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L'"oggettività" tra disincanto e meraviglia

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it ©

Anche questa volta proponiamo ai nostri lettori un ardito accostamento di mostre, chiedendo loro una capacità di connessione tra i fenomeni che va oltre la pura scansione cronologica e tematica.
Il nostro iter parte questa volta da Milano con due esposizioni: Nuova Oggettività e Opere in legno – 2004 di Giuseppe Rivadossi.
Fino al 2 aprile sarà possibile vedere presso la galleria “Compagnia del disegno” circa 40 opere dei pittori del movimento Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit).
Utilizzato per la prima volta dal direttore del museo di Mannheim, G.F. Hartlaub nel 1925, questo termine sta ad indicare la produzione di alcuni autori tedeschi che si posero in antitesi con l’espressionismo, cercando invece una riproduzione della realtà e della società in modo “oggettivo” senza sovrastrutture ideali.
Otto Dix, George Grosz, Christian Schad, Franz Radziwill, Karl Hubbuch: sono alcuni dei nomi dei più noti esponenti della Nuova Oggettività.
Uomini dalle vite drammatiche, provate dal dramma della Prima Guerra Mondiale e dalla successiva gravissima crisi economica della Germania, fino alla censura e persecuzione del Nazismo che bollò le loro opere come “arte degenerata”.
L’approccio alla realtà che essi propongono, però, non ha nulla a che vedere con il realismo tradizionale, un po’ accademico. La loro visione, fin nei minimi dettagli, volutamente evidenziati, è graffiante, esasperata, brutale; una specie di chirurgica e gelida, spesso cinica, analisi della società tedesca all’alba del nazismo.
Le figure femminili di Hubbuch, Schad e Grosz sono rappresentate con asettica lucidità, i loro corpi hanno una gelida impassibilità che respinge lo spettatore e lo induce a pensare; i paesaggi di Radziwill hanno un che di oscuro e minaccioso e l’uomo in essi non sa come difendersi, può solo stare dietro ad una finestra dalle fitte grate e nel buio tentare di indovinare la presenza del reale.
Un altro respiro, un’altra luce si trovano invece alla mostra di Giuseppe Rivadossi. L’artista-artigiano bresciano (classe 1935) vive a Nave, un paese a pochi chilometri dal capoluogo. Dopo aver frequentato il mondo artistico della sua città e di Milano, si dedica allo studio della scultura, dell’architettura e del linguaggio plastico. Dopo gli esordi come scultore in legno, terracotta e bronzo, prende in mano, dagli anni ‘60, la bottega del padre falegname e la trasforma in atelier personale, dedicandosi alla fabbricazione di mobili artigianali e a originali sculture in legno.
L’attenzione di Rivadossi si è concentrata sull’osservazione dello spazio della casa, spazio per eccellenza della persona e delle sue più profonde esigenze.
I mobili, vere e proprie opere d’arte, sono quindi pensati uno ad uno dall’artista e da un’equipe specializzata di cui fanno parte i figli. Il legno è la materia prima utilizzata e un solo operatore porta a compimento la singola opera: dal disegno esecutivo fino alle diverse fasi costruttive, realizzate per incastri e lavorazione a scavo.
Credenze, sedie, madie, tavoli hanno un sapore d’antico, rivelano un approccio caldo e paterno al reale, al luogo primo della vita di un uomo, la casa, pur avendo forme moderne essenziali e austere. Nel bel catalogo della produzione 2004 si può leggere: “Il nostro operare è tutto rivolto a ricostruire uno spazio poetico domestico, a servire ed umanizzare lo spazio ed i gesti quotidiani con nuove strutture di antichissima origine. La verticalità, l’orizzontalità, l’arco, la soglia, il custodire e il proteggere sono alla base del nostro linguaggio”.
Da ultimo, a Venezia, fino al 13 marzo sarà aperta la mostra Carpaccio, pittore di storie. Per la prima volta si potranno vedere riuniti insieme, nella loro sequenza originaria, i cicli pittorici dipinti da Carpaccio e oggi dispersi in diversi musei italiani e stranieri.
Vittore Carpaccio irrompe sulla scena artistica veneziana nel 1490 con il ciclo dei teleri della Vita di Sant’Orsola (1490-1495), realizzati per l’omonima scuola; l’artista fino al 1520 dipingerà altri importanti cicli in cui racconta le vite ed i miracoli della Vergine (1504), di Santo Stefano (1511-1520), dei Santi Girolamo, Giorgio e Trifone, ancora oggi nella originaria sede.
Quella che Carpaccio propone è una visione in cui i dati del reale si compongono armonicamente con i dati dell’immaginazione fantasiosa. Come un abile regista, compose nelle sue scene un delicato equilibrio tra tensione spirituale, simbolismo, curiosità e vita quotidiana.
Anche noi oggi, come i suoi contemporanei, subiamo il fascino delle sue narrazioni: nei grandi teleri le storie si dipanano con dolce delicatezza, l’orizzonte lontano entra in rapporto con i dettagli più minuti, il reale si ammanta di stupore e di lieve attesa.

Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit)
19 gennaio 2005 – 2 aprile 2005
Milano, Compagnia del disegno (Via Santa Maria Valle 5)
Orari: dal martedì al sabato; 10.00-12.30/ 16.00-19.30
Ingresso libero

Giuseppe Rivadossi – Opere in legno 2004
16 dicembre 2004–28 febbraio 2005
Milano, Studio Bellagamba (Via Visconti di Modrone 27)
Orari: tutti i giorni, chiuso la domenica; 10.00-13.00/15.00-18.30
Ingresso libero

Carpaccio, pittore di storie
27 novembre 2004 – 13 marzo 2005
Venezia, Gallerie dell’Accademia
Orari: lunedì, 8.15 – 14.00; da martedì a domenica 8.15–19.15
Biglietti: intero 9 €, ridotto 5,75 € (sito internet www.mostracarpaccio.org)

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