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Le mostre di aprile 2013

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it
Pasqua è alle nostre spalle, la stagione forse ci mostra il suo volto migliore: perché allora non cogliere l’occasione per visitare alcune rassegne d’arte e cultura?

La nostra carrellata inizia da Milano. Presso il Museo Diocesano troviamo una piccola ma interessantissima mostra dedicata ad un capolavoro dell’arte lombarda I tre crocifissi di Vincenzo Foppa (1427 ca. - 1516 ca.) proveniente dall’Accademia Carrara di Bergamo, attualmente chiusa per importanti lavori di ristrutturazione. Tradizionalmente datata al 1456, o riferita al 1450 in base alla recente rilettura dell’iscrizione da parte della critica, la tavola è considerata una delle opere più importanti di Vincenzo Foppa, agli esordi del suo percorso. Un arco di ispirazione classica, ripreso da modelli padovani, introduce la scena e si spalanca su un passaggio incantato, di sapore ancora tardogotico, in cui castelli e paesi conducono lo spettatore fino all’orizzonte vibrante di luce. I corpi dei tre crocifissi, modellati da un sapiente chiaroscuro e prospetticamente impostati, rivelano una precoce attenzione del pittore verso le importanti novità che Donatello proprio in quel momento stava elaborando a Padova, aprendo anche per la Lombardia una nuova stagione artistica. Il dipinto di Foppa offre così l’occasione per approfondire il tema del Rinascimento lombardo, di cui il pittore fu uno degli esponenti più importanti, anche per la conquista di una nuova spazialità.

Spostiamoci ora in Veneto, a Padova, per una mostra dedicata ad uno dei protagonisti, se non addirittura l’inventore del Rinascimento, Pietro Bembo. Letterato, mecenate e creatore della lingua italiana che parliamo ancora oggi, fu inventore, con Aldo Manuzio, dei libri di tascabili piccolo formato che, lontani dagli ingombranti tomi universitari, diventarono dei veri oggetti di “design” ambitissimi dai giovani alla moda dell’epoca. Dopo 500 anni saranno riuniti per la prima volta le opere meravigliose degli artisti di cui Bembo fu amico e di cui si circondò nella sua casa di Padova, in via Altinate, dando vita al primo “museo” del Rinascimento. La mostra inizia nella Venezia del tardo Quattrocento, con le opere di Bellini, Giorgione e Aldo Manuzio. Poi Ferrara, dove Bembo amò Lucrezia Borgia, Mantova, con Isabella D’Este e dove il Bembo scoprì il Mantegna, poi Urbino del giovane Raffaello, Perugino, Gian Cristoforo Romano. Il percorso di mostra approda poi nella Roma dei Papi, dominata dal maturo Raffaello, con Valerio Belli e Giulio Romano. Giunge a Padova, la città dove Bembo scelse di vivere conservando i propri tesori nella casa di via Altinate, il primo museo del Rinascimento. Il viaggio si chiude nella Roma di Paolo III Farnese, con Bembo ritratto da Tiziano in veste cardinalizia, accanto ad opere stupende di Michelangelo e Sebastiano del Piombo, mentre i legami con il Veneto sono evocati attraverso le opere di Sansovino, Giulio Clovio, Bartolomeo Ammnnati, Danese Cataneo.

Da Padova a Venezia per una rassegna dedicata ad uno dei fotografi più importanti dei nostri giorni, Berengo Gardin. La più completa antologica del maestro. Mostra unica e imperdibile di 130 fotografie, curata da Denis Curti, direttore artistico della casa dei Tre Oci , che lo ha accompagnato attraverso un lungo lavoro tra centinaia di stampe in bianco e nero dell’ immenso archivio privato, per rileggere tutti i suoi scatti, compresi quelli inediti o ritrovati. Gianni Berengo Gardin considera questa mostra come la più rappresentativa della sua carriera: in parete oltre 130 stampe analogiche che ripercorrono il suo lavoro di reporter e che sono lo speccchio di un autore che ha fatto dell’etica la sua bandiera. Berengo Gardin ha voluto rivedere tutta la sua produzione, le mostre passate, i libri (oltre 200), le pubblicazioni editoriali (giornali e magazines) per rileggere il tutto con lo sguardo di oggi, per scegliere le immagini che meglio di altre raccontassero la sua storia, una sintesi del suo viaggio da fotografo, dagli esordi all’ultima immagine che ha scattato in digitale, due ragazzi che si baciano per strada. 130 fotografie, che ripercorrono la carriera del grande maestro italiano che più di altri, ha saputo restituire e rinnovare il linguaggio visivo del nostro Paese: Venezia e Milano, i manicomi e la legge Basaglia, la Biennale d’arte di Venezia e gli zingari, il fondamentale reportage intitolato Dentro le case e New York, Vienna, la Gran Bretagna per finire con la straordinaria esperienza con il Touring Club che lo spinge a scoprire gli angoli più reconditi del nostro paese, fino alle fotografie finora rimaste inedite e qui presentate per la prima volta. Nato negli anni 40, predilige il bianco e nero, non solo per una questione generazionale, ma perché “il colore distrae il fotografo e chi guarda”. Considerato da molti il più rappresentativo fra i fotografi italiani, da quasi cinquant’anni porta avanti, sempre coerente con sé stesso, un importante lavoro d’indagine sociale nella continua ricerca dell’obiettività della comunicazione e della qualità dell’immagine. “E le immagini sono ciò che conta”. La passione per le strade, la gente qualunque incontrata per caso, sorprendenti abbracci rubati al quotidiano: in ogni foto, ciascuno di noi ritrova un po’ di se stesso, della sua storia, dei suoi ricordi. Fotografie capaci di evocare vite semplici e preziose, che attraversano campi e piazze, raccontano la storia ed i sentieri sinuosi della vita, sono come archetipi dell’immaginario italiano, ci entra sottopelle e ci diventa subito familiare.

Ultima tappa del nostro percorso è Roma, con tre proposte.
La prima è strettamente legata all’Anno della Fede ed è dedicata a san Pietro. Il Cammino di Pietro, prima ancora che un percorso d’arte, è un viaggio della mente e del cuore che avvolge credenti, non credenti e diversamente credenti nella potenza suggestiva di un racconto, in una rappresentazione drammatica di cosa sia la fede. La fede non viene definita, non viene dichiarata attraverso concetti, ma è l’attore unico sulla scena, la causa evidente delle passioni, delle intuizioni, di momenti neri di fatica e crisi, di lacrime di dolore e lacrime di gioia, di gesti azzardati e gesti eroici, che costituiscono passo dopo passo il cammino, la vicenda dell’uomo e del testimone più decisivo al mondo per la fede dei cristiani: l’apostolo Pietro. Quaranta opere, da Oriente e Occidente, che percorrono la storia della cristianità dal IV fino al XX secolo, in un allestimento che coinvolge dinamicamente il gusto per la bellezza, il bisogno di pensare, la forza delle emozioni. In esposizione dipinti e sculture di artisti d’eccezione quali Lorenzo Veneziano, Vitale da Bologna, Marco Basaiti, Garofalo, Jan Brueghel, Giorgio Vasari, Georges de La Tour, Guercino, Gerrit van Honthorst, Dirk Van Baburen, Luca Giordano, Mattia Preti, Guido Reni, Vasilij Dmitrievic Polenov, Eugéne Burnand si intrecciano con proiezioni cinematografiche, apparizioni suggestive e alcuni squarci di musica, che completano il racconto in un gioco di sinestesie. Diversi inediti costituiscono motivo di speciale interesse per gli storici dell’arte, come pure la possibilità di ammirare in una mostra opere che per la prima volta vengono spostate dal loro abituale luogo di conservazione. L’obiettivo dell’esposizione è certamente quello di porre a confronto stili e scuole e autori commensurabili, per quanto provenienti da opposti capi della terra d’Europa, ma anzitutto per infondere nel visitatore la percezione che la fede è l’intelligenza della realtà scaturita dall’esperienza dell’incontro con Cristo, travagliata e sorprendente.
La seconda mostra è archeologica e vuole sondare l’epoca degli imperatori Traiano, Antonino Pio e Marco Aurelio. La mostra L’Età dell’Equilibrio. Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio
fa parte del il terzo importante appuntamento de I Giorni di Roma, progetto quinquennale di mostre dedicate alla lunga storia di Roma, dall’epoca repubblicana fino all’epoca tardo-antica.
L’esposizione intende approfondire la conoscenza di un periodo storico di grande splendore
artistico e di grande equilibrio politico, 98-180 d.C.: dal principato di Traiano a quello di Marco
Aurelio. Gli ottanta anni dei tempi aurei, o meglio definiti i Felicia tempora: il periodo del massimo
splendore dell’impero romano raccontato attraverso le vite dei quattro imperatori scelti “per
adozione”, dunque in virtù delle loro qualità personali e non per diritto di nascita, che hanno
determinato il successo di un incomparabile equilibrio tra il potere dell’esercito, il potere del senato
e quello dell’impero. L’Età dell’Equilibrio, che va da Traiano a Marco Aurelio, più che una splendida gemma tra età di crisi, è un periodo in cui si portano a maturazione i frutti positivi della politica di dominazione romana: in particolare, la pace mediterranea, l’unificazione dello spazio monetario, la diffusione del sistema legislativo e giudiziario romano e delle forme
contrattuali proprie del diritto romano e la diffusione del modello di vita urbano anche nella
periferia dell’impero. Al contempo, è questa certamente l’età in cui cessano del tutto gli effetti
drammatici e negativi della conquista romana, come l’economia di rapina, le vessazioni tributarie
che i provinciali avevano subito da parte dei pubblicani, le violenze della conquista e del controllo
armato del territorio. Un generale miglioramento dei fattori di produzione e commercializzazione e
in ultima analisi una crescita economica su scala globale. Attraverso la visione di imponenti statue in marmo, raffinate opere in bronzo, interi cicli scultorei, fregi ed elementi di arredo domestico in bronzo e argento, del più alto valore stilistico, verrà narrata un’epoca del consenso. Consenso all’interno della classe di governo, tra Senatori, Cavalieri e Imperatori, e consenso tra amministratori imperiali ed élites periferiche e provinciali, un indiscutibile fenomeno di portata epocale. La prima sezione I protagonisti: Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, articolata lungo tutto il percorso espositivo, permette di conoscere da vicino i quattro “buoni imperatori”, attraverso una ricca selezione di ritratti, busti e statue a figura intera in grado di far riflettere sull’uso propagandistico della loro immagine in chiave politica, grazie ai frequenti cambiamenti dei loro tipi ritrattistici che accompagnarono le fasi salienti dei loro principati. Lo stesso meccanismo si può seguire nei ritratti delle loro spose, Plotina, Sabina, Faustina Maggiore e Faustina Minore e dei membri più stretti delle loro famiglie. Chiuderà la sezione una rassegna sulle immagini dei privati cittadini, che riflettono nei loro ritratti una volontaria assimilazione alle immagini degli imperatori regnanti. La seconda sezione Il linguaggio artistico, destinata a far percepire il nuovo gusto dell’epoca,che nasce dal sapiente recupero delle vette più alte dell’esperienza ateniese del V sec. a.C. Ville e dimore, si apre con una ricca rassegna di arredi scultorei e pavimenti musivi policromi relativi ai diversi ambienti di Villa Adriana a Tivoli (Canopo, Accademia, Palazzo Imperiale, Antinoeion): il materiale verrà esposto a seconda del contesto originario, con un suggestivo allestimento volto a ricostruire, ove possibile, le specifiche soluzioni di volta in volta adottate. La quarta sezione, I rilievi storici, offre alcuni temi inerenti diversi aspetti della vita pubblica. Si inizia con uno zoom dedicato all’educazione dei giovani e al mondo ginnasiale, luogo privilegiato dell’educazione letteraria e filosofica accanto alla cura per il corpo e all’esercizio fisico. A seguire, uno zoom sull’evergetismo pubblico e privato: le modalità, cioè, che consentivano il finanziamento a spese private di opere di pubblica utilità (acquedotti e ponti), accanto ad edifici quali teatri, stadi, ninfei. Seguiranno alcuni dei più straordinari rilievi da monumenti statali: le scene raffigurate sono i norma sacrifici di tori, scene di processione trionfale, conclusione di trattati. La quinta sezione Vincitori e vinti, è centrata sulla presentazione, verosimilmente ancora da rilievi su monumenti statali, di tutte le attività connesse alla guerra: soldati nelle loro armature complete, scene di battaglia vera e propria, nemici ormai vinti e in catene. Agli inizi del II sec. d.C., nel corso del principato di Traiano, l’impero si trovò a raggiungere la sua massima espansione, grazie alle straordinarie vittorie partiche e daciche, poi celebrate nei fregi della Colonna Traiana. Chiude la Mostra la sezione tematica Le tombe, che offre una panoramica sui costumi funerari. Clou della sezione è la ricostruzione di due mausolei privati: il cosiddetto sepolcro degli Haterii, originariamente sulla antica via Casilina a Roma, della cui decorazione possediamo busti, rilievi con scena di costruzione di edifici, splendidi pilastri e lesene a decorazione vegetale e il mausoleo di Claudia Semne, già di piena età traianea, al cui arredo interno erano pertinenti statue della donna in qualità di dea affiancate a statue dei figli rappresentati in toga, come giovani cittadini romani. Per la prima volta questi materiali, dispersi tra i Musei Vaticani e il Louvre, verranno riuniti e presentati al pubblico. Infine, straordinari corredi funerari, da sepolcri di fanciulle, completi di bambole snodabili in avorio o legno, e gioielli in oro, quali diademi, orecchini, bracciali e collane e il corredo di Crepereia Tryphaena (ai Musei Capitolini).
Arriviamo all’ultima rassegna, particolare, ma che dice di un’epoca della nostra nazione. Si tratta di una mostra dedicata a De Sica. Tutti De Sica: questo il nome di una mostra che si realizza grazie ai suoi tre figli, Emi, Manuele, Christian, e che apre, tra gli altri, il baule di un archivio prezioso e fino ad oggi mai svelato, come quello personale di Giuditta Rissone e Emi De Sica, un fiume di ricordi dal quale, come una continua sorpresa, esce senza sosta quella moltitudine di personaggi con il volto di Vittorio De Sica, in un gioco a cavallo tra realtà e finzione. Una visione complessiva di Vittorio De Sica, uno sguardo in grado di abbracciarne l’intera figura, al di là dei luoghi comuni che – curioso destino di chi raggiunge un immenso successo – finiscono per semplificarne un profilo, esponendo in una teca ciò che con maggior facilità si richiama all’immaginario collettivo. Un percorso tra manifesti (più di venti originali) e fotografie (oltre quattrocento pezzi unici, sul set e fuori dal set, o in famiglia) e immagini in movimento, oggetti di culto (dalla carrellata di costumi originali, strumento chiave per saltare da un personaggio all’altro, alla bicicletta più famosa del cinema, agli Oscar che hanno suggellato i suoi film), un itinerario costellato di documenti personali, che come occhi di bue illuminano il Vittorio De Sica regista e attore, certamente, ma anche cantante e uomo di spettacolo a tutto tondo, così come il De Sica privato, con le due mogli, Giuditta Rissone e Maria Mercader, e i tre figli. Quattro sale, dodici sezioni: dal primo successo con Mario Mattoli e la sua impresa di spettacoli Za Bum che porta al varietà la rivista Lucciole della città (giocando sul Chaplin, in sala proprio all’inizio degli anni Trenta, di Luci della città) alla popolarità raggiunta con le incisioni discografiche (basti citare Parlami d’amore, Mariù); il passaggio dagli anni Trenta, destreggiati tra teatro e cinema (Il signor Max è del 1937) agli anni Quaranta che lo vedono imporsi come regista e padre del Neorealismo: magnifica la sequenza fotografica che vedremo in mostra, raccolta sul set di I bambini ci guardano (1943), testimonianza di grandissima forza visiva nel mostrare il suo talento unico nella direzione degli attori non professionisti; la stagione del Neorealismo con i quattro capolavori Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Miracolo a Milano (1950), Umberto D. (1952) e il rapporto con la politica (e con la figura di Andreotti) in un’Italia che cambia a cavallo degli anni Cinquanta; il sodalizio con Cesare Zavattini e quello con Sophia Loren; e così seguendo il filo delle sue vite e dei suoi personaggi con la sezione Il piacere della maschera – Vent’anni di interpretazioni, fino a un’ultima sala dove trova spazio una riflessione sull’immensa eredità lasciata da Vittorio De Sica.

Vincenzo Foppa. I tre crocifissi
Milano – Museo Diocesano
19 marzo 2013 – 2 giugno 2013
Orari: martedì – domenica 10.00-18.00
Biglietti: 8€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.museodiocesano.it

Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento
Padova – Palazzo del Monte di Pietà (Piazza Duomo 14)
2 febbraio 2013 – 19 maggio 2013
Orari: feriale 9.00-19.00, sabato e festivi 9.00-20.00
Biglietti: 8€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.mostrabembo.it

Gianni Berengo Gardin. Storie di un fotografo
Venezia – Casa dei Tre Oci (Giudecca 43)
1 febbraio 2013 – 12 maggio 2013
Orari: tutti i giorni 10.00-19.00, chiuso martedì
Biglietti: 9€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.treoci.org

Il cammino di Pietro
Roma - Castel Sant’Angelo
7 febbraio 2013 – 1 maggio 2013
Orari: martedì – domenica 9.00-19.30, chiuso lunedì
Biglietti: 12€ intero, 9,50€ ridotto
Informazioni: www.annusfidei.va

L’età dell’equilibrio. Traiano, Adriano, Antonino Pio; Marco Aurelio
Roma – Musei Capitolini
4 ottobre 2012 – 5 maggio 2013
Orari: martedì – domenica 9.00-20.00, chiuso lunedì
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.museicapitolini.org

Tutti De Sica
Roma – Museo dell’Ara Pacis
8 febbraio 2013 – 28 aprile 2013
Orari: martedì – domenica 9.00-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 11€ intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.arapacis.it

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