La posta in gioco delle DAT

Gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute
Autore:
Andrea Mondinelli
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Quando il papa mandò la lettera al Meeting Regionale Europeo della “World Medical Association” sulle questioni del “fine-vita”, misi in evidenza alcuni passaggi problematici (QUI), passaggi che evidenziavano una velata confusione tra eutanasia passiva e accanimento terapeutico.
In queste ore, si sta prendendo atto di una impressionante divisione all’interno del mondo cattolico. Prescindendo dalla ritardata presa di posizione, la CEI sembra contestare la legge, soprattutto per quanto riguarda la mancata introduzione dell’opzione relativa alla libertà di coscienza (QUI, QUI e QUI ), mentre parte del mondo cattolico è favorevole alle legge sulle DAT, laici (QUI ), vescovi (QUI) e soprattutto Gesuiti (QUI). La stragrande maggioranza, comunque, rimane molto silenziosa. Molto interessante la risposta del Card. Ruini, intervistato da Repubblica (QUI):

Secondo il Gruppo di studio sulla bioetica di Aggiornamenti Sociali, l’importante rivista dei gesuiti diretta da padre Giacomo Costa, «la legge non presta il fianco a derive nella direzione dell’eutanasia». Nel mondo cattolico insomma i pareri sono eterogenei. Cosa ne pensa?
«Il cardinale Bassetti, presidente della Cei, e don Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale della salute, hanno invece detto con chiarezza che togliere la nutrizione e l’idratazione ai malati in grado di riceverle significa provocare la loro morte. Ci sono dunque pareri diversi, ma non tutti hanno lo stesso peso e la stessa attendibilità».


Ruini non nega l’evidente divisione nel mondo cattolico, ma richiama ai “diversi pesi” dei pareri.

Ecco, intanto, cosa pensano i Gesuiti, che giustamente si “meritano” il seguente titolo di Repubblica “Il no della Cei, il sì dei gesuiti. La svolta sul biotestamento spacca il fronte dei cattolici” (QUI):

Se per molti cattolici l’eutanasia resta un tabù, la legge sul biotestamento è invece cosa buona e giusta perché semplicemente sospende l’accanimento terapeutico. Questo, fra i tanti, è il giudizio di Aggiornamenti Sociali, l’importante rivista dei gesuiti milanesi guidata da padre Giacomo Costa che giusto l’altroieri, mentre la Cei iniziava a “elaborare il lutto”, twittava: «Il biotestamento è legge. Secondo il parere del nostro Gruppo di studio di bioetica (espresso in giugno, ma sullo stesso testo approvato oggi) non presta il fianco a derive nella direzione dell’eutanasia».


Entriamo nel merito del parere del Gruppo di studio di bioetica di Aggiornamenti Sociali (QUI), composta da don Maurizio Chiodi, docente di Teologia morale, Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Milano); p. Giacomo Costa SJ, direttore di Aggiornamenti Sociali; Paolo Foglizzo, redattore di Aggiornamenti Sociali; Alberto Giannini, responsabile della Terapia intensiva pediatrica, Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico (Milano); don Pier Davide Guenzi, docente di Teologia morale, Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Milano-Torino); Mario Picozzi, professore associato di Medicina legale, Università degli studi dell’Insubria (Varese); Massimo Reichlin, professore ordinario di Filosofia morale, Facoltà di Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele (Milano).
Mica quattro scalzacani qualsiasi… Addirittura p. Giacomo Costa SJ, direttore di Aggiornamenti Sociali (vedi foto), è stato nominato Segretario speciale del Sinodo per i giovani (QUI).

Il documento, comunque, ha il pregio di essere molto sintetico e franco; le sue conclusioni sono inequivocabili:

5. Una questione controversa riguarda la nutrizione e idratazione artificiali (NIA), che il progetto di legge include fra i trattamenti che possono essere rifiutati nelle DAT o nella pianificazione anticipata. Nella riflessione cattolica si è spesso affermato che questi mezzi sono sempre doverosi; in realtà, la NIA è un intervento medico e tecnico e come tale non sfugge al giudizio di proporzionalità. Né si può escludere che talvolta essa non sia più in grado di raggiungere lo scopo di procurare nutrimento al paziente o di lenirne le sofferenze. Il primo caso può verificarsi nella malattia oncologica terminale; il secondo in uno stato vegetativo che si prolunga indefinitamente, qualora il paziente abbia in precedenza dichiarato tale prospettiva non accettabile. Poiché non si può escludere che in casi come questi la NIA divenga un trattamento sproporzionato, la sua inclusione fra i trattamenti rifiutabili è corretta.


Avete proprio letto bene, cari amici! I valenti bioeticisti di Aggiornamento sociale affermano che è lecito eliminare la nutrizione e idratazione artificiali (NIA) non solo nel primo caso dei malati oncologici, possibile anche prima della legge (ergo la legge è inutile), ma, in cauda venenum, lo ritengono possibile anche per le persone in stato vegetativo persistente (leggasi Eluana Englaro, Terry Schiavo, ecc.).
Staccare la nutrizione e l’idratazione a tali persone rientra proprio nella canonica definizione di eutanasia passiva, che lor signori, invece, spacciano per “accanimento terapeutico”. Per cui Chiodi, Costa & C. possono autorizzare l’uccisione di innocenti nel nome dell’accanimento terapeutico e, a parole, possono continuare a definirsi contrari all’eutanasia e definire tale la nuova legge. Diabolico.
Risulta, però, interessante fare un confronto tra il suddetto documento del giugno 2017 e la lettera di Francesco (QUI) del novembre 2017.

Aggiornamenti sociali: “Uno Stato democratico è composto di cittadini impegnati a rispettare le differenti etiche, visioni del mondo e religioni, in un contesto di reciproca inclusione e sincera ospitalità, senza che una pretenda di imporsi sulle altre. Lo Stato democratico non è però neutrale, poiché la convivenza pacifica ha un rapporto inscindibile con l’esperienza del bene comune e questo implica il riconoscimento del legame tra soggetti liberi e moralmente uguali. Per questo la giustizia delle leggi non è riducibile ad accordi procedurali. Questa prospettiva impedisce di spingere la tolleranza a un eccesso in cui essa imploderebbe trasformandosi in indifferenza. Le leggi, soprattutto quelle umanamente più significative, custodiscono la qualità etica dei rapporti civili, nella misura del possibile e nel dialogo reciproco. In ciò consiste il compito culturale della politica. […] Il progetto di legge sembra assumere un orientamento che supera il tradizionale paternalismo, senza cadere negli eccessi di una autonomia assoluta, ma promuovendo l’efficacia della relazione di cura grazie a scelte condivise.

Francesco:
“In seno alle società democratiche, argomenti delicati come questi vanno affrontati con pacatezza: in modo serio e riflessivo, e ben disposti a trovare soluzioni – anche normative – il più possibile condivise. Da una parte, infatti, occorre tenere conto della diversità delle visioni del mondo, delle convinzioni etiche e delle appartenenze religiose, in un clima di reciproco ascolto e accoglienza. D’altra parte lo Stato non può rinunciare a tutelare tutti i soggetti coinvolti, difendendo la fondamentale uguaglianza per cui ciascuno è riconosciuto dal diritto come essere umano che vive insieme agli altri in società. Una particolare attenzione va riservata ai più deboli, che non possono far valere da soli i propri interessi. Se questo nucleo di valori essenziali alla convivenza viene meno, cade anche la possibilità di intendersi su quel riconoscimento dell’altro che è presupposto di ogni dialogo e della stessa vita associata. Anche la legislazione in campo medico e sanitario richiede questa ampia visione e uno sguardo complessivo su cosa maggiormente promuova il bene comune nelle situazioni concrete”.


Per giungere alle seguenti conclusioni, molto simili, quantunque il Santo Padre non nomini le DAT:

Aggiornamenti sociali: “Affrontando la questione delle DAT, come società ci misuriamo con l’inquietudine dell’esperienza del morire e di una tecnologia medica capace di mantenere sospeso il momento del trapasso senza restituire la salute”.

Francesco:
Gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute.”


Trovo che la concordanza di fondo tra i due documenti sia impressionante e non sarei affatto sorpreso se si scoprisse che il “Gruppo di studio di bioetica” di Aggiornamenti sociali sia stato il ghost writer della lettera del Papa…
Torniamo a bomba. La divisione è sotto gli occhi di tutti, ma chi ha ragione? Oppure, entrambe le opinioni sono legittime? Aspettiamo la chiarezza di una risposta, visto che le posizioni sono tra loro contraddittorie.

San Michele arcangelo, difendici nella battaglia
Andrea Mondinelli