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L’Europa e la libertà di espressione: il monito di Vance e la realtà di un continente sotto censura liberal-sinistroide

Autore:
Luca Costa
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
«...la minaccia che più mi preoccupa nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno.
Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno. La ritirata dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America»

Il Vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, ha lanciato un allarme che non può essere ignorato: “In Gran Bretagna, e in tutta Europa, la libertà di parola è in ritirata”. Parole forti, pronunciate nel corso della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, un evento annuale che riunisce leader mondiali, esperti e rappresentanti delle istituzioni per discutere delle principali sfide globali in materia di sicurezza. Quest’anno, il focus è stato sulla guerra in Ucraina e sulle tensioni geopolitiche con la Russia, ed è proprio in questo contesto che Vance ha parlato, rivolgendosi a una platea di politici e funzionari europei. Le sue parole mettono a nudo una realtà evidente per chiunque sappia guardare la realtà odierna del nostro continente senza filtri ideologici. In Europa, il diritto di esprimere idee contrarie ai dogmi progressisti imposti dall’alto è ormai un ricordo. Chi si oppone al pensiero unico su temi come ecologismo, Green Deal, diritti LGBTQ+, immigrazione, Covid e guerra in Ucraina rischia di essere silenziato, ostracizzato, perfino perseguito. Ma come si è arrivati a questo punto? Chi sono i responsabili di questa deriva autoritaria?

Europa, un continente intrappolato nel politicamente corretto
Le parole di Vance risuonano come una denuncia diretta al cuore dell’Europa moderna, che ha smarrito il significato autentico della libertà di espressione. Chiunque tenti di deviare dalla narrazione ufficiale viene immediatamente etichettato come estremista, negazionista, complottista. Non si possono più porre domande sul cambiamento climatico senza essere accusati di negazionismo; criticare le politiche migratorie equivale a essere bollati come xenofobi; mettere in discussione la gestione della pandemia significa essere considerati irresponsabili e pericolosi complottisti.
Ma soprattutto, in Europa è ormai impossibile parlare di pace. La guerra in Ucraina è diventata un tema sacro, intoccabile, dove solo una posizione è ammessa: quella della guerra a oltranza e della russofobia. I media e i politici europei, con in prima linea figure come il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella o l’Alta Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Kaja Kallas, che hanno paragonato Putin a Hitler (gli stessi che nelle settimane scorse hanno bellamente dimenticato di invitare il paese che ha sconfitto Hitler, la Russia appunto, alla giornata della memoria a Auschwitz), non fanno che gettare benzina sul fuoco, dipingendo la Russia come un nemico assoluto e negando ogni possibilità di negoziato. Chiunque osi proporre un approccio diplomatico viene immediatamente emarginato, attaccato e ridicolizzato. Figuriamoci chi ricorda (come ha fatto Papa Francesco) che è stata proprio la NATO ad andare ad abbaiare minacciosa verso le frontiere russe.

Dall’Europa libera all’URSS 2.0: chi ha creato questa gabbia?
Questa involuzione non è casuale, bensì il risultato di un progetto ben preciso, portato avanti da attori che hanno tutto l’interesse a trasformare l’Europa in un continente docile, obbediente, privo di pensiero critico. Le forze ultra-liberali del mercato e della finanza hanno imposto questa agenda con strumenti sofisticati: il controllo dei media, la manipolazione dell’informazione, l’uso strategico delle istituzioni sovranazionali.
Un caso eclatante è lo scandalo legato all’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), che ha finanziato con milioni di dollari media e ONG europee nell’obiettivo di diffondere un pensiero unico e limitare il dissenso. Non si tratta di ipotesi, ma di fatti documentati: denaro americano utilizzato per plasmare l’opinione pubblica europea e favorire un’Unione Europea sempre più asservita agli interessi di Washington. Un’UE debole, fragile, che rinuncia alle sue identità nazionali per diventare una colonia culturale degli Stati Uniti.
Ma non basta. Il clero woke che ha imposto questa nuova ortodossia ha trovato il suo tempio nelle scuole e nelle università, dove intere generazioni sono state educate a non mettere in discussione i dogmi imposti. I professori che si permettono di dissentire vengono marginalizzati, gli studenti che osano esprimere idee alternative vengono ridicolizzati o penalizzati. Il libero pensiero è stato sacrificato sull’altare dell’ideologia.

Il tradimento della sinistra moderata: complici di un totalitarismo soft
A rendere tutto ciò possibile sono stati, senza ombra di dubbio, i partiti della sinistra moderata. Il Partito Democratico in Italia, il Partito Socialista in Francia e Spagna, l’SPD in Germania: un tempo difensori della giustizia sociale, oggi sono semplici esecutori del pensiero unico progressista. Hanno adottato in blocco ogni dogma del globalismo e dell’ultraliberalismo, hanno abbandonato le classi popolari per compiacere le élites finanziarie e culturali. Nonostante le continue batoste elettorali, continuano a dominare la scena politica (specie a Bruxelles) grazie a coalizioni e manovre di palazzo, rendendo impossibile un vero cambiamento.

La verità è sotto gli occhi di tutti: come reagirà il popolo?
Il monito di Vance non lascia spazio a dubbi: la libertà di espressione in Europa è finita. Ma la domanda vera è: come reagiranno gli europei? Continueranno a baloccarsi con le grandi opere di distrazione di massa, tra un Festival di Sanremo dove Fedez piange e un calciomercato d’inverno, mentre l’Italia e l’Europa affondano? Oppure prenderanno finalmente coscienza della realtà in cui vivono e si ribelleranno a questa nuova forma di oppressione?
Il re è nudo, ora tocca ai cittadini scegliere se continuare a fingere di non vederlo o reclamare ciò che è loro di diritto: la libertà di pensare, parlare e vivere senza imposizioni ideologiche.

Luca Costa

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