Non basta difendere la libertà di espressione!
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Caro don Gabriele
ho letto il tuo post su Facebook dal titolo “Se Avvenire contraddice la CEI”, e vorrei inserirmi nel dibattito rendendoti partecipe di alcune mie perplessità.
Se Avvenire contraddice la CEI
Francamente disgustoso il paginone che Avvenire dedica al Comunicato della Presidenza della CEI a proposito delle proposte di legge sulla omofobia in discussione al Parlamento italiano.
Una nota di spalla, senza alcun rilievo, e un «lenzuolo» per il deputato Zan, promotore della legge.
Come se il parere autorevole della Presidenza della CEI fosse una opinione tra le altre, neppure meritevole di un serio approfondimento.
E non mi si dica che però l’articolo in basso conferma quanto detto dai Vescovi. non sono giornalista ma ne capisco qualcosa anche sul modo di dare le notizie.
Sembra oramai tanto tempo da quando il giornale dei Vescovi italiani pare dare più voce ai nemici della Chiesa che alla Chiesa stessa, sposando cause (ma soprattutto tacendo di altre) che smantellano tutto l’insegnamento cristiano, soprattutto morale e familiare.
Se Avvenire sceglie di fare scelta di campo tra le legittime voci cattoliche, dando spazio ad alcuni e tacendo di altri, beh, forse la autentica «cattolicità» si è persa per strada.
Per «vivere da cristiani in un mondo non cristiano» - parafrasando il titolo di un recente testo di Leonardo Lugaresi – bisogna testimoniare la verità, senza cedimenti né arroccamenti, con la chiarezza di giudizio che il magistero perenne della Chiesa ci ha tramandato. La faziosità di chi sceglie (pensiamo alla radice della parola «eresia») tra i cattolici, dando voce solo a chi esprime una parte e cancellando (o minimizzando) le legittime altre posizioni non mi sembra un autentico servizio ecclesiale. C’è una sorta di fanatismo, intolleranza, settarismo anche se si usano i «guanti bianchi», illudendo con savoir faire di essere al servizio imparziale della verità e della Chiesa.
Il settarismo ammuffito lasciamolo ai nemici, quelli che, a Milano, possono scrivere, a margine della nota della CEI: «Oltre alla legge contro l'#omofobia sarebbero opportuni provvedimenti contro la #CEI, perfetta promotrice dell'omofobia stessa. Non saremo mai stanchi di denunciare la rappresentanza medievale di questa istituzione. Basta.» Davide Bassani, Consigliere di Municipio 2 Comune di #Milano.
Questo tempo drammatico chiede chiarezza e forza di testimonianza, non cedimenti e connivenze col male. E il popolo cristiano, anche quello che ha letto e diffuso Avvenire nei tempi passati, aspetta di essere sostenuto, non umiliato.
Innanzitutto, nel merito, temo che si tratti di un gioco delle parti... interno alla Cei: è difficile che Avvenire scriva cose del genere senza l’imprimatur dei vescovi, o quantomeno di qualche vescovo particolarmente influente in questo momento. Come già accaduto per altre questioni, anche recentemente, si dice una cosa in un modo e la si sconfessa in un altro, così da mantenere alto il livello di confusione e non indispettire troppo determinati schieramenti politici.
E’ una cosa spiacevole, che getta nello sconforto i fedeli e crea ulteriori divisioni nel giudizio su questioni che, invece, dovrebbero trovare i cristiani cattolici fortemente uniti.
Le mie perplessità, però, sono rivolte anche al comunicato in sé. Non vuole essere in alcun modo, questa, una critica a priori, ma solo un possibile contributo perché si possa combattere con più decisione, per amore della Chiesa e della libertà dell’uomo.
Dobbiamo essere grati che la CEI si sia mossa con un comunicato in cui ufficialmente esprime preoccupazione per una legge che “rischierebbe di aprire a derive liberticide”. Chi temeva un nuovo imbarazzato e imbarazzante silenzio ha tirato un sospiro di sollievo. La battaglia, tuttavia, sarà comunque durissima e temo che la cautela delle argomentazioni presenti nel comunicato, espresse con toni tutto sommato concilianti, sicuramente poco muscolari, possa prefigurare una sconfitta.
Occorre, di fronte a un attacco così grave alla libertà e alla verità, un alto squillo di tromba, un “altolà” perentorio e minaccioso, una chiamata alla battaglia in campo aperto, mentre il contenuto principale del comunicato pare vertere sul tema della libertà di opinione. Ma è davvero questo che ci interessa? O non è, forse, la possibilità – per ogni uomo – di cercare e affermare apertamente la verità?
Puntare sul rispetto della libertà di opinione, rischia di veicolare il messaggio che anche gli insegnamenti della Chiesa (e cioè di Cristo) siano una opinione fra le altre. Sicuramente da rispettare, ma pur sempre una fra le altre. Quale battaglia vogliamo combattere, allora: quella per la formulazione di una legge che riconosce il pari valore di ogni convinzione (ma per questo non c’è già la Costituzione??) oppure quella perché si possa pubblicamente affermare di aver incontrato la Verità, senza rischiare per questo di finire in galera o di essere dato in pasto alle fiere nel Circo Massimo?
Perché, diciamocelo chiaramente, è questo che dà fastidio a questi paladini dell’“amore”, è proprio questo che non si vuole sentire, perché pone degli argini al tentativo dell’uomo di essere criterio a sé stesso e di poter fare conseguentemente tutto ciò che vuole. Scriveva Andrea Mondinelli commentando l’Enciclica Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II: “Persa l’idea di una verità universale sul bene, conoscibile dalla ragione umana, è inevitabilmente cambiata anche la concezione della coscienza: questa non è più considerata nella sua realtà originaria, ossia un atto dell’intelligenza della persona, cui spetta di applicare la conoscenza universale del bene in una determinata situazione e di esprimere così un giudizio sulla condotta giusta da scegliere qui e ora; ci si è orientati a concedere alla coscienza dell’individuo il privilegio di fissare, in modo autonomo, i criteri del bene e del male e agire di conseguenza. Tale visione fa tutt’uno con un’etica individualista, per la quale ciascuno si trova confrontato con la sua verità, differente dalla verità degli altri. Spinto alle estreme conseguenze, l’individualismo sfocia nella negazione dell’idea stessa di natura umana …” E continua: “Se vogliamo operare un discernimento critico di queste tendenze, capace di riconoscere quanto in esse vi è di legittimo, utile e prezioso e di indicarne, al tempo stesso, le ambiguità, i pericoli e gli errori, dobbiamo esaminarle alla luce della fondamentale dipendenza della libertà dalla verità, dipendenza che è stata espressa nel modo più limpido e autorevole dalle parole di Cristo: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).”
La battaglia, dunque, può e deve essere fatta sulla difesa della verità, affermando – in questo caso, per esempio – che la famiglia esige, per essere tale, un papà e una mamma, e che i sessi sono due, maschio e femmina (tanto che persino nelle coppie omo si replica sempre questo modello), e che l’omosessualità (e ancora di più il transgenderismo) è un disordine oggettivo, come scritto nel Catechismo della Chiesa e nella natura stessa….
Non opinioni, ma giudizi netti, chiari, irrevocabili, fondati sul dato di realtà, perché come ci ricorda San Tommaso d’Aquino, la verità è adaequatio rei et intellectus (corrispondenza fra l’intelletto e la cosa). Per meno di questo, ogni battaglia rischia di essere non solo destinata alla sconfitta, ma addirittura funzionale al sistema, perché ne assume modelli e mentalità. Vogliamo, prima di ogni altra cosa, il diritto di cercare, riconoscere e affermare la verità, perché questa ci interessa. Pare proprio giunto il tempo – che a tanti di noi pareva fantascienza – profetizzato da Chesterton: “Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto”.
Dobbiamo tornare apertamente e pubblicamente a dire che le foglie sono verdi d’estate, e dobbiamo farlo “sguainando le spade”! E se dovremo combattere, finire in galera o versare il nostro sangue, pazienza! Senza il coraggio del martirio, il terreno della Chiesa inaridisce. Quale insegnamento lasceremo ai nostri figli: che tutte le opinioni vanno rispettate e hanno uguale valore oppure che la Verità si è fatta carne, ha posto la Sua tenda in mezzo a noi e che questo vale più della vita?
Per troppo tempo, in nome del quieto vivere, del politicamente corretto, del dialogo, del “costruiamo ponti e non muri”, abbiamo permesso al macchinista di manovrare indisturbato. Il dialogo, la remissività, il “vogliamocebbene”, tra l’altro, a quanto pare non portano davvero grandi risultati, come dimostrano le numerose leggi contro la vita (per es. aborto, eutanasia, fecondazione artificiale), la famiglia (per es. divorzio, matrimonio omosessuale), la libertà (per es. mancata parità scolastica) varate in questi anni…
Come ha scritto il prof. Massimo Viglione, “sicuramente ora la CEI starà tentando una mediazione con il governo. Ma se questa mediazione dovesse fallire, la CEI metterà a disposizione di una pacifica e legale ma fermissima opposizione tutto il suo incalcolabile potere di mobilitazione generale del mondo cattolico italiano? La CEI organizzerà un Circo Massimo o lo ostacolerà come avvenne nel 2016? Darà “ordine” ai movimenti e alle parrocchie di manifestare pacificamente e legalmente ma massicciamente contro il pericolo della fine della nostra civiltà oppure spegnerà ogni tentativo di resistenza al totalitarismo sovversivo anticattolico e antiumano? Siamo al passaggio più drammatico della storia della nostra civiltà. Stiamo per perdere la libertà di parlare, di denunciare, di pensare, di scrivere, di educare i nostri figli.”
Soprattutto, stiamo per perdere il diritto di affermare che esiste una verità, la Verità. Questa sarebbe davvero la sconfitta più grande e saremmo tutti, anche i cosiddetti “vincitori”, meno liberi.