Marzo 2011 in mostra
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Ricchissimo si presenta il panorama artistico che vorremmo proporre per il mese di marzo. Una serie di proposte che variano nel genere e spaziano dall’arte antica a quella contemporanea, dall’archeologia fino alla fotografia. Anche in questo articolo proponiamo le mostre per città, in un ideale giro d’Italia.
Iniziamo dal Piemonte, dalla suggestiva reggia di Venaria Reale (To), divenuta anche sede espositiva di prestigio. In occasione delle celebrazioni per l’Unità d’Italia ecco una mostra non retorica o falsamente celebrativa, dal titolo Arte e identità delle città capitali. Se le capitali Torino, Firenze e Roma sono state fondamentali nella storia della nostra penisola, non possiamo dimenticarci che non sono state le uniche: anche Milano, Venezia, Genova, Bologna, Parma, Modena, Napoli e Palermo hanno giocato un ruolo chiave nella successione degli eventi italiani. Per questo la mostra raccoglie opere dei maggiori artisti operanti in tutte queste città. Ognuna avrà una sezione che ne metterà in evidenza le caratteristiche. Roma si presenta nella mostra nei suoi aspetti antichi e moderni, come capitale sia dell’impero, sia della cristianità. Firenze è invece la capitale della lingua italiana con Dante e Boccaccio, delle arti figurative con i grandi artisti del Rinascimento, della scienza con Galileo. Genova lo è della finanza, mentre Napoli primeggia fra le capitali del Meridione. Milano è la capitale internazionale per eccellenza, quella che più di altre ha saputo dialogare con il resto d’Europa; fra le opere della sua sezione vi è anche il famoso Bacio di Francesco Hayez. Vi sono poi anche Palermo, sede dello splendido regno di Federico II e punto d’incontro di culture estremamente differenti, così come anche Venezia; non mancano Bologna, capitale degli studi universitari e seconda città dello Stato Pontificio e Modena e Parma, capitali in cui il mecenatismo ha sempre alimentato fortemente la cultura e le arti. Infine non può mancare Torino, prima capitale del Regno d’Italia, che rappresenta il desiderio di unità che ha svolto il ruolo di guida negli eventi del Risorgimento.
Tra le numerose mostre aperte a Milano questa volta scegliamo una rassegna di altissimo livello, dedicata a Michelangelo e dal titolo Michelangelo architetto nei disegni della Casa Buonarroti. La mostra presenta disegni e progetti di edilizia civile, religiosa e militare, dagli schizzi ai progetti più elaborati, molti dei quali effettivamente realizzati, altri solo abbozzati, come quello per la basilica di San Giovanni dei Fiorentini a Roma. Oltre ai disegni, alcuni dei grandi progetti del genio aretino sono visualizzabili grazie a delle accurate ricostruzioni in 3D, elaborate appositamente per la mostra. Sempre nel capoluogo meneghino troviamo una simpatica mostra fotografica dal titolo Incroci – ATM negli scatti di Gianni Berengo Gardin. Con 50 scatti del maestro Gianni Berengo Gardin, uno dei maestri della fotografia mondiale, ATM celebra gli 80 anni di vita. Un percorso tematico che racconta la storia del rapporto tra il mezzo di trasporto e la città, in cui si mettono in evidenza gli affetti familiari, le passioni, le amicizie, la solidarietà. Testimonianze quotidiane di persone che lavorano e vivono in una città come Milano, ospitate negli spazi della Triennale. Le tematiche sono quattro: si va dall’affrontare il senso di appartenenza dell’azienda, al tema dell’eccellenza in cui si mette in risalto il gioco di squadra e lo spirito di collaborazione che c’è alla base di questo importante mezzo di trasporto che fa muovere la città meneghina. E ancora, un percorso è interamente dedicato all’aspetto umano dell’azienda, all’integrazione sociale, allo sviluppo, fino all’incontro tra tradizione e innovazione. Sempre legata al trasporto e alla comunicazione è la mostra fotografica che troviamo a Sondrio e realizzata dal Credito Valtellinese. Cogliendo l’occasione dei festeggiamenti per il centenario della ferrovia del Bernina - la cui realizzazione avvenne appunto tra il 1907 e il 1910 - e il suo inserimento nella lista World Heritage dell’UNESCO, si è voluta organizzare questa rassegna dal titolo In viaggio. Strade ferrate, itinerari, persone per unire le Alpi. Il tema del paesaggio dei collegamenti ferroviari fra il sud e il nord delle Alpi centrali viene raccontato, attraverso l’obiettivo di tre fotografi - l’austriaca Margherita Spiluttini, la svizzera Stefania Beretta e l’italiano Francesco Cito - in una mostra documentaristica e fotografica che intende illustrare "a volo d’uccello" l’ardita rete ferroviaria che da ormai più di un secolo garantisce l’osmosi culturale, economica e sociale tra Valtellina, Valchiavenna, Alto Lario, Val Poschiavo ed Engadina. Margherita Spiluttini ha interpretato l’aspetto architettonico delle stazioni e delle infrastrutture ferroviarie: ponti, strade ferrate, pensiline, depositi. Stefania Beretta si è dedicata agli aspetti ambientali e agli attraversamenti d’alta quota, mentre Francesco Cito ha scelto di approfondire gli aspetti antropologici ed umani: la realtà sociale, culturale e multietnica che caratterizza queste strade ferrate ormai storiche. I tre fotografi hanno vissuto la quotidianità e la straordinarietà di questi percorsi, mescolandosi alle frotte di turisti, e di coloro che il treno lo utilizzano per lavoro e non per diporto. Trasferiamoci ora in Veneto e in particolare a Venezia con due interessanti mostre. La prima è dedicata a Jheronimus Bosch (‘s Hertogenbosch, Olanda 1450 – 1516), di cui si potranno ammirare la Visione dell’Aldilà (1500 – 1503), il Trittico di santa Liberata (1505) e il Trittico degli eremiti (1510), provenienti da Palazzo Ducale di Venezia. Figura molto discussa per la forte carica espressiva nonché per la bizzarria e inquietudine dei suoi dipinti, Jeroen Anthoniszoon van Aken, che si firmava e divenne noto come Bosch, proviene da una famiglia di pittori olandesi e si distingue per i suoi lavori fantastici, nati per illustrare la morale e i concetti religiosi dell’epoca. Il suo fantasioso immaginario, non sempre di facile interpretazione, si avvale dei Bestiari medioevali e protagonista costante dei suoi dipinti è l’umanità condannata all’inferno per via del peccato. La meditazione sulla vita dei Santi e sulla Passione di Cristo sembrano le uniche vie per riscattare il genere umano dal peccato universale. Le tre opere esposte a Palazzo Grimani facevano parte della collezione del cardinale Domenico Grimani e giunsero nelle collezioni di Palazzo Ducale dopo la morte del prelato, grazie al suo lascito testamentario alla Serenissima. Il Trittico di santa Liberata e il Trittico degli eremiti passarono per un periodo a Vienna, prima nelle collezioni imperiali fra il 1838 e il 1893, poi al Kunsthistorisches Museum fino al 1919, e fecero poi ritorno a Palazzo Ducale, dove sono attualmente conservate.
Accanto a questa mostra proponiamo una tipica per Venezia dedicata alla lavorazione del vetro. Organizzata cronologicamente in quattro sezioni - vetri archeologici; dal XV al XVIII secolo; XIX secolo, XX secolo - e con oltre trecento opere esposte, tutte provenienti dalle collezioni del Museo del Vetro di Murano, la grande rassegna del museo Correr ripercorre tutte le tappe della straordinaria “avventura del vetro” a Venezia, dall’arrivo in laguna, in età classica, di vetri provenienti da aree anche lontane, fino al connubio sempre più stretto tra vetro e design, che rappresenta il presente e il futuro della produzione vetraria muranese. Quanto il vetro sia connaturato a Venezia lo conferma la sezione d’apertura della mostra che presenta un’inedita sequenza di vetri antichi recuperati dai fondali della laguna e tra la sabbia dei canali della città. Questi capolavori fragilissimi, di fattura spesso raffinatissima, saranno esposti per la prima volta al pubblico dopo essere emersi dalla coltre d’acqua che li ha preservati per secoli. Furono queste forme antiche ad influenzare il gusto dei maestri vetrai veneziani per buona parte dell’Età dell’Oro del vetro a Venezia, dal Quattrocento a tutto il Seicento quando i vetri veneziani erano contesi e copiati. A quest’importante periodo la mostra riserva una serie ricchissima di capolavori. Poi l’evoluzione settecentesca con i fortunati nonché geniali tentativi di proporre il vetro per quello che non è ma che, lavorato con maestria ed ingegno, può suggerire materiali diversi come la porcellana senza dimenticare l’ingresso nella lavorazione della calcedonia e dell’avventurina. L’Ottocento fu un secolo ambivalente dove si susseguiranno decadenza e rinascita. La prima “favorita” anche dalla perdita di un ruolo politico della Serenissima, la seconda stimolata dai nuovi stili che solcando l’Europa contaminarono anche Venezia e da una riflessione sulla passata grandezza, si giunse a rivisitazioni declinate al nuovo. E, proprio per supportare questo “rinascimento”, nasce il Museo del Vetro. Infine il Novecento, con il design che contamina e contagia la produzione vetraria, indirizzandola verso nuovi traguardi dove il vetro non è più oggetto d’uso ma opera d’arte, da godere ed ammirare per le sue forme e colori.
Dal Veneto al Trentino. Presso la sede museale MART di Rovereto (Tn) troviamo una mostra dedicata a Modigliani scultore. Tra il 1911 e il 1913 Amedeo Modigliani abbandona la pittura e si dedica alla scultura. Sono gli anni in cui l’artista livornese mette a punto un’inedita sintesi fra elementi della tradizione e originali accenti figurativi. L’unicità del progetto espositivo del Mart si concentra sul corpus delle sculture di Modigliani. Come pochi altri protagonisti delle avanguardie artistiche del Novecento, Modigliani coglie le suggestioni della storia e le intreccia con un linguaggio personale. Infatti, la scultura arcaica, medioevale e rinascimentale, e poi la scoperta dell’arte orientale e tribale, attraverso le ricerche di Picasso e Brancusi, sono per Modigliani uno straordinario campo di riferimenti per l’avvio di un rivoluzionario percorso creativo. Delle 25 sculture identificate come autentiche, solo 16 oggi appartengono a collezioni pubbliche, mentre le restanti sono disperse o conservate presso inaccessibili collezioni private. Con questa mostra il Mart intende offrire un nuovo contributo ad un aspetto centrale della vicenda artistica di Modigliani, l’artista che amava definirsi “più scultore che pittore”.
Rechiamoci ora in provincia di Modena a Spilamberto per una rassegna di archeologia altomedioevale. La piccola necropoli scoperta nel 2003 alle porte di Spilamberto non racconta solo la storia degli uomini e donne vissuti qui circa 1500 anni fa. Portando alla luce alcuni aspetti della loro vita privata, restituisce loro carne, sangue e sentimenti. Nulla intacca i resoconti delle loro celebri virtù guerriere. Ma dalle 34 sepolture in semplice fossa rinvenute a Ponte del Rio (di cui un terzo femminili) emerge un’epoca solo in parte lontana che torna a vivere nella forma di un sedile in tutto simile a quelli che usiamo ancora oggi o nell’eleganza di un cammeo che, creato per una matrona romana, si trasforma prima in raffinato gioiello per qualche nobile vissuta in epoca bizantina e infine in prezioso monile per una giovane “principessa” longobarda. La necropoli longobarda di Spilamberto non è solo ciò che resta di un gruppo di guerrieri con le loro famiglie, forse un clan gentilizio (fara), insediatosi qui per occupare e controllare un territorio di confine. È soprattutto la testimonianza della più antica presenza stabile di immigrati longobardi nel Modenese. Tra le diverse tombe risalta per preziosità la sepoltura di una fanciulla certamente di alto lignaggio, il cui corredo funebre ha restituito i resti di un velo intessuto di sottili striscioline d’oro. Il broccato aureo è sicuro indizio di dovizia e status sociale elevato: basti pensare che era la legge a stabilire chi fosse autorizzato a indossarlo. L’alto rango della defunta è confermato dalla presenza di una sella plicatilis in ferro (sgabello pieghevole) decorata ad agemina in ottone, con motivi geometrici e vegetali; un oggetto di grande lusso e tecnologicamente sofisticato, di cui si conoscono per il periodo ben pochi esempi in tutta Europa.
Spostiamoci in Romagna e Forlì per una grande mostra monografica dedicata al pittore Melozzo, originario proprio di Forlì. Già ricordato come pittore in un documento del 1461, Melozzo degli Ambrogi (1438-1494) si era ben presto allontanato da Forlì per attingere ai centri più vitali del Rinascimento, da Padova a Urbino, a Roma, dove sarebbe divenuto l’artista di punta negli anni dei pontificati di Pio II e Sisto IV, fino a meritarsi il titolo di Pictor papalis. La conoscenza di Mantegna e soprattutto di Piero della Francesca lo aveva portato ad aderire alle nuove certezze della prospettiva matematica, salvo poi intraprendere, a partire dal colossale affresco nell’abside della chiesa dei Santi Apostoli a Roma (1472-1474), una personale ricerca sulla bellezza della figura umana, in grado non solo di possedere lo spazio entro cui si colloca, ma di imporsi come canone di una perfezione formale su tutto il creato. Melozzo si è caratterizzato da un lato per la misura matematica dello spazio pittorico di Piero della Francesca e dall’altro per la bellezza ideale di Raffaello, quale punto d’arrivo di una ricerca alla quale il nostro pittore seppe dare un contributo del tutto originale, umanizzando la sublime astrazione di Piero e cercando una lingua comune tra le scuole artistiche italiane.
Per documentare lo straordinario percorso compiuto dall’artista forlivese, la mostra affianca alle sue opere capolavori degli artisti con cui venne in contatto nel corso della sua formazione, da Andrea Mantegna a Piero della Francesca, a Bramante e a Pedro Berruguete, questi ultimi conosciuti a Urbino. Ne segue poi l’attività a Roma, dapprima ai Santi Apostoli e poi nella Biblioteca Vaticana (Sisto IV nomina il Platina Prefetto della biblioteca, 1475), affiancandole le opere degli artisti con cui venne in contatto nella città dei papi, da Beato Angelico a Mino da Fiesole a Bartolomeo della Gatta e ad Antoniazzo Romano. A Roma, Melozzo si trovò altresì impegnato nella riproduzione di immagini sacre di antica devozione, il cui studio si riflette nel Salvatore della Galleria Nazionale di Urbino e nel San Marco dell’omonima chiesa romana. Nello stesso tempo, forte dell’appoggio della famiglia Riario, seppe dar voce alle ambizioni culturali della corte pontificia, che richiamava in quegli anni artisti da tutta Italia, tra i quali Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino, Alessandro Botticelli. Di costoro sono presentate in mostra importanti testimonianze. Così come viene documentato, attraverso arredi, paramenti liturgici e codici miniati, lo sfarzo straordinario dell’arte papale.
Dopo i lavori nella sagrestia di San Marco a Loreto (1484-1493), lasciata inspiegabilmente incompiuta, Melozzo fece ritorno a Forlì, dove lavorò nella cappella Feo in San Biagio, purtroppo distrutta dall’ultima guerra.
Da Forlì a Rimini per una rassegna dedicata ad un artista contemporaneo Arnoldo Ciarrocchi (Civitanova Marche 1916-2004) una antologica che raccoglie opere provenienti dalla collezione di famiglia dell’artista. Incisore tra i maggiori del secondo Novecento italiano, Ciarrocchi si distingue per la raffinatezza tecnica e per l’inconfondibile sensibilità del segno grafico, ma soprattutto per la sua copiosa produzione che spazia dall’incisione ai dipinti e agli acquerelli. I suoi quadri hanno come soggetto preferito le figure, soprattutto figure femminili, ma anche paesaggi, che risentono dell’influenza di Morandi per la volumetrica concisione con cui sono definite case e vegetazione e per i dosati accostamenti tonali. Peculiare di Ciarrocchi è invece la continua ricerca di sintassi compositiva e di studio dell’influenza della luce sulle forme naturali; il lavoro costante sullo spazio e sulla luce, in particolare sulla luce delle albe adriatiche che caratterizzano molti dei suoi paesaggi marchigiani e che trasfigurano il reale in una dimensione interiore che lo avvicina alla pittura della Scuola Romana. Ciarrocchi si dedica anche all’acquerello, realizzando una copiosa e sistematica produzione, che raggiunge il suo vertice espressivo negli acquerelli della serie Paesaggi dell’Asola, realizzati fino agli anni Novanta.
Arriviamo ora a Roma per tre mostre: una archeologica e due dedicate a Caravaggio. La mostra Ori antichi della Romania. Prima e dopo Traiano, presso i Mercati Traianei raccoglie 140 oggetti provenienti in gran parte da Bucarest. I reperti coprono un arco cronologico molto ampio, che va dall’Età del Bronzo (XVII secolo a.C.) al periodo bizantino (V-VI secolo d.C.) così come varie sono le loro destinazioni d’uso. In mostra è possibile ammirare la preziosissima collana di Hinova del XII secolo a.C. proveniente dal più ricco tesoro protostorico della Romania ma dalla fattura incredibilmente moderna; i famosi bracciali spiraliformi di Sarmizegetusa (la capitale della Dacia conquistata da Traiano), realizzati nel II-I secolo a.C. e recuperati di recente dopo il loro trafugamento; l’elmo di Poiana-Coţofeneşti, splendido prodotto dell’arte traco-getica del IV secolo a.C.; il rhyton d’argento dorato, un contenitore per liquidi che veniva utilizzato principalmente durante le cerimonie religiose, proveniente da Poroina Mare, del III-II secolo a.C.; la raffinata patera, piatto ampio usato nei riti religiosi, e la coppia di fibule (spille) del tesoro di Pietroasa del V secolo d.C., attribuito alla casa reale ostrogota o visigota e noto come “Gallina con i pulcini d’oro” per la presenza di fibule a forma di aquila. Va inoltre evidenziata la presenza di 20 dei numerosi stateri d’oro rinvenuti nella capitale della Dacia, con il nome del re Koson scritto in lettere greche. Queste monete, datate alla metà del I secolo a.C., rappresentano l’unico caso in tutta la produzione numismatica dacica nel quale compare il nome dell’autorità emittente.
L’opera e la vita di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio continuano ad affascinare studiosi e gente comune, ecco allora due mostre per approfondire il grande pittore seicentesco. La prima è aperta a Palazzo Venezia e ha come titolo Caravaggio. La bottega del genio. Basandosi sulle recenti ricerche sulle fonti letterarie e archivistiche come l’Inventario delle robbe del 1605, che elenca i beni posseduti dal pittore nel 1605 la mostra vuole indagare le modalità pittoriche del Merisi e capire la tecnica da lui usata sia per ricreare la luce che illumina i suoi modelli, sia per indagare i modi utilizzati per la loro riproduzione sulla tela, anche attraverso l’utilizzazione di strumenti ottici, quali specchi e lenti, di cui l’artista probabilmente si serviva.
La mostra di Palazzo Venezia presenta le più importanti ipotesi avanzate dagli studiosi specialisti di questo argomento, tenendo presenti le conoscenze scientifiche dell’epoca di Caravaggio e offrendo al visitatore l’opportunità per comprendere la lettura, in chiave documentale, della complessità del dipingere del grande Maestro lombardo, sia dal punto di vista tecnico che concettuale. A tale scopo vengono messe in opera quattro ipotesi di ricostruzione delle tecniche esecutive di Caravaggio utilizzando come modelli sculture in vetroresina: dalla Canestra di frutta al San Girolamo scrivente, dal Bacchino malato alla Medusa. Le prime tre ipotesi saranno in relazione alla Canestra e si baseranno sul ricorso a lenti, fori stenopeici - un semplice foro posizionato al centro di un pannello che funge da obiettivo - e specchi per la proiezione del soggetto sulla tela come guida per l’esecuzione pittorica, ma soprattutto come mezzo per osservare la realtà. La Magia Naturale di Giovan Battista della Porta (1558, ma riedito con ampliamenti nel 1584, periodo nel quale Caravaggio studiò a Milano presso la bottega di Simone Peterzano) è una delle fonti che può aver ispirato questo metodo. La canestra di frutta, che sarà presente nell’allestimento grazie a una ricostruzione realizzata in vetro resina sul modello originale, verrà proiettato su tre tele per verificare la diversa messa a fuoco dell’oggetto osservato. La quarta ipotesi consisterà nell’impiego di uno specchio piano, il cosiddetto specchio grande citato nel prima ricordato Inventario delle robbe, usato come piano di riflessione per i modelli. Praticamente uno schermo di traduzione ottica bidimensionale della composizione scenica. Il visitatore potrà direttamente porsi al posto del pittore, vivere la scena visualizzando il modello nello specchio così come potrebbe averlo collocato Caravaggio nel mettere a punto la sua composizione, vedere accanto a lui la tela preparata con lo stesso tono e le medesime incisioni presenti nell’originale. Il modello, in questo caso, sarà il San Girolamo scrivente della Galleria Borghese, anch’esso realizzato in vetroresina in dimensioni al naturale. Da ultimo una mostra documentaria dal titolo Vita d’artista e documenti inediti. Nell’ambito delle iniziative realizzate per il IV Centenario della morte di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610) la rassegna è costruita come una detective story, un’indagine sul campo dove quello che emerge è la vita vissuta dall’artista attraverso le sue parole, i suoi incontri, in un incredibile caleidoscopio di relazioni e una polifonia di voci che conducono il grande pubblico a conoscere da vicino gli episodi e le vicende della “vita dal vero” di Michelangelo Merisi durante il suo soggiorno romano (1595/96-1606). Grazie alle scoperte compiute da una task force di 7 giovani storici dell’arte, paleografi, archivisti e storici che hanno scavato lungo gli oltre 60 km di scaffali che compongono l’Archivio di Stato, sono stati salvati dal degrado e restaurati oltre 30 volumi e effettuate ricerche che presentano novità sconvolgenti che riscrivono la biografia di Caravaggio. Nella rassegna sono esposti documenti originali inediti che attestano tra l’altro l’arrivo di Caravaggio a Roma all’età di 25 anni (e non a vent’anni come finora creduto) e la sua sistemazione presso la bottega di un pittore siciliano, Lorenzo Carli, che viveva con la moglie e i figli in via della Scrofa. Nel susseguirsi di aneddoti, testimonianze, ricostruzioni provenienti da registri, protocolli, piante originali dei luoghi, denunce, processi, querele, contratti d’affitto, sarà possibile ripercorrere la Roma che Caravaggio attraversò e toccò, rivivere l’atmosfera in cui era immerso in un confronto diretto tra testi e immagini, complementari nella ricostruzione del passato. La vita di Caravaggio in quegli anni è rappresentata lungo un itinerario espositivo che regala una straordinaria visione d’insieme dove ai documenti si affiancano alcuni quadri di pittori – amici, nemici, maestri e discepoli – e opere del Merisi o a lui attribuite di alto valore storico-biografico.
Arte e identità delle città capitali
Venaria Reale (To) – Scuderie Juvarriane
17 marzo 2011 – 11 settembre 2011
Orari: lunedì 9.00- 16.00;martedì, mercoledì, giovedì, venerdì 9.00-18.00;sabato 9.00- 21.30;domenica 9.00- 20.00
Biglietti: 12€ intero, 8€ ridotto
Michelangelo architetto nei disegni della Casa Buonarroti
Milano – Castello Sforzesco
11 febbraio 2011 – 19 giugno 2011
Orari: martedì- domenica 9.00-17.30, chiuso lunedì
Biglietti: 6€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.mostramichelangelo.com
Incroci – ATM negli scatti di Gianni Berengo Gardin
Milano – Triennale
18 febbraio 2011 – 20 marzo 2011
Orari: tutti i giorni 10.30-20.30; giovedì-venerdì 10.30-23.00; chiuso lunedì
Ingresso libero
In viaggio. Strade ferrate, itinerari, persone per unire le Alpi
Sondrio – Galleria Credito Valtellinese ( Piazza Quadrivio 8)
11 febbraio 2011 – 30 aprile 2011
Orari: martedì - venerdì 9.30 - 12.00 / 15.00 - 18.30; sabato e festivi 15.00-18.30;chiuso lunedì
Ingresso libero
Informazioni: www.creval.it
Bosch a Palazzo Grimani
Venezia – Palazzo Grimani in Santa Maria Formosa
9 dicembre 2010 – 20 marzo 2011
Orari: tutti i giorni 9.00-19.00
Biglietti: 9€
L’avventura del vetro. Un millennio d’arte veneziana
Venezia – Museo Correr
11 dicembre 2010 – 25 aprile 2011
Orari: tutti i giorni 10.00-17.00
Biglietti: 8€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.museiciviciveneziani.it
Modigliani scultore
Rovereto – MART
18 dicembre 2010 – 27 marzo 2011
Orari: lunedì – domenica 10.00-18.00; venerdì 10.00-21.00
Biglietti: 10€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.mart.it/modiglianiscultore
Il Tesoro di Spilamberto. Signori Longobardi alla frontiera
Spilamberto (Mo) – Spazio Eventi L. Famigli (Viale Rimembranze 19)
11 dicembre 2010 – 25 aprile 2011
Orari: venerdì 18.30-22.00; prefestivi e festivi 10.00-12.30/ 15.00-18.30
Ingresso libero
Informazioni: www.archeobologna.beniculturali.it
Melozzo da Forlì. L’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello
Forlì – Musei San Domenico
29 gennaio 2011 – 12 giugno 2011
Orari: martedì – venerdì 9.30-19.00; sabato, domenica, giorni festivi 9.30 – 20.00; lunedì chiuso
Biglietti: 10€
Informazioni: www.mostramelozzo.it
Ciarrocchi. Opere scelte
Rimini – Castel Sismondo
5 febbraio 2011 – 27 marzo 2011
Informazioni: telefonare 0541 54094
Ori antichi della Romania. Prima e dopo Traiano
Roma – Mercati di Traiano
17 dicembre 2010 – 3 aprile 2011
Orari: martedì - domenica ore 9.00-19.00; chiuso lunedì,
Biglietti: 11€ intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.mercatiditraiano.it
Caravaggio. La bottega del genio
Roma – Palazzo Venezia
22 dicembre 2010 – 29 maggio 2011
Orari: martedì – domenica 10.00-19.00 chiuso lunedì
Biglietti: 6€ intero, 4€ ridotto, 3€ scuole
Informazioni: http://museopalazzovenezia.beniculturali.it ; www.munus.com
Vita d’artista e documenti inediti
Roma - Archivio di Stato, Sant’Ivo alla Sapienza (Corso Rinascimento, 40)
11 febbraio 2011 – 15 maggio 2011
Orari: tutti i giorni 9.00-18.30
Biglietti: 8€ con visita guidata gratuita ogni 30 minuti
Informazioni: prenotazione consigliata tel 06.66134.51