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25 marzo, una data indimenticabile e una responsabilità indomabile

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CulturaCattolica.it ©
Il 25 marzo San Marino ricorda l'Arengo. In tutto il mondo l'Annunciazione e l'anniversario della Enciclica di s. Giovanni Paolo II Evangelium Vitae

1. Negli ultimi anni due Istanze chiedevano di mettere al bando quella che, con linguaggio realistico, si chiama “Utero in affitto”. Dopo la loro approvazione è calato il silenzio. Stesso silenzio che sembra ricoprire l’Ordine del Giorno sulla “Culla per la vita”, approvato bipartisan, e che sembra non avere nessuna possibilità di realizzazione in quel Consiglio Grande e Generale che poc’anzi aveva approvato quella legge che rendeva purtroppo lecito il ricorso all’aborto.
2. Che cosa pensiamo della «educazione sessuale di Stato»? Non vale più l’articolo 26, comma 3, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: «I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli»? Non ci informiamo rispetto a ciò che viene insegnato ai nostri figli?
3. I nostri politici hanno respinto l’Istanza d’Arengo sul «consenso informato» chiesto ai genitori degli alunni nel caso si trattassero argomenti “eticamente sensibili” specificando che, in qualche modo, questo fosse già realizzato. E di fronte a certi questionari sulla affettività e sulle esperienze sessuali dei quindicenni che cosa si è fatto? Quale «consenso» è stato richiesto?
4. Siamo ancora in attesa di conoscere la situazione della pratica dell’aborto in Repubblica, come previsto dalla legge. Quanto si dovrà ancora aspettare?
5. Nella «Antica terra della libertà» la prima libertà da difendere è quella di venire al mondo, come ricorda s. Giovanni Paolo II: «Rivendicare il diritto all’aborto, all’infanticidio, all’eutanasia e riconoscerlo legalmente, equivale ad attribuire alla libertà umana un significato perverso e iniquo: quello di un potere assoluto sugli altri e contro gli altri. Ma questa è la morte della vera libertà».

Ci sono alcune date nella vita personale e sociale che sono come punti di riferimento per un cammino di verità e suggerimento per la conservazione di un bene più grande. A volte, quando il ricordo riguarda fatti tragici, queste memorie suggeriscono un percorso alternativo per la salvaguardia della vita e della dignità dell’uomo.
Nella imminenza del 25 marzo, vorrei sottolineare il significato straordinario che questa data ha per noi tutti, e per la nostra Repubblica.

Leggere la storia che ha portato alla restaurazione dell’Arengo come luogo di responsabilità attiva del popolo sammarinese riempie il cuore di fierezza. Credo che il leggere le attese che lo hanno preparato e la conclusione con cui si rendeva ragione di quanto accaduto possa consentire a tutti di recuperare quel fremito di libertà e responsabilità che la quasi bimillenaria storia ci ha consegnato (e lo consegna a tutto il mondo, stante la responsabilità dei piccoli stati nei confronti del mondo intero).

Così ho trovato nella storia dell’Arengo scritta da Clio Franciosi: “Il Comitato Esecutivo in data 7 novembre 1905, pubblicò un manifesto in cui, fra l’altro, era detto: «Le adesioni che continuano a giungerci ogni giorno, il consenso degli amici illustri della Repubblica, l’appoggio dei figli migliori di questa terra, il plauso unanime della stampa italiana ed estera, ci dicono che la nostra causa è giusta, che la Repubblica fondata dal Dalmata Marino e vissuta per secoli nella gloria della propria indipendenza, deve essere governata, vigilata e diretta da tutto il popolo, come il nostro antico Statuto stabiliva; che deve essere tolta dalle presenti miserie e dalla padronanza di pochi e portata a quella floridezza solo possibile col concorso illuminato ed attivo della maggioranza dei cittadini.
«Il vero, l’unico scopo della nostra battaglia a cui danno fede e forza uomini di tutti i Partiti e di tutti i principii, è quello di restaurare l’antica sovranità dell’Arengo... Questo è il nostro programma, cittadini! Propagatelo, discutetelo, commentatelo nelle vostre case, nei ritrovi, nei luoghi di lavoro; conquistate alla nostra causa gli amici, i conoscenti, i membri della vostra famiglia. E’ la salvezza della Patria che ve lo comanda!»”

E, a conclusione dell’avventura che si compie il 25 marzo del 1906, così si interpreta questo avvenimento: «Ora che l’attuale Costituzione è stata vivificata dall’anima popolare, un’èra nuova si è aperta per la piccola Repubblica e sia essa di pace duratura fra i cittadini nell’amore e nella fede dell’antica loro libertà e con la pace sia la giustizia e venga la prosperità e questa sia accresciuta dalla nobiltà dell’industria e del lavoro.»

Leggendo questa straordinaria epopea, il pensiero va all’oggi, e al destino di quelle Istanze d’Arengo che dovrebbero essere il contributo originale di quella volontà popolare appassionata del bene pubblico e a volte così lasciata da parte. Alcuni esempi potrebbero fare capire di che si tratta. Negli ultimi anni due Istanze chiedevano di mettere al bando quella che, con linguaggio realistico, si chiama “Utero in affitto”. Dopo la loro approvazione è calato il silenzio. Stesso silenzio che sembra ricoprire l’Ordine del Giorno sulla “Culla per la vita”, approvato bipartisan, e che sembra non avere nessuna possibilità di realizzazione in quel Consiglio Grande e Generale che poc’anzi aveva approvato quella legge che rendeva purtroppo lecito il ricorso all’aborto.

Chissà che cosa ne avrebbero potuto pensare coloro che col loro impegno hanno dato vita alla ripresa dell’«anima popolare» in quel lontano 25 marzo?

Il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione a Maria della nascita del suo figlio Gesù; ricorda anche l’anniversario di una lucida e appassionata enciclica di Giovanni Paolo II, la Evangelium vitae, che sembra avere una attualità straordinaria, nonostante i suoi 30 anni di distanza da noi.
Già il suo incipit ci pone di fronte al compito irrinunciabile del nostro oggi: «Il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù. Accolto dalla Chiesa ogni giorno con amore, esso va annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella agli uomini di ogni epoca e cultura…
La Chiesa sa che questo Vangelo della vita, consegnatole dal suo Signore, ha un’eco profonda e persuasiva nel cuore di ogni persona, credente e anche non credente, perché esso, mentre ne supera infinitamente le attese, vi corrisponde in modo sorprendente. Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l’umana convivenza e la stessa comunità politica.»

Rileggendo queste parole, e preparandoci a vivere questo anniversario della sua promulgazione, non posso che riandare alle parole del Vescovo Domenico nel Discorso di saluto agli Eccellentissimi Capitani Reggenti in occasione dell’emissione filatelica dedicata al Cammino del Santo Marino, il 18 febbraio 2025: «Il pellegrino del giubileo, sulle orme e nel desiderio di San Marino di vivere il Vangelo per promuovere la libertà, nutrendo la virtù della speranza, si desidera al di là della morte, coltiva desideri di vita, opponendosi con tutte le sue forze al nichilismo che soffoca il desiderio di vita dei nascituri con l’aborto, il silenzio bisognoso di tenerezza dei sofferenti a fine vita con l’eutanasia, la disperazione dei perseguitati con l’arroganza del potere e degli interessi di profitto, il sorriso di fronte alla vita e ai progetti di realizzazione dei giovani con la rassegnazione e la fuga migratoria «perché la “mia terra” è ostile al mio futuro», il diritto alla libertà e alla vita con ogni forma di violenza di genere e di persecuzione dei più deboli, la speranza con il buio dell’idolatria di sé…».

Quale sarà allora il modo migliore per vivere questa ricorrenza dai molteplici significati? A me pare che la responsabilità personale e coraggiosa, sia nei confronti del bene comune sia rispetto alla difesa della vita, sempre e comunque, siano il mandato con cui fare rivivere il messaggio che i nostri padri ci hanno tramandato e che la nostra storia richiede con urgenza.

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