Gennaio 2014. Le mostre
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Il nostro appuntamento mensile coincide questa volta con le vacanze natalizie. Come già abbiamo suggerito altre volte, i giorni di riposo possono essere un’ottima opportunità per visitare alcune delle numerose proposte del panorama culturale italiano. Le mostre di gennaio, peraltro sono concentrate quasi tutte in due sole città, Milano e Roma.
Le nostre proposte iniziano da Venaria Reale (To), sede espositiva prestigiosa che tutti gli anni organizza molte ed interessanti rassegne. Questa volta troviamo in mostra alcune carrozze usate dalla corte sabauda e non solo. Sfilano in mostra una decina di meravigliose carrozze del XVIII e XIX secolo usate dai sovrani per le loro uscite pubbliche in occasioni di grandi cerimonie. Si tratta di “opere” tra le più sfarzose ed affascinanti della storia delle corti: un patrimonio di grande importanza che desta incanto e stupore, e su cui si intende attirare interesse ed attenzione per le valenze storiche ed artistiche che richiama. Sono presenti alcune superbe carrozze di gala dei sovrani italiani della Restaurazione, dei re di Napoli, di Sicilia e Sardegna e del Granduca di Toscana. Particolarmente significative quelle appartenute a Pio IX e Vittorio Emanuele II, che conducono idealmente dal Risorgimento fino all’Unità d’Italia ed alla sontuosa corte che Umberto I e Margherita aprirono a Roma, finalmente Capitale della Nazione unificata. In mostra anche il celebre fiabesco Berlingotto del 1789 di Vittorio Emanuele I, l’unica carrozza regale italiana del Settecento rimasta, e tra gli ultimi simboli dell’Antico Regime, probabilmente in uso anche alla Venaria Reale. Completano l’allestimento 3 portantine di corte del Settecento, alcuni preziosi disegni originali delle carrozze e la maestosa “Palombella”, l’automobile del 1909 proveniente dal Museo dell'Automobile di Torino appartenuta alla Regina Margherita che iniziò a segnare il passaggio dalle carrozze alle auto di parata.
Spostiamoci ora a Milano per una numerosa serie di appuntamenti. Il primo imperdibile è quello che tutti gli anni organizza il Comune nella sede di Palazzo Marino, gratuito e aperto a tutti, tanto da far creare lunghe code d’attesa davanti all’entrata. Si tratta della bellissima Madonna di Foligno di Raffaello. Il dipinto venne commissionato attorno al 1511-1512 da Sigismondo de' Conti, segretario di papa Giulio II, a Raffello come ex voto per il miracolo che aveva visto uscire la sua casa di Foligno illesa dopo essere stata colpita da un fulmine o un bolide. La pala si trovava nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli a Roma, luogo di sepoltura di Sigismondo, da dove nel 1565 una monaca nipote del donatore la fece trasferire nella chiesa di Sant'Anna a Foligno, presso il Monastero delle Contesse della Beata Angelina dei Conti di Marsciano[1]. Fu rastrellata durante l'occupazione francese nel 1797 e portata a Parigi. Lì l'opera fu trasportata su tela, verso il 1800-1801, da Francois Toussaint Hacquin. In seguito al Trattato di Tolentino tornò in Italia (1816), ma il pontefice Pio VII, come per altre opere importanti d'arte sacra che vanta oggi della Pinacoteca Vaticana, decise di trattenerla a Roma.
Passiamo ora a Brera per una mostra che intende valorizzare il patrimonio della pinacoteca stessa, in particolare in quadri del Seicento lombardo. Una nuova mostra approfondisce la conoscenza del Seicento lombardo, di cui la Pinacoteca possiede un ingente patrimonio di dipinti realizzati a partire dall'età di Federico Borromeo fino alla successiva stagione barocca e alla svolta classicista della seconda Accademia Ambrosiana. Per ragioni di spazio, la sezione ad essi dedicata nel percorso museale ne presenta un numero molto ridotto. Scopo principale della mostra è dunque di consentire la visione di opere, in massima parte restaurate negli ultimi decenni con finanziamenti ministeriali e privati, normalmente sottratte all'attuale percorso espositivo. La selezione presentata, comprendente 46 opere, tende a privilegiare i dipinti di grande formato, difficilmente movimentabili al di fuori del museo; ben 21 sono i dipinti dai depositi interni ed esterni di Brera. Fra di essi sono quattro importanti pale d’altare, tre delle quali firmate e datate: di Fede Galizia il Noli me tangere (1616), della maturità di Carlo Francesco Nuvolone è l’Assunzione della Vergine (1648), ormai pienamente barocca, e di Giuseppe Nuvolone il San Francesco in estasi (1650), in deposito presso la chiesa parrocchiale di Cornate d’Adda; di Giovan Battista Crespi detto il Cerano è invece il Cristo nel sepolcro, san Carlo e santi (1610 circa), fino a qualche mese fa in deposito presso la chiesa milanese di Santo Stefano. Accanto al Noli me tangere di Fede Galizia, uno dei rari dipinti di grande formato della pittrice milanese, nota soprattutto per la produzione di ritratti e nature morte, viene presentato una poco conosciuta tela di Agostino Santagostino, Il congedo di Cristo dalla madre (nono decennio del XVII secolo), che con quella della Galizia illustrava episodi della vita di Maria Maddalena entro la distrutta chiesa del monastero femminile agostiniano dedicato alla santa in Milano.
Presso la sede espositiva di Palazzo Reale segnaliamo due mostre: la prima dedicata a Rodin, grande sculture dell’’800, la seconda dedicata ad un tema caro all’arte contemporanea, il volto.
Milano dedica ad Auguste Rodin (1840-1917), uno dei più significativi artisti, moderni una importante mostra monografica, un corpus di oltre 60 opere. Per Rodin il marmo non evoca solo il glorioso passato cui spesso si richiama, ma gli permette di giocare con luci e ombre, incavi e sporgenze. Proprio qui si trova tutta la forza di Rodin e della sua rivoluzione, in opposizione alle tendenze di un neoclassicismo che guardava all'antichità come unica matrice estetica e formale. Le prime opere presentate al Salon di Parigi, derivano da uno stile antichizzante , dalla tradizione del XVIII secolo o, ancora in uno spirito Secondo Impero, mescolano i riferimenti: busti eleganti o filosofi resi all’antica, soggetti mitologici oppure ritratti di stile moderno, con un’attenzione per l’abito destinata in seguito a sparire. Il trattamento del marmo è illusionistico e cerca di riprodurre l’aspetto della carne, del tessuto, della pelliccia, dei fiori: la resa dei corpi ha un ruolo importante, che si tratti di bambini o di donne Rodin predilige il piccolo gruppo scolpito; i corpi, molto rifiniti, contrastano con piedistalli lasciati grezzi. Il non finito, che fin da quest’epoca compare nell’opera di Rodin, è molto legato alla resa del basamento e all’emergere della figura; lo scultore confonde volentieri le tracce e crea confini non ben definiti tra tra l’opera e la base. Rodin, che dall’inizio del decennio riceve incarichi prestigiosi (monumenti a Victor Hugo o a Balzac) e riscuote molto successo tra gli appassionati, incrementa la produzione di marmi. Si accresce il ruolo del non finito come effetto plastico ed estetico, mentre aumenta la dimensione delle opere; questi elementi si ritrovano in altri lavori dello stesso periodo perché, a partire dal 1894, lo scultore ricorre a uno specialista di ingrandimenti, Henri Lebossé, che lo aiuterà a cambiare la scala del suo lavoro. Una delle opere più emblematiche del periodo è La mano di Dio, che regge il blocco di terra da cui sono plasmati gli esseri umani. Rodin sperimenta la resa del volto nell’ombra di una parte sporgente e crea una dei suoi stilemi linguistici più riconoscibili. Raccontava lo scrittore Camille Mauclair: «Ho detto un giorno a Rodin: “Si direbbe che voi sappiate che nel blocco c’è una figura, e che vi limitiate a rompere tutto intorno l’involucro che la nasconde”. Mi ha risposto che “era esattamente questa la sua impressione mentre lavorava”». Anche il gruppo del Bacio costituisce una sfida, tale da offuscare ormai il suo aspetto più noto. Sfida iconografica, questo gesto amoroso, e la nudità in tali dimensioni, dato che l’erotismo è riservato di preferenza ai piccoli gruppi; sfida, infine per l’assenza di ogni pretesto narrativo o mitologico visibile.
Passiamo alla seconda proposta: nel corso del XX secolo, il genere del ritratto non è sfuggito alle diverse rivoluzioni estetiche, in particolare a quelle moderniste. Eppure dipingere un volto cubista non ha la stessa portata di un paesaggio cubista. Non si può, impunemente, fare un ritratto come si vuole: qualsiasi allontanamento dalla figurazione o anche solo una semplice deformazione, provoca subito congetture filosofiche, religiose, mitiche o metafisiche. Il volto è collegato al sacro: decostruirlo può assumere una dimensione sacrilega. Il XX secolo produrrà così numerosi e memorabili ritratti, alcuni dei quali sono diventati autentiche icone del ’900. Il soggetto trasfigurato consacra un io dilagante che assume in questo modo una portata universale. Cubista, futurista o surrealista, il ritratto è un manifesto estetico; per questo non sembra mai allontanarsi completamente dai suoi obblighi nei confronti del modello. La sembianza trascende la forma; l’allontanamento dalla figurazione è di fatto una trasfigurazione. Quando arriva la disillusione della Storia, il ritratto porta in sé, tutte insieme, la violenza, la barbarie e la tragedia dell’umanità contemporanea. Questa mostra, concepita partendo dalle prestigiose collezioni del Centre Pompidou di Parigi intorno al tema del ritratto e dell’autoritratto, raggruppa ottanta capolavori eseguiti dai maggiori artisti del XX secolo: Pablo Picasso, Henri Matisse, Amedeo Modigliani, Henri Laurens, Fernand Léger, Alberto Giacometti, Francis Bacon e ancora Antonio Saura...Dopo la prima rivoluzione moderna, rappresentata dai ritratti degli umanisti prodotti da Dürer, Jan Van Eyck o Frans Hals, dopo la frattura dell’Impressionismo che rivendicò un’autonomia per il pittore, l’artista moderno si è dedicato al ritratto superando l’obiettivo dell’espressione del modello per andare incontro al suo “io interiore” e alle proprie intenzioni artistiche, per mezzo del soggetto.L’artista si è inoltre affrancato dalle restrizioni fino ad allora legate al ritratto e fissate dai committenti – che un tempo si aspettavano una rappresentazione lusinghiera e, grazie a un insieme di segni ben codificati, anche una messa in scena della propria posizione sociale..
Abbiamo ora due mostra fotografiche. La prima realizzata presso Palazzo Morando ci riporta alla Milano antica, la Milano dei Navigli. Centoquaranta fotografie raccontano di una Milano oggi scomparsa ma che Arnaldo Chierichetti ha saputo immortalare attraverso la sua macchina fotografica. Le immagini degli scorci più significativi della città meneghina testimoniano i numerosi e massicci interventi urbanistici e architettonici che si susseguirono nella prima metà del Novecento, primo fra tutti la copertura dei Navigli terminata nel 1930. Le vedute del capoluogo sono accompagnate da fotografie dedicate all'illustrazione di episodi della vita quotidiana, come il barcone trainato dal cavallo davanti al vecchio Ospedale in via Francesco Sforza.
La seconda mostra fotografica è dedicata ad un maestro di quest’arte, Lewis Hine. Per la prima volta a Milano, una mostra presenta 60 vintage print del padre della fotografia sociale moderna, provenienti dalla Collezione Rosenblum di New York: dai famosi Operai dell’Empire State Building agli Immigrati di Ellis Island, dal Reportage di Pittsburgh, al lavoro minorile in Pennsylvania, North Carolina e Virginia. Lewis Hine, nato a Oshkosh nel 1874 nelle campagne del Wisconsin, porta dentro di sé un senso di stupore e di rispetto per la grandezza della natura umana: un’umanità che ha dimostrato di saper sfidare le leggi della fisica, superare i limiti dello spazio, del tempo e della ragione, anche a costo di rinunce, fatica e sofferenza. Hine, insegnante e sociologo della Columbia University, abbracciò così la macchina fotografica per meglio rappresentare la grandezza umana dentro le condizioni sociali: la sua fotografia costruì una nazione. Le sue immagini divennero gli strumenti coi quali l’America moderna promosse le riforme sociali del lavoro. Nel 1932, venne pubblicato il suo primo volume dal titolo Men at Work, ebbe subito un successo straordinario, Egli stesso definiva le sue immagini delle ‘foto-interpretazioni’ e le pubblicava come dei documenti umani.
Da ultimo una mostra di arte contemporanea della pittrice Marina Previtali che ha come tema Milano, un tema a lei caro e declinato in diverse tecniche. I quaranta disegni, tecnica mista su carta, rappresentano scorci della periferia di Milano, alcuni dei quali sono testimonianza storica di un recente passato, preservati dalla memoria collettiva, che lo sguardo del presente riesce a vivificare , riconoscendo in loro un valore altamente simbolico nell’architettura industriale della realtà milanese. Altri riproducono invece il cuore pulsante della vita cittadina con i suoi simboli viventi: Torre Velasca, Pirellone e Porta Nuova-Varesine che ne delineano le linee essenzialmente gotiche nello slancio verticale, oltre l’orizzonte quotidiano, oggettivamente orientato verso una moderna spiritualità. Il tutto è riprodotto con l’uso di una pennellata pastosa, corposa e vibrante con la quale si costruiscono inquadrature taglienti che si spingono fino a evidenziare la profonda religiosità che questi giganti di cemento, vetro e acciaio esprimono nella loro oggettiva rappresentazione. Il sentimento di milanesità sembra espandersi sui disegni con tratti lineari che rispecchiano le geometrie di emozioni e preannunciano una rete letteraria di destini storicamente orientati verso l’avvenire.
Il nostro viaggio continua con una tappa a Pavia per una rassegna dedicata a Monet. Claude Monet ha lottato con tutte le sue forze per opporsi allo stile accademico (sia di fare arte che di fare mostre) in voga all’epoca della nascita dell’Impressionismo. Questo e’ uno dei motivi che ha spinto gli organizzatori a immaginare un nuovo modo di presentare le sue opere: non una semplice esposizione dei suoi lavori, ma un viaggio emozionale nel cuore della sua vita. Lungo il percorso espositivo oltre a importanti dipinti di Monet provenienti da tutto il mondo, si potrà anche ascoltare il racconto di sei personaggi chiave del suo percorso artistico che vi condurranno alla scoperta dell’”uomo” oltre che del grande Maestro. Un’esperienza multisensoriale fatta di immagini, suoni e profumi per far emozionare il visitatore e fargli rivivere le emozioni di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. “Monet au cœur de la vie” è il titolo dell’esposizione che presenta una selezione di opere provenienti da prestigiosi musei di tutto il mondo: dagli Stati Uniti d’America come il Columbus Museum of Art (Ohio) alla Francia come il Musée d’Orsay di Parigi, dal Sud Africa come la Johannesburg Art Gallery alla Romania come il Mnar di Bucarest fino alla Lettonia come The Latvian National Museum of Art di Riga e da altre importanti sedi internazionali. Il pubblico avrà la possibilità di ammirare importanti lavori di Claude Monet e di ripercorrere le tappe principali della sua produzione artistica dalla formazione fino alla grande maturità. Un percorso espositivo innovativo ed emotivo offrirà inoltre al visitatore un’inedita modalità di avvicinamento anche alla sfera personale della vita del Maestro, consentendo al pubblico di scoprire l’uomo” oltre che il grande artista.
La prossima tappa del nostro excursus è a Passariano (Ud) per una mostra monografica di fotografia dedicata al grande Robert Capa, in concomitanza con il centenario della nascita del fotografo (1913 – 1954), considerato il padre del fotogiornalismo moderno. Sono presenti in mostra tutte le principali esperienze che caratterizzano il lavoro del fotografo ungherese, naturalizzato statunitense: gli anni parigini, la Guerra civile spagnola, quella fra Cina e Giappone, la Seconda guerra mondiale con lo sbarco in Normandia, la Russia del secondo dopoguerra, la nascita dello stato di Israele e, infine, il conflitto in Indocina, dove Capa morirà prematuramente nel 1954. La vera sorpresa è una ricca sezione di fotografie dedicate al mondo del cinema. Robert Capa, fin dal 1936, ha modo di cimentarsi dietro la macchina da presa. In quell’anno, infatti, mentre si trova in Spagna per documentare la Guerra civile, gira assieme al cameraman russo Roman Karmen alcune sequenze per il film di montaggio "Spagna 36" diretto da Jean Paul Le Chanois e prodotto da Luis Bunuel. Attività testimoniata anche dalla celebre fotografia, che sarà presente in mostra, realizzata da Gerda Taro, in cui Capa ha in mano una macchina da presa 16 mm. L’anno successivo Capa girerà alcune sequenze per il cinegiornale americano “March of Time”. Nel 1938 è impegnato in Cina, come assistente del regista Joris Ivens, per realizzare il documentario “I 400 milioni”, sulla guerra cino - giapponese. Ma è l'incontro con l'attrice Ingrid Bergman, nel giugno del 1945 a Parigi, ad avvicinare ancor di più Capa al mondo del cinema. Fra i due nasce infatti un’intensa storia d'amore che dura due anni. Questa relazione permette a Capa di realizzare nel 1946 alcune foto sul set del film “Notorious” (1946) di Alfred Hitchcock, che aveva come protagonista la Bergman. Nel 1948 è fotografo di scena del film "Arco di trionfo” (“Arch of triumph”, 1948) di Lewis Milestones, che vede ancora la presenza dell’attrice svedese. Nel 1947 realizzerà in Turchia un documentario, purtroppo andato perduto, per la serie “March of Time”. Nel 1948 Capa è in Italia sul set del film di Giuseppe De Santis “Riso amaro” (1949), dove ha una storia d'amore con Doris Dowling, una delle attrici che affiancavano Silvana Mangano. Nel 1950 è in Israele dove realizza, per conto dell'Unites Jewish Appeal (UIA), il documentario di 26 minuti “The journey”, dedicato ai sopravvissuti della shoah che, emigrati in Israele, divengono cittadini israeliani. Grazie alla collaborazione con lo Steven Spielberg Jewish Film Archive e con la Cineteca del Friuli, lo straordinario documento sarà integralmente proiettato in mostra, assieme ad altri filmati d’epoca, permettendo così la conoscenza di questo importante e pressoché sconosciuto lavoro. Il rapporto con il cinema prosegue nel 1952 a Roma con il film “La carrozza d'oro” di Jean Renoir con Anna Magnani. Nello stesso anno Capa è sul set del film “Moulin rouge”, diretto dall’amico John Huston, e nel 1953 fotografa sia "Il tesoro dell'africa (Beat the devil, del 1953), interpretato da Humphrey Bogart e Gina Lollobrigida con la collaborazione di Truman Capote, sia “La contessa scalza” (“The barefoot contessa”) con una magnifica Ava Gardner. Queste collaborazioni con il mondo di “Hollywood” coincidono con la fine della guerra e con la nascita dell’Agenzia fotografica Magnum nel 1947 fondata da Capa assieme ad Henri Cartier-Bresson, David Seymour e George Rodgers.
Eccoci arrivati a Roma per le ultime mostre della nostra proposta culturale.
Cominciamo con due importantissime mostre archeologiche dedicate a due big della storia antica: Augusto e Cleopatra, contemporanei, legati entrambi da profondo affetto alla figura di Cesare e, forse per questo, nemici giurati.
Organizzata in occasione del bimillenario della morte (19 agosto 14 d.C.), la mostra presenta le tappe della folgorante storia personale di Augusto in parallelo alla nascita di una nuova epoca storica. Figlio adottivo e pronipote di Cesare, Augusto fu un personaggio dotato di un eccezionale carisma e intuito politico. Riuscì, laddove aveva fallito persino Cesare, a porre fine ai sanguinosi decenni di lotte interne che avevano consumato la Repubblica romana e a inaugurare una nuova stagione politica: l'Impero. Il suo principato, durato oltre quaranta anni, fu il più lungo che la storia di Roma avrebbe mai ricordato e l'Impero sotto di lui raggiunse la sua massima espansione estendendosi a tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia, al Maghreb, alla Grecia, alla Germania. La fine delle guerre civili fu abilmente presentata quale epoca di pace, prosperità e abbondanza: divennero allora centrali concetti quali pax, pietas, concordia, cantati da poeti del calibro di Virgilio e Orazio, e da tutti gli intellettuali radunati nel circolo cosiddetto di Mecenate. La mostra alle Scuderie del Quirinale, con una selezione di circa 200 opere di assoluto pregio artistico, propone un percorso capace di intrecciare la vita e la carriera del princeps con il formarsi di una nuova cultura e di un nuovo linguaggio artistico, tutt'ora alla base della civiltà occidentale. Fulcro visivo della mostra sono le celeberrime statue di Augusto, riunite per la prima volta insieme: l'Augusto pontefice massimo da via Labicana conservato al Museo Nazionale Romano, e l'Augusto di Prima Porta dei Musei Vaticani. Quest'ultima scultura è accostata al suo modello classico, il celeberrimo Doriforo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, canone per eccellenza della perfezione scultorea di età classica. Proveniente da Atene e per la prima volta in Italia, è inoltre possibile ammirare parte della statua equestre in bronzo dell'imperatore restituita dal mar Egeo, mentre proviene da Meroe (Nubia, Egitto) lo splendido ritratto bronzeo del British Museum. Ad evocare il fiorire dell'età dell'oro spiccano per importanza e bellezza i cosiddetti rilievi Grimani, raffiguranti animali selvatici intenti ad allattare i propri cuccioli, eccezionalmente riuniti dalle attuali ubicazioni (il Kunsthistorisches Museum di Vienna e il Museo di Palestrina), e il gruppo frontonale dei Niobidi, originale greco riallestito in età augustea negli horti Sallustiani a Roma, qui ricomposto accostando le due statue della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen alla statua di fanciulla ferita conservata al Museo Nazionale Romano.
Dopo 13 anni Roma dedica una nuova mostra a Cleopatra: l’ultima esposizione rilevante dedicata alla Regina d’Egitto risale infatti al 2000, quando la Fondazione Memmo dedicò un omaggio a Cleopatra, registrando un record assoluto di visitatori per le mostre romane. Segno della passione e dell’entusiasmo che Cleopatra, ancora oggi, è capace di suscitare. A duemila anni dalla sua morte, lo charme e il carisma della regina egiziana rimangono intatti. Tra i 180 capolavori esposti si segnalano, da non perdere: il ritratto di Cleopatra cosiddetto “Nahman”, esposto in Italia per la prima volta, uno straordinario ritratto di Ottavia, sposa di M. Antonio e sorella di Augusto rilavorato come Cleopatra – questo esposto per la prima volta al mondo – un ritratto della regina d’Egitto giovanissima, realizzato probabilmente quando salì al trono nel 51 a.C. e anch’esso esposto in prima mondiale, l’Alessandro Magno “Guimet” del Museo del Louvre, capolavoro della scultura ellenistica, uno straordinario bronzo inedito che ritrae Alessandro Sole, figlio di Cleopatra e Marco Antonio, e lo spettacolare ma quasi sconosciuto mosaico del Nilo, dal Museo di Priverno.Il percorso espositivo è suddiviso in nove sezioni: - Cleopatra. L'ultima regina d'Egitto, - La terra del Nilo, - I sovrani ellenistici,- Gli dei e il sacro nell'Egitto tolemaico,- Le arti; I protagonisti, le vicende, - Cleopatra e Roma. L'Egittomania, - Nuovi culti a Roma, - Roma conquistata: i nuovi faraoni.
La nostra carrellata continua con una mostra dedicata a Antoniazzo Romano, pittore cinquecentesco. Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano (Roma 1435/40 – 1508), fu attivo per quasi mezzo secolo fino al primo decennio del Cinquecento a Roma e nel territorio laziale. La mostra illustra il contesto in cui si sviluppa la vicenda artistica del maestro e le svolte fondamentali nella sua produzione. Il pittore era contemporaneo di Benozzo Gozzoli, di Piero della Francesca e di Domenico Ghirlandaio, sui quali si formò, e di Melozzo da Forlì, Piermatteo d’Amelia e il Perugino con cui condivise importanti commissioni. La ricca produzione di pale d’altare, cicli decorativi e quadri di devozione, era destinata a un pubblico composto in prevalenza di alti prelati della curia romana, comunità religiose ed esponenti dei ceti nobiliari. Opere di grande suggestione e di qualità altissima, i suoi dipinti uniscono le novità rinascimentali agli splendori dell’arte medievale, nella profusione degli ori e nella bellezza sacrale dei suoi personaggi, specie le sue straordinarie Madonne dalle sembianze modernamente affini alle tipologie femminili di quel periodo. Circa cinquanta le opere esposte - polittici, grandi pale, piccoli dipinti devozionali, tavole fondo oro, e un ciclo di affreschi staccati, insieme a opere di confronto e testimonianze documentarie - che offrono al pubblico un viaggio nel Rinascimento “quotidiano” di Antoniazzo e della sua nutrita bottega. La completezza del percorso espositivo è stata resa possibile dalla generosità di prestigiose istituzioni museali pubbliche e private (dai Musei Vaticani ai Musei nazionali del Bargello, di Capodimonte, e dell'Aquila, al Museo Poldi Pezzoli), di Musei civici (Rieti, Montefalco e Montefortino), di collezioni private (Umberto Veronesi e Fondazione Santarelli). Importanti prestiti provengono inoltre dalle maggiori chiese romane e laziali, di cui molte di proprietà del Fondo edifici culto del Ministero dell'Interno, e da complessi conventuali.
Presso il complesso del Vittoriano troviamo una mostra su Cezanne e il suo influsso sugli artisti italiani del ‘900. Il maestro francese - specialmente in seguito alla presentazione che nel 1907 Ardengo Soffici, reduce da un soggiorno parigino, fece della sua pittura sulla rivista “Vita d’Arte” - divenne infatti termine di paragone per quanti, fra gli artisti, volevano essere parte del movimento di rinnovamento che in quegli anni percorreva la cultura europea. Cézanne, tradizionalmente definito “padre dell’arte moderna” è preso come punto di riferimento da un cospicuo novero di personalità, influenzando gli anni di formazione di Morandi, la conclusione dell’esperienza futurista di Boccioni, l’intensità emotiva di Carrà, le modalità costruttive delle nature morte in De Pisis, lo spazio volumetrico di Sironi, il lavoro figurativo di Capogrossi, la ricerca di verità di Pirandello. L’esposizione del Vittoriano raccoglie 100 opere di Cézanne, Morandi, Carrà, Boccioni, Severini, Sironi, Capogrossi e numerosi altri e vanta la collaborazione e il supporto di numerosi musei di grande prestigio.
Eccoci all’ultima tappa del nostro viaggio, tappa dedicata ad un collezionista d’arte antica, Evan Gorga. Per la prima volta viene presentata una ricca selezione dell’articolata ed eclettica raccolta di archeologia del tenore Evangelista Gorga (1865-1957), acquisita dallo Stato nel 1950, e da allora conservata presso il Museo Nazionale Romano. Gorga raccolse una miriade di oggetti moderni e antichi che avrebbero dovuto formare, secondo le sue intenzioni, “il museo di tutti i tempi”, o come scrisse ancora lui stesso: “il Museo Enciclopedico, che comprende tutto lo scibile, dall’Arcaico ai giorni nostri”. Alla ricerca di documenti originali si è affiancata l’investigazione della singolare figura di Gorga – attivo nel mercato antiquario romano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento - testimoniando così un tipo di collezionismo molto diverso da quello delle grandi famiglie rinascimentali del Cinque-Seicento, raccontato dalle prestigiose collezioni di Palazzo Altemps. La mostra presenta una selezione di circa 1800 oggetti, solo una minima parte tra le centinaia di migliaia di pezzi conservati, ed è allestita nei due grandi saloni della nuova ala. Sculture antiquarie acquistate dallo Stato da collezioni private contemporanee sono, invece, esposte per la prima volta nelle sale dell’Appartamento della Stufa, insieme a una scultura raffigurante Artemide, concessa in prestito dal museo Boncompagni Ludovisi.
Carrozze regali. Cortei di gala di Papa, Principi e Re
Venaria Reale (To) – Scuderie Juvarriane
28 settembre 2013 – 2 febbraio 2014
Orari: martedì – venerdì 9.00-17.00; sabato- domenica 9.00-20.00, chiuso lunedì
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni:
Raffaello a Milano. La Madonna di Foligno
Milano – Palazzo Marino
28 novembre 2013 – 12 gennaio 2014
Orari: tutti i giorni 9.30-20.00, giovedì 9.30-22.30
Ingresso libero
Informazioni: www.comune.milano.it
Seicento lombardo a Brera
Milano – Pinacoteca di Brera
8 ottobre 2013 – 12 gennaio 2014
Orari: martedì – domenica 8.30- 9.15, chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.pinacotecabrera.net
Rodin. Il marmo, la vita
Milano – Palazzo Reale
17 ottobre 2013 – 26 gennaio 2014
Orari: lunedì 14.30-19.30; mercoledì-venerdì- domenica 9.30-19.30; giovedì- sabato 9.30-22.30
Biglietti: 11€ intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.mostrarodin.it
Il volto del ’900: da Matisse a Bacon. Capolavori dal Centre Pompidou
Milano – Palazzo Reale
25 settembre 2013 – 9 febbraio 2014
Orario: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30;giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: 11€ intero, 9,50€ ridotto
Informazioni: www.ilvoltodel900.it
Milano tra le due guerre. Alla scoperta della città dei Navigli attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti
Milano- Palazzo Morando (Via Sant’Andrea 6)
13 dicembre 2013 – 13 febbraio 2014
Orari: martedì – domenica 9.00-13.00/14.00-17.30
Ingresso libero
Informazioni: www.mostramilanotraledueguerre.com
Lewis Hine: Costruire una nazione, geografia umana e ideale
Milano – Centro Culturale di Milano (Via Zebedia)
20 novembre 2013 – 2 febbraio 2014
Orario: lunedì - venerdì 10.00-13.00 / 15.00-18.00,; sabato- domenica 16.00-20.00
Gradita offerta libera
Informazioni: www.centroculturaledimilano.it
Marina Previtali: Milano su carta
Milano – Galleria Previtali ( Via Lombardini 14)
11 dicembre 2013 – 15 febbraio 2014
Orari: tutti i giorni 16.00-19.30, chiuso domenica e lunedì
Ingresso libero
Informazioni: www.galleriaprevitali.it
Monet au cœur de la vie
Pavia- Scuderie del Castello
14 settembre 2013 – 2 febbraio 2014
Orario: martedì - venerdì 9.00 – 19.00; sabato- domenica e festivi: 9.00 – 20.00; lunedì chiuso
Biglietti: 15€ intero, 13€ ridotto
Informazioni: www.scuderiepavia.com
Robert Capa. La realtà di fronte
Passariano di Codroipo (Ud) – Villa Manin
20 ottobre 2013 – 2 febbraio 2014
Orari: martedì – venerdì 10.00-13.00/ 15.00-18.00; sabato – domenica 10.00-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 8€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.villamanin-eventi.it
Augusto
Roma – Scuderie del Quirinale
18 ottobre 2013 – 9 febbraio 2014
Orario: domenica – giovedì 10.00-20.00; venerdì – sabato 10.00-22.30, chiuso lunedì
Biglietti: 12€ intero, 9,50€ ridotto
Informazioni: www.scuderiequirinale.it
Cleopatra. Roma e l’incantesimo dell’Egitto
Roma – Chiostro del Bramante
12 ottobre 2013 -2 febbraio 2014
Orario: tutti i giorni 10.00-20.00; sabato- domenica 10.00-21.00
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.chiostrodelbramante.it
Antoniazzo Romano “Pictor Urbis”
Roma - Palazzo Barberini (Via delle Quattro Fontane, 13)
1 novembre 2013 – 2 febbraio 2014
Orario: martedì- domenica dalle 10.00- 19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 8€ intero,6€ ridotto
Informazioni: www.galleriabarberini.beniculturali.it
Cezanne e gli artisti italiani del ‘900
Roma – Complesso del Vittoriano
5 ottobre 2013 – 2 febbraio 2014
Orari: lunedì-giovedì 9.30-19.30, venerdì-sabato 9.30-23.00, domenica 9.30-20.30
Biglietti: 14.70€ intero, 11.70€ ridotto
Informazioni: www.ambienterm.arti.beniculturali.it/vittoriano
Evan Gorga. Il collezionista
Roma – Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps (Piazza Sant’Apollinare 46)
19 ottobre 2013 – 12 gennaio 2014
Orario: martedì – domenica 9.00-19.45, chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 6,50€ ridotto
Informazioni: www.archeoroma.beniculturali.it