Le mostre di giugno 2014
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A pochi passi dalle vacanze troviamo molte interessanti mostre, occasioni di uscite per pregustare già la bellezza di un riposo veramente ricreativo.
Le nostre proposte iniziano da Milano. La sede espositiva di Palazzo Reale, proprio nel cuore della città, offre sempre nuove ed interessanti rassegne. Per questa occasione abbiamo scelto due mostre: una dedicata ad un maestro dell’arte cinquecentesca milanese e lombarda, Bernardino Luini, l’altra dedicata ad uno dei più interessanti pittori tra Ottocento e Novecento, Gustav Klimt.
La mostra, ospitata nelle sale del piano nobile di Palazzo Reale e nella sala delle Cariatidi, racconta l’intero percorso dell’artista, dalle ricerche giovanili ai quadri della maturità, con un occhio costante, da un lato, al lavoro dei suoi contemporanei (Bramantino, Lorenzo Lotto, Andrea Solario, Giovanni Francesco Caroto, Cesare da Sesto e molti altri); dall’altro, alla traiettoria artistica dei figli di Luini, e in particolare del più piccolo Aurelio. Un intero secolo di arte lombarda, attraverso tele, tavole, disegni, affreschi staccati, arazzi, sculture in legno e in marmo, codici miniati, volumi a stampa. Il percorso espositivo presenta una selezione di duecento opere provenienti soprattutto dalle raccolte milanesi (dalla Madonna del roseto della Pinacoteca di Brera al Gesù Bambino dell’Ambrosiana, dal Sant’Antonio del Poldi Pezzoli al ciclo con i ritratti sforzeschi del Castello Sforzesco), ma integrate da significativi prestiti europei (per esempio dal Louvre e dallo Jacquemart-André di Parigi, dall’Albertina di Vienna, dal Szépművészeti Múzeum di Budapest) e americani (dai musei di Houston e di Washington). Il progetto, oltre ad essere la più grande retrospettiva mai dedicata a uno dei protagonisti dell’arte del Cinquecento in Lombardia, è anche una saga famigliare, quella di Bernardino e dei suoi figli appunto, che vivono in un contesto in cui l’attività artistica è un mestiere, con regole ben precise. “La mostra intende dare atto di questa concretezza dell’agire dell’artista, dentro le pratiche di bottega: un modo di procedere ben diverso dalle mitologie romantiche”, affermano i curatori.
La mostra milanese dedicata a Klimt ospita 20 quadri dell’artista, oltre ad altri suoi lavori e di artisti a lui vicini, a cominciare dai fratelli Ernst e Georg, per un totale di oltre 100 opere. La ricostruzione originale del “Fregio di Beethoven” – esposto nel 1902 a Palazzo della Secessione a Vienna, fondata nel 1897 – chiude il percorso espositivo, occupando un’intera sala e “immergendo” il visitatore nell’opera d’arte totale, massima aspirazione degli artisti della Secessione viennese e tutto il percorso espositivo si avvale di un allestimento che integra tematiche e opere nel contesto di arte totale proprio della movimento. La mostra inoltre si propone dunque di indagare i rapporti familiari e affettivi di Klimt, esplorando gli inizi della sua carriera alla Scuola di Arti Applicate di Vienna e la sua grande passione per il teatro e la musica attraverso l’esposizione di opere provenienti anche da altri importanti musei, tra cui diversi capolavori come Adamo ed Eva (Adam and Eve), Giuditta II, Girasole (Sonnenblume) e Acqua mossa (Bewegtes Wasser).
Di Mariateresa Carbonato abbiamo già scritto. Ecco ora una nuova mostra di questa instancabile e poetica pittrice milanese nella suggestiva cornice della Torre Saracena di Deiva Marina. Già il titolo, Il colore della vita dice delle caratteristiche della nostra pittrice: la passione per il colore e l’amore per gli aspetti più dimessi e quotidiani della vita che, sotto lo sguardo dell’artista trovano un’armonia inaspettata, trovano il loro valore di segno universale . Oggetto di particolare interesse e di valore simbolico è la casa: un ambito di intimità, a solo per accogliere l’altro. Anzi, di questi spazi silenziosi, inondati da una luce quiete, chi vi abita è il primo ospite, solo che sia capace di occhio stupito sulla riposata familiarità delle cose, delle suppellettili, dei sobri arredi. Gli oggetti della vita quotidiana diventano quasi amuleti, segni sacramentali di questo Altro che abitiamo e da cui siamo abitati.
Accanto a tali quadri di dolce e intensa intimità troviamo anche delle immagini sacre, immagini di semplice e disarmante semplicità che evocano le piccole icone della devozione popolare che accompagnano la nostra vita quotidiana, tra le pagine di un libro o sulla parete accanto al letto.
Dopo quadri tanto lievi ed intensi eccoci a Rovigo per una mostra dai toni e temi piuttosto inquietanti. A cavallo tra Otto e Novecento, alle Biennali Veneziane arrivarono le opere dei “Nordici” (tedeschi, scandinavi, ma anche svizzeri) e nulla fu più come prima. I paesaggi del profondo nord, i ritratti, le scene di interno conducevano a mondi e a sensibilità diverse, lontane, potenti. Trasudavano un fascino che colpiva l’intimo e raccontavano altri luoghi, reali e fantastici, popolati di sentimenti profondi, di miti, di sogni, di simboli. Lontani eppure vicini all’intimo di ciascuno e per questo fonte di una malia da cui risultava impossibile non farsi contagiare. Allora come ora gli artisti italiani, uomini di sensibilità ancora più acuta, furono stregati dalle opere di Klimt, Böcklin, Hodler, Klinger e Munch, il nuovo delle Biennali. In quegli anni si parlò di una Ossessione Nordica che imprigionò, mirabilmente, gli artisti attivi al di qua delle Alpi, influenzati fortemente, ciascuno secondo la sua sensibilità. Fu una meravigliosa epidemia che, come questa mostra spettacolarmente racconta, contagiò più di una generazione di artisti italiani, da de Chirico a De Carolis o De Maria. Sartorio, Morelli, Previati, Laurenti, Fortuny, Wolf Ferrari, tra i tanti.
Ci traferiamo ora a Ravenna nella sede espositiva MAR per una rassegna dedicata all’affresco. La mostra raccoglie un'accurata selezione di 110 opere e si divide in sei sezioni, ordinate secondo un indirizzo storico-cronologico: dai primi masselli cinqueseicenteschi, ai trasporti settecenteschi, compresi quelli provenienti da Pompei ed Ercolano, agli strappi ottocenteschi, fino alle sinopie staccate negli anni Settanta del Novecento. Risalgono ai tempi di Vitruvio e di Plinio le prime operazioni di distacco, secondo una tecnica che prevedeva la rimozione delle opere insieme a tutto l’intonaco e il muro che le ospitava. Il cosiddetto “massello”, che favorì il trasporto a Roma di dipinti provenienti dalle terre conquistate, altrimenti inamovibili, dopo secoli di oblio trovò nuova fortuna a partire dal Rinascimento - nel nord come nel centro della Penisola - favorendo la conservazione per i posteri di porzioni di affreschi che altrimenti sarebbero andati perduti per sempre. Così, in un arco temporale compreso fra il XVI e il XVIII secolo, vennero traslate la Maddalena piangente di Ercole de Roberti della Pinacoteca Nazionale di Bologna, Il gruppo di angioletti di Melozzo da Forli dei Musei Vaticani, La Madonna delle Mani del Pinturicchio: opere presenti in questa mostra. Un modus operandi difficile e dispendioso che a partire dal secondo quarto del Secolo dei Lumi venne affiancato, e piano piano sostituito, dalla più innovativa e pratica tecnica dello strappo, prassi che tramite uno speciale collante permetteva di strappare gli affreschi e quindi portarli su di una tela. Una vera rivoluzione nel campo del restauro, della conservazione, ma anche del collezionismo del patrimonio murale italiano. Così mentre nelle appena riscoperte Ercolano e Pompei si trasportavano su nuovo supporto, per destinarle al Museo di Portici, le più belle pitture murali dell’antichità, nel resto d’Italia si diffondeva la rivoluzione dello strappo. Nulla sarebbe stato più come prima. Da quel momento in poi e fino a tutto il XIX secolo un numero cospicuo di capolavori della pittura italiana furono strappati, staccati dalle volte delle chiese, delle cappelle, dalle pareti dei palazzi pubblici e privati che le accoglievano da secoli, per essere trasportati in luoghi più sicuri, nelle quadrerie e nelle gallerie nobiliari e principesche d’Italia e di mezza Europa. Spesso infatti, dietro a conclamate esigenze conservative, si celavano implicite motivazioni collezionistiche. Andrea del Castagno, Bramante, Bernardino Luini, Garofalo, Girolamo Romanino, Correggio, Moretto, Giulio Romano, Nicolò dell'Abate, Pellegrino Tibaldi, Veronese, Ludovico e Annibale Carracci, Guido Reni, Domenichino, Guercino: tutti i grandi maestri dell’arte italiana fra la metà del Settecento e la fine del XIX secolo furono oggetto delle attenzioni degli estrattisti: Antonio Contri, Giacomo e Pellegrino Succi, Antonio Boccolari, Filippo Balbi, Stefano Barezzi, Giovanni Rizzoli, Giovanni Secco Suardo, Giuseppe Steffanoni. Anche loro, come gli illustri artisti sopracitati, e come alcune fra le più belle pitture di Ercolano e Pompei, sono i protagonisti della mostra del Mar.
Poco distante da Ravenna, nella suggestiva cittadina di Forlì troviamo una mostra dedicata al Liberty. Nell’Italia da poco unificata, questo movimento, volto a superare le ancora troppo presenti identità regionali, si fa interprete dell’aspirazione al raggiungimento di un linguaggio artistico nazionale comune e adeguato a rappresentare il progresso e la modernità. Il sogno di una bellezza che fosse in grado di interpretare il mondo trasformato dal progresso scientifico e tecnologico venne celebrato dalle grandi Esposizioni, come quella nazionale di Palermo nel 1891-1892, quelle dell’arte decorativa moderna di Torino nel 1902, e di Milano nel 1906, che celebrava il traforo del Sempione.
Analogamente, quel sogno voleva far rivivere l’antico splendore culturale, rideclinando con una sensibilità tutta attuale, definita dall’Estetismo e dall’eredità dei Preraffaelliti inglesi, un Rinascimento identificato tra la linearità sentimentale e femminile di Botticelli e la tensione eroica di Michelangelo. È per questo che la mostra intende identificare, per la prima volta rispetto alle diverse rassegne dedicate nel passato al Liberty, le specificità di uno stile attraverso una serie di capolavori della pittura e della scultura, che, seppur di artisti di formazione, poetica e linguaggio diversi, come Segantini, Previati, Boldini, Sartorio, De Carolis, Longoni, Morbelli, Nomellini, Kienerk, Chini, Casorati, Zecchin, Bistolfi, Canonica, Trentacoste, Andreotti, Baccarini rivelano contenuti e messaggi comuni, con i quali sono scandite le sezioni dedicate al mito, all’allegoria, al paesaggio declinato tra tensioni simboliste e una ricerca dell’assoluto che ci farà incantare davanti ai dipinti dedicati alla rappresentazione dei ghiacciai, visti come l’immagine della “montagna incantata” di Thomas Mann. Si tratta di una mostra originale, intessuta di incontri e relazioni inattese, per raccontare in maniera avvincente l’idea di un’arte totale che ha trionfato in quella stagione dell’ottimismo e di incondizionata fiducia nel progresso e che va sotto il nome universale di Belle Époque. Come confermano le relazioni con la letteratura, il teatro e la musica, evocate attraverso la grafica e i libri illustrati, ma anche attraverso gli stessi dipinti e le sculture, nell’esperienza artistica del Liberty serpeggiava sotto quell’incontenibile slancio vitale un’inquietudine e un malessere sociale ed esistenziale che di lì a poco si sarebbero manifestati tragicamente. Il sogno progressista e la magnifica utopia di una bellezza che avrebbe dovuto cambiare il mondo erano destinati a infrangersi simbolicamente, una prima volta, nella tragedia del Titanic nel 1912 e, definitivamente, due anni dopo, nella Grande Guerra.
Ancora Emila Romagna, ancora un grande maestro, Matisse. Ferrara nella sede espositiva di Palazzo Diamanti offre una incomparabile mostra dedicata al grande maestro francese. Il genio di Matisse ha cambiato il corso dell’arte del Novecento, imprimendo la sua visione nuova ad ogni genere artistico. Nessuno di questi, però, l’ha affascinato quanto la rappresentazione della figura, soprattutto femminile, al punto da impegnarlo per l’intero arco della sua carriera in una ricerca incessante attraverso tutte le tecniche. Con questa rassegna, si intende proporre un ritratto a tuttotondo e non scontato del maestro francese, che metta in risalto le sue doti di alchimista del colore, ma anche il suo grande talento grafico e scultoreo. Una selezione di opere provenienti da musei e collezioni private di ogni parte del mondo, racconterà l’avventura attraverso la quale Matisse, al pari di Picasso, si è ispirato al più classico dei temi, quello della figura, e ne ha sovvertito la rappresentazione tradizionale. Ad accogliere il visitatore sarà il magnetico Autoritratto del 1900 (Parigi, Centre Pompidou) assieme a giovanili e potenti prove di studio sul modello. La gioiosa vitalità della stagione fauve verrà poi rievocata da un dipinto raggiante di colori puri, quale il Ritratto di André Derain (1905, Londra, Tate), e dalle creazioni nate sotto la suggestione della pittura di Cézanne e della scultura africana, come il fondamentale bronzo Nudo disteso (1907, Centre Pompidou) e la tela Nudo in piedi (1907, Tate), entrambi sorprendenti per la scansione delle forme e il potenziale espressivo. La mostra metterà quindi il visitatore di fronte a tre pietre miliari del 1909: il bronzo La serpentina, la tela Nudo con sciarpa bianca, provenienti dallo Statens Museum for Kunst di Copenaghen, e la Bagnante del MoMA, opere che costituiscono uno dei più alti raggiungimenti matissiani, nell’arabesco fluttuante dei corpi capace di trasmettere un senso di primordiale fusione con l’ambiente. A nutrire l’immaginario dell’artista è soprattutto la presenza di una modella nel suo atelier, l’emozione che essa risveglia in lui e il piacere stesso di ritrarla. Negli anni della prima guerra mondiale, la figura femminile è al centro di un lavoro quasi ossessivo con cui Matisse cerca di metterne a nudo l’essenza, come dimostrano le effigi di Laurette con il loro fascino misterioso (ad esempio Le due sorelle, 1917, Denver Art Museum, e Nudo seduto di spalle, c. 1917, Philadelphia Museum of Art). Una svolta radicale è segnata dalle opere del dopoguerra che riflettono l’incantesimo della Costa Azzurra e la riscoperta di Ingres e Renoir (Ragazze in giardino, 1919, La Chaux-de-Fonds, Musée des Beaux-Arts). Matisse si lascia ora sedurre dai riflessi di luce sulla figura della modella e sugli arredi esotici di cui la circonda, come mostrano due opere straordinarie quali il bronzo Grande nudo seduto (1922-29, Philadelphia Museum of Art), in cui la maestosa figura dispiega le sue forme nello spazio, o l’Odalisca con i pantaloni grigi (1926-27, Parigi, Musée de l’Orangerie), in cui appare immersa in un sontuoso mosaico di motivi decorativi. La monumentale Ninfa nella foresta (1935-43, Nizza, Musée Matisse), un capolavoro come Natura morta con donna addormentata (1940, Washington, National Gallery of Art) e magnifici disegni (Nudo disteso, 1938, MoMA; Giovane donna seduta con abito a rete, 1939, Basilea, Fondation Beyeler) incarnano il nuovo cambiamento di rotta seguito al prestigioso incarico decorativo per la Barnes Foundation negli Stati Uniti e alle illustrazioni delle poesie di Mallarmé. La musa del pittore viene qui evocata in uno spazio intriso di luce dove il suo corpo, la vegetazione e gli oggetti compongono un fregio lirico ed essenziale.
Da Ferrara ci traferiamo a Reggio Emilia per una mostra fotografica nella quale con 150 scatti si riperce la storia della fotografia dalla seconda metà dell’Ottocento alla metà del Novecento attraverso i più grandi interpreti di sempre: Man Ray, Paul Strand, André Kertész, Edward Weston e molti altri. FOTOGRAFIS è una raccolta eccezionale per numero e qualità di opere, costituita da oltre 600 fotografie acquisite in una decina d’anni dal 1975 al 1985 e da allora mai smembrata, rimasta integra nella forma che era stata prevista dai suoi iniziatori. La mostra parte con gli iniziatori del mezzo come ad esempio Nadar, e con i primi grandi protagonisti, da Frances Frith a Eadweard Muybridge, da Bertall a Frederick Evans, fino a Julia Margaret Cameron. Le prime, splendide testimonianze fotografiche dei viaggi in Oriente, e insieme il desiderio di raccontare la realtà quotidiana, di realizzare ritratti somiglianti come mai prima, la competizione instaurata da subito con la pittura. Si prosegue poi con i protagonisti della stagione del pittorialismo, uno dei momenti cruciali e più affascinanti dell’evoluzione del linguaggio fotografico in chiave artistica: in questa sezione si segnalano tra gli altri i nomi di Heinrich Kühn, Edward Steichen, Alfred Stieglitz, František Drtikol, attraverso opere che sono autentici capolavori dell’arte fotografica dei primi decenni del XX secolo. Il punto di maggiore richiamo dell’esposizione è probabilmente quello appena successivo a questa stagione, ed è quello della cosiddetta fotografia modernista, o delle avanguardie. In questa sezione si trovano i nomi di Eugène Atget, Man Ray, Alexander Rodchenko, Herbert Bayer, Edward Weston, Paul Strand, André Kertész, August Sander, Walker Evans, gli autori che sono entrati non solo nella storia della fotografia, ma nell’immaginario collettivo del secolo. I rayographs di Man Ray, le distorsioni di Kertész, i ritratti di Sander sono altrettante icone del Novecento, hanno influenzato generazioni di fotografi, artisti, pubblicitari, e insieme hanno dato un’immagine indimenticabile di quegli anni e di quella realtà storica e sociale. Assieme ad essi, va anche segnalata la presenza di autori meno noti al grande pubblico ma di grandissima qualità, che permettono di avere una visione ampio del panorama fotografico tra anni Venti e Trenta del Novecento. Anche la fotografia di reportage e di stretto legame con gli avvenimenti del tempo è ben rappresentata nella mostra, con esempi di Henri Cartier-Bresson, Margaret Bourke White, Weegee, Lee Friedlander, Elliot Erwitt e molti altri a testimonianza di una volontà di raccogliere le diverse voci e le diverse anime della fotografia: con questo principio si arriva agli anni del dopoguerra e in particolare ai Sessanta e Settanta, nei quali emergono figure come quella di Otto Steinert, Mario Giacomelli, Diane Arbus, Arnulf Rainer, in una chiusura ideale sul confine tra fotografia di documentazione e fotografia concettuale, che segna la nascita di una nuova stagione.
Il nostro lungo viaggio si conclude a Firenze per una rassegna dedicata a Baccio Bandinelli (1493-1560). Intento dell'esposizione è restituire a Bandinelli la sua posizione di spicco nel panorama della scultura italiana, ristabilendo la verità su un artista ancora ammiratissimo nel Sei e Settecento, ma condannato all'ostracismo dalla critica negli ultimi due secoli, fino ad oggi. Eppure la sua biografia è la più estesa fra le Vite vasariane. I committenti principali furono i due papi di casa Medici (Leone X e Clemente VII) e poi il duca Cosimo I. La parte iniziale e più rilevante della mostra è stata ambientata nella Sala di Michelangelo, perché tutte le opere che sono lì esposte hanno a che fare con Bandinelli: dai maestri, come Michelangelo e il Rustici ai coetanei, come Jacopo Sansovino, il Tribolo e soprattutto il Cellini, suo eterno 'nemico', passando per i suoi allievi, come Vincenzo De Rossi e Bartolomeo Ammannati fino a quelle del suo successore alla corte granducale, il Giambologna.
Bernardino Luini e i suoi figli
10 aprile 2014 – 13 luglio 2014
Milano – Palazzo Reale
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: 11e intero, 9,50€ ridotto
Informazioni: www.mostraluini.it
Klimt. Alle origini di un mito
12 marzo 2014 – 13 luglio 2014
Milano – Palazzo Reale
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: 11e intero, 9,50€ ridotto
Informazioni: http://www.klimtmilano.it
Il colore della vita. Opere di Mariateresa Carbonato
21 giugno 2014 – 20 luglio 2014
Deiva Marina (Sp) – Torre Saracena
Orari: venerdì 20.00-22.00; sabato 18.30-22.30; domenica 9.30-12.30/18.00-22.00 (Altri giorni e orari su richiesta cell. 339. 14 77 032)
Ingresso libero
L’ossessione nordica. Böcklin Klimt Munch e la pittura italiana
22 febbraio 2014 – 22 giugno 2014
Rovigo – Palazzo Roverella
Orari: feriali 9.00-19.00, sabato e festivi 9.00-20.00, chiuso lunedì
Biglietti: 9e intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.mostraossessionenordica.it
L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo
16 febbraio 2014 – 15 giugno 2014
Ravenna – MAR
Orari: martedì e giovedì 9.00-18.00, venerdì 9.00-21.00, sabato e domenica 9.00-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 9€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.mar.ra.it
Liberty. Uno stile per l’Italia moderna
1 febbraio 2014 – 15 giugno 2014
Forlì – Musei San Domenico
Orari: martedì – venerdì 9.30-19.00; sabato e domenica 9.30-20.00, chiuso lunedì
Biglietti: 11€ intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.mostraliberty.it
Matisse La figura. La forza della linea, l’emozione del colore
22 febbraio 2014 – 15 giugno 2014
Ferrara – Palazzo dei Diamanti
Orari: tutti i giorni 9.00-19.00
Biglietti: 11e intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.palazzodiamanti.it
Un secolo di grande fotografia. Capolavori Fotografis Bank Austria – Unicredit Art Collection
2 maggio 2014 – 13 luglio 2104
Reggio Emilia – Palazzo Magnani
Orari: martedì – domenica 16.00-23.00, chiuso lunedì
Biglietti: 9€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.palazzomagnani.it
Baccio Bandinelli scultore e maestro (1493-1560)
9 aprile 2014 – 13 luglio 2014
Firenze – Museo Nazionale del Bargello
Orari: tutti i giorni 8.15-17.00
Biglietti: 7€ intero, 3,50€ ridotto
Informazioni: www.unannoadarte.it