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Meglio tardi che mai: «Basta ingerenze!» Viva la libertà di espressione!

Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Mi rallegro che anche all’interno del CdR della TV di San Marino ci si sia accorti della importanza della libertà di espressione e della responsabilità del servizio pubblico in ordine alla comunicazione aperta a tutti e non sottomessa all’ingerenza dei vari poteri (più o meno forti)

Ho appena letto il Comunicato Stampa del «CdR San Marino Rtv: “Basta ingerenze, i giornalisti del servizio pubblico non sono gli addetti stampa della politica”» a proposito delle ingerenze della politica sul loro lavoro di comunicatori.

Avevo espresso già il 17 gennaio 2022 le mie considerazioni sulla libertà di espressione all’interno dello stesso servizio pubblico.

Mi rallegro che anche all’interno del CdR della TV di San Marino ci si sia accorti della importanza della libertà di espressione e della responsabilità del servizio pubblico in ordine alla comunicazione aperta a tutti e non sottomessa all’ingerenza dei vari poteri (più o meno forti).
Per chi fosse interessato, ecco quanto scritto (e non pubblicato dalla stessa RTV).

Una rondine farà primavera? Lettera «aperta» per una comunicazione libera

Vedo con piacere che la TV di San Marino, ospita, finalmente, tra i comunicati stampa, la lettera individuale di un insegnante. Non entro nel merito dei contenuti, condivisibili o meno, ma mi rallegro – e spero che non sia la classica «rondine (che) non fa primavera» – per il fatto che potrebbe essere finito l’ostracismo nei confronti di coloro che scrivono e comunicano giudizi pur senza appigliarsi a istituzioni o sigle «ufficiali».

Ricordo che, a fronte della mia richiesta sul motivo per cui i miei comunicati non venivano più pubblicati dalla TV di San Marino, [nonostante il gradimento o l’interesse comunque espresso dai visitatori della Rassegna stampa quotidiana della stessa RTV come emerge dallo screenshot del 5 febbraio 2021 pubblicato nel mio articolo] questa è stata la risposta: «Ciao Don, nessuna svista. Una scelta. La nostra sezione comunicati è diventata la bacheca di tutti. Di concerto con la direzione pubblichiamo solo comunicati stampa di forze politiche culturali sociali economiche, valutando la notiziabilità del comunicato. E non più semplici cittadini che vogliono esprimere una opinione e che hanno altri mezzi per farlo, vedi social. Purtroppo diventava ingestibile.»

A me pare che un dibattito a più voci, libero e rispettoso, sia una ricchezza per la nostra realtà, così che si possano costruire relazioni e dare contributi proficui, certo, con moderazione e senza invocare «scomuniche» o inviti ad andarsene dall’agone pubblico, se non dalla stessa Repubblica, per chi ha posizioni ragionevoli seppure diverse.

Pur in un contesto diverso, colpisce quanto ha recentemente affermato Papa Francesco, al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede: «Come ho avuto modo di affermare in altre occasioni, ritengo che si tratti di una forma di colonizzazione ideologica, che non lascia spazio alla libertà di espressione e che oggi assume sempre più la forma di quella cancel culture, che invade tanti ambiti e istituzioni pubbliche. In nome della protezione delle diversità, si finisce per cancellare il senso di ogni identità, con il rischio di far tacere le posizioni che difendono un’idea rispettosa ed equilibrata delle varie sensibilità.»
Discorso così commentato da Antonio Polito, sul Corriere della Sera: “Un falso idolo, insomma, si potrebbe chiosare; con il rischio di una «colonizzazione ideologica che non lascia spazio alla libertà di espressione». Francesco vede insomma un problema liberale che sembra sfuggire a molti liberal: e cioè che «si va elaborando un pensiero unico, pericoloso, costretto a rinnegare la storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre ogni situazione storica va interpretata secondo l’ermeneutica dell’epoca, non l’ermeneutica di oggi»”.

Certo, non posso essere io a dettare le regole della comunicazione dei vari media, ma ho sempre immaginato un servizio pubblico che sia aperto alla varietà delle posizioni, onde evitare che, per i silenzi e le censure e certe enfatizzazioni, ci si presti alla strumentalizzazione col rischio di una «colonizzazione ideologica che non lascia spazio alla libertà di espressione».
Quante volte abbiamo ricordato le parole di Marcuse, il cui pensiero è certo discutibile, ma la cui analisi, talvolta, è centrata? «Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico… L’indipendenza del pensiero, l’autonomia e il diritto all’opposizione politica sono private della loro fondamentale funzione critica in una società che pare sempre meglio capace di soddisfare i bisogni degli individui grazie al modo con cui è organizzata. Una simile società può richiedere a buon diritto che i suoi principi e le sue istituzioni siano accettate come sono, e ridurre l’opposizione al compito di discutere e promuovere condotte alternative entro lo status quo… In presenza di un livello di vita via via più elevato, il non conformarsi al sistema sembra essere socialmente inutile, tanto più quando la cosa comporta tangibili svantaggi economici e politici e pone in pericolo il fluido operare dell’insieme» (H. MARCUSE, L’uomo a una dimensione, p. 21s). Lo stesso Marcuse, nell’introduzione al suo celebre testo, scriveva: «I nostri mezzi di comunicazione di massa trovano poche difficoltà nel vendere interessi particolari come fossero quelli di tutti gli uomini ragionevoli». (Id., p. 7)
La pandemia e il problema della vaccinazione hanno reso sempre più urgente creare spazi di autentica libertà di pensiero, relazioni positive e costruttive, incontri umani senza né schemi né pregiudizi, apertura a un nuovo clima di convivialità che sappia trarre vantaggio dalla presenza di identità capaci di riconoscere la diversità senza paura e senza complessi di inferiorità, ma soprattutto carichi di quella speranza che, come diceva un grande filosofo presocratico: «Se non spera non raggiungerà l’insperabile, ché altrimenti è introvabile e irraggiungibile».



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