Giugno 2013 in mostra
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Le mostre che vogliamo segnalare per giugno sono soprattutto d’arte moderna e contemporanea.
La nostra carrellata comincia da Rovigo, presso il centro espositivo di Palazzo Roverella. Quest’anno si è voluta proporre una rassegna dedicata alla Maison Goupil e al successo dei pittori italiani a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento. Il Musée Goupil di Bordeaux custodisce migliaia di incisioni e fotografie di opere appartenute alla galleria, mentre il Getty Research Institute di Los Angeles, possiede i registri originali di tutte le opere acquistate e vendute dalla Maison: grazie allo studio di questi due archivi si è potuto fare la storia di questa Maison. Per la prima volta vengono esposte le opere originali accanto ad alcune delle meravigliose incisioni prodotte dalla Maison con diverse tecniche e formati (incisione, fotopittura dall’originale, fotografia, fotoincisione) nel desiderio di raggiungere la più ampia base di clienti con un prodotto di alta qualità a basso costo, facilmente collocabile nelle case borghesi di quel tempo. La mostra testimonia il grande successo avuto dai nostri artisti a Parigi negli anni dell’Impressionismo. Questa Maison raccolse una scuola vera e propria di pittori di diversa provenienza e formazione, francesi, italiani, spagnoli, ungheresi, che uniti da un comune progetto e sentimento, dipinsero scene di vita quotidiana e di genere, ambientate in eleganti interni o in ombrosi giardini, scene in costume, vedute urbane e paesaggi animati. Opere che divennero, grazie all’infaticabile lavoro di promozione e diffusione della Galleria, immediatamente popolari e apprezzate da collezionisti, critici e mercanti, creando e alimentando un gusto collezionistico di respiro europeo e internazionale, i cui effetti proseguiranno ben oltre gli inizi del Novecento.
Spostiamoci ora a Ravenna per una mostra davvero suggestiva e per certi aspetti inquietante, dedicata alla’analisi e al rapporto tra arte e follia. L’obiettivo della mostra è di superare i confini che fino ad oggi hanno racchiuso l’Art Brut e l’“arte dei folli” in un recinto, isolandone gli esponenti da quelli che la critica (e il mercato) ha eletto artisti “ufficiali”. Già nella cultura europea del XX secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano avviato una revisione radicale di termini quali “arte dei folli” e “arte psicopatologica”, prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale. Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell’esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando così un’area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti “folli”, “alienati” o, detto in un linguaggio nato negli anni ‘70, “outsiders”. Dopo una ampia introduzione con opere di Hieronymus Bosch, Pieter Bruegel, Francisco Goya, Max Klinger e Théodore Géricault, l’esposizione è organizzata per sezioni tematiche: Disagio della realtà (sono presentate importanti opere di protagonisti riconosciuti quali Jean Dubuffet, Willy Varlin, August Walla, Wols, Adolf Wölfli, Carlo Zinelli), Disagio del corpo (comprende una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene l’estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici, poetici, talvolta violenti. In questa sezione troviamo Victor Brauner, Corneille, Jean Dubuffet, Pietro Ghizzardi, Cesare Inzerillo, André Masson, Arnulf Rainer, Eugenio Santoro, Carlo Zinelli), Ritratti dell’anima( ampio spazio viene dedicato ad una sequenza di ritratti e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Francis Bacon, Enrico Baj, Jean - Michel Basquiat, Pablo Echaurren, Sylvain Fusco, Pietro Ghizzardi, Theodor Gordon, Antonio Ligabue, Bengt Lindstrom, Mattia Moreni, Arnulf Rainer, Gino Sandri, Lorenzo Viani); la mostra prosegue con una sezione dedicata alla scultura, la Terza dimensione del mondo con inediti di Umberto Gervasi, Giuseppe Righi e ancora opere di arte primitiva del Sepik.
Da ultimo Sogno rivela la natura delle cose viene definito l’onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Salvador Dalì, Max Ernst, André Masson, Victor Brauner, oltre alla presenza di Paul Klee, grande estimatore dell’arte infantile e degli alienati, e dell’autore di Art Brut Scottie Wilson.
A Forlì troviamo una mostra dedicata al Novecento. Nel primo dopoguerra, da cui prende avvio la mostra per inoltrarsi fino all’epilogo tragico del secondo conflitto mondiale e del fatidico 1943, la cultura italiana, attraverso i suoi migliori esponenti, si sentì investita della missione di creare nuove espressioni artistiche per il Novecento, secolo che non si era in realtà ancora rivelato. L’esposizione ai Musei San Domenico intende rievocare un clima che ha visto non solo architetti, pittori e scultori, ma anche designer, grafici, pubblicitari, ebanisti,orafi, creatori di moda cimentarsi in un grande progetto comune che rispondeva, attraverso una profonda revisione del ruolo dell’artista, alle istanze del cosiddetto “ritorno all’ordine”. Il rappel à l’ordre, manifestatosi già durante gli anni della guerra, scaturiva dalla crisi delle avanguardie storiche, in particolare il Cubismo e il Futurismo, considerate l’ultima espressione di un processo di dissolvimento dell’ideale classico che era iniziato con il Romanticismo e si era accentuato con l’Impressionismo e i movimenti come il Divisionismo e il Simbolismo che lo avevano seguito. Nasceva non come semplice ritorno al passato, ma come ripresa dei soli canoni ritenuti adatti alla realizzazione di un pensiero e di una volontà artistica. Il modello di una ritrovata armonia tra tradizione e modernità,sostenuto da questi artisti – tra cui ebbero un rilievo maggiore Felice Casorati, Achille Funi, Mario Sironi, Carlo Carrà, Adolfo Wildt e Arturo Martini – avrà, anche grazie allo spirito critico e organizzativo di Margherita Sarfatti, il sostegno da parte del regime che era alla ricerca della definizione di un’arte di Stato. La mostra rievoca quindi le principali occasioni in cui gli artisti si prestarono a celebrare l’ideologia e i miti proposti dal Fascismo, basti pensare all’architettura pubblica, alla pittura murale e alla scultura monumentale. Verranno documentate la I (1926) e la II (1929) Mostra del Novecento Italiano; la grande Mostra della Rivoluzione Fascista, allestita a Roma nel 1932-1933 in occasione del decennale della marcia su Roma; la V Triennale di Milano (che vide la consacrazione della pittura murale intesa come arte nazionalpopolare volta a far rivivere una tradizione illustre); la rassegna dell’ E42 di Roma. La pittura murale e la scultura monumentale, che furono con l’architettura l’espressione più significativa e riuscita di quel periodo, vengono indagate all’interno degli edifici pubblici, come i palazzi di giustizia, delle poste, delle università. La considerazione delle più impegnative realizzazioni urbanistiche e architettoniche ci consente di capire quanto è stato realizzato anche a Forlì e in altri centri della Romagna. Attraverso i maggiori protagonisti (pittori come Severini, Casorati, Carrà,De Chirico, Balla, Depero, Oppi, Cagnaccio di San Pietro, Donghi, Dudreville, Dottori, Funi, Sironi, Campigli,Conti, Guidi, Ferrazzi, Prampolini, Sbisà, Soffici, Maccari, Rosai, Guttuso, e scultoricome Martini, Andreotti, Biancini, Baroni, Thayaht, Messina, Manzù, Rambelli) risalterà la varietà delle esperienze tra Metafisica, Realismo Magico e le grandi mitologie del Novecento.
Spostiamoci ora a Firenze, al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti per una mostra dedicata alla porcellana dell’Ottocento. In occasione dei quarant’anni dalla apertura del Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti, viene realizzata una mostra sulla produzione della manifattura di Doccia del periodo fra la dominazione napoleonica e la Restaurazione lorenese (1800-1830). Il cambiamento che l’avvento dell’impero napoleonico portò nel governo della Toscana ebbe i suoi riflessi nelle discipline artistiche fin dal regno di Etruria (1801-1807) con Luisa di Borbone Parma, ma soprattutto negli anni della presenza di Elisa Baciocchi. La sorella di Napoleone, dapprima principessa di Lucca e Piombino (1805-1809) e poi granduchessa di Toscana (1809-1814), promosse un rinnovato interesse per le arti di cui da tempo si sentiva la mancanza. Il suo mecenatismo non soltanto richiamò a Firenze scultori, pittori e musicisti, ma sostenne anche le industrie artigiane toscane, incentivando la lavorazione della seta, della mobilia e della porcellana. In questo nuovo fervore artistico, la manifattura di Doccia ebbe un posto di rilievo, accogliendo importanti influssi francesi sia nella ricerca delle forme che nei moduli decorativi. In particolare, la manifattura, sotto l’illuminata direzione di Carlo Leopoldo Ginori Lisci (1792-1838) fu partecipe di importanti innovazioni tecniche e stilistiche provenienti dalla Francia, creando una tipologia decorativa che rimase in voga fino a tutto il terzo decennio del XIX secolo. L’influenza dello stile impero francese continuò infatti con il ritorno a Firenze di Ferdinando III di Asburgo Lorena che, rientrato dal suo esilio a Würzburg, ebbe modo di integrare le raccolte granducali con le porcellane di Sèvres donategli da Napoleone Bonaparte. L’arrivo di questi importanti donativi di porcellana ebbe un forte impatto sullo sviluppo artistico della manifattura Ginori, che negli anni della prima Restaurazione lorenese non solo copiò alcuni di questi modelli, ma perfezionò la sua produzione grazie all’intenso scambio con le manifatture francesi, in particolare con Sèvres di cui era direttore Alexandre Brongniart. L’apporto di artisti stranieri, fra cui Jean David, Joseph de Germain e Abraham Constantin, abilissimi nella riproduzione su porcellana delle opere delle antiche Gallerie Fiorentine e chiamati a formare giovani pittori della manifattura come Giuseppe Baldassini e Giovanni Fanciullacci, portò ad un ulteriore innalzamento della qualità della manifattura. Attraverso lo spoglio di documenti provenienti dagli archivi della Corte Lorenese, dal Museo di Doccia e dall’archivio Ginori Lisci, la mostra esamina quanto eseguito e venduto dalla manifattura Ginori nel primo trentennio dell’Ottocento, gettando così nuova luce sia sui committenti che sui diversi artisti attivi nella manifattura. In particolare, in collaborazione con il Museo di Sèvres, viene indagata l’opera del pittore ginevrino Abraham Constantin, attivo a Sèvres e inviato a Firenze per copiare su porcellana i più noti quadri delle Gallerie Fiorentine; un nucleo importante di opere di Abraham Constantin fu acquistato da Carlo Alberto di Savoia Carignano ed è oggi alla Galleria Sabauda di Torino. La mostra presenta circa centoventi opere per la maggior parte provenienti dalle raccolte di Palazzo Pitti e dal Museo Richard-Ginori della manifattura di Doccia, dai principali musei italiani e francesi che raccolgono questo genere di manufatti e da collezioni private.
Spostiamoci da ultimo a Roma. La prima mostra è dedicata alla terra da cui proviene papa Francesco, l’Argentina. Argentina - Il gaucho, tradizione, arte e fede è il titolo dell’esposizione che per la prima volta in Vaticano e in Italia presenta il grande patrimonio artistico tipico della storia e delle tradizioni del popolo argentino.La rassegna, organizzata da Artifex e dalla Regione Marche, seleziona opere appartenenti a collezionisti argentini, molte delle quali lasceranno il Paese per la prima volta. Composta da oltre 200 opere, fra dipinti, stampe, fotografie antiche e artistiche, ori, argenti, preziosi tessuti antichi e moderni e documenti storici, presenta un percorso espositivo articolato in tre sezioni: la prima iconografica, con dipinti, stampe e libri; la seconda riguardante la cultura materiale del «gaucho», con particolare attenzione agli oggetti in argento e alle manifatture tessili che sono state utilizzate fin dalle origini; la terza dedicata alla memoria di José Cura Brochero Gabriel del Rosario, sacerdote argentino di famiglia italiana, vissuto nell’Ottocento, di cui Benedetto XVI ha firmato nel dicembre scorso il decreto di beatificazione.
Presso la Biblioteca Nazionale Centrale troviamo una rassegna dedicata ai disegni di van Wittel. Biblioteca espone per la prima volta la raccolta completa di 52 disegni di Gaspar van Wittel; tali disegni costituiscono una delle più importanti collezioni della Sezione Stampe e Disegni della Biblioteca e un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli studiosi del pittore olandese, trapiantatosi in Italia fin dal 1674 e padre di Luigi Vanvitelli, l’architetto della Reggia di Caserta. L’esposizione si articola secondo un percorso introduttivo dedicato nella prima parte all’acquisto dei disegni, dalle modalità alquanto misteriose, portato a termine da Domenico Gnoli, che seppe con lungimirante intuizione riconoscere il valore di questa importante raccolta. Insieme a Domenico Gnoli è dato risalto alla figura di Giuliano Briganti, che per primo ricostruì il percorso artistico di Van Wittel in un’importante monografia a lui dedicata. Seguono le sezioni dedicate alla vita dell’artista, con particolare riferimento alla sua presenza a Roma. Allo scopo di inquadrare le grandi trasformazioni artistiche e urbanistiche della Roma dell’epoca, sono esposte una grande pianta di Roma del 1668, edita da Matteo Gregorio De Rossi, recentemente acquistata dalla Biblioteca Nazionale e i manoscritti della Biblioteca Nazionale di Roma e della Biblioteca Corsianiana con il progetto per rendere navigabile il Tevere da Perugia a Roma, dell’ingegnere olandese Cornelius Meyer con la collaborazione del giovane Gaspar van Wittel. Il “cuore” della mostra è interamente dedicato ai disegni: Vedute di Roma, Vedute dei dintorni di Roma, Vedute di altre città d’Italia e Vedute diverse o “ideate”. Conclude la mostra una sezione multimediale in cui, grazie alla tecnologia digitale, i visitatori potranno “navigare” all’interno di ogni singolo disegno e scoprire dettagli difficilmente apprezzabili ad occhio nudo come gli appunti autografi che l’artista usava apporvi, piccole annotazioni, fino ad ora mai identificate, relative ad esempio agli eventuali colori da utilizzare.
La Maison Goupil e l’Italia. Il successo degli italiani a Parigi negli anni dell’Impressionismo
22 febbraio 2013 – 23 giugno 2013
Rovigo – Palazzo Roverella
Orari: feriali 9.00-19.00; sabato 9.00-20.00; festivi 9.00-20.00, chiuso il lunedì
Biglietti: 9€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.mostragoupil.it
Borderline. Artisti tra normalità e follia
17 febbraio 2013 – 16 giugno 2013
Ravenna – MAR Museo d’Arte della città di Ravenna
Orari: martedì – giovedì 9.00-18.00; venerdì 9.00-21.00; sabato – domenica 9.00-19.00
Biglietti: 9€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.museocitta.ra.it
Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre
2 febbraio 2013 – 16 giugno 2013
Forlì – Musei San Domenico
Orari: martedì- venerdì 9.30-19.00; sabato- domenica 9.30-20.00; chiuso il lunedì
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.mostranovecento.it
Lusso ed eleganza. La porcellana francese a Palazzo Pitti e la manifattura Ginori (1800-1830)
19 marzo 2013 – 23 giugno 2013
Firenze – Palazzo Pitti (Museo degli Argenti)
Orari: 8.15 – 18.50
Biglietti: 10€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.unannoadarte.it
Argentina. Il gaucho, tradizione, arte e fede
23 maggio 2013 – 16 giugno 2013
Roma – Città del Vaticano – Braccio di Carlo Magno
Orari: 10.00-18.00, chiuso il mercoledì
Ingresso gratuito
Gaspar van Wittel: i disegni. La collezione della Biblioteca Nazionale di Roma
17 aprile 2013 – 13 luglio 2013
Roma – Biblioteca Nazionale Centrale
Orari: lunedì - venerdì 10.00 -18.00; sabato 10.00 - 13.00
Informazioni: http://www.bncrm.librari.beniculturali.it