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Vineam meam non custodivi: sul taglia e incolla nelle citazioni

Fonte:
CulturaCattolica.it
Un serio confronto non si fa attraverso mezze verità. Ragionevole è tenere conto di tutti i fattori della realtà.
Le affermazioni del Papa su famiglia e leggi civili
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Mi viene spesso in mente una lezione di un mio professore di religione, che voleva aiutarci a leggere la Scrittura con serietà, senza cadere in semplificazioni ed errori per superficialità o ignoranza.
E ci raccontava di una scritta che alcune buone suore avevano messo ai piedi di un san Giuseppe che avrebbe dovuto custodire non so quale parte del loro convento. «Filii matris meæ pugnaverunt contra me: posuerunt me custodem in vineis; vineam meam non custodivi» (Cantico 1,6): è evidente che la frase, se spezzata, acquista un significato assolutamente difforme, contrario. «Non ho custodito la vigna!»
Così, continuava il professore, si può citare il salmo per sostenere che la Bibbia nega l’esistenza di Dio: «Dio non esiste». Peccato, però, che il salmo presenti questa affermazione mettendo le parole sulla bocca dello stolto.
Spiegazione: non si possono prendere le parole di nessuno e staccarle dal contesto e dalla loro completezza, pena una gravissima falsificazione.
Ma possiamo dire che la Bibbia afferma che la negazione di Dio è segno di «stoltezza», quindi di ignoranza? Credo proprio di sì, anche se il contenuto dell’insegnamento biblico non si riduce a quella affermazione.

Pensavo a queste cose riguardo al polverone suscitato dalle parole attribuite a Papa Francesco in quel film documentario che ha fatto tanto scalpore in questi giorni.
Ora, se è vero che le frasi sul diritto degli omosessuali ad avere una famiglia, così come sono state tagliate e assemblate, possono dare luogo ad equivoci, è altrettanto vero che il Papa ha chiesto di dare rilievo civile alle convivenze attraverso delle norme giuridiche.
Così riporta Avvenire: «Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge di convivenza civile. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo», che però, nel titolo del servizio, così afferma (a mio parere scorrettamente): «“Gli omosessuali sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo”; lo dice il Pontefice in un docufilm presentato alla Festa di Roma». Nel taglia e incolla si fa passare l’affermazione che chiede che le famiglie sappiano accogliere i figli omosessuali come diritto ad avere una famiglia. Ma è evidente la trasformazione del pensiero, la manipolazione di quanto ha affermato il Pontefice.

Quanto riportato dai mezzi di comunicazione invece a proposito delle leggi sulle unioni civili («Ciò che dobbiamo creare è una legge di convivenza civile. In questo modo sono coperti legalmente») va messo a confronto con serietà e sincerità con quello che la Chiesa ha autorevolmente affermato:


«La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società.» [CONSIDERAZIONI CIRCA I PROGETTI DI RICONOSCIMENTO LEGALE DELLE UNIONI TRA PERSONE OMOSESSUALI]


In questo modo si capisce il senso della posizione della Chiesa e lo sconcerto di fronte a quanto affermato nel docufilm.

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