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A Natale solo la bellezza parla al cuore dell’uomo: questa è la Meraviglia

Fonte:
CulturaCattolica.it
Dalla presentazione alla stampa della iniziativa a San Marino: «Un bosco incantato abitato da personaggi curiosi e particolari, con oltre cento alberi che daranno vita ad un giardino botanico nel quale le famiglie e i bambini potranno divertirsi. Da non perdere il presepe con sembianze cartoon intagliato nel legno»

San Marino: una Repubblica fondata da un santo. Una Repubblica che è nel consesso delle nazioni. Una Repubblica fiera della propria storia e delle proprie origini, che sarebbe stata lasciata libera «ab utroque» dal suo fondatore, per amore della sua originalità.
Ora non vorremmo una Repubblica che renda l’atto originante della civiltà europea, l’Incarnazione di Cristo, una storiella che si può rappresentare con opere che di artistico hanno ben poco, e di superficialità ben tanto.
Mi è capitato di passare in città dove pare che si stia allestendo, nello spazio pubblico, qualcosa che dovrebbe essere legato all’iniziativa del «Natale delle Meraviglie».
Sono immagini francamente poco belle, che riprodurrebbero il Presepio con pupazzi un po’ sgraziati.
Ma forse la meraviglia, o meglio lo sconcerto, sta nella riduzione della festa del Natale, con la tradizione inaugurata da San Francesco del presepe, a immagine infantile e banalmente riduttiva.
Parlare e riflettere sul Natale chiederebbe, anche nel contesto di una impresa commerciale, la capacità di mostrare il valore e l’originalità di un mistero che ha affascinato uomini e piccoli per lo stupore e la meraviglia di un evento unico e inimmaginabile.
Non dovrebbe la comunicazione pubblica servire ad innalzare lo sguardo dell’uomo?
O pensiamo, dopo l’invasione degli osceni manifesti di «pornografia gay» che hanno invaso per tutto l’anno le strade della nostra Repubblica, che oramai i sammarinesi sanno digerire proprio tutto, accettando acriticamente quanto viene proposto, per un malinteso senso della «indiscutibilità dell’arte»?
Una volta una pubblicità della Valle d’Aosta reclamizzava un amaro che ci avrebbe «fatto digerire anche la suocera». Che ci voglia anche qui un amaro speciale che ci faccia accettare la banalizzazione del Natale come ci ha fatto dimenticare le bruttezze spacciate per arte di manifesti oltretutto brutti e ammiccanti a una diversità che merita rispetto e non boccaccesche riproduzioni?
Qualche anno fa, Marko Ivan Rupnik constatava amaramente che:
Una volta la fede in Europa ha ispirato tutta la cultura, come un lievito.
E, ancora più indietro, all’inizio del cristianesimo, una comunità cristiana piccola, perseguitata ed estremamente varia, assortita, senza nessuna identità storica e senza appartenere a nessuna cultura, ha scardinato il potente sistema educativo classico, che aveva vinto e assoggettato tutte le altre tradizioni culturali…
Oggi, invece, stiamo scimmiottando il mondo quasi in tutto […]. (MARKO IVAN RUPNIK, L’arte della vita: il quotidiano nella bellezza, Lipa, Roma 2011, p.17)
Ricorda Giovanni Paolo II, nella sua splendida Lettera agli artisti: «La bellezza che trasmetterete alle generazioni di domani sia tale da destare in esse lo stupore! Di fronte alla sacralità della vita e dell’essere umano, di fronte alle meraviglie dell’universo, l’unico atteggiamento adeguato è quello dello stupore.
Da qui, dallo stupore, potrà scaturire quell’entusiasmo di cui parla Norwid nella sua poesia “La bellezza è per entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere”. Di questo entusiasmo hanno bisogno gli uomini di oggi e di domani per affrontare e superare le sfide cruciali che si annunciano all’orizzonte. Grazie ad esso l’umanità, dopo ogni smarrimento, potrà ancora rialzarsi e riprendere il suo cammino. In questo senso è stato detto con profonda intuizione che “la bellezza salverà il mondo”».
Questo ci aspettiamo dalle opere d’arte, e se lo spazio pubblico ne è riempito, allora ci sarà ancora speranza per tutti noi.

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