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La questione afghana: le donne e i bambini

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Chiedo a tutti di continuare ad assistere i bisognosi e a pregare perché il dialogo e la solidarietà portino a stabilire una convivenza pacifica e fraterna e offrano speranza per il futuro del Paese. In momenti storici come questo non possiamo rimanere indifferenti, la storia della Chiesa ce lo insegna. Come cristiani questa situazione ci impegna.»

All’Angelus di domenica 29 agosto così Papa Francesco ha affermato: «seguo con grande preoccupazione la situazione in Afghanistan, e partecipo alla sofferenza di quanti piangono per le persone che hanno perso la vita negli attacchi suicidi avvenuti giovedì scorso, e di coloro che cercano aiuto e protezione. Affido alla misericordia di Dio Onnipotente i defunti e ringrazio chi si sta adoperando per aiutare quella popolazione così provata, in particolare le donne e i bambini. Chiedo a tutti di continuare ad assistere i bisognosi e a pregare perché il dialogo e la solidarietà portino a stabilire una convivenza pacifica e fraterna e offrano speranza per il futuro del Paese. In momenti storici come questo non possiamo rimanere indifferenti, la storia della Chiesa ce lo insegna. Come cristiani questa situazione ci impegna.»
Credo che per rispondere all’invito del Papa sia necessario certamente, oltre alla preghiera e all’aiuto concreto, andare alle radici di quella posizione islamista che giustifica gli atti di violenza contro le donne e i bambini (senza peraltro dimenticare che i nostri fratelli cristiani sono oggetto di analoga, quando non peggiore, violenza).

Riporto il lucido pensiero di Samuel Huntington, come raccolto dall’articolo di Giulio Meotti, che, puntualmente, aiuta nella chiarezza di giudizio.
“Il vero problema per l’Occidente non è il fondamentalismo islamico, ma l’Islam in quanto tale, una civiltà diversa le cui popolazioni sono convinte della superiorità della propria cultura e ossessionate dallo scarso potere di cui dispongono. Il problema dell’Islam non è la Cia o il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ma l’Occidente, una civiltà diversa le cui popolazioni sono convinte del carattere universale della propria cultura e credono che il maggiore - seppur decrescente - potere detenuto imponga loro l’obbligo di diffondere quella cultura in tutto il mondo. Sono questi gli ingredienti di base che alimentano la conflittualità tra Islam e Occidente”…
“Le relazioni tra Islam e cristianesimo sono sempre state difficili nel corso dei secoli. Gli spagnoli hanno coniato il termine ‘guerra fria’, guerra fredda, nel XIII secolo per descrivere le loro relazioni con i vicini musulmani. L'Occidente è chiaramente la civiltà dominante nel mondo. L'Islam e la Cina contestano questa supremazia. Per quel che riguarda l'Islam, questo è dovuto allo straordinario risveglio di questa civiltà. Nei Paesi islamici i giovani sono più numerosi che altrove. Vanno ad allargare i ranghi degli integralisti islamici”.
“L’islam è più dinamico del cristianesimo, in virtù sia dei suoi tassi di natalità che del suo proselitismo. Il cristianesimo progredisce per le conversioni, l’islam per le conversioni e per il tasso demografico. Il demografo francese Jean-Claude Chesnais ha constatato che i musulmani, che vent’anni fa rappresentavano il 18 per cento della popolazione mondiale, saranno presto più numerosi dei cristiani”.

Forse leggere i testi del Corano sulla donna può aiutare a capire la ragione di quella mancanza di rispetto che in Afghanistan mostra il suo volto violento. Così si legge nel Corano: «Le vostre spose per voi sono come un campo. Venite pure al vostro campo come volete, ma predisponetevi; temete Allah e sappiate che Lo incontrerete. Danne la lieta novella ai credenti!» (2, 223) «Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine». (4,11 ) «Se le vostre donne avranno commesso azioni infami portate contro di loro quattro testimoni dei vostri. E se essi testimonieranno, confinate quelle donne in una casa finché non sopraggiunga la morte o Allah apra loro una via d’uscita». (4,15)

Mentre rileggere le informazioni su come i bambini nelle scuole coraniche dello Stato islamico sono addestrati fa comprendere che l’uso strumentale dei piccoli spiega l’assenza di rispetto nei loro confronti.
Quando qualche anno fa a Foggia una operazione di polizia ha smantellato i gruppi jihadisti nostrani, su internet abbiamo letto queste affermazioni: «Diversi gruppi jihadisti hanno dedicato grande attenzione all’indottrinamento e addestramento di minori. Il cosiddetto Stato Islamico, in particolare, non ha mostrato alcuna esitazione a coinvolgere bambini: i “cuccioli del Califfato” – come sono stati ufficialmente ribattezzati -, dopo essere stati reclutati, sono stati indottrinati e addestrati e infine schierati persino nei ranghi del gruppo armato. È noto che decine di bambini hanno portato a termine operazioni suicide; altri hanno persino partecipato a esecuzioni capitali.
Oltretutto, a differenza di altri gruppi armati e milizie (come quelli che impiegano bambini soldato in conflitti in Africa e in Asia), lo Stato Islamico ha riservato grande spazio all’impiego dei bambini nell’ambito della sua vasta e sofisticata attività di propaganda. Non è noto quanti minori siano stati effettivamente coinvolti nelle attività del sedicente Califfato. A quelli già presenti nelle aree conquistate dall’organizzazione di al-Baghdadi, occorre aggiungere quelli giunti dall’estero, al seguito di foreign fighters. Si stima che soltanto dall’Europa occidentale siano arrivati in Siria e Iraq non meno di 800 bambini»

Penso che si apra per tutti noi, innamorati e convinti di quanto di bene la nostra civiltà ha prodotto, lo spazio di una testimonianza. Qui si mostra necessario, almeno per i cristiani, che la fede che professiamo diventi cultura, o, per riprendere quanto già nell’Antico Testamento Mosè diceva: «Le osserverete [le leggi del Signore] dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente.» (Deut. 4, 6)
Solo se l’uomo e la donna sono immagine di Dio si può ritrovare quel rispetto che sa valorizzare ogni vita, in qualunque momento della sua esistenza e in qualunque condizione poi viva.

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