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Genova: il ponte di Icaro

Autore:
Salvoldi, GianCarlo
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it
Un contributo "fuori dal coro" alla riflessione sul dramma di Genova

Sulla tragedia di Genova ci sono stati raccontati tutti i particolari, e ora sappiamo anche cosa sono gli stralli, ma si è sorvolato sulla domanda di fondo: quale è la causa prima del crollo?
Ed è strano per tanti giornalisti che ci hanno sempre detto che bisogna cercare le responsabilità originarie, risalire alle responsabilità politiche, e si sono spinti nella dietrologia fino a dire che le torri gemelle se le sono abbattute gli americani stessi.
A me sembra che la radice delle tragedie di tante infrastrutture andate in frantumi sia di tipo culturale, ed esattamente sia la superbia dell'uomo che ha riposto una fiducia cieca nelle "magnifiche sorti e progressive".
La cultura progressista del secolo scorso si è fondata giustamente sulla ragione, sulla scienza e sulla tecnica, con cui ha realizzato opere grandiose.
Il problema è che l'ha fatto coltivando la duplice ingannevole illusione che l'uomo possa agire in totale autosufficienza ed autonomia e che non debba avere limiti: è il delirio di onnipotenza.
Non si può parlare di fatalità o soltanto di mancata manutenzione, perché da decenni molti sapevano che quel ponte doveva crollare, anche se il genovese Grillo ci rideva e faceva ridere sopra.
La costruzione del ponte che io chiamo "Icaro", e il suo clamoroso fallimento, sono metafora della cultura illuminista che è preziosissima (infatti è intimamente cristiana), ma è stata coltivata su un razionalismo arido, e su quello che Marco Guzzi definisce un " materialismo di accatto".
Certo che l'uomo è creatore, può fare miracoli e può anche "fare cose più grandi", ma lo può fare solo nella consapevolezza di essere co-creatore, collaboratore nella custodia del Creato, come dice l'enciclica "Laudato si‘".
Se invece vuole sfidare e vincere delle sfide, per mostrare di essere grande e di non avere bisogno di nessuno, nemmeno di un Padre, ecco allora quali sono i risultati: costruisce non sulla roccia ma sulla sabbia, e produce rovina.
Perché qualcuno non pensi che si tratta di un caso isolato che può accadere, vorrei ricordare l'opera di un grande architetto progressista, e cioè il mostruoso condominio "Corviale" a Roma, lungo un chilometro, settemila abitanti, preda della criminalità, dove il popolo onesto vive disperatamente.
Era la cultura del "socialismo reale" che non ha servito il popolo ma ha prodotto miseria e violenza.
La grandezza dell'uomo se si accompagna al narcisismo produce boria distruttiva.
L'uomo non riduce la sua grandezza ma la moltiplica se è capace di riconoscere di essere figlio, e non un nulla gettato nel nulla.
Una lezione importante che possiamo imparare è che l'umana convivenza ha bisogno che i cittadini siano ben educati e che lo Stato faccia buone leggi, ma che la sfera culturale e politica non sono sufficienti a risolvere i problemi fondamentali dell'uomo.
In Italia e in Occidente molti pensatori hanno riflettuto soprattutto sulle sfere della vita riguardanti l'economia e la politica, considerando quest'ultima la soluzione di tutto.
Invece c'è la dimensione spirituale e della fede che non è superflua, ma anzi è indispensabile per creare una convivenza buona e ridurre sofferenze personali e sociali.

GianCarlo Salvoldi

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