Condividi:

La scelta di Amato

Fonte:
CulturaCattolica.it
«In luoghi abbandonati / Noi costruiremo con mattoni nuovi / Vi sono mani e macchine / E argilla per nuovi mattoni / E calce per nuova calcina / Dove i mattoni son caduti / Costruiremo con pietra nuova / Dove le travi son marcite / Costruiremo con nuovo legname / Dove parole non son pronunciate / Costruiremo con nuovo linguaggio / C’è un lavoro comune / Una Chiesa per tutti / E un impiego per ciascuno / Ognuno al suo lavoro»

Guardando quello che in questi giorni sta accadendo, mi chiedo che cosa ci viene richiesto per realizzare quel compito di bene che sta nel fondo del cuore di ciascuno. Scrive il grande poeta Eliot: «Che vita è la vostra se non avete vita in comune? / Non esiste vita se non nella comunità / E non esiste comunità se non è vissuta in lode di Dio». Di fronte a quello che succede rimane uno struggimento perché si possa realizzare qualcosa di buono tra noi. Quante speranze, quante iniziative, ma anche quante sconfitte e delusioni. Ma non ci si può rassegare, non è un atteggiamento permesso a chi vuole vivere da protagonista nella realtà.
Per parte mia ritengo che quello che manca tante volte nei nostri giudizi sia la preoccupazione per l’unità dei cristiani, unità che non si fonda sui programmi ma sul fondamento, che è Nostro Signore. Unità che, a detta dello stesso Signore, è talvolta difficile: «Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecorelle del gregge». In questo stato di confusione – anche nella nostra Chiesa – credo che l’esperienza della unità sia un compito titanico, eroico, e da santi.
Mi accorgo che spesso, nella comunicazione, la preoccupazione sia a volte la ricerca della visibilità personale più che la messa in comune della verità, con un credito di simpatia e di fiducia, che fa amare il cammino dell’altro. E questa sorta di conversione all’unità e al bene comune credo sia il compito più urgente oggi (a meno che preferiamo essere come i tanti CT della nazionale di calcio, che hanno sempre le giuste ricette… ma che poi non portano alla vittoria…). Compito che eviterebbe di essere testimoni passivi, quando non ignari complici, del fallimento dell’umano per l’assenza della Chiesa nel mondo.
Non entro nel merito della scelta di Gianfranco Amato di lasciare il PdF, che aveva creato con Mario Adinolfi. Lo stimo per le tante cose che abbiamo fatto insieme e ritengo che abbia la libertà di scegliere seguendo la propria coscienza, senza cedere ai ricatti di nessuno. Capisco che la sua scelta può essere stata discutibile e non condivisibile. Capisco pure che la situazione in cui ci troviamo è drammatica e che la difesa della verità dell’uomo, la sua dignità, la bellezza della famiglia naturale e il compito della educazione siano tra i compiti più urgenti e difficili. E che ciascuno deve dare il proprio contributo. Come capisco che questi principi non negoziabili abbiano bisogno di un soggetto forte per essere vissuti e rispettati. E questo soggetto forte nasce soltanto dalla rinascita della fede nella certezza della presenza di Cristo Signore nella Chiesa e quindi nella storia.
Nel libro che abbiamo pubblicato con Gianfranco simulando una virtuale intervista con Don Giussani mi pare siano contenute le indicazioni serie per questa ripresa di una fede che trasformi l’umano e che sia possibilità di libertà e di bellezza. Credo che vi siano contenute le prospettive di un cammino serio per quella fede che, se non diventa cultura, «è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta», come ci ha ricordato, entusiasmandoci, san Giovanni Paolo II.
«In luoghi abbandonati / Noi costruiremo con mattoni nuovi / Vi sono mani e macchine / E argilla per nuovi mattoni / E calce per nuova calcina / Dove i mattoni son caduti / Costruiremo con pietra nuova / Dove le travi son marcite / Costruiremo con nuovo legname / Dove parole non son pronunciate / Costruiremo con nuovo linguaggio / C’è un lavoro comune / Una Chiesa per tutti / E un impiego per ciascuno / Ognuno al suo lavoro»: così ci ha insegnato il grande poeta Eliot, e così vogliamo vivere noi.

Vai a "Ultime news"