Accademia per la Vita o per la Morte?
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Leggendo bene questa intervista di Valerio Pece a mons. Paglia si capisce perché la Pontificia Accademia per la Vita è diventata la Pontificia Accademia per la Morte:
Eccellenza, la strumentalizzazione del giudice inglese Hayden ai danni di papa Francesco è stato un fatto inedito e, per un credente, particolarmente odioso. Che idea si è fatto della vicenda?
Desidero anzitutto premettere quanto mi stiano a cuore questi temi della tutela e della promozione della vita delle persone. Soprattutto quando sono in gioco soggetti particolarmente fragili, sento la responsabilità di annunciare e praticare il Vangelo della vita. Quanto alla sua domanda sarebbe bene leggere il testo del giudice per intero per comprendere la complessità e la delicatezza della situazione clinica di Alfie. Come pure si deve tener presente - e con serietà - la drammaticità di quello che i genitori stanno vivendo. Alla fine di un'ampia e articolata analisi medica, il giudice, considerando che i genitori sono cattolici, decide di prendere in esame anche la posizione della Chiesa. E si riferisce allora a tre testi, riscontrando tra di essi una completa coerenza: il Catechismo, il documento sull'eutanasia della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1980, il discorso del Papa del 2017.
In sostanza, Paglia dà ragione al giudice Hayden, che per lui è stato "fedele" alla posizione del magistero! Cioè, Hayden ha fatto bene ad usare le parole del papa per spiegarlo ai genitori cattolici di Alfie. Aldo Maria Valli si chiedeva se "Il magistrato inglese ha interpretato correttamente il pensiero del papa o l'ha strumentalizzato?" (QUI).
La risposta è arrivata puntuale dal Presidente della Pontificia Accademia per la Morte: Hayden è stato interprete corretto!
Notevoli e significative anche le lodi sperticate di Paglia ai gesuiti di Aggiornamenti sociali, che applaudivano la legge italiana sul fine vita (Se volete ripassarvi la memoria sulle posizioni di don Chiodi & C leggete QUI). Ecco la domanda e la risposta:
Sulla legge sul fine-vita la Chiesa è sembrata spaccata. "Una legge preoccupante che presenta un percorso eutanasico e in cui non ci riconosciamo", ha affermato don Massimo Angelelli, direttore dell'ufficio nazionale per la Pastorale della salute della Cei. Però, mentre il presidente della Cei Bassetti appoggiava con sollecitudine e veemenza il giudizio di don Angelelli, il Gruppo di studio sulla bioetica dei Gesuiti (7 persone capeggiate da don Maurizio Chiodi) sosteneva su Aggiornamenti sociali che il testo approvato contiene "numerosi elementi positivi e rappresenta un punto di mediazione sufficientemente equilibrato da poter essere condiviso". Le chiedo: come ci si può lamentare se un laico giudice inglese strumentalizza una lettera su temi sensibili quando, all'interno della Chiesa, su una specifica legge, esistono queste distanze? E ancora: cosa pensa delle conclusioni del Gruppo di studio dei gesuiti?
Su temi che richiedono conoscenze specifiche e riguardano la vita sia della persona, sia della società, le idee maturano nel dialogo e nel confronto, anche all'interno della comunità ecclesiale. La diversità di opinioni nella Chiesa costituisce una ricchezza, a patto che non si riduca a una sterile polemica tra fazioni. La rivista Aggiornamenti sociali ha da anni avviato una riflessione su temi delicati e complessi, argomentando le proprie posizioni in modo ampio e circostanziato. Anche il Consiglio direttivo dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani ha redatto un comunicato il 14 febbraio scorso in cui afferma che "la pretesa di dare alla legge una lettura eutanasica è arbitraria e contraria allo spirito della stessa". Quindi è bene procedere sia evitando di disorientare inutilmente le persone insistendo su ciò che divide e semina zizzania, sia mostrando pacatamente le ragioni con cui si argomenta. Le leggi di uno Stato rappresentano una mediazione tra posizioni differenti. E possono venire modificate e migliorate. Non è forse questo il compito dei cattolici in quanto partecipano con responsabilità alla vita democratica?
È chiarissimo che Paglia ha l'idea completamente falsata e laicista del significato di democrazia e che i principi non negoziabili non sono neppure presi in considerazione. Il colmo, poi, si raggiunge quando Paglia dichiara che "la diversità di opinioni nella Chiesa costituisce una ricchezza, a patto che non si riduca a una sterile polemica tra fazioni. La rivista Aggiornamenti sociali ha da anni avviato una riflessione su temi delicati e complessi, argomentando le proprie posizioni in modo ampio e circostanziato". Qui non si tratta differenti opinioni, ma di posizioni contrapposte in cui quella di Chiodi & gesuiti sociali è palesemente falsa.
Entriamo nel merito del parere del Gruppo di studio di bioetica di Aggiornamenti Sociali (QUI), composta da don Maurizio Chiodi, docente di Teologia morale, Facoltà teologica dell'Italia settentrionale (Milano); p. Giacomo Costa SJ, direttore di Aggiornamenti Sociali; Paolo Foglizzo, redattore di Aggiornamenti Sociali; Alberto Giannini, responsabile della Terapia intensiva pediatrica, Fondazione IRCCS Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico (Milano); don Pier Davide Guenzi, docente di Teologia morale, Facoltà teologica dell'Italia settentrionale (Milano-Torino); Mario Picozzi, professore associato di Medicina legale, Università degli studi dell'Insubria (Varese); Massimo Reichlin, professore ordinario di Filosofia morale, Facoltà di Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele (Milano).
Mica quattro scalzacani qualsiasi… Addirittura p. Giacomo Costa SJ, direttore di Aggiornamenti Sociali, è stato nominato Segretario speciale del Sinodo per i giovani (QUI).
Le conclusioni del documento, che comunque ha il pregio di essere molto sintetico e franco, sono inequivocabili:
5. Una questione controversa riguarda la nutrizione e idratazione artificiali (NIA), che il progetto di legge include fra i trattamenti che possono essere rifiutati nelle DAT o nella pianificazione anticipata. Nella riflessione cattolica si è spesso affermato che questi mezzi sono sempre doverosi; in realtà, la NIA è un intervento medico e tecnico e come tale non sfugge al giudizio di proporzionalità. Né si può esclu¬dere che talvolta essa non sia più in grado di raggiungere lo scopo di procurare nutrimento al paziente o di lenirne le sofferenze. Il primo caso può verificarsi nella malattia oncologica terminale; il secondo in uno stato vegetativo che si prolunga indefinitamente, qualora il paziente abbia in precedenza dichiarato tale prospettiva non accetta¬bile. Poiché non si può escludere che in casi come questi la NIA divenga un trattamento sproporzionato, la sua inclusione fra i trattamenti rifiutabili è corretta.
Avete proprio letto bene, cari amici! I valenti bioeticisti di Aggiornamento sociale affermano che è lecito eliminare la nutrizione e idratazione artificiali (NIA) non solo nel primo caso dei malati oncologici, possibile anche prima della legge (ergo la legge è inutile), ma, in cauda venenum, lo ritengono possibile anche per le persone in stato vegetativo persistente (leggasi Eluana Englaro, Terry Schiavo, ecc.).
Staccare la nutrizione e l'idratazione a tali persone rientra proprio nella canonica definizione di eutanasia passiva, che lor signori, invece, spacciano per "accanimento terapeutico". Per cui Chiodi, Costa & C. possono autorizzare l'uccisione di innocenti nel nome dell'accanimento terapeutico ed, a parole, possono continuare a definirsi contrari all'eutanasia:
"Il biotestamento è legge. Secondo il parere del nostro Gruppo di studio di bioetica (espresso in giugno, ma sullo stesso testo approvato oggi) non presta il fianco a derive nella direzione dell'eutanasia" (QUI).
Semplicemente diabolico… Per questo Paglia si permette di affermare al termine dell'intervista:
Così scrive Costanza Miriano a papa Francesco: "La preghiamo Santo Padre, noi sappiamo che lei cerca di parlare nel modo meno divisivo possibile, andando incontro al mondo, nelle periferie culturali, negli angoli più lontani dalla sensibilità cattolica (…) dal farisaismo di chi si sente popolo eletto. (…) Ma adesso c'è la vita di un bambino che sta per essere ucciso. Non permetta che venga fatto a nome suo. Non permetta che si usino le sue parole con tanta malizia. La supplichiamo". Pensa che queste parole siano una "posa" di chi ha chissà quali reconditi fini oppure riconosce il dolore e lo struggimento di una donna che in un momento particolare della Chiesa scrive a nome di tanti cattolici senza etichette?
Se ci fosse in gioco un'uccisione non potremmo che essere contrari. E in maniera decisa e netta. Qui invece la questione riguarda una possibile sospensione di trattamenti. E non è una questione di differenze semantiche ma il tentativo di assumere una situazione tragica nella sua complessità, come esortano gli stessi testi del magistero. Si tratta di camminare insieme per cercare quali scelte realizzino maggiormente il bene del malato sulla base di quanto comprendiamo e degli strumenti, purtroppo limitati, che abbiamo per compierlo.
Perfetto e farisaico esempio di complicità nella diffusione dell'eutanasia nel mondo.
In nome della Pontificia Accademia per la Morte, buona eutanasia per tutti…
San Michele Arcangelo difendici nella battaglia!
Andrea Mondinelli