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Per amore della libertà, di Marina Nalesso e di tutti noi

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare».

Siamo in un mondo in cui sembra che quanto più si affermano certi principi, tanto più nella quotidianità e nella pratica li si contraddice e li si nega.
Basta pensare alla libertà di parola, di pensiero, di affermare le proprie idee senza offendere le convinzioni altrui. In questi giorni sembra che l’apparire in televisione, al TG, con indosso una corona del rosario sia un atto che lede i diritti dei telespettatori. È vero, in questi tempi sembra che sia ingaggiata una battaglia contro il rosario, perché sarebbe espressione di «sovranismo» (una strana parola di quella neolingua per cui, come un tempo certe accuse di fascismo diventavano un marchio che toglieva, ipso facto ogni diritto umano). E in questa strana quanto surreale battaglia sembra che anche personaggi di calibro ecclesiale si stiano dando da fare con una tenacia degna di miglior causa.
Ma perché l’affermazione di una identità, nel rispetto delle posizioni altrui, dovrebbe ledere la libertà di pensiero, di esistenza di chicchessia? Soprattutto oggi, in cui ben altre espressioni sembrano invadere, senza alcuna reazione, lo spazio della comunicazione pubblica? Perché si possono esibire immagini blasfeme senza che nessuno osi reagire (e qui ce ne sarebbe un gran bisogno)? Perché si possono irridere i segni religiosi del cattolicesimo e considerare questo un segno di avanguardia culturale? Perché si può gettare sterco sull’immagine di Cristo ed essere considerato un grande artista, e guai a chi osa dissentire, manifestare civilmente perplessità e sdegno?
Cara Marina Nalesso, continua pure ad essere te stessa e a indossare la tua corona del rosario. E non solo perché è un tuo diritto, ma perché con questo gesto aiuti tutta la società a capire che l’amore alla verità e alla libertà e la difesa dei diritti degli uomini non è affatto un optional e neppure una benevola concessione del potere.
Tempo fa un grande uomo di cultura (che poi divenne Presidente della Repubblica Ceca) Vaclav Havel, scrisse un testo esemplare: Il potere dei senza potere. Immaginò un verduraio che ebbe l’ardire di non esporre, insieme alla merce in vetrina, il cartello del Partito comunista allora al potere in Cecoslovacchia. E ci mostrò che proprio questo potere, quello della verità era degno dell’uomo libero, e avrebbe cancellato ogni forma di servilismo.
Per evitare che ci accada questa terribile esperienza ricordata dal pastore Martin Niemöller: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare».

Quando una campagna vergognosa di Repubblica diede il via ad un attacco hacker contro noi di CulturaCattolica.it, la consolazione più grande sono state le centinaia di visitatori del sito che ci hanno espresso la loro solidarietà. Solidarietà che esprimiamo con forza anche noi a te.

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