Mostre in Italia per novembre 2011
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Ricca proposta anche per il mese di novembre, proposte tra le più varie, che spaziano dalla pittura tardo manierista fino alle scoperte geografiche degli ultimi secoli.
Iniziamo da Milano con un’importante mostra dedicata all’Evangeliario che mons. Dionigi Tettamanzi ha regalato alla diocesi e le cui figurazioni vengono esposte in diverse sedi espositive: Palazzo Reale, la chiesa di San Raffaele e la Galleria San Fedele. Un bellissimo Evangeliario, arricchito da 73 tavole di sei artisti contemporanei, è l’ultimo “regalo” del cardinale Dionigi Tettamanzi alla Chiesa di Milano, a compimento del suo ministero episcopale. Già nei primi codici di Evangeliari, risalenti al VI secolo, il testo era corredato da un ricco apparato iconografico. Da allora, per tutto il Medioevo e il Rinascimento sono stati prodotti volumi di altissimo pregio, veri e propri tesori d’arte libraria. A significare che l’immagine assume valore teologico, diviene chiave di lettura per comprendere i brani evangelici. Ed è dentro questa secolare tradizione che si colloca il progetto del nuovo Evangeliario. La versione originale dell’Evangeliario sarà data in dotazione al Duomo di Milano, ma una copia stampata verrà consegnata ad ognuna delle 1.107 parrocchie della diocesi, ad oltre 400 realtà pastorali significative (istituti religiosi, carceri…), alle cattedrali dei più importanti centri della cristianità (Vaticano, Lourdes, Gerusalemme, Fatima, Santiago de Compostela…). L’entrata in “servizio” è prevista per la prossima notte di Natale, ma tutte le pagine dell’opera, prima di essere rilegate in forma di volume, sono visibili proprio in questa mostra. Inoltre a Palazzo Reale i visitatori potranno seguire un percorso espositivo che indaga la tradizione degli Evangeliari attraverso alcuni degli esemplari più significativi della storia dell’arte lombarda e del Nord Italia, tra cui la Coperta di Teodolinda, la Pace di Chiavenna, l’Evangeliario di Ariberto e quello di Vercelli. Obiettivo dell’inedito accostamento tra antico e contemporaneo è evidenziare la ricchezza che in millenni di storia ha prodotto l’incontro tra arte e fede.
Reggio Emilia ritrova due capolavori di Guido Reni. Durante il Festival Francescano saranno esposte due delle tre opere realizzate da Guido Reni per Reggio Emilia, una delle quali mai consegnata a causa della morte dell’artista bolognese. Si tratta della Madonna col Bambino in apparizione a San Francesco che il celebre pittore al momento della morte sopravvenuta nel 1642 stava completando per l’altare della Cappella Brami nella Basilica della Ghiara. L’opera sarà presente nel Museo Diocesano, mentre il celeberrimo Crocifisso dello stesso pittore, realizzato nel 1637 per l’altare maggiore dell’oratorio reggiano delle Cinque Piaghe e dal 1783 nella Galleria Estense a Modena, sarà esposto nella Cattedrale di Reggio Emilia.
Altra protagonista del tormentato Seicento è Artemisia Gentileschi, alla quale è dedicata una grande mostra monografica a Milano. Ci sono voluti tre secoli perché la pittrice romana Artemisia Gentileschi venisse riconosciuta come una delle artiste più influenti del Seicento europeo. Milano rende ora omaggio a questa poliedrica autrice ospitando interessanti sue opere. In mostra oltre 40 tele, insieme a diversi documenti inediti, tra cui le lettere d’amore autografe scritte dall’artista al gentiluomo fiorentino Francesco Maria Maringhi. Capace di affrontare con grande maestria un’ampia gamma di generi pittorici e di temi, Artemisia sfidò le convenzioni sociali dimostrando coraggio, eclettismo e determinazione. Fu “una delle prime donne”, scrisse nel 1947 Anna Banti, “che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi”. La mostra ripercorre le quattro fasi che contraddistinguono la sua vita: gli inizi a Roma – giovanissima – sotto l’influenza del padre Orazio, gli anni a Firenze, il ritorno a Roma all’inizio degli anni Venti ed il successivo quasi quarto di secolo a Napoli fino alla morte giunta nel 1653.
Napoli dedica una mostra alla fase giovanile di un importante artista seicentesco spagnoli, il Ribera, detto lo Spagnoletto che tanto lavorò nella capitale partenopea. Al Museo di Capodimonte, sono presentati circa 40 capolavori del giovane Ribera, con alcune modifiche rispetto alla precedente esposizione spagnola del Prado e, grazie anche all ‘aggiunta di nuove opere, si offre l’opportunità di approfondire uno dei momenti più alti e significativi della civiltà figurativa del primo Seicento. La mostra pone l’attenzione sui primi anni della produzione dell’artista presentando, in un confronto finalmente diretto, tele spesso oggetto di appassionato dibattito. Nato a Xàtiva, vicino Valencia, nel 1591, inizia l’apprendistato con Francisco Ribalta, che nella città valenziana aveva una frequentata “bottega”.Ben presto però il de Ribera avverte la necessità di andare in Italia, da sempre patria della grande pittura e di muoversi sulle orme di Caravaggio. Inizia così nel 1611 il suo viaggio, prima al settentrione, da Cremona a Milano e a Parma sino a giungere a Roma dove l’artista entra in contatto con la pittura di Reni e di Lodovico Carracci. Infine, molto probabilmente, raggiunse il sud Italia e si recò a Gallipoli, ma per trovare le tracce più consistenti, quelle del periodo più tragico ed intenso del Caravaggio bisognava andare a Napoli. Fu così che nell’estate del 1616 che lo Spagnoletto sbarca all’ombra del Vesuvio. Si trasferisce subito in casa dell’anziano pittore e guappo dei quartieri spagnoli Giovanni Bernardino Azzolino, del quale esiste ad Aversa nella chiesa di Sant’Antonio al Seggio un’opera a lui attribuita, Incoronazione della Vergine tra i Santi Andrea e Pietro. Dopo appena tre mesi de Ribera sposa la figlia sedicenne di quest’ultimo. Il suo viaggio è finito ma inizia l’arte. In pochi anni lo Spagnoletto acquista una fama europea. L’uso della tragicità del Caravaggio è un suo punto di forza. Inizia anche un’intensa produzione che non lo mantiene lontano dalla sua Spagna, dove invia parecchi capolavori. Ma Napoli ce l’ha nel cuore. E poi cos’era in quel periodo di vicereame spagnolo la città partenopea se non un punto di incontro tra due culture figurative, quella iberica e quella prodotta dalla genialità italiana? Così nascono opere come Il Sileno Ebro, (1626), Il Martirio di Sant’Andrea,( 1628).
Arriviamo ora a Guastalla (RE) con una mostra che ci sposta verso il tardo Seicento e Settecento con maestri quali il Piazzetta, per scoprire un genere di raffigurazioni curiose e grottesche. Tali disegni appartenevano alla collezione di Ferrante Gonzaga di Guastalla, collezione che dopo un lungo intervento di restauro ha restituito l’antica dignità dei pezzi in essa contenuti. L’esposizione non propone dunque disegni “qualunque” bensì opere curiose, particolari, inconsuete, testimonianze d’eccezione di un gusto che esplose nelle Corti europee a partire dal Cinquecento e che ebbe nei Duchi d’Este collezionisti particolarmente attenti e qualificati. Il collezionismo ducale estense privilegiava, e non per questioni economiche ma per passione, quelli che un tempo potevano essere considerati semplici studi o prove d’artista, le opere più private, quindi. Gli Este mostrano di amare i generi, i personaggi più desueti ed esotici, ma anche i ritratti non aulici, lo schizzo di un volto reso nella sua naturalezza espressiva, la posa di un animale. Soggetti tutti profani, aspetto che rende ancora più rara la mostra. Gli agenti estensi reperivano queste opere sul mercato e negli stessi studi degli artisti, contribuendo ad arricchire una collezione tra le più originali e ricche in Italia.
Maturo Settecento con la mostra che Udine dedica al giovane Tiepolo, alla scoperta di quell’elemento che caratterizzerà tutta la sua pittura, la luce. Che cosa caratterizza l’esordio di un giovane pittore di genio? Quali percorsi mentali e creativi presiedono alla formazione di un artista di talento? A questa e ad altre domande risponde la mostra udinese, tesa a ricostruire, attraverso le opere più significative, il periodo giovanile dell’attività di Tiepolo, prima del suo soggiorno udinese del 1726. Se, nel corso del suo apprendistato presso la bottega del pittore accademico Gregorio Lazzarini, l’artista ebbe modo di confrontarsi con i modelli offerti dalla tradizione figurativa veneta del Cinquecento, egli si dimostrò particolarmente attento anche a quanto i suoi contemporanei andavano sperimentando, e alle nuove teorie sulla luce di ispirazione newtoniana. Le opere di Federico Bencovich e Giambattista Piazzetta rappresentarono per il giovane Tiepolo un punto di riferimento ugualmente importante che egli seppe assimilare in maniera originale, in sintonia con il suo essere “tutto spirito e foco”, attraverso un linguaggio pittorico costruito sull’interpretazione luminosa dell’immagine. Ed è proprio su questa peculiare visione tiepolesca della luce che l’esposizione udinese si focalizza, ripercorrendo il tracciato di un’attività che dalle tele dipinte per la chiesa veneziana dell’Ospedaletto si dipana, per il tramite delle decorazioni di Palazzo Sandi, fino al ciclo di affreschi realizzati a Udine nel Palazzo Patriarcale. I dipinti in esposizione permettono così di documentare il passaggio da una pittura costruita nella luce, secondo precise fonti di illuminazione interne all’immagine, a una pittura costruita dalla luce, nella quale forme e volumi appaiono generati, come vetro soffiato, dall’interna energia luminosa della materia.
Inoltriamoci ora nell’800 con ben tre mostre. La prima si tiene ad Alba (Cn) ed è dedicata alle Langhe di Cavour. In occasione dell’anniversario del 150° dell’Unità d’Italia le Langhe e il Roero si presentano con una mostra dal titolo “Le Langhe di Camillo Cavour, dai feudi all’Italia unita”.
Da Alba inoltre si svilupperà inoltre un circuito turistico nelle Langhe e nel Roero che coinvolgerà altri luoghi della memoria risorgimentale, già richiamati nella mostra, come Barolo, Serralunga con i Tenimenti di Fontanafredda, Grinzane Cavour, Dogliani, Cherasco, Bra, Pollenzo, Govone, La Morra, Magliano Alfieri, Santa Vittoria d’Alba, Castiglione Tinella e Sommariva Perno. Ogni realtà coinvolta vivrà la ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, con delle mostre, visite dei luoghi di memoria, convegni, rappresentazioni teatrali, cene con chef provenienti da diverse province italian.
Il percorso della mostra offre al visitatore oltre duecento tra opere d’arte e documenti storici, provenienti dai piccoli musei locali e da grandi collezioni italiane ed estere e da collezioni private, alcuni mostrati per la prima volta al pubblico. Circa novanta tra dipinti, sculture e cimeli storici; una settantina di documenti e mappe (assolutamente spettacolari quelle napoleoniche) e una cinquantina di vedute ottocentesche di Alba e delle Langhe, messe a raffronto con altrettante fotografie che ritraggono gli stessi luoghi nel loro aspetto attuale.
Parma dedica una rassegna al genio di Toulouse – Lautrec e alla Parigi della Belle Epoque. È noto come una parte della produzione dell’aristocratico Toulouse-Lautrec (Albi 1864 - Malromé 1901), si sviluppi sulla scia del “japonisme”, ovvero l’ispirazione all’arte giapponese; egli traspone tecniche e inquadrature di quel mondo affascinante e misterioso al contesto occidentale dei locali notturni e delle maisons closes, ovvero le case chiuse che frequenta non solo come artista. È nell’ambito delle sue celeberrime affiches, presenti in mostra nell’intero corpus, che la rielaborazione dei temi e del linearismo grafico giapponese si esprime più evidentemente: dai profili degli uomini in cilindro, alle ombre nere alle spalle del soggetto, alla silhouette “senza testa” della cantante Yvette Guilbert nel notissimo Divan Japonais. I suoi manifesti sono capolavori d’arte e documenti di un’epoca. Ma sono tutti i suoi personaggi, colti nei caffè-concerto di Montmartre, nelle sale da ballo, nei postriboli, nel celebre Moulin Rouge, nei circhi, nei teatri, raccontati con caustica e rutilante malinconia, che rivivono nella mostra “Toulouse-Lautrec e la Parigi della Belle Époque”. Accanto al corpus delle affiches, la mostra propone una serie di confronti di particolare suggestione: sono accostati i dipinti di figura di Lautrec a quelli di paesaggio degli impressionisti Monet e Renoir, oltre a Cézanne; viene evidenziato il debito nella grafica all’arte giapponese offrendo un confronto speculare fra i manifesti del francese e stampe giapponesi fra Settecento e Ottocento di Utamaro, Hiroshige e Hokusai; viene ricreato il clima di frizzante competizione che Lautrec ingaggia coi vari Chéret, Mucha, Steinlen, Bonnard nell’accaparrarsi le commesse pubblicitarie nella Parigi della Belle Époque; infine viene mostrata l’influenza che Picasso riceve da lui in occasione dei primi soggiorni parigini.
Da Parigi ai Macchiaioli maremmani, con una mostra che si svolge a Viareggio e approfondisce la figura di Mario Borgiotti, pittore e collezionista. «Autodidatta di talento», così viene definito Mario Borgiotti. Accomunato a intelletti come la Deledda o Prezzolini, questa singolare figura di mercante-collezionista fu un conoscitore dall’intuizione infallibile e vera “anima d’artista”, che esprimerà pure coi pennelli. In particolare Borgiotti seppe valorizzare la pittura italiana dell’Ottocento e nomi come Fattori, Lega, Signorini. Nato nel 1906 a Livorno da famiglia operaia e di gente di mare (morirà a Firenze nel ‘77), nel 1919 è a bottega presso un liutaio, appassionandosi alla musica e iniziando a studiare violino. Ma le precarie condizioni di lavoro gli causano un deperimento fisico che lo costringe, nel ‘21, a cambiare aria, trasferendosi dal barbiere Filocrate Falli. Ed è qui che conosce i pittori del “Gruppo Labronico” ed entra in contatto con le opere di Fattori, Lega e gli altri Macchiaioli. Un amore a prima vista che plasmerà tutta la sua esistenza. Inizia ad acquistare dipinti, suonando il violino nei locali cittadini per pagarsi il lusso. Sono solo i primi passi di una carriera che conoscerà la prima prestigiosa consacrazione nel 1946, quando l’allora sovrintendente Giovanni Poggi lo chiama ad esporre la propria collezione alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, che aveva ripristinato a proprio carico dai danni della guerra.
L’iter si conclude con una mostra a Venezia sulla figurazione del Novecento. Quella dell’Istituto di Palazzo Loredan è una raccolta di circa 300 opere, unica per genesi. Nasce infatti dalla passione intellettuale del suo artefice, una curiosità che lo ha condotto all’esame di quanto la critica stava approfondendo, per calibrare su questo la scelta delle opere da inserire nella sua collezione. Gli artisti che compongono la geografia di questo percorso – alcuni di chiara fama altri nell’alveo di una situazione storica particolare – sono infatti accomunati da un’autorevole apparato scientifico. Con molti di loro il collezionista ha avuto anche rapporti di frequentazione e legami di amicizia personale. Le scelte delle opere in mostra tracciano le linee guida di un percorso: dalla ‘figura’ alla ‘figurazione’, come emblemi di una metamorfosi e svelano la rappresentazione iconografica del cambiamento nelle arti del Novecento. Dal concetto di spazio al concetto spaziale, il tema della figurazione nelle arti visive del Novecento, si evolve dentro a un percorso mirato a rappresentare i mutamenti e le variazioni di un secolo sicuramente determinante per lo sviluppo delle arti figurative. Nella selezione attuata dal curatore avanzano così in sequenza le opere di Amedeo Modigliani, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio Giorgio Morandi, Filippo De Pisis, Mario Sironi, Massimo Campigli, Mario Tozzi, Gino Severini, Renato Paresce, Enrico Baj, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Lucio Fontana, Valerio Adami, Roberto Crippa, Piero Guccione, Omar Galliani, Claudio Parmiggiani e Giuseppe Maraniello. Avviata all’inizio degli anni settanta, la collezione conta oggi più di trecento opere – tutte di altissima qualità e coerenza pittorica – che raccontano un tracciato della storia dell’arte italiana del secondo dopoguerra.
Vogliamo ora presentare due mostre dedicate alle scoperte geografiche tra Ottocento e Novecento con due mostre, una a Milano e la seconda a Genova. A Milano presso il Museo di Scienze Naturali troviamo la rassegna Fridtjof Nansen. Scienziato e benefattore dell’umanità. Nel 2011 ricorrono 150 anni dalla nascita di Fridtjof Nansen, esploratore norvegese, diplomatico e mediatore di pace e 100 anni dall’anno in cui Roald Amundsen raggiunse il Polo Sud. Il Museo ha scelto di allestire una mostra sull’opera di Fridtjof Nansen in qualità di Alto Commissario per i prigionieri di guerra e i rifugiati politici, perché è l’aspetto meno noto della sua attività maturata tra il 1920 al 1930, anno della sua morte. In quasi dieci anni Nansen è chiamato dalla comunità internazionale a risolvere molte tragiche situazioni umanitarie: liberazione dei prigionieri di guerra russi, tedeschi e anche italiani; assistenza alle popolazioni russe in piena carestia dopo quasi otto anni di guerra interna ed esterna; assistenza ai rifugiati e agli oppositori politici, in una Europa in bilico tra disgregazione degli Imperi Centrali, dell’Impero Zarista e la nascita di nuove nazioni europee; protezione e sostegno a milioni di esuli greci e armeni, coinvolti dalla conseguenze di conflitti e di forti nazionalismi. Ridà la dignità a milioni di persone attraverso la creazione del Passaporto Nansen. Viene insignito del premio Nobel per la pace nel 1922 per la sua opera umanitaria e di mediazione e crea l’Alto Commissariato per i rifugiati, oggi più che mai attivo sulla scena internazionale attraverso l’UNHCR – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La mostra naturalmente illustra anche le spedizioni di Nansen in Groenlandia e al Polo Nord con la nave Fram, con poster, libri e documenti messi a disposizione dal Circolo Polare di Milano.
A Genova troviamo la mostra Race. Alla conquista del Polo Sud che racconta, a distanza di cento anni, una delle avventure più appassionanti nella storia delle esplorazioni antartiche. La mostra si concentra sulle sfide che i due leader, Roald Amundsen per la Norvegia e Robert Falcon Scott per la Gran Bretagna, si trovarono ad affrontare nei 2.900 chilometri che percorsero separatamente per compiere il viaggio di andata e ritorno dai margini della barriera di Ross al Polo Sud. Grazie a ricostruzioni tridimensionali, riproduzioni, oggetti storici e materiale dell’epoca la mostra ricostruisce in maniera vivida la preparazione di Amundsen e Scott per i rispettivi viaggi polari. Alimentazione, resistenza umana, equipaggiamento, logistica e condizioni climatiche estreme tipiche dell’Antartide furono alcuni fra i molti fattori che ciascuna squadra dovette valutare, spesso disponendo di una quantità di informazioni di gran lunga insufficiente a evitare la tragedia e assicurare il trionfo. La mostra porta inoltre l’attenzione sulla moderna ricerca scientifica in Antartide e sul suo potenziale. Fotografie, dipinti e rari manufatti storici sopravvissuti alle spedizioni trasportano i visitatori al centro delle esplorazioni e delle ricerche antartiche degli albori del secolo scorso. Tra gli oggetti più significativi, abiti ed equipaggiamenti usati da entrambe le squadre durante il viaggio, modelli a grandezza naturale di parte dei campi base e un diorama che ricostruisce l’habitat della più grande specie di pinguini al mondo, il pinguino imperatore.
Concludiamo con una mostra fotografica.
A Roma segnaliamo una interessante rassegna di Tano D’Amico dal titolo Disordini. Con 40 immagini in bianco e nero selezionate dall’autore, tra cui alcune stampe vintage, datate e firmate, a cui si aggiungono numerose ristampe di celebri scatti, visionabili in un contenitore, la rassegna propone un lungo e intenso itinerario che attraversa quarant’anni di storia italiana, osservata con sguardo incisivo, puntato a cogliere il dissenso, il malessere sociale, le proteste di studenti e lavoratori, il disagio degli “ultimi” o le vite trascinate di emarginati e diversi. Partendo dagli scioperi di Torino del ‘69, avvolti nella nebbia, dalle proteste nei vicoli di Napoli del ‘70, con le scritte: “Vogliamo il pane… facciamo pagare la crisi ai padroni”, al movimento studentesco del ‘77, fino alle fotografie più recenti, scattate durante gli eventi drammatici di Genova nel 2001, o realizzate a Roma negli ultimi anni. Tano D’Amico porta il suo obiettivo nelle baracche di zingari ed emigrati, ritrae donne in lotta per la casa e per i diritti violati, periferie e campagne del sud con pastori e braccianti, tumulti di fabbrica e rivolte in carcere. Sfilano volti, corpi, “estratti” con le loro emozioni dal vortice e dalla concitazione degli eventi, a volte drammatici. Cortei e manifestazioni di piazza, interventi delle forze dell’ordine, disordini sociali trasformati in ritratti inquieti di generazioni, in cui la forza simbolica, unita alla qualità “estetica” delle immagini, costituisce il tessuto rappresentativo di una memoria condivisa, indispensabile alla narrazione di cronache e vicende, restituite senza filtri e regole dell’informazione asservita al potere.
La bellezza nella Parola. Il nuovo Evangeliario Ambrosiano e capolavori antichi
Milano – Palazzo Reale; Chiesa di San Raffaele
5 novembre 2011 – 11 dicembre 2011
Galleria San Fedele (fino al 22 dicembre)
Orari: Palazzo Reale: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30- 19.30; giovedì 9.30-22.30
Chiesa San Raffaele: 8.30-18.30; sabato 16.30-18.30
Galleria San Fedele: martedì – sabato 16.00-19.00
Ingresso libero
Informazioni: www.evangeliarioambrosiano.it
Guido Reni per Reggio Emilia
Reggio Emilia – Cattedrale e Museo Diocesano
22 settembre 2011 – 12 dicembre 2011
Orari: lunedì – sabato 9.00 - 12.30/ 16.00-19.00; domenica 16.00-19.00; chiuso giovedì
Ingresso libero
Artemisia Gentileschi. Storia di una passione
Milano – Palazzo Reale
22 settembre 2011 – 29 gennaio 2012
Orari: lunedì: 14.30-19.30; martedì-domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: 9e intero, 7,50€ ridotto
Informazioni: www.mostrartemisia.it
Il giovane Ribera tra Roma, Parma e Napoli 1608 – 1624
Napoli – Museo di Capodimonte
23 settembre 2011 – 8 gennaio 2012
Orari: tutti i giorni 10.00 - 19.30, chiuso mercoledì
Biglietti: 8€ intero 4€ ridotto
Informazioni: www.polomusealenapoli.beniculturali.it
Da Parmigianino a Piazzetta. Teste, animali e pensieri bizzarri nei disegni della collezione dei Duchi d’Este.
Guastalla (RE) – Palazzo Ducale
24 settembre 2011 – 4 dicembre 2011
Orari: mercoledì 9.30-12.30/15.30-19.00; sabato e domenica 9.30-19.00; chiuso lunedì, gli altri giorni apertura a prenotazione (tel. 0522 839757)
Biglietti: 7€ intero, 4€ ridotto
Il giovane Tiepolo: la scoperta della luce
Udine – Castello
4 giugno 2011 – 4 dicembre 2011
Orari: 10.30- 17.00, chiuso lunedì
Biglietti: 8€ intero, 5€ ridotto, 2€ scuole
Informazioni: www.sistemamuseo.it
Le Langhe di Camillo Cavour
Alba (Cn) – Palazzo G. Morra
18 giugno – 13 novembre
Orari: lunedì 10.00-13.00; martedì-venerdì: 15.00-19.00; sabato, domenica e festivi: 10.00-19.00
Ingresso libero
Informazioni: www.langheroero.it
Toulouse – Lautrec e la Parigi della Belle Epoque
Parma – Fondazione Magnani Rocca
10 settembre 2011 – 11 dicembre 2011
Orari: martedì – venerdì 10.00-18.00; sabato, domenica e festivi 10.00-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 9€ intero, 5€ scuole
Genio dei Macchiaioli. Mario Borgiotti: occhio conoscitore, anima di collezionista
Viareggio (Lu) – Centro Matteucci per l’Arte Moderna (Via D’Annunzio 28)
4 settembre 2011 – 13 novembre 2011
Orari: tutti i giorni 10.00-13.00/15.00-19.00
Biglietti: 8€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.istitutomatteucci.it
Dalla figura alla Figurazione nel ‘900 italiano. Emblemi da una collezione.
Venezia – Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Palazzo Loredan
10 settembre 2011 – 6 novembre 2011
Orari: tutti i giorni 10.00- 18.00, chiuso lunedì
Biglietti: 3€
Fridtjof Nansen. Scienziato e benefattore dell’umanità
Milano – Museo di Storia Naturale
4 ottobre 2011 – 27 novembre 2011
Orari: martedì – domenica 9.00-17.30
Biglietti: 3€ intero, 1,50€ ridotto
Race. Alla conquista del Polo Sud
Genova – Palazzo Ducale Fondazione per la cultura
16 ottobre 2011 – 18 marzo 2012
Orari: tutti i giorni 9.00-19.00
Biglietti: 8€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.racepolosud.it
Tano d’Amico – Disordini
Roma – s.t. foto libreria (Via degli Ombrellari 25)
17 ottobre 2011- 20 novembre 2011
Orari: lunedì – sabato 10.30- 19.30
Ingresso libero.
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