Estate 2008 in mostra
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La mostra «Genesi. Il mistero delle origini» presso la Casa delle Esposizioni di Illegio (Ud), località montana del Friuli Venezia Giulia, dall’11 maggio al 5 ottobre 2008, presenta sessanta capolavori, invitando a rileggere le pagine d’inizio del primo affascinante libro biblico attraverso un variegato panorama di codici, pitture su tavola lignea, icone russe e greche, pitture su tela, sculture, oggetti di oreficeria, incisioni e disegni. Le opere, realizzate tra il IV e il XX secolo, provengono da prestigiose sedi museali di quindici paesi d’Europa. Nel percorso espositivo si potranno ammirare opere di Andrea Pisano, Lorenzo di Credi, Albrecht Dürer, Palma il Giovane, Tintoretto, Jan Bruegel il Vecchio, Jacob Jordaens, Antonio Canova, William Blake, Auguste Rodin, Mauritius Cornelius Escher, insieme ad antiche icone russe e bizantine e a preziose testimonianze artistiche dell’età paleocristiana.
In mostra, inoltre, è possibile ammirare la ricostruzione in scala della volta della Cappella Sistina, realizzata con un complesso sistema di architetture e fotografie per riprodurre fedelmente, quella che universalmente è riconosciuta come il più straordinaria raffigurazione della Genesi.
Le opere in mostra permettono di rileggere in profondità le pagine della Sacra Scrittura che, attraverso immagini evocative, affrontano il tema della condizione umana e delle origini del mondo, dell’uomo, del male e della speranza. La sequenza delle opere esposte ad Illegio documenta un viaggio ideale nella geografia e nella storia artistica e spirituale d’Europa, nell’intreccio delle tradizioni d’Occidente e d’Oriente, tra cattolicesimo e Ortodossia, ripercorrendo età costantiniana, Medioevo, Rinascimento, Barocco, età moderna e postmodernità. L’arte, la Bibbia e l’esperienza umana si incontrano ad Illegio, dunque, per avvincere gli appassionati del bello e della fede e per sollevare gli interrogativi che animano da sempre il dialogo tra ricerca scientifica e pensiero credente.
Il nostro giro d’Italia per mostre continua al nord della penisola con le mostre di Trento presso il Castello del Buonconsiglio, che questa estate ospiterà due importanti mostre. Nel Castello è conservato un importante nucleo di incisioni all’acquaforte raccolte sotto il nome di Rembrandt, provenienti dalla collezione Lazzari Turco Menz, donata nel 1924 al Municipio di Trento. Composta complessivamente da circa un migliaio di fogli, prevalentemente inediti e di cui è in corso una completa schedatura scientifica, essa abbraccia un arco cronologico assai ampio, dalla fine del XV secolo alla metà del XIX, comprendendo opere di scuola italiana, francese, fiammingo-olandese, tedesca, spagnola e inglese. Nell’ottica di valorizzazione delle proprie collezioni, a conclusione del ciclo di manifestazioni organizzate dalle maggiori istituzioni museali nell’anniversario dei quattrocento anni della nascita di Rembrandt (1606-1669), Trento ha voluto quindi preparare una mostra dal titolo Rembrandt e i capolavori della grafica europea nelle collezioni del Castello del Buonconsiglio in cui si presenta questa straordinaria raccolta. Partendo da alcune significative opere di pittura, provenienti dai più prestigiosi musei europei la mostra prosegue con le più note acqueforti del maestro realizzate su particolari carte e con tirature freschissime, e con alcuni disegni che illustrano il momento creativo nel quale vengono tracciate le prime riflessioni che precedono la nascita di un’opera d’arte.
In questa sezione, che abbraccia un ampio arco di tempo, dal 1628 al 1661, ossia dagli anni giovanili di Leida fino al periodo più tardo di Amsterdam, si potrà comprendere l’eclettismo del maestro e la sua versatilità. Come incisore l’artista si appropriò di quasi tutto il repertorio abitualmente trattato nell’arte olandese del Seicento da pittori specializzati. La sua opera comprende dunque storie, ritratti, scene di genere, paesaggi, nudi, fogli di schizzi e studi.
La seconda mostra, dal titolo Rinascimento e passione per l’antico. Andrea Riccio e il suo tempo invece intende fare luce su quella straordinaria congiuntura artistica venutasi a creare fra Padova e Venezia intorno all’anno 1500, nel momento in cui i modelli elaborati da personalità come Donatello, Mantegna e Bellini cedono gradualmente il passo alle novità che si vanno affermando con Giorgione e il giovane Tiziano. La mostra presenterà per la prima volta al pubblico una ricchissima selezione di opere dello scultore Andrea Brioso, detto Riccio verosimilmente a causa dei riccioli della sua capigliatura; uno degli scultori rinascimentali più affascinanti ma oggi meno conosciuti, almeno dal grande pubblico. In mostra ci sarà la sua produzione in bronzo sia in terracotta, con pezzi provenienti dall’Italia e dalle più prestigiose istituzioni straniere. Riccio, nato a Trento nel 1479, fu figlio dell’orefice Ambrogio, artigiano che ricoprì in città prestigiose cariche. Ancora giovane Riccio lasciò Trento per trasferirsi a Padova dove sarebbe rimasto fino alla morte, avvenuta nel 1532. Campione assoluto di quella scultura “per via di porre” che Michelangelo avvicinava alla pittura e contrapponeva a quella “per forza di levare”, realizzata cioè nel marmo, Riccio si cimentò per tutta la propria attività solo con la terracotta e il bronzo, due materiali che peraltro erano stati largamente impiegati e apprezzati nell’antichità classica. Cresciuto in una Padova dove gli insegnamenti di Donatello e Mantegna erano ancora vivissimi, Riccio credette con passione a un continuo confronto con i grandi modelli dell’antichità, recuperati con spirito quasi archeologico. Una convinzione rafforzata dalla frequentazione con gli umanisti dello studio padovano. Questi infatti, non solo amavano circondarsi di oggetti dal forte sapore antiquario quali i bronzetti ma credevano anche in un’arte sacra dove anche i santi venivano raffigurati come eroi classici.
Rimaniamo in montagna a Bagolino (Bs) in alta Val Sabbia. Presso la chiesa di San Lorenzo fino al 17 agosto si potranno ammirare 14 opere dell’ottataseienne maestro Antonio Stagnoli. Le opere dell’artista, terrose e drammatiche, dicono bene di questa terra caratterizzata dalle miniere di ferro e da una dura agricoltura di sussistenza. L’arte di Stagnoli si caratterizza per un deciso grafismo dalle linee contorte e da intensa capacità disegnativa. I colori sono terrosi, dimessi che sottolineano il dramma sacro e profano delle scene: pastori, contadini, maschere del carnevale di Vagolino, personaggi e scene religiose, ma tutto permeato da teso ed intenso realismo.
Negli spazi della Fondazione Antonio Mazzotta di Milano fino al 27 luglio 2008 si potrà visitare la mostra “TRENTO LONGARETTI. Antologica” che si presenta come un suggestivo itinerario lungo settant’anni di attività dell’artista bergamasco assente dalla scena espositiva milanese da diversi anni. La rassegna raccoglie 70 opere di un protagonista dell’arte italiana del secondo Novecento, che testimoniano la costante vitalità che ha sempre accompagnato la sua vicenda artistica. Le radici di Longaretti, nato nel 1916 a Treviglio, sono da cercare in quel crogiolo internazionale rappresentato, tra l’altro, dalla Parigi degli anni di Cézanne, Modigliani e dei pittori russi, mentre con Chagall, Longaretti ha condiviso la stessa percezione del magico e del fantastico, scardinando i parametri di spazio e di tempo in nome dell’immaginazione. La mostra delinea con precisione il suo percorso: dal periodo di Corrente, agli anni del dopoguerra, per giungere alla maturità, negli anni di insegnamento all’Accademia Carrara di Bergamo, con l’approdo all’utilizzo di colori accesi degli ultimi anni. Il visitatore potrà ritrovare le immagini simbolo della sua pittura: i mendicanti ed i girovaghi che abitano paesaggi incantati come simbolo della fragilità umana, i ritratti delle Madri, che potrebbero essere scambiati per Madonne nella loro presenza sacrale, e che traggono forza dalla secolarità del loro ruolo nell’opporsi alla violenza del mondo.
E poi le nature morte, delicate e quasi religiose, fino alle nuove realizzazioni che affrontano il tema della solitudine del vivere.
Una sezione della mostra sarà dedicata proprio all’ultima produzione con opere ricche di significato come il dipinto Famiglia di viandanti e Praga e Tanti occhi da Praga, del 2004.
A Monza presso il Serrone della Villa Reale fino al 27 luglio sarà possibile ammirare 160 incisioni di Federica Galli, la più nota “inciditrice” italiana. In oltre cinquant’anni di attività, le costanti dell’opera della Galli, che lavora da sempre ‘dal vero’, gravitano intorno al paesaggio, sia quello naturale che quello modificato dall’uomo. Da una parte il senso della natura, dall’altro quello della città, ma con un collegamento nel modo dell’artista di vedere e trattare i soggetti che storicamente rimanda agli esempi dell’arte nordica. Tra i temi preferiti di Federica Galli ci sono le vedute di Venezia e di Milano che ha colto nei suoi aspetti più romantici e ormai scomparsi, ma anche quelle di luoghi meno noti e riconoscibili della “sua” campagna lombarda. Anche gli alberi sono da sempre presenti in maniera predominante nella sua ricerca espressiva, diventando protagonisti assoluti, a partire dalla seconda metà degli anni ‘80, quando intraprende un viaggio lungo tutta l’Italia a caccia di Alberi Monumentali, quasi sempre colossi centenari.
A Rimini dal 20 aprile è aperta la mostra Exempla. La rinascita dell’antico nell’arte italiana. Da Federico II ad Andrea Pisano.
La mostra esamina alcuni aspetti del grandioso fenomeno della ripresa dei modelli classici nell’arte italiana medievale, partendo dall’epicentro della cultura federiciana di Castel del Monte. E’ qui che si forma Nicola Pisano, e la mostra intende seguire qualcuna delle tappe del ritorno all’antico di Nicola e di coloro che crebbero al suo fianco, come Arnolfo di Cambio e Giovanni Pisano.
Benché la rinascita duecentesca dell’antico non sia la prima nel medioevo, per la varietà d’ispirazione e il diverso modo di sentire, non solo da parte dei più grandi esponenti del gotico italiano, ma anche degli anonimi artisti che ruotavano intorno alla figura di Federico II, essa è fra le più intense. La mostra si articola in più sezioni: la prima parte è dedicata all’arte che prende forma con Federico II, con qualche testimonianza normanna. Si tratta per lo più di sculture, con nuove ipotesi di attribuzione, di codici e di cammei.
E’ stato possibile mettere a confronto diretto opere federiciane con i modelli classici, la maggior parte provenienti dalla regione Puglia, dai quali traggono ispirazione. I confronti si evidenziano anche nel caso di Arnolfo di Cambio, perché alla figura della “Donna con l’anfora” della Galleria Nazionale di Perugia verrà affiancato un rilievo romano rappresentante una “Ninfa” vista da tergo, proveniente dai Musei Vaticani, che se non costituisce il diretto precedente della figura arnolfiana, quanto meno è una testimonianza molto eloquente della sua derivazione dall’antico.
Laddove non è stato possibile visualizzare certi parallelismi spostando materialmente le opere originali, si è fatto ricorso a calchi o a immagini fotografiche. L’esposizione si chiude con una delle formelle di Andrea Pisano del campanile di Santa Maria del Fiore, raffigurante emblematicamente uno scultore, Fidia, intento a modellare una scultura classica, gentilmente concessa in prestito dal Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, e con la superba Madonna col Bambino di Andrea Pisano, concessa dal Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto.
A Firenze troviamo alcune mostre di grande prestigio. La primo è dedicata ad uno dei maestri dell’arte italiana: Giotto, dal titolo L’eredità di Giotto. L’arte a Firenze tra il 1340 e il 1375. L’ 8 gennaio 1336 (stile moderno = 1337) moriva a Firenze Giotto di Bondone, l’artista al quale già i contemporanei attribuivano il merito di un completo rinnovamento della visione artistica dell’ epoca. Anche gli studiosi dei nostri giorni concordano nell’ assegnare al grande patriarca dell’ arte fiorentina un ruolo di assoluta preminenza nell’ orientare i caratteri fondamentali della pittura in quello che il grande storico dell’ arte Roberto Longhi definì “il più gran secolo dell’ arte italiana”.
Ancora oggi, soprattutto in sede divulgativa, gli esemplari di pittura trecentesca diffusi capillarmente nelle più lontane contrade della penisola, sia su tavola che ad affresco, sono sovente etichettati come di ‘scuola giottesca’. Eppure si deve allo stesso illustre critico la formulazione di un paradosso di straordinaria intelligenza critica, oltretutto sostanzialmente vero, secondo il quale “di giotteschi nel Trecento non vi fu che Giotto stesso”. L’ affermazione della dirompente e rivoluzionaria visione giottesca fu accolta sulla scena artistica fiorentina tra la fine del Duecento e l’inizio del secolo seguente in maniera assai articolata e stimolante. Il primo quarto del secolo è ritenuto dagli storici dell’ arte - non soltanto in ambito fiorentino ma più in generale per tutta l’ arte italiana -, una fase storica di eccezionale vitalità creativa.
Il periodo successivo alla scomparsa del grande caposcuola è stato invece interpretato per lungo tempo come un’epoca di ineluttabile decadenza, dominata dall’ arte ‘glaciale’ e accademica dei fratelli Orcagna, una decadenza che poi sarà sancita in maniera straordinariamente terribile e simbolica ad un tempo dalla Peste Nera del 1348.
L’ obbiettivo di questa mostra è quello di documentare, attraverso gli esemplari qualitativamente più alti, gli sviluppi dell’ arte fiorentina in questo periodo, che certamente è meno noto al pubblico più vasto. Le opere esposte illustrano anche la varietà dei committenti e la diversità delle tipologie morfologiche, ma soprattutto le tendenze della pittura, il notevole livello qualitativo raggiunto dagli scultori fiorentini sulla scia della forte personalità di Andrea Orcagna, i fermenti neogiotteschi che sembrano prevalere nella miniatura dell’ epoca e i vertici di raffinatezza raggiunti nell’ oreficeria sacra.
Presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti troviamo invece una mostra dedicata ai rapporti tra arte italiana e Fiandre dal titolo Firenze e gli antichi Paesi Bassi (1430 -1530). Tra Jan van Eyck e Raffaello. Grazie agli intensi rapporti commerciali ed artistici con gli antichi Paesi Bassi, e all’importanza delle scuole pittoriche di quelle regioni, nel Quattrocento è grande in Italia, e in particolare nella Firenze dei Medici, l’interesse per i dipinti fiamminghi.
L’adozione, nella tecnica pittorica, dell’olio come legante dei colori, benché già nota fino dal Medio Evo, assume allora larga diffusione sotto l’influsso degli innovativi e brillantissimi risultati della pittura di Jan van Eyck e dei suoi numerosi imitatori e seguaci, promuovendo anche a Firenze una domanda assai significativa attestata dalla presenza di molte opere provenienti dal Nord. Membri di importanti famiglie fiorentine come i Portinari, i Baroncelli, i Pagagnotti, i Tani, accreditati a Bruges come rappresentanti di imprese commerciali e bancarie quali il Banco dei Medici, agirono, nel campo artistico, come elementi di congiunzione tra il mercato locale e la richiesta dall’Italia, facendosi intermediari o acquirenti di opere destinate a dar lustro alle chiese, ai palazzi, alle ville fiorentine, o alle loro proprie abitazioni e cappelle a Firenze e al Nord.
Anche presso gli artisti, le innovazioni della pittura neerlandese suscitarono un interesse straordinario. La presenza a Firenze di capolavori di Jan van Eyck, Rogier van der Weyden, Hans Memling, nonché di vari altri maestri degli antichi Paesi Bassi, e in particolare l’opera più celebre e più monumentale, il Trittico Portinari di Hugo van der Goes arrivato nella chiesa di Sant’Egidio nel 1483, ebbe un impatto vigoroso e profondo nell’ambiente artistico locale. Dal Beato Angelico e da Filippo Lippi a Botticelli, Leonardo, Perugino e Ghirlandaio, da Lorenzo di Credi a Fra’ Bartolomeo, fino a Raffaello, Andrea del Sarto e Pontormo. La mostra si propone di offrire una panoramica delle opere neerlandesi presenti a Firenze nel periodo 1430-1530, attraverso una scelta mirata di capolavori dei grandi maestri da Jan van Eyck a Luca di Leida, commissionati e acquistati dai banchieri e mercanti fiorentini impegnati per i loro affari a Bruges. La fortuna degli esempi nordici viene documentata anche da una scelta di incisioni, veicolo della larghissima diffusione di tipologie, soggetti e soluzioni formali.
Accanto, la mostra propone una serie di dipinti e miniature fiorentini contemporanei, per illustrare la risposta (anzi le risposte) degli artisti locali, come Andrea del Castagno, Ghirlandaio, Botticelli, Perugino, Raffaello.
Curiosa ma molto interessante la mostra sempre a Palazzo Pitti ma nella sezione Museo degli Argenti, dal titolo I Medici e le Scienze. Strumenti e macchine nelle collezioni granducali.Ferdinando II, i Medici furono grandi patroni sia di costruttori di strumenti, sia di filosofi naturali, in quanto, più di qualunque altro governante europeo, si resero conto che la conoscenza scientifica e il controllo tecnologico della natura conferivano solidità e prestigio al potere politico. Per questo motivo, accanto alle ricchissime collezioni di dipinti, sculture e gioielli, i Medici formarono una collezione di strumenti matematici. Questo stretto rapporto fra arte e scienza emerge dalla bellezza e dalla preziosità di molti di questi strumenti, spesso pezzi unici e autentiche opere d’arte essi stessi. “I Medici e le Scienze” evidenzierà il connubio fra arte, scienza e potere politico abbinando a un’ampia selezione di strumenti dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza un’altrettanto ampia selezione di dipinti, opere a stampa e manoscritti provenienti dalle istituzioni del Polo Museale e da altre istituzioni e biblioteche fiorentine e italiane.
Il Museo del Bargello ha organizzato una mostra monografica su uno scultore fino ad ora poco studiato, Vincenzo Dati, uno di quei valenti artisti che nel Cinquecento fecero di Firenze la capitale indiscussa della scultura, e fino ad ora è rimasto solo una comparsa dell’affollata scena dominata da Michelangelo. Attraverso i “pezzi” sceltissimi, venticinque tra statue e bassorilievi, tra marmi e bronzi, tra cui i tre bronzi della Decollazione del Battista si snoda la carriera artistica dello scultore perugino Danti che, folgorato in gioventù dalla pittura e dalla scultura del Buonarroti (viste a Roma) si stabilì poi a Firenze trovando lavoro e apprezzamento alla corte del duca Cosimo de’ Medici. Non era solo, Vincenzo. Anche suo fratello Egnazio, frate domenicano, ebbe accoglienza a corte, nel segno però della scienza: meridiane e mappe prodotte nella sua carica di Cosmografo ducale gli guadagnarono tale fama, che fu poi chiamato per la Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano.
Anche Roma non poteva mancare nell’elenco delle città da visitare alla scoperta di mostre e rassegne d’arte. Nella capitale troviamo una grande rassegna dedicata al Quattrocento romano, presso il Museo del Corso. L’esposizione guiderà il visitatore alla scoperta di un aspetto poco conosciuto della città eterna, nota soprattutto per i fasti della Roma imperiale e la magnificenza di quella barocca. In realtà se Roma tornò ad essere la protagonista del palcoscenico artistico, politico e religioso dal XVI al XX secolo, lo dovette proprio al Quattrocento, quando il pontefice, dopo il periodo avignonese (1305-1377), riprese il suo posto sul trono di Pietro in Vaticano. Per testimoniare questa rinascita, sono raccolte oltre 170 opere, tra plastici, arredi sacri e civili, ceramiche, sculture, disegni, medaglie papali e quadri, provenienti dai principali musei italiani e stranieri. La mostra indaga gli aspetti sociali, urbanistici, religiosi ed artistici della Roma del XV secolo, quando gli artisti più importanti dell’epoca si riversarono nella città attratti dalla ricca committenza papale e dal clima culturale innovativo che si andava creando. Per questo a Roma si avvicendarono figure di grande importanza per tutto il Rinascimento italiano a cominciare da Donatello, Brunelleschi e Leon Battista Alberti che all’antichità di Roma si ispirò per le sue opere teoriche. Fra i pittori documentati lungo il percorso espositivo non possiamo non ricordare Gentile da Fabbriano, Mantegna, Perugino, Piero della Francesca, Pinturicchio, Filippo Lippi, e perfino Michelangelo, che iniziò la sua straordinaria carriera proprio nella Roma del Quattrocento. La mostra è organizzata in cinque sezioni: La città; La vita civile e religiosa; Roma, scrigno dell’antico; La Roma dei Papi; I grandi artisti. Due elementi di assoluta novità completano il percorso: una grande mappa multimediale di Roma quattrocentesca e la ricostruzione tridimensionale della Cappella Carafa di Santa Maria Sopra Minerva. La prima permetterà ai visitatori di conoscere nel dettaglio edifici e monumenti della Roma dell’epoca. La seconda realizzata dall’E.n.e.a., applicando la tecnologia con radar ottico a colori (solitamente utilizzata per indagini spaziali), renderà possibile una visione nitida e ravvicinata degli affreschi del Lippi, tale da farne percepire anche i minimi dettagli.
Come ultima tappa del nostro lungo itinerario troviamo Grosseto, con una mostra di rara bellezza che presenta 34 dipinti del Cinquecento per la maggior parte inediti e mai esposti prima, perché di proprietà di privati dal titolo La Bella Maniera in Toscana. Tra le opere in mostra segnaliamo opere inedite e nuove attribuzioni, tra le quali la stupenda Giuditta e Oloferne riferita al grande maestro senese Domenico Beccafumi e la Madonna col Bambino e San Giovannino del Vasari, un esempio di dipinto destinato a devozione privata per un artista conosciuto più per le colossali imprese e le ambiziose iconografie. Sempre in mostra la potente Giuditta e Oloferne del Foschi, compagno del Pontormo nella bottega di Andrea del Sarto, dove il bellissimo volto femminile richiama quelli del Bronzino nella cappella di Eleonora da Toledo in Palazzo Vecchio; l’Allegoria della Prudenza attribuita in passato al Vasari ed oggi ricondotta per la prima volta a Girolamo Macchietti, uno degli artisti dello Studiolo in Palazzo Vecchio; la Parabola dei vignaioli di Francesco Ubertini detto il Bachiacca, l’Immacolata Concezione di Ventura Salimbeni con un’emozionante veduta di Siena; il Ritratto del Granduca Francesco I di Jacopo Coppi e il Ritratto di Giovane Uomo, quest’ultimo attribuito per la prima volta al Salviati.
Genesi. Il mistero delle origini
Illegio (Ud) - Casa delle Esposizioni
11 maggio 2008 - 5 ottobre 2008
Orari: tutti i giorni 10.00-19.00, chiuso il lunedì
Biglietti: 7€ intero, 4,5€ ridotto
Informazioni: www.illegio.it
Rembrandt e i capolavori della grafica europea nelle collezioni del Castello del Buonconsiglio
Trento - Castello del Buonconsiglio
5 luglio 2008 - 2 novembre 2008
Orari: martedì-domenica 10.00 -18.00, chiuso il lunedì
Biglietti: 7€ intero, 4€ ridotto
Informazioni: www.buonconsiglio.it
Rinascimento e passione per l’antico. Andrea Riccio e il suo tempo
Trento - Castello del Buonconsiglio
5 luglio 2008 - 2 novembre 2008
Orari: martedì-domenica 10.00 -18.00, chiuso il lunedì
Biglietti: 7€ intero, 4€ ridotto
Informazioni: www.buonconsiglio.it
Le opere e i giorni. Tradizione e modernità
nella pittura di Antonio Stagnoli
Bagolino (Bs) - chiesa di San Lorenzo
4 giugno 2008 - 17 agosto 2008
Orari: mercoledì e venerdì 20.30-21.30; sabato 17.00-19.00 e 20.30-22.00; domenica 10.30-12.00 e 17.00-19.00
Ingresso libero
Trento Longaretti - Antologica
Milano - Fondazione Mazzotta
13 giugno 2008- 27 luglio 2008
Orari: martedì-domenica 10.00-19.30, chiuso il lunedì
Ingresso libero
Informazioni: www.mazzotta.it
Federica Galli - L’incanto dello sguardo (dal 1954 al 2007)
Monza - Serrone della Villa Reale
1 giugno 2008 - 27 luglio 2008
Orari: martedì-venerdì 15.00-20.00, sabato e domenica 10.00-20.00; chiuso il lunedì
Biglietti: 5€ intero, 4€ ridotto
Exempla. La rinascita dell’antico nell’arte italiana. Da Federico II ad Andrea Pisano
Rimini - Castel Sismondo
20 aprile 2008 - 7 settembre 2008
Orari: tutti i giorni 9.00-19.00 (dal 24 agosto al 29 agosto 9.00-23.00); chiuso i lunedì non festivi
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.mostraexempla.it
L’eredità di Giotto. L’arte a Firenze tra il 1340 e il 1375
Firenze - Galleria degli Uffizi
10 giugno 2008 - 2 novembre 2008
Orari: martedì - domenica ore 8.15 - 18.50
Biglietti: 10€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.ereditadigiotto2008.it
Firenze e gli antichi Paesi Bassi (1430 -1530). Tra Jan van Eyck e Raffaello
Firenze - Palazzo Pitti
20 giugno 2008 - 26 ottobre 2008
Orari: martedì- domenica ore 8.15-18.50
Biglietti: 8,50€ intero, ridotto 4,25€
I Medici e le Scienze. Strumenti e macchine nelle collezioni granducali
Firenze - Palazzo Pitti
15 maggio 2008 - 11 gennaio 2008
Orari: tutti i giorni 8.15-18.30
Biglietti: 10€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.polomuseale.firenze.it
I grandi bronzi del Battistero. L’arte di Vincenzo Danti, discepolo di Michelangelo
Firenze - Museo del Bargello
16 aprile 2008 - 11 gennaio 2008
Orari: lunedì -domenica 8.15 - 14.00
Biglietti: 7€ intero, 3,50€ ridotto
Informazioni: www.danti2008.it
Il 400 a Roma. La Rinascita delle Arti sa Donatello a Perugino.
Roma - Museo del Corso
29 aprile 2008 - 7 settembre 2008
Orari: tutti i giorni 10.00-20.00, giovedì e venerdì 10.00-23.00; il lunedì chiuso
Biglietti: 9€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.museodelcorso.it, www.400.roma.it
La Bella Maniera in Toscana
Grosseto - Museo Archeologico
1 giugno 2008-30 settembre 2008
Orari: martedì-giovedì 10.00-13.00/ 17.00-20.00, venerdì-sabato ore 17.00-23.00, lunedì chiuso
Biglietti: 5 € comprensivo della visita alla mostra e al museo
Informazioni: www.archeologiatoscana.it