita - è adesso - cantava Baglioni, e la speranza viene dal toccare con mani esempi positivi di bellezza del vivere.