Santo Natale
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“Conforto del mondo, vieni! / Sgombro da ogni cosa, ti aspetto. / Si apre ogni cuore, come un vaso. / Oh benedizione! riempi questo vuoto! / Effondi il suo essere, Oh Padre, con forza /allarga le tue braccia, separalo da te; / un dolce pudore lo trattiene, il mare del suo amore / innocente Gesù, non indugiare in te. / Mandalo nelle nostre braccia / soffio di te, caldo essere, Dio;/che radunato su di noi, greve nube / cumulo d’amore discenda”*. Attendiamo di essere colmati dall’Amore di Dio. La tristezza dei nostri tempi è che troppi uomini non ne sono consapevoli, non avvertono il vuoto e non domandano, non si rendono conto, come dice più avanti la poesia, che “soffochiamo sotto tanta miseria /una luttuosa coperta è sul cuore”. Tuttavia da questa miseria, passando per la stessa negazione di Dio, il cuore Lo invoca perché allarghi le braccia e compia il dono, quello del Figlio, la Sua stessa Persona. L’esistenza dell’uomo sollecita la Misericordia di Dio ma oggi l’uomo non lo sa più, o se ne accorge dopo aver perso tempo e commesso molti sbagli. Così le ripetute invocazioni dell’Avvento esprimono una coscienza forte che supplisce alla nostra debolezza. Nel discorso alla Curia romana Benedetto XVI ne ha ripresa una, probabilmente “formulata nel periodo del tramonto dell’impero romano”, che ha invitato a far nostra. “Sveglia, o Dio, la tua potenza e vieni”. Ha posto un’analogia tra la nostra epoca e quella antica. La prima caratterizzata dal “disfacimento degli ordinamenti portanti del diritto e degli ordinamenti morali di fondo” con la conseguente “rottura degli argini che fino a quel momento avevano protetto la convivenza pacifica tra gli uomini”. La nostra, “angustiata dall’impressione che il consenso morale si stia dissolvendo, un consenso senza il quale le strutture giuridiche e politiche non funzionano”. Nel V sec. “un mondo stava tramontando. Non si vedeva alcuna forza che potesse porre un freno a tale declino”. Oggi “un fatale fraintendimento della libertà” porta alla perdita della libertà stessa e l’uomo si trova vittima di eccessi e violenze che portano il nome di droga, ingiustizie sociali, abusi sessuali. La “mera razionalità finalistica” che ha preteso di prendere il posto della “ragione morale” fondata sul patrimonio cristiano, ha causato un “accecamento della ragione per ciò che è essenziale”, che è “vedere Dio e l’uomo, ciò che è buono e ciò che è vero. È in gioco il futuro del mondo”. Il Papa ha individuato il fondamento ideologico della crisi “nella perversione del concetto di ethos” operata negli anni Settanta, quando “si asseriva – anche nell’ambito della teologia cattolica – che non esisterebbero né il male in sé, né il bene in sé. Tutto dipenderebbe dalle circostanze”. Per ricostruire dalle rovine di oggi, occorre tornare alla “tradizione razionale dell’ethos cristiano” che contiene le basi dell’agire morale. La forza che può porre un freno è la conversione, sull’esempio di Newman: alla fede nel Dio vivente; alla coscienza “come capacità di verità dell’uomo e obbedienza ad essa; al cattolicesimo. Gesù che viene ci trovi con il desiderio della conversione. “Fa che incontriamo l’amato/ tornerà da te, Padre, con noi”.
*Conforto del mondo, vieni! di Novalis (Friedrich Leopold Von Hardensberg)