La morte del padre
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
La Tv ne ha celebrato la vita e la morte in maniera davvero eccezionale, tutti hanno avuto parole di conforto e tristezza per Stella, la sua unica figlia che crescerà senza padre, anche coloro che spesso antepongono il "diritto" degli adulti a crescere i figli senza un padre o una madre

Nei giorni che hanno preceduto la Pasqua è morto un noto e garbato presentatore televisivo.
La Tv ne ha celebrato la vita e la morte in maniera davvero eccezionale, ogni suo gesto, ogni sua amicizia o presunta tale sono stati indagati, raccontati.
La sua morte ha colpito il mondo dello spettacolo e i telespettatori, la sua vita è stata celebrata con un rito collettivo, di lui si sono ricordate le varie tappe della vita professionale e privata e tutti ne hanno celebrato la discrezione, la disponibilità, la bontà d’animo, in un mondo dove tutti lottano per primeggiare e apparire, lui pare sia stato uno di quegli amici sinceri, mai sopra le righe, di quelli che ti passano il compito di matematica ma poi ti danno ripetizione.
Tutti hanno ricordato il garbo, la discrezione, il riserbo, la vera passione per il genere umano, merce rara.
Era impossibile cambiare canale senza trovare un TG o un programma qualsiasi che non stesse parlando di lui, della sua giovane moglie e della sua bimba di 4 anni rimasta orfana.
Di lui ci hanno raccontato di tutto, la scuola cattolica frequentata, gli amori, le amicizie, la sua passione per il lavoro.
La veglia e il funerale sono stati oggetto di dirette e differite televisive, i dati auditel raccontano abbiano tenuto incollato alla tv milioni di Italiani.
Mi sono venute in mente un paio di riflessioni, le condivido con voi.
Uno: di noi resterà il bene compiuto. Non solo perché quando qualcuno muore, tendiamo a scordarci le sue malefatte, ma proprio perché è il modo con cui abbiamo solcato la strada della vita che costruisce un futuro che resta. Il tempo dedicato agli amici, le volte che abbiamo perdonato, la nostra capacità di guardare al domani e di credere che si è al mondo per un compito.
Due: il mio pensiero è andato agli amici morti troppo presto, che come Frizzi non hanno potuto vedere i loro figli crescere.
Mi sono fermata un attimo a riflettere su quella bimbetta che sentirà parlare del suo papà, che avrà foto e video per ricordarlo, ma che non avrà la quotidianità da condividere con lui, le passeggiate, le vacanze, i compiti fatti insieme, le litigate dell’adolescenza, i compleanni, il suo orgoglio il giorno della laurea o il suo braccio mentre varcherà la soglia della Chiesa.
Una collega del conduttore ha raccontato di essere rimasta orfana a otto anni e per questo si sentiva molto vicina alla moglie e a quella bambina perché conosceva quel vuoto, quella mancanza.
E’ come se presi dal raccontare la morte, la tv si sia dimenticata di censurare la vita (cosa che fa spesso) così abbiamo potuto condividere il dolore del crescere senza il padre.
Perché è chiaro a tutti che per crescere ci vuole un padre e una madre, che crescere senza uno dei due non è lo stesso. Poi, quando il pathos per la perdita di Fabrizio Frizzi lascerà il posto a nuovi programmi, torneremo a censurare la ragione e a proclamare che per crescere un bambino van bene anche due uomini o due donne, perché nessuno può censurare il “diritto” di essere genitori, ma la ragione, il cuore, il buonsenso sanno che non è vero.