Mostre Novembre 2014
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Ricchissimo di proposte il panorama artistico di novembre. Rassegne di arte antica e contemporanea, di pittura, scultura e fotografia. Le iniziative coprono tutta la geografia italiana dalla Lombardia fino alla Campania.
La nostra presentazione inizia da Milano con una mostra monografica del pittore contemporaneo Maurizio Bottoni (1950) presso la Galleria Ca’ di Fra’.
La personale Odori di un divino percepire… di Maurizio Bottoni (Milano, 1950),costituita da una ventina di opere, ci presenta un uomo tra passato e presente. In lui si sommano e convivono in piena armonia il passato dei grandi Maestri e la contemporaneità. Il suo lavoro denota in ogni pennellata, in ogni velatura, nella semplice tecnica scelta, una ricerca dell’ideale estetico della Tradizione ed insieme una lucida consapevolezza del presente vissuto, in una continua ed armonica rilettura e reinterpretazione della realtà, dello scorrere del tempo. Per la sua ricerca si è soliti parlare di realismo. Probabilmente questa categoria è riduttiva del suo lavoro, semplicistica. Certo riproduce fedelmente e quasi maniacalmente il reale, ma in verità, a guardare con maggiore attenzione la sua opera, Maurizio Bottoni dipinge ciò che è nascosto all’interno della realtà: l’essenza, l’anima delle cose. Forse sarebbe più vicino al vero definirlo “ritrattista dell’ Essenza” del Reale. Se guardiamo con occhio curioso e meravigliato la vita che ci circonda, ci rendiamo conto che ogni singola parte, per quanto microscopica, è perfetta in sé e funzionale al compito per cui è stata creata; Universale nel suo essere parte insostituibile del Tutto più esteso che è l’oggetto, l’animale, il paesaggio, la singola zolla di terra. Insomma, una “parte” perfetta di un “tutto” perfetto. Bottoni intuisce questo punto intimamente filosofico della vita e lo pone al centro della sua ricerca. La sua abilità tecnica nasce da un amore carico di stupore per il passato. Riprendono vita così tecniche ormai lontane, quasi dimenticate nel “turbine” dell’oggi (tempera su tavola di legno, disegno con punta d’argento, uso di pigmenti naturali creati rigorosamente dall’artista). Abilità manuale e tecniche che erano parte integrante dell’opera d’arte del passato e costituivano una delle componenti essenziali del “fare pittura”, della ricerca dell’espressione, rivivono rilette e filtrate da una nuova sensibilità contemporanea.
Sempre a Milano una mostra fotografica dedicata ai grattacieli presenti da quasi cento anni nella nostra città, architetture che ne hanno modificato lo skyline. Organizzata dalla Fondazione Riccardo Catella e dal Politecnico di Milano - Scuola di Architettura e Società DAsTU (Dipartimento di Studi Urbani) la mostra ripercorre un secolo di grattacieli a Milano: dal “grattanuvole” dell’ingegnere Achille Manfredini (1910) ai progetti di Porta Nuova che disegnano il nuovo skyline di Milano; dalle mitografie futuriste dell’architetto Antonio Sant’Elia agli avveniristici virtuosismi tecnologici di Cesare Pelli. Alla luce delle grandi trasformazioni in atto nella città di Milano l’esposizione, mette in mostra 80 edifici tra torri e case alte che caratterizzano il volto architettonico di Milano con disegni originali; fotografie d’autore; un grande skyline meneghino di 8x3 metri realizzato per la mostra dall’artista messicano Raymundo Sesma; video interviste a progettisti e architetti, ai protagonisti di Porta Nuova, a direttori di riviste e critici dell’architettura come Francesco Dal Co, Carlo Olmo, Mario Botta, Pierluigi Nicolin, Stefano Boeri, Cino Zucchi, Italo Rota, Fulvio Irace; touch screen con le schede dei progetti realizzate con il contributo degli studenti del corso di Storia dell’architettura contemporanea del Politecnico di Milano; piante, prospetti sezioni, foto d’epoca estratti dai fondi documentari dell’Archivio Storico Civico del Comune di Milano da quello di ATM e da fondazioni private. La copromozione della mostra insieme al Politecnico di Milano è un’operazione culturale che rientra nello spirito della Fondazione Riccardo Catella di promuovere una riflessione ed un confronto su tematiche collegate allo sviluppo del territorio, attraverso incontri e progetti espositivi. In questo contesto, l’architettura, intesa come “capacità di costruire la città” e parte integrante del Made in Italy, è un tema centrale sul quale la Fondazione si impegna a riattivare un dibattito a livello nazionale ed internazionale, anche in vista di Expo 2015, insieme al mondo accademico, alle Istituzioni e alla società civile. La mostra è stata quindi ideata come manifesto e racconto della storia dei grattacieli della città di Milano dalle origini ad oggi. Attraverso l’analisi dell’architettura e del suo sviluppo negli anni, la mostra fa emergere temi come la valorizzazione della vivibilità urbana, dell’innovazione e della sostenibilità nell’ambito della progettazione del paesaggio urbano e degli spazi pubblici. In una sezione della mostra, inoltre, saranno esposte su dieci piedistalli 10 torri realizzate con mattoncini Lego, immaginate per Milano da 10 importanti studi milanesi di architettura, dando vita ad una mostra nella mostra: Edrisio Bruletti, Giulio Ceppi Total Tool, Attilio Stocchi, Park Associati, Guidarini&Salvadeo, ONsite studio, Piu Arch, Studio OBR, Fabio Novembre, Italo Rota, Massimo Roj Progetto CMR. I promotori hanno voluto coinvolgere attivamente in questo racconto sulla città anche le giovani generazioni, attraverso due iniziative all’interno della mostra: una dedicata ai più piccoli ed una agli adolescenti.
Spostiamoci a Como per una mostra dedicata alla città e a come gli artisti, da Boccioni ad oggi, ne hanno percepito la vita e la crescita. In tema di città, l’arte italiana giunge all’’800 in una sorta di ritardo: in una storia artistica fatta principalmente di paesaggi bucolici, le vedute urbane sono teatro architettonico, oppure presepe, tra echi di visione esatta e scena pittoresca. A tutti gli effetti in Italia un’idea di città latita nella cultura artistica nostrana sino al ’900 pieno. Questo accade anche perché al tempo in Italia è la città stessa a mancare. Mentre Parigi e Londra sono già “città Europee”, una Milano e una Roma sono al più annidamenti al margine delle campagne. E’ prima di tutti il Futurismo a percepire questo vuoto e infatti per poter rappresentare la città sente di doverla prima ancora inventare. Lo si legge anche nel Manifesto del 1909 “la città sarà un concentrato dinamico di forze vitali, che aggrediscono il paesaggio …” . Questi sono pensieri di quello che dev’essere prima ancora che raffigurazioni di quello che è. E così, nel tendersi delle energie ad un tempo sociali ed artistiche, la città dei pittori diventa l’invenzione di un vero e proprio genere. Ed è da qui che prende avvio l’adozione della città come soggetto e oggetto d’arte: luogo di progettazione architettonica e sociale ma anche di rappresentazione. E luogo dell’anima. Per chi si esprime attraverso la pittura innanzitutto e poi, negli anni a venire e sempre più, attraverso la fotografia. Ma non può essere altrimenti. Sia che si tratti di architettura, di monumenti classici, di edifici moderni e contemporanei, di paesaggi, di ampie vedute panoramiche o di periferie urbane, il rapporto con lo spazio è stato e continua a essere un’esperienza insostituibile dello sguardo per costruire l’immagine che lo interpreta e che lo rappresenta. Lo spazio è lì, da vedere e da vivere, e la città ne è innegabile parte Diventa poi una questione di sguardo, di capacità di avvertire e restituire una visione della complessità, propria e di quanto ci circonda. Ecco allora, in un amplissimo spettro di stili e rappresentazioni, tra atteggiamenti lucidamente analitici, trasognamenti visionari e disagi esistenziali variamente rappresentati, i ritratti di città raccontare la vita per tutto il 900 fino a oggi.
Le nostre proposte si spostano ora al Veneto. Iniziamo da Padova dove è stata allestita una mostra dedicata ad un pittore liberty, Vittorio Corcos (Livorno 1859-Firenze 1933). Si tratta dell’antologica più completa mai dedicata al pittore livornese con la presenza di oltre 100 dipinti, in grado di ripercorrere la sua vicenda artistica, attraverso i suoi più noti capolavori, e a numerose opere inedite. La fama di Corcos era notevole nella prima metà del secolo scorso. Ugo Ojetti, nel 1933, ebbe modo di scrivere: “Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica: donne e uomini come desiderano d’essere, non come sono”, e Cipriano Efisio Oppo, nel 1948, “Una pittura chiara, dolce, liscia, ben finita: la seta, seta, la paglia, paglia, il legno, legno, e le scarpine lucide di copale, lucide come le so fare soltanto io, diceva Corcos”. Il percorso ruoterà attorno al grande capolavoro Sogni, l’opera più celebre di Corcos, proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Si tratta del ritratto, davvero particolare per l’epoca, di una ragazza moderna, Elena Vecchi. Grazie alla forza del gesto e dello sguardo, come alla suggestiva ambientazione, è diventato l’immagine più emblematica della cosiddetta Belle Époque di cui ben rappresenta l’atmosfera sospesa tra i sogni dorati e una sottile inquietudine. Esposto per la prima volta alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze 1896, il quadro aveva destato un “chiasso indiavolato” e provocato un acceso dibattito sul significato da attribuire a quell’intenso ritratto di giovane donna, ora definito “spiritualista” ora “realista”, ma infine universalmente ammirato per l’originalità della composizione e l’inquieto carattere della protagonista. La prima sezione analizza i luoghi che hanno visto scorrere l’esistenza di Corcos, gli amici e le importanti personalità che ha frequentato, tra cui l’Imperatore Guglielmo II di Germania, Giosuè Carducci, Silvestro Lega e molti altri, dei quali ha tramandato l’immagine ai posteri. Un capitolo particolare sarà dedicato a Parigi, città in cui visse dal 1880 al 1886 e che lo vide uno dei maggiori interpreti della cosiddetta pittura della vita moderna, assieme a Boldini e De Nittis. Una serie di dipinti, alcuni di grandi dimensione, confermano come, anche dopo il 1900, Corcos continui a elaborare la fortunata formula del ritratto mondano, qui rappresentato da autentici capolavori come Ritratto della Contessa Carolina Sommaruga Maraini del 1901, , o il Ritratto di Lina Cavalieri (1903), la ‘Venere in terra’, come la definì d’Annunzio. L’ultima sezione, La luce del mare, rivela come i suoi soggiorni a Castiglioncello, a partire dal 1910, sembrano riportarlo all’osservazione della realtà e alle gioie della pittura en plein air. Esemplari sono In lettura sul mare (1910 ca.) o La Coccolì (1915), il ritratto della nipotina sorpresa sulla spiaggia. Non manca, all’interno del percorso di Palazzo Zabarella, un confronto con artisti quali Giuseppe De Nittis, Léon Bonnat, Ettore Tito e altri, coi quali Corcos ha intrattenuto un rapporto di lavoro e di amicizia.
Spostiamoci a Venezia per due mostre fotografiche, entrambe nello stesso spazio espositivo, la Galleria Tre Oci. Una dedicata alla città lagunare durante la Prima Guerra Mondiale, l’altra al fotografo Hine, famoso per aver ritratto la modernità americana nei suoi grattacieli.
A cento anni dall’inizio del primo conflitto mondiale, Venezia si difende 1915 - 1918, vuole raccontare con oltre 350 immagini originali, provenienti dall’Archivio Storico Fotografico della Fondazione Musei Civici di Venezia, l’insolita situazione della città all’epoca della Grande Guerra con l’intento di offrire un’esaustiva panoramica sulla drammaticità degli eventi accaduti e di conseguenza non disperdere né la prospettiva storiografica né quella sedimentata nella nostra memoria collettiva. 42 furono le incursioni che scaricarono sulla città un totale di 1029 bombe (300 solo durante la notte tra il 26 e il 27 febbraio 1918), con il risultato di provocare ingenti danni materiali, ma soprattutto 52 vittime e 84 feriti tra la popolazione. Se particolarmente drammatiche si rivelano, ai nostri occhi odierni, alcune immagini del tessuto urbano colpito dai bombardamenti, di grande impatto emotivo ci pare la documentazione relativa ad uno dei capolavori irrimediabilmente perduti che provocò una fortissima reazione internazionale: l’affresco del soffitto della chiesa degli Scalzi opera di Giambattista Tiepolo, distrutto nel tentativo di colpire la vicina stazione ferroviaria. Il percorso espositivo che si articola virtualmente in quattro sezioni non vuole occuparsi di documentare azioni belliche o gesta di guerra (salvo un unico caso, una delle più sensazionali imprese compiute dalla Marina Italiana: l’affondamento della corazzata Wien nel porto di Trieste compiuto dai Mas guidati dal tenente di vascello Luigi Rizzo) ma intende descrivere in maniera estesa le strategie difensive attuate, la complessa attività di protezione preventiva dei monumenti con le “saccate” e le murature di rinforzo, la rimozione dei preziosi tesori artistici, la trasformazione delle altane della città in postazioni di avvistamento e di difesa antiaerea dei fucilieri della Marina e dei volontari, i palloni frenanti che venivano innalzati per ostruire lo spazio aereo. Dall’altro lato si illustrano le difficoltà della vita quotidiana: l’oscuramento, i rifugi, gli ospedali, la rimozione delle macerie, il ritiro dei depositi bancari dopo Caporetto.
La seconda esposizione riunisce per la prima volta opere originali provenienti dalla collezione della famiglia Rosenblum di New York, il più consistente fondo archivistico di stampe vintage di Lewis Hine (1874-1940), in mani private, qui un nucleo di 6o vintage print propone i suoi cicli più conosciuti: dai famosi operai dell’Empire State Building agli immigrati di Ellis Island, dal reportage di Pittsburgh, al lavoro minorile in Pennsylvania, North Carolina e Virginia. Il grande pubblico potrà così ammirare la maestria e l’umanità del padre della “fotografia sociale” e collegare alla sua esperienza alcuni dei valori più alti della generazione successiva rappresentata per esempio dalla Photo League.
Trasferiamoci a Pordenone per un’altra mostra fotografica: questa volta l’autore è un contemporaneo fotoreporter, Pierpaolo Mittica (1971). Mittica nelle sue immagini non fa sconti. Racconta quanto di assurdo e di terribile l’uomo fa contro se stesso. In luoghi che per molti sono sinonimo di disastri non casuali, di guerre, nuove schiavitù e di abbruttimento; e che per altri non sono altro che usuali condizioni di esistenza, o meglio di tragica sopravvivenza. Per questo le 150 immagini che costituiscono la mostra sono un modo per essere coscienti di cosa sia esattamente il nostro mondo, perché quelle immagini raccontano ciò che anche a noi consente di godere uno status di privilegiati, anche in un momento storico che viviamo come difficile. Il titolo Ashes / Ceneri fa riferimento ai devastanti effetti sociali e/o ecologici causati dallo sfruttamento degli uomini e dell’ambiente in varie parti del mondo. Ma, in positivo, indica l’urgenza di una svolta epocale e di una rinascita, proprio a partire dalla conoscenza di ciò che, anche negli ultimi decenni, è stato provocato da ciniche scelte politiche ed economiche. Pierpaolo Mittica è un fotografo particolarmente attento alle tematiche sociali e ambientali. Si è occupato soprattutto degli oppressi, degli ultimi e delle persone che non hanno diritto di parola nei luoghi più difficili del terzo mondo. E, negli ultimi anni, ha iniziato a indagare sui più gravi disastri ecologici che hanno afflitto l’umanità e distrutto l’ambiente.
La nostra serie di proposte ci porta ora in Emilia Romagna. Dapprima a Reggio Emilia per una importante mostra di scultura dedicata a Manzù (1908-1991) e a Marini (1901-1980). La rassegna intende approfondire le vicende artistiche di questi due scultori, cosa, sinora poco indagata dagli studi, proponendosi di individuare gli elementi che favorirono il grande successo di Manzù e di Marini. Un’ampia selezione di sculture, anche gigantesche, dipinti e lavori grafici realizzati dai due artisti negli anni compresi tra il 1945 e il 1970 documenta la loro fiduciosa apertura verso le molteplici lingue della modernità e la capacità dimostrata da entrambi nell’incontrare il gusto di un colto e sofisticato mercato internazionale. Il percorso espositivo si apre con due opere emblematiche, il Grande ritratto di signora di Manzù e il Cavaliere di Marini – la prima del 1946, la seconda del 1945 – provenienti da prestigiose collezioni private: due sculture in grado di introdurre gli aspetti più importanti delle ricerche compiute dai due artisti, dal riferimento a Medardo Rosso per Manzù, alla questione della serialità posta dalle sculture di Marino. Seguono grandi bronzi, rilievi, dipinti e lavori grafici, in una successione che tiene conto dei temi maggiormente praticati da entrambi nei decenni presi in esame. Oltre al tema della danza che accomuna i due artisti, oltre ai celeberrimi Cardinali di Manzù e ai Cavalli con Cavaliere di Marini, una speciale attenzione viene dedicata ai ritratti; non soltanto per sottolineare l’interesse che entrambi nutrirono nei confronti di questo genere artistico, ma anche per fornire una chiave di lettura della loro personalità attraverso i nomi degli artisti, dei galleristi, dei collezionisti e delle personalità che ne sostennero e accompagnarono l’attività lungo gli anni cinquanta e sessanta, quali papa Giovanni XXIII, Igor Stravinskij, Marc Chagall, Jean Arp, Mies van der Rohe, John Huston, Kokoschka, il cardiochirurgo Barnard, oltre alle mogli, Inge Manzù e Marina Marini.
A Rimini nella prestigiosa sede di Castel Sismondo troviamo la personale di due artisti contemporanei: Paola Ceccarelli, scultrice e Americo Mazzotta pittore, dal suggestivo titolo Di terra e di Luce. La mostra raccoglie oltre 150 opere dei due artisti, due personalità che vivono il rapporto con il proprio fare arte con la consapevolezza di essere strumenti alla ricerca di un senso intimo e profondo delle cose. Il percorso tra le sculture di Paola Ceccarelli (1955) – denominato “Donna, Acqua, Terra” - si snoda in quattro sezioni (Stupore, Donna-Conchiglia, Radici, Le Doglie del Parto) dove le sculture di terracotta sono il medium attraverso il quale l’artista riminese compie il suo viaggio verso il riconoscimento dell’identità tra il suo essere donna e il suo essere “polvere”. É invece la “Dimensione della memoria” il titolo e la protagonista della sezione della mostra che raccoglie le opere – quadri a olio, disegni, stampe – di Americo Mazzotta (1941), artista originario di Collecchio, che ha fatto della memoria e della storia le due ‘colonne’ sulle quali si appoggia la sua ricerca.
Ora ci spostiamo nel centro Italia, tra Marche e Umbria, per giungere infine a Firenze.
A Fabriano (An) troviamo un’interessante rassegna dedicata all’arte locale tra Due e Trecento, con un percorso che si snoda anche nelle diverse chiese cittadine. Si tratta di una mostra di raffinata suggestione e impatto, ulteriormente sottolineati dagli itinerari lungo il percorso urbano e nel territorio circostante tra antiche abbazie, eremi, pievi e monasteri sparsi nelle vallate appenniniche tra Marche ed Umbria, luoghi un tempo frequentati proprio da quelle maestranze che diffondevano il nuovo idioma giottesco. Uno scenario quasi segreto nel quale si iscrive una mostra preziosa, occasione imperdibile per ammirare pale d’altare, sculture lignee dipinte e affreschi della lunga stagione gotica. Gran parte della mostra è ospitata presso la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli e in tre splendide chiese del circuito urbano, espone oltre 100 opere tra cui oltre a dipinti, pale d’altare, tavole, affreschi staccati, anche sculture, oreficerie rarissime, miniature, manoscritti, codici. Opere delicate e preziose, concesse in prestito dai più prestigiosi musei italiani e stranieri.
La prossima proposta ci fa fare un triplo salto mortale nel tempo e nei contenuti: a Città di Castello (Pg) una rassegna all’insegna della super modernità che ha per protagonisti Burri (1915-1995), Fontana (1899-1968) e Afro (1912-1976). La libertà d’espressione, il rifiuto delle norme – tanto quelle dettate dalla tradizione, quanto quelle ormai ridotte a formalismo stabilite dalle avanguardie storiche – la forte componente esistenziale furono i principali elementi comuni che condussero gli artisti, tra cui i nostri tre, a sperimentare tecniche, materiali e modalità espressive molto diverse tra loro. I risultati di questa incessante sperimentazione sono perfettamente leggibili anche nelle opere su carta, esiti spesso perfettamente compiuti e autonomi, piuttosto che abbozzi e appunti di carattere progettuale.
Per la prima volta un’opera di Giotto viene esposta a Lucca. Quello che il pittore fiorentino non ha mai fatto quando era in vita, avendo attraversato la Toscana in più occasioni senza però giungere a Lucca, lo fa ora, a distanza di settecento anni, con ciò che di più autentico,vivo e concreto alimenta i nostri giorni: la sua arte. Rivoluzionaria,senza tempo, capace di creare corpi veri e solidi nello spazio pur dipinti su una tavola o su un muro. Proprio come si presenta la Madonna di San Giorgio alla Costa, il capolavoro che il Comitato Nuovi Eventi per Lucca (organismo creato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e dalla Fondazione Ragghianti) porta in città il 4 ottobre prossimo, nel giorno della Festa di San Francesco. L’operazione vuole essere il coronamento di un percorso artistico forte e radicato nell’area lucchese, dove pure esistono significative testimonianze della pittura antecedente alla rivoluzione operata da Giotto. La Madonna di San Giorgio alla Costa costituisce così una sorta di tassello mancante per la ricostruzione di un periodo artistico – quello medievale – che anche a Lucca conobbe episodi di grande vivacità e fulgore, come bene dimostrano le evidenze artistiche riferibili ai secoli XII e XIII presenti sul territorio. Giotto, unanimemente riconosciuto come il primo grande iconografo del Santo di Assisi e come il più diretto interprete artistico della poetica di fede, vita e sensibilità dell’Assisiate, realizzò quest’opera,
databile intorno al 1295, negli anni della sua giovinezza. Il capolavoro, proveniente dal Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte di Firenze, rimase coinvolto nell’attentato di via dei Georgofili nella notte tra il 26 e 27 maggio del ‘93. In quell’occasione la Madonna fu trafitta da una miriade di schegge di vetro, iniziando un lunghissimo percorso di restauro, affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Ancora l’antico medioevale ma nel gusto del collezionismo tra Sette e Ottocento è il tema della mostra che è allestita a Firenze presso la Galleria dell’Accademia. La mostra -la prima dedicata all’argomento nel suo complesso -si propone di offrire un punto critico-bibliografico su questo importantissimo fenomeno culturale riguardante la storia del gusto e del collezionismo in Italia, tra la fine del Sette e l’inizio dell’0ttocento, che esercitò tra l’aItro una rilevante influenza diretta sulla formazione delle grandi raccolte d’arte pubbliche nei maggiori paesi europei. Individuare Firenze come luogo privilegiato per una simile mostra è quasi scontato, per la ricchezza che l’area tosco-fiorentina ha avuto, storicamente, nella produzione di opere Tre e Quattrocentesche: quasi tutte le raccolte di primitivi vantavano infatti opere provenienti da questa area geografica. La mostra passa in rassegna le principali personalità che agirono in prima linea in questo recupero, esponenti della chiesa (dai semplici abati ai più potenti cardinali), ma anche nobiluomini, oltre a quegli eruditi i quali non si sottrassero al sensibile richiamo di quelle fragili e preziose testimonianze artistiche. Nelle sale saranno dunque esposti esemplari artistici (pitture, sculture, oggetti di arte suntuaria e codici miniati) appartenuti alle collezioni di Francesco Raimondo Adami, Stefano Borgia, Angelo Maria Bandini, Alexis-François Artaud de Montor, Joseph Fesch, Teodoro Correr, Girolamo Ascanio Molin, Alfonso Tacoli Canacci, Sebastiano Zucchetti, Anton Francesco Gori, Agostino Mariotti, Matteo Luigi Canonici, Giuseppe Ciaccheri, Tommaso degli Obizzi, Gabriello Riccardi, Giovan Francesco De Rossi, Guglielmo Libri, per citare solo i nomi più noti. Un dialogo serrato che accompagnerà il visitatore in una sorta di passeggiata ideale nell’ltalia collezionistica della fine del XVIII e degli inizi del XIX secolo, invitandolo a confronti visivi stringenti, nel tentativo di cogliere il gusto, I’occhio e la sensibilità estetica dei diversi collezionisti, le cui raccolte sono messe per la prima volta a confronto. Accanto alle pitture, che costituirono all’epoca il principale interesse dei collezionisti, ci sono altre sezioni, altrettanto importanti, legate alla miniatura e alla scultura, volendo testimoniare in tal modo la circolarità degli interessi di quanti si adoperarono, con atteggiamento pioneristico, nel tentativo di salvaguardare siffatte testimonianze storico-erudite, quotidianamente minacciate dal rischio della distruzione o dell’abbandono.
Stiamo giungendo verso la conclusione con le ultime due mostre. La prima a Roma dedicata ai Papi del Seicento, all’arte e alla religiosità di quest’epoca. La prima sezione, ROMA SANCTA: RECUPERO DEL CRISTIANESIMO DELLE ORIGINI costituisce l’introduzione alla mostra e, attraverso dipinti, incisioni, testi e reperti archeologici, illustra il nuovo clima culturale e spirituale, caratterizzato dal fervore religioso e da uno studio attento delle radici del cristianesimo, attraverso la ricerca delle fonti storiche, dei materiali e delle testimonianze. La seconda sezione, I GIUBILEI, vuole illustrare il forte interesse dei papi per l’evento del Giubileo, e della particolare attenzione rivolta al pellegrino. Saranno presi in considerazione quattro giubilei: 1575, 1600, 1625 e 1650. Ad esempio, per l’appuntamento del 1575, Gregorio XIII profuse il massimo impegno per trasformare Roma in una città santa ed esaltare la Chiesa Trionfante. Innumerevoli furono gli interventi urbanistici, le committenze artistiche, le celebrazioni, le processioni, le pubblicazioni, finalizzate al suo principale obiettivo. Si diffondono l’immagine allegorica della Chiesa che vince l’Eresia (di cui abbiamo due esempi emblematici nelle due statue che adornano la facciata della chiesa del Gesù), il culto della figura di Cristo e il profondo sentimento del fedele per il potere salvifico del Figlio di Dio, la venerazione dei martiri. Sculture, incisioni, volumi e monete documenteranno i quattro avvenimenti, ponendo l’accento sull’aspetto più significativo di ogni Giubileo. La terza sezione, ARTE e DEVOZIONE si soffermerà sull’arte devozionale che tanta parte ebbe nel corso del Seicento a Roma, ed è suddivisa in cinque sottosezioni dedicate al culto delle reliquie, alla canonizzazione dei santi, a San Filippo Neri e gli oratoriani, alle grandi figure dei Santi e agli apparati e cerimonie. Sui vari aspetti dell’arte finalizzata alle diverse manifestazioni della devozione, saranno esposti dipinti, ritratti di santi, pale d’altare, sculture, bozzetti, incisioni, oreficerie che offrono una sintetica panoramica delle complesse varietà delle forme artistiche a servizio delle religione. Nell’ambito della Mostra, come tradizione, sono state invitate a partecipare per la sezione recuperi di Opere d’Arte le Forze dell’Ordine.
Concludiamo a Paestum (Sa), località archeologica di primaria importanza: nel Museo Nazionale Archeologico è stata allestita una mostra dedicata al colore nell’antichità. La mostra narra una storia lontana che si svolge fra il VI e il III secolo avanti cristo, trasportando i visitatori nella città greca di Poseidonia, divenuta la lucana Paistom, quindi la romana Paestum. Protagonista: il colore, un punto di vista di grande efficacia per restituire volti e parole ai materiali che la lunga storia del nostro paese ci ha consegnato. scopriremo l’importanza del colore nella vita dell’antica Paestum e, nello stesso tempo, la sua fragilità, analoga a quella delle nostre vite, perché i colori si deteriorano fino a dissolversi o lasciano soltanto labili tracce della loro antica presenza. ecco perché il sottotitolo dell’esposizione è: vita dei colori e colori della vita. L’esposizione è articolata in tre nuclei tematici: Restituzioni cromatiche. Colori della vita e Prima delle matite.
Maurizio Bottoni. Odori di un divino percepire…
Milano – Galleria Ca’ di Fra’ (Via Farini 2)
2 ottobre 2014 – 21 novembre 2014
Orari: lunedì – venerdì 18.00-21.00
Ingresso libero
Informazioni: 02 29 00 21 08
Grattanuvole. Un secolo di grattacieli a Milano
Milano - Fondazione Catella (Via Gaetano de Castilla 28)
6 novembre 2014 – 6 dicembre 2014
Orari: lunedì -venerdì 9.00-18.00; sabato 10.00-13.00 / 14.00-17.00, domenica chiuso
Ingresso libero
Informazioni: wwwfondazionericcardocatella.org
Ritratti di città. Da Boccioni a De Chirico, da Sironi a Merz a oggi
Como – Villa Olmo
28 giugno 2014 – 16 novembre 2014
Orari: martedì, mercoledì e giovedì 10.00-20.00; venerdì, sabato e domenica 10.00-22.00; lunedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.ritrattidicitta.com
Corcos. I segni della Belle Époque
Padova – Palazzo Zabarella
6 settembre 2014 – 14 dicembre 2014
Orari: martedì – domenica 9.30-19.00; lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.zabarella.it
Venezia si difende 1915-1918
Venezia – Galleria Tre Oci (Giudecca 43)
13 settembre 2014 – 8 dicembre 2014
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00; martedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.treoci.org
Lewis Hine. Building a nation
Venezia – Galleria Tre Oci (Giudecca 43)
13 settembre 2014 – 8 dicembre 2014
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00; martedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.treoci.org
Pierpaolo Mittica. Ashes/Ceneri. Racconti di un fotoreporter
Pordenone – Galleria Harry Bertoia (C.so Vittorio Emanuele II, 60)
13 settembre 2014 – 11 gennaio 2014
Orari: martedì- sabato 15.30-19.30; domenica 10.00-13.00/15.30-19.30; lunedì chiuso
Biglietti: 3€ intero, 1€ ridotto
Informazioni: www.artemodernapordenone.it
Manzù/Marino. Gli ultimi moderni
Mamiano di Traversetolo (Pr) – Fondazione Magnani Rocca
13 settembre 2014 – 8 dicembre 2014
Orari: martedì-venerdì 10.00-18.00; sabato e domenica 10.00-19.00, lunedì chiuso
Biglietti: 9€ intero, 5€ scuole
Informazioni: www.magnanirocca.it
Di terra e di Luce. Paola Ceccarelli (sculture) e Americo Mazzotta (oli e disegni)
Rimini – Castel Sismondo
25 agosto 2014 – 8 dicembre 2014
Orari: martedì- venerdì 16.00-19.00; sabato e domenica 10.00-12.30/14.00-19.00; lunedì chiuso
Ingresso libero
Informazioni: paolaceccarellisculture.com
Da Giotto a Gentile. Pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento
Fabriano (An) – Pinacoteca Bruno Molajoli e altre sedi cittadine
26 luglio 2014 – 30 novembre 2014
Orari: tutti i giorni 10.00-21.00; sabato e domenica 10.00 -23.00; lunedì chiuso
Biglietti: 9€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.mostrafabriano.it
Segno Forma Gesto. Afro, Burri; Fontana e gli artisti italiani negli anni ‘50 e ‘60
Città di Castello (Pg) – Pinacoteca Comunale
23 agosto 2014 – 16 novembre 2014
Orari: tutti i giorni 10.00 - 13.00/ 15.00 – 18.00; lunedì chiuso
Biglietti: 5€ intero, 4€ ridotto
Giotto in San Francesco
Lucca – Chiesa di San Franceschetto
5 ottobre 2014 – 8 dicembre 2014
Orari: martedì – domenica 9.00-11.00 (scuole)- 11.00-20.00 per tutti; lunedì chiuso
Biglietti: 6€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.giottoinsanfrancesco.it
La fortuna dei primitivi. Tesori d’arte dalle collezioni tra Sette e Ottocento
Firenze – Galleria dell’Accademia
24 giugno 2014 – 8 dicembre 2014
Orari: Martedì – domenica 8.15 - 18.50, lunedì chiuso
Biglietti: 11€ intero, 5,50€ ridotto
I Papi della speranza. Arte e religiosità nella Roma del ‘600
Roma – Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
16 maggio 2014 – 16 novembre 2014
Orari: martedì-domenica 9.00 - 19.30; venerdì 9.00 - 22.00; lunedì chiuso
Biglietti: 10,50€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.castelsantangelo.com
Colori nell’antica Paestum. Vita dei colori e colori della vita
Paestum ( Sa) – Museo Archeologico Nazionale di Paestum
12 aprile 2014 – 30 novembre 2014
Orari: tutti i giorni 8.45-19.30
Biglietti: 10€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.cilento-net.it