"Ebbasta"
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La tragedia accaduta nella discoteca di Corinaldo dove si doveva esibire “Sfera Ebbasta” ci interroga un po’ tutti. Ora tutti sembrano a caccia di un colpevole. Forse sono stati venduti più biglietti dei posti disponibili, le vie di fuga non erano adeguate, individuato il minorenne che ha spruzzato il gas al peperoncino che ha creato il panico. Come sempre accade sui social siamo diventati tutti esperti di sicurezza, frequentatori di discoteche o buttafuori di professione.
Ma questa tragedia deve interrogarci come adulti, come genitori, perché quella o un’altra discoteca, ogni sabato sera ci sono luoghi pieni di adolescenti, disposti ad eccedere in tutto, in cambio di una fuga effimera dalla realtà.
Non è semplice non cedere alle loro pressioni, ma noi siamo gli adulti.
- Ci vanno tutti - - Io sono l’unico/a sfigato/a che non può uscire - - Voi non capite niente -
E i genitori?
I genitori si barcamenano.
Oggi più di sempre è faticoso educare, ma è una fatica alla quale non possiamo arrenderci.
Perché non ci sono “regole condivise” perché spesso i primi ad essere smarriti sono gli adulti.
Perché dire di “no” è faticoso e impopolare, quando in molti attorno a te dicono “si” scippandoci il ruolo del “buon padre di famiglia”.
Sono poco più che bambini questi figli, ma si atteggiano da adulti è sempre stato così, l’adolescenza è un travaglio verso l’età adulta e questo viaggio è faticoso.
I ragazzi vogliono trasgredire le regole, i divieti, l’orario di rientro, ascoltano musica che inneggia al nulla, ai soldi facili, alla vita senza regole, al sesso senza amore come se conoscessero tutto della vita, ma noi sappiamo che non è così, che rischiano di farsi molto male, sempre se va bene.
Che fare?
Negare il permesso.
Accompagnarli ed entrare con loro?
Accompagnarli ed aspettarli in macchina perché non possano dire che sei un genitore cattivo, ma sappiano di avere fuori dal portone qualcuno che li attende?
Non c’è una ricetta che vada bene per tutti.
La mamma che è morta per salvare la sua bambina di 11 anni l’aveva accompagnata, io non sono nei panni di quei genitori, non so perché abbiano giudicato che quello era un luogo giusto per la loro bambina, non so se conoscevano i testi dell’idolo dei ragazzini, so che quella donna ha dato la vita per salvare quella di sua figlia, ha fatto quello che fa una madre quando vede i figli in pericolo.
So per esperienza che l’educazione è cosa faticosa, oggi più di prima, che spesso la battaglia è estenuante.
Ma siamo noi gli adulti, i genitori, quelli che non si devono arrendere, quelli che devono aiutare i figli a discernere, a scegliere tra il bene e il male. Spesso il male è più facile e più semplice da scegliere.
Chi sono i loro idoli? Chi sono i loro punti di riferimento? I nostri figli meritano di più. Di uno che canta “quanto sei porca dopo una vodka”
E’ un problema di norme di sicurezza, ma soprattutto di educazione, non possiamo far finta che non accada nulla in quei luoghi quando chi canta inneggia alla droga, al sesso, allo sballo.
Poi mettiamo le scarpette rosse contro le donne uccise, ma la cultura del rispetto passa anche da qui, da quello che ascoltano, da quelli che diventano i loro punti di riferimento.
Pensiamoci.
Ascoltiamo i nostri figli e ascoltiamo i loro idoli perché si possa insieme giudicare se è questa la felicità che desiderano, se guardandoci vivere hanno imparato che nella vita conta fare soldi, avere belle macchine, cellulare ultima generazione allora qualcosa da rivedere lo abbiamo anche noi.