Novembre in mostra
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Non molte le scelte che proponiamo per questo mese, non molte ma a nostro avviso piuttosto interessanti, soprattutto per la varietà dei temi e delle problematiche che esse presentano. Altro particolare che vogliamo evidenziare è che la gran maggioranza si trova a Milano, segno questo di un rinnovato interesse della società meneghina per l’arte.
Iniziamo con due mostre dedicate a civiltà extraeuropee. A Palazzo Reale (Milano), viene proposta un’interessante mostra dedicata all’arte islamica, costituita da ben 350 oggetti capaci di tradurre attraverso le proprie forme, colori e materiali oltre mille anni di storia e la sensibilità di una cultura. Si tratta di oggetti di varia cronologia, area geografica e tipologia, che dopo questa prima tappa a Milano - saranno trasferiti in una mostra itinerante dall’Austria al Canada alla Corea. Islam e Occidente sono sempre stati caratterizzati da un rapporto dinamico, da un dare e avere reciproco: l’arte islamica è stata influenzata ma ha anche influenzato quella di altre culture, perché la cultura è rapporto. I visitatori potranno ammirare monete scelte per permettere la memorizzazione di una essenziale cronologia che inizia con il califfato degli Omayyadi (661 - 750) e poi oggetti di ogni sorta: coppe, giare, piatti, brocche, vassoi, bicchieri, bottiglie, cofanetti, incensiere, pergamene, elementi architettonici, mattonelle, cenotafi, lastre tombali, frammenti di tessuto, fibbie, armi. Tanti quelli curiosi come spargiprofumi, astrolabi, calamai, pezzi degli scacchi in cristallo di rocca, candelieri, anelli d’arciere, scatole da oppio, sputacchiere. Diversissimi anche i materiali: arenaria, basalto, marmo, stucco per monumenti ed elementi architettonici; vetro, cristallo di rocca, bronzo, ottone, terracotta, porcellana - riservata ai soli sultani -, ceramica - destinata al popolo -, corallo, madreperla, tartaruga, corno; lino, seta, cotone; oro, argento, giade, rubini, diamanti e smeraldi per i gioielli.
Presso il milanese Museo Popoli e Culture, presso il Pime, si potranno invece ammirare alcuni manufatti dell’arte indiana. L’arte è ricca e creativa la materia plasmata e modificata con abilità e fantasia, parla sotto forma di manufatto. Nei villaggi si trovano messaggi disseminati ovunque, parole fatte di legno, bambù, argilla, fibre naturali, piume, pietre e metalli lavorati. attraverso gli oggetti le popolazioni tribali raccontano il proprio mondo. Sculture in bronzo, ottone e legno; dipinti; strumenti musicali; ornamenti, monili, ceste e copricapi tradizionali, saranno dunque i protagonisti di Magica India, e attraverso la loro bellezza e la loro storia avranno il potere di affascinare il visitatore. Completerà la mostra una sezione fotografica composta da circa trenta gigantografie che illustrano la sorprendente diversità di queste etnie.
Torniamo ora all’arte occidentale e in particolare all’arte medioevale. A Lucca presso la prestigiosa Fondazione Ragghianti troviamo una mostra dal titolo Lucca e l’Europa. Un’idea di medioevo V-XI secolo. Un’ attenta selezione di oltre cento opere prodotte dal V all’XI secolo, allestite in undici sezioni, esplora la produzione artistica lucchese attraverso puntuali riferimenti al contesto europeo. Un interessante percorso espositivo dove l’opera d’arte, come Ragghianti ci ha insegnato, è valutata in relazione dinamica con i fenomeni circostanti secondo un metodo che prende in esame i materiali senza giudizi preconfezionati. La rassegna si avvale anche di recenti studi sulle tipologie decorative e sul loro retroterra intellettuale e culturale. Apre il suo percorso espositivo una selezione di antiche monete. I reperti numismatici si configurano fra quei privilegiati indici dello sviluppo artistico dai quali si evince il passaggio dall’estetica naturalistica all’indirizzo astratto prevalente in età medievale. Il percorso prosegue con la sezione dei preziosi manufatti in avorio, materiale pregiato e raro destinato alle più raffinate produzioni nell’arte tardo-antica, fra cui spiccano la pisside in avorio proveniente dal Museo Civico di Livorno, il Dittico del 480 commissionato dal console Basilio e il Dittico consolare di Aerobindo del VI secolo. L’affermarsi della decorazione “astratta” con il simbolismo che talvolta le è connesso, trova piena affermazione nell’oreficeria, dagli ornamenti dell’abito civile alle decorazioni delle armi. Di questa produzione, riservata alle classi dominanti, si presentano a Lucca notevoli ed emblematici esempi del VII secolo. La sezione successiva presenta una straordinaria raccolta di sculture in pietra: colonne, pilastrini, capitelli, architravi, transenne e timpani che, nell’insieme, documentano lo sviluppo della decorazione architettonica dal VII al X secolo entro il suo contesto intellettuale e culturale. Raffinati esempi ne sono la lastra con croce di Aquilea (Lucca), il pilastrino proveniente dal Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo e le lastre dell’antica cattedrale di Torino. Nel periodo altomedievale il culto per le reliquie dei Santi si colloca con forza negli usi del popolo cristiano e la devozione che ne deriva avvia una produzione specifica di preziosi reliquiari sia monumentali che mobili. Significativi esempi di questa produzione artistica sono il reliquiario di Cividale. La mostra affronta anche il ruolo capitale che l’arte del libro occupa nella cultura del periodo. Inoltre con la “rinascita” carolingia, avviata nel mondo del libro con l’introduzione della minuscola carolina, nel giro di una generazione arriva a coinvolgere tutte le “arti diverse”. Un’intera sezione è dedicata poi ad una raffinata selezione di preziosi tessuti serici di provenienza orientale, quali l’eccezionale se pur poco noto telo di Ascoli Piceno. Il fascino dell’Oriente, così importante per gli uomini del medioevo, non è testimoniato in mostra solo dai tessuti ma anche da altre tipologie di oggetti che dimostrano l’eccellenza artistica di Bisanzio e dell’Islam: è il caso dello splendido Falco in bronzo, sicuramente fra i più notevoli metalli islamici che ci siano pervenuti. La mostra si conclude con testimonianze artistiche appartenenti agli anni di passaggio tra XI e XII secolo: codici, sculture e monete che alludono in forma sintetica alla nascita della civiltà comunale lucchese. Un rarissimo bronzo raffigurante un leone con volto umano ci proietta poi idealmente verso la realizzazione di una seconda mostra, che illustrerà lo svolgimento dell’arte lucchese nei secoli centrali del Romanico (XII- XIII secolo).
Il Medioevo fu epoca di sacro per eccellenza, ma anche in altre epoche il sacro ebbe un’importanza fondamentale quale cemento sociale e culturale. Sempre a Milano, sempre nella sede di Palazzo Reale, troviamo una rassegna dedicata all’espressione del sacro in Lombardia, rassegna nata sulla scia del IV centenario della canonizzazione di Carlo Borromeo (1610-2010). Grazie alla presenza di ben 61 opere, si potranno ripercorrere tre secoli di storia lombarda, ricchi di grandi personalità come le figure dei cardinali Carlo e Federico Borromeo, proseguendo attraverso gli sviluppi del Barocco, per poi affrontare il passaggio dalla dominazione spagnola all’ambito austriaco. Il percorso espositivo, seguendo il classico ordine cronologico, si apre con la stagione artistica del Seicento Lombardo, dove emergono le figure di Giulio Cesare Procaccini, di Daniele Crespi e del Morazzone, ma soprattutto l’autorità del Cerano, principale interprete della stagione federiciana. La pittura sacra del tardo Seicento e del primo Settecento vedrà il parallelo tra alcuni importanti maestri lombardi (Filippo Abbiati, Andrea Lanzani, Legnanino, i membri della famiglia valtellinese dei Ligari) e maestri provenienti da altre regioni, come Andrea Pozzo e Sebastiano Ricci, grande protagonista del rinnovamento della pittura settecentesca, attivo a Milano, Monza, Pavia e Bergamo. Una personalità inquieta e di grande interesse è quella del genovese Alessandro Magnasco, a lungo attivo a Milano. Anche nel pieno Settecento si osserva lo sviluppo autonomo di maestri lombardi, come il mantovano Giuseppe Bazzani e il ticinese Giuseppe Antonio Petrini, combinato con l’arrivo di artisti veneti tra i quali spicca la forza espressiva di Giambattista Tiepolo, del quale sarà esposta la pala d’altare con il Battesimo dell’imperatore Costantino. Molti decenni del XIX secolo sono scanditi dall’attività di Francesco Hayez; fra le opere spicca la straordinaria pala d’altare di San Michele Arcangelo accompagnata da altre tre meravigliose pale del maestro. Infine, l’arte sacra lombarda conosce durante tutto l’Ottocento una costante serie di proposte, come testimoniano le suggestive tele di Mosè Bianchi.
E dopo il sacro torniamo al profano con una mostra dedicata al teatro. A Perugia troviamo una rassegna dal titolo Teatro del sogno. Da Chagall a Fellini. Il sogno, che tanta parte ha avuto nella filosofia e nella psicoanalisi del Novecento, è il tema, il soggetto o il pretesto che ha invaso l’immaginario estetico degli artisti scelti dai curatori per costruire il percorso espositivo di una mostra che intreccia il Simbolismo di inizio Novecento con l’arte contemporanea, i diversi “surrealismi” con alcune delle più suggestive espressioni del cinema.
Alcuni dei più rappresentativi esponenti del movimento surrealista insieme agli artisti che nel cuore del Novecento si sono misurati con il mondo dell’inconscio – Marc Chagall innanzitutto e poi Salvador Dalì, Giorgio de Chirico, Max Ernst, Renè Magritte, Joan Mirò, Man Ray, Alberto Savinio, Yves Tanguy, Fernando Botero – dialogheranno con le prime esperienze visionarie legate al sogno, presenti in mostra con opere di Umberto Boccioni, Arnold Böcklin, Paul Klee, Max Klinger, Plinio Nomellini, Gaetano Previati, mentre il panorama contemporaneo farà da compendio al tema con le esperienze pittoriche della Transavanguardia italiana e internazionale – Sandro Chia, Mimmo Paladino, Julian Schnabel, – e le suggestioni proposte da video, installazioni e sculture di artist-star del nuovo millennio – Jan Fabre, Damien Hirst, Pinot Gallizio.
Particolarmente rappresentativa è la presenza di Chagall, di cui sono esposte 6 opere di grande impatto e qualità pittorica, interpretando così, insieme a Fellini uno dei ruoli principali nel Teatro del Sogno sarà in scena a Perugia, tra arti figurative e cinema.
Una parte fondamentale dell’esposizione sarà infatti dedicata al cinema: il surrealismo di Luis Bunuel, l’assurdo di Samuel Beckett, “Sleep “di Andy Warhol e la sua controparte odierna di Sam Taylor Wood, “Spellbound” (Io ti salverò) del 1954 di Alfred Hitchcock – la cui sequenza del sogno è stata realizzata da Salvador Dalì – con un importante omaggio a Federico Fellini, di cui, oltre ai film “I clown” e “La città delle donne”, verranno proposti manifesti e disegni originali del suo famoso “Libro dei sogni”.
La Fondazione Ferrero di Alba in questi anni sta proponendo importanti ed interessanti mostre, quella che ora è in cartellone è dedicata a Morandi e ai suoi paesaggi. Ciascuna opera in mostra risponde a criteri ben precisi di scelta. Così l’esposizione prende avvio da un primo strepitoso nucleo di opere degli anni dieci, oli rarissimi e mai sino ad oggi riuniti in numero così elevato, “paesaggi” connotati da esperienze formative, ad iniziare da Cézanne, che sfociano in quelli successivi degli anni venti dove l’esperienza cézanniana si somma a una sintesi derivata dalla conoscenza di Piero della Francesca, meditato sulla monografia di Roberto Longhi del 1927. E, a seguire, quelli degli anni trenta in cui Morandi raggiunge una grandezza autonoma e risultati altissimi.Una sezione nutrita è quella successiva, dedicata ai paesaggi severi e spogliati di naturalismo, realizzati negli anni della guerra quando, isolato a Grizzana, Morandi tornò ripetutamente su questo tema, raggiungendo uno dei vertici della sua pittura, anzi, secondo Roberto Longhi «il culmine [.] forse il più alto da lui raggiunto, dai paesaggi del 1943». Infine, per ripercorrere l’intero svolgimento dell’attività dell’artista, sono previsti i “cortili di via Fondazza” degli anni cinquanta e, nuovamente, i paesaggi di Grizzana dei suoi ultimi anni, pervasi da un’inquietudine moderna, caratterizzati da una scarna essenzialità e dal rarefarsi della pittura, quando ormai il confine tra paesaggio e natura morta si fa labile, così da poter prevedere di accostare almeno un’opera di questo genere. Il progetto espositivo è studiato per mettere in risalto l’itinerario mentale compiuto da Morandi nell’affrontare un tema che gli è peculiare e per permettere al grande pubblico di conoscere e fare proprie la “poesia” e la grandezza anche di questo aspetto della sua pittura.
Torniamo ancora a Milano per le nostre ultime due proposte. Presso la sede espositiva del Grattacielo Pirelli, fino al 13 novembre si potranno ammirare alcune fotografie di Pepi Merisio dedicate alla Lombardia degli anni passati. Sono 150 le immagini, molte delle quali inedite, scattate negli anni Sessanta e Settanta. Pepi Merisio è un artista straordinario che usa la macchina fotografica in maniera abilissima e nello stesso tempo profondamente umana. Foto che sanno tradurre in modo commuovente l’umanità e la peculiarità della gente di Lombardia. In queste foto, in qualche modo rivive ogni lombardo si riconosce, pur nel cambiamento radicale delle condizioni di contesto. Le fotografie rappresentano una regione che, dal boom economico del Dopoguerra, si dirigeva verso la modernità. Immagini che raccontano la memoria di una terra ricca di storia e di tradizioni e che sono capaci di riflettere sul senso del lavoro dei Lombardi, così come sulla dimensione umana e religiosa di una civiltà di carattere prettamente rurale e artigiano ormai scomparsa. In quasi cinquant’anni di attività l’obiettivo di Pepi Merisio ha catturato volti, paesaggi, contesti. Questa mostra costituisce una summa del suo lavoro e del suo amore per la Lombardia. Il percorso espositivo, organizzato per tipologia e per tematica, costituisce un sistema di racconti intrecciati tra loro e si divide nelle sezioni La roccia, l’acqua, la terra e Il paese, la vita, il lavoro. Il viaggio si conclude poi con le foto che ritraggono le città, i capoluoghi ed i centri minori.
Infine un artista contemporaneo Francesco Zefferino ((1969) con la mostra Ground Zero. “Siamo costantemente caricati di aspettative – sostiene Zefferino - di aspirazioni e di nuovi miti o modelli di riferimento, quasi tutti destinati a fallire miseramente a non essere mai raggiunti. Ansia da prestazione, ansia di restare poveri, ansia di vivere, di morire... Ansia di dipingere”. Zefferino utilizza psicofarmaci mescolati nei pigmenti e nei solventi che utilizza per dipingere. Questo utilizzo diventa sempre più massiccio nel tempo e in questa mostra rappresenta il vero leitmotiv, concentrandosi in una serie di rappresentazioni del vivere contemporaneo determinato da un edonismo pervasivo e dall’azzeramento del senso: si va dalle scene affrescanti di feste mondane, dipinte con l’aspirina (che crea effetti gessosi inediti simili all’affresco) ai ritratti di celebrities dipinte con il Valium in acquerelli di estrema leggerezza (dipinti bianco su bianco) o anche rappresentati con sostanze stupefacenti. Usando il farmaco come materia pittorica, Zefferino ne esalta anche il carattere simbolico, di indicatore dell’alienazione crescente nelle società contemporanee, se è vero che statisticamente gli psicofarmaci sono ormai al primo posto nei consumi di settore nei Paesi avanzati. I titoli delle opere di Zefferino sono, infatti, dedicati al principio attivo dei farmaci. “La fotografia – spiega Zefferino - è un falso mito, falsa verità. Da quando è stata introdotta è stata tormento e diletto degli artisti. Per troppo tempo è stata oggetto di venerazione in quanto si pensava che raccontasse la verità sul mondo, ma ora che sta per essere definitivamente soppiantata dal digitale ci accorgiamo che la realtà, il realismo, l’iperrealismo sono termini privi di senso. La percezione della realtà è sempre soggettiva ed è manipolabile, anzi, con il digitale ognuno può fabbricarsi una realtà su misura. Nel mio lavoro uso la fotografia come modello che poi manipolo con un software di fotoritocco ri-creando un modello di realtà che poi traduco in pittura. Il ready-made non è solo traslazione transcontestuale di un oggetto/immagine ma traduzione da un linguaggio ad un altro in questo caso dalla realtà manipolata dalla foto digitale, alla realtà manipolata dalla pittura”. La tecnica pittorica di Zefferino usa un metodo tratto direttamente dagli studi fatti su Caravaggio da parte dell’artista. Zefferino usa la convenzionalità di un ritrattistica che sembra aspirare a sondare le pieghe nascoste del soggetto, ma in realtà usa il soggetto come una cavia da laboratorio per sondare le pieghe nascoste della pittura, la forza della luce, l’equilibrio della composizione, l’armonia di forme e colori.
Al-Fann. Arte delle civiltà islamiche
Milano – Palazzo Reale
20 ottobre 2010 – 30 gennaio 2011
Orari: lunedì 14.30-19.30: martedì-mercoledì 9.30-19.30; giovedì 9.30-22.30, venerdì 9.30-19.30; sabato 9.30-22.30; domenica 9.30-19.30
Biglietti:15€ intero, 12€ ridotto
Magica India. Tesori sconosciuti dell’arte tribale
Milano – Museo Popoli e Culture (Via Mosè Bianchi)
30 ottobre 2010 – 30 gennaio 2011
Orari: lunedì – sabato 9.00-12.30/14.00-18.00
Biglietti: 5€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.pimemilano.com
Lucca e l’Europa. Un’idea di medioevo V-XI secolo
Lucca – Fondazione Centro Studi Ragghianti (Via San Micheletto 5
25 settembre 2010 – 9 gennaio 2011
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00, chiuso il lunedì
Ingresso gratuito
Informazioni: www.centenarioragghianti.it
Il sacro in Lombardia
Milano – Palazzo Reale
5 ottobre 2010 – 6 gennaio 2011
Orari: lunedì 14.30-19.30: martedì-mercoledì 9.30-19.30; giovedì 9.30-22.30, venerdì 9.30-19.30; sabato 9.30-22.30; domenica 9.30-19.30
Biglietti:15€ intero, 12€ ridotto
Teatro del sogno. Da Chagall a Fellini
Perugia – Galleria Nazionale dell’Umbria
25 settembre 2010 – 9 gennaio 2011
Orari: martedì – domenica 9.30-19.30 chiuso il lunedì
Biglietti: 9€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.mostrateatrodelsogno.it
Morandi. L’essenza del paesaggio
Alba – Fondazione Ferrero
16 ottobre 2010 – 16 gennaio 2011
Orari: martedì – venerdì 15.00-19.00; sabato e festivi 10.00-19.00, chiuso il lunedì
Ingresso gratuito
Pepi Merisio. Ieri in Lombardia.
Milano – Grattacielo Pirelli
7 ottobre 2010 – 13 novembre 2010
Orari: martedì – venerdì 15.00-19.00; sabato e domenica 10.00-19.00 chiuso il lunedì
Ingresso gratuito
Francesco Zefferino. Ground zero
Milano – Whitelabs (Via Tiraboschi 2)
28 ottobre 2010 – 4 dicembre 2010
Orari: martedì – sabato 11.00-19.00
Ingresso gratuito
Informazioni: www.whitelabs.it