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Le mostre di aprile 2015

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it

Le vacanze pasquali ci offrono l’opportunità di visitare anche nelle nostre città alcune interessanti rassegne artistiche che, anche in questo mese, sono numerose e significative.

La prima proposta ci viene dalla sede espositiva e museale dell’imponente castello di Bard, situato all’inizio della Val d’Aosta. Il progetto Vestiges vede impegnato da oltre vent’anni il grande fotografo Josef Koudelka, membro dell’agenzia Magnum Photos. L’artista propone la sua interpretazione fotografica e artistica di alcuni dei più importanti siti archeologici della cultura romana e greca, in un itinerario attraverso venti paesi, dalla Grecia al Libano, dalla Siria all’Algeria, dalla Turchia all’Italia e oltre duecento località che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Un lavoro fatto di grande costanza e perseveranza. L’artista, come i pittori romantici del XIX secolo, coltiva una predilezione particolare per le rovine, senza celebrarne l’atmosfera malinconica ma con l’obiettivo di restituirne l’autentica bellezza. Il suo intento è usare l’arte per riappropriarsi di un mondo che ci sta sfuggendo e che potremmo perdere. Trasformare le macerie in speranza: è questo il grande ed ambizioso progetto che Koudelka cerca di realizzare con il suo eccezionale viaggio. In mostra al Forte di Bard oltre 60 fotografie di cui 22 panoramiche di grandi dimensioni. Un allestimento che coniuga il minimalismo dell’approccio del fotografo e della cifra stilistica delle sue immagini, con il suggestivo senso di camminamento tra le rovine.

La seconda città ricca di proposte è Milano. Iniziamo dalla Galleria Maspes, di cui già altre volte abbiamo dato notizia, con una mostra dedicata alla pittura lombarda dell’Ottocento. L’esposizione propone una selezione di venti opere di autori quali Federico Faruffini, Emilio Longoni, Mosè Bianchi, Daniele Ranzoni, Tranquillo Cremona, Gaetano Previati, Vittore Grubicy, Angelo Morbelli, Pompeo Mariani e Leonardo Bazzaro che, per nascita o per formazione, hanno illuminato il panorama artistico lombardo del XIX secolo. I lavori sono in grado di definire i diversi momenti, tra Verismo, Naturalismo, Scapigliatura e Divisionismo, di una pittura sempre in evoluzione e alla ricerca di una nuova resa del colore e della forma. La rassegna perme di ammirare opere provenienti da collezioni private, rimaste per decenni all’interno della stessa raccolta, come Barboncino bianco di Daniele Ranzoni da oltre cinquant’anni nella stessa collezione, prima versione del quadro con medesimo soggetto e manifesto del soggiorno inglese del grande maestro scapigliato o come Distendendo panni al sole di Angelo Morbelli, acquistato direttamente dall’artista nel 1918 alla Permanente di Milano e da quel momento mai più visto in una galleria d’arte o ancora uno dei più magistrali esempi di pittura d’interni del Duomo di Milano di Mosè Bianchi con Processione de profundis, presentato per l’ultima volta al pubblico nel 1952. A questi si aggiungono tre inediti come lo squisito paesaggio Mattino (Mandello Lago di Lecco) di Vittore Grubicy, primo mercante di Giovanni Segantini, L’arrivo di Federico Faruffini e La carrozza d’oro di Gaetano Previati.

Seconda proposta sempre in una galleria privata, la Galleria Bellinzona con il capolavoro del francese Rouault, il Miserere. Vertice assoluto della grafica del Novecento, il Miserere di Georges Rouault (Parigi 1871-1958), definito il più grande interprete dell’arte sacra del Novecento, è il protagonista di questa mostra. L’esposizione presenta l’intero ciclo dell’opera realizzata tra il 1914 e il 1927, composta da 58 tavole, suddivise in due temi, religioso e profano. Il primo è legato alla vicenda del Cristo sofferente e l’altro dedicato alla vicenda umana, al pellegrinaggio di dolore sulla terra, reso ancora più tragico dalla guerra. Georges Rouault, con una sensibilità conosciuta da ben pochi autori a lui contemporanei, rappresenta l’uomo - sia esso un clown, un giudice, un contadino, una donna dell’alta borghesia, una prostituta - ponendolo isolato al centro della scena terrena, prostrato, schernito e addolorato. Il peso della condizione umana, il senso della morte, le ansie e le paure generate dalla guerra, la condanna di una nascente società borghese, insensibile, cinica e indifferente alle condizioni di emarginazione delle fasce più deboli, sono i temi ricorrenti che si trovano all’interno della suite. Il riscatto dell’umanità offesa si esprime solo nel sacrificio di Cristo, che rappresenta il punto da cui ripartire alla rifondazione dei valori umani.

Sempre spiritualità alta e tesa anche in questa successiva mostra dedicata ad un Crocifisso bi William Congdon presso la chiesa di San Raffaele. Dopo la sua conversione dal protestantesimo al cattolicesimo, William Congdon (Providence, 1912- Gudo Gambaredo,1998) culminata con il battesimo (Assisi 1959), l’artista ha affrontato molte volte il tema del sacro, soprattutto l’immagine del crocifisso, oggetto di una sofferta e continua ricerca tra il 1959 e il 1979 che ha riprodotto per ben 180 tavole. Ciò che caratterizza questi modernissimi crocefissi è il fondo scuro, bituminoso, che rimanda alla durezza del fatto stesso: il Cristo che si annulla sulla croce per la salvezza dell’uomo.

Laico e anticonformista fu invece l’artista che presentiamo ora, Medardo Rosso, a cui Milano, che possiede molte sue opere presso la Galleria d’arte moderna, fa un tributo particolare. La intende ripercorrere le tappe della carriera di questo straordinario scultore ponendo a confronto le opere del periodo milanese con quelle del soggiorno parigino evidenziando la ricerca dell’artista sul significato stesso della scultura. Medardo Rosso è stato uno dei più importanti scultori di tutti i tempi, un artista in grado di cambiare per sempre, al pari di Rodin, il linguaggio della scultura a cavallo tra Otto e Novecento. Nato a Torino nel 1858, Medardo Rosso cresce artisticamente a Milano, dove studia all’Accademia di Brera e dove entra in contatto con l’ambiente della Scapigliatura e con la letteratura attenta al contesto sociale. Nascono in questi anni sculture che ritraggono gli abitanti più umili e semplici della Milano dell’epoca, come il Birichino, la Ruffiana, lo Scaccino. Il realismo delle figure è reso attraverso superfici mosse e vibranti, che col passare degli anni renderanno sempre meno identificabile il soggetto della scultura. Questo avviene soprattutto dopo il trasferimento a Parigi nel 1889. Nella capitale francese Medardo Rosso dà vita a una serie di soggetti, su cui tornerà più volte, con diversi materiali -gesso, bronzo e cera - concentrandosi sempre più sul tentativo di resa nella materia dell’impressione ottica e della sensazione lasciate da un oggetto. La mostra è la prima grande retrospettiva dedicata a uno dei padri della scultura moderna internazionale e fornisce l’opportunità per indagare il confronto tra le opere provenienti dalla collezione della Galleria d’Arte Moderna con altre importanti opere prestate da musei extracittadini, come il Museo Medardo Rosso di Barzio.

Ultima rassegna milanese è dedicata ad un grande della fotografia del Novecento, Robert Capa presso lo Spazio Oberdan, mostra che racconta in 78 immagini gli anni della Seconda Guerra Mondiale. L’esposizione ci racconta lo sbarco degli Alleati in Italia attraverso gli occhi di colui che è considerato il padre del fotogiornalismo, che ha saputo guardare da vicino gli eventi, affiancandosi al dolore: “se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri abbastanza vicino” diceva Robert Capa. Le fotografie esposte mostrano una guerra fatta di gente comune, di piccoli paesi ridotti in macerie, di soldati e di civili vittime di una stessa strage, tutto trattato da Capa con la stessa solidarietà che gli permette di fermare la paura, l’attesa, l’attimo prima dello sparo, il riposo, la speranza. Un viaggio fotografico che dallo sbarco in Sicilia nel 1943 si spinge fino ad Anzio, per arrivare al 1944 e rivelare le tante facce della guerra, abbandonando la retorica per spingersi dentro il cuore del conflitto. Come spiega John Steinbeck “Capa sapeva cosa cercare e cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino”.

Ci spostiamo ora a Vicenza per una mostra dedicata ad un pittore contemporaneo, Piero Guccione dal titolo Storie della luna e del mare. In occasione dei suoi ottant’anni la città dedica a Guccione una mostra monografica nella cornice di palazzo Chiericati. La rassegna è fatta di poche, selezionatissime opere degli ultimi venticinque anni, sedici in tutto, molte tra esse di grande formato. Scopo della esposizione è anche mostrare gli esiti, tesi all’assoluto dell’immagine, al suo quasi svuotamento, contenuti nelle opere dell’ultimo quinquennio, molte delle quali assolutamente inedite e mai esposte.

Trasferiamoci in Friuli, a Gorizia, per una mostra dedicata alla Prima Guerra Mondiale. Per l’apertura della nuovissima sezione del Museo della Grande Guerra dedicata all’Interventismo, i Musei Provinciali di Gorizia si sono assicurati una “prima” culturale d’eccezione. Si tratta di un dipinto, mai esposto in precedenza al pubblico, di uno dei protagonisti assoluti del Futurismo: Giacomo Balla. Non si tratta di un dipinto “qualunque” di Balla ma di un’opera appena scoperta, anzi svelata, e dalla storia davvero particolarissima. L’olio, esposto per la prima volta a Gorizia, è rimasto per quasi un secolo sepolto sotto uno strato di pittura nera, sul retro di un’opera ben nota di Balla, la “Verginità” del 1925. E’ osservando con luce radente il retro di questa celebre opera, che gli esperti si sono resi conto che la superficie tutta nera sembrava nascondere un altro dipinto. Così un intervento di restauro ha portato alla scoperta di un dipinto antecedente, eccezionalmente conservato, che rappresenta la più importante novità su Giacomo Balla emersa negli ultimi anni, ma anche una fondamentale acquisizione per la storia stessa del Futurismo. Il dipinto messo in luce dalla pulitura della vernice nera si è rivelato infatti appartenere a una precisa serie di opere eseguite da Balla tra la fine del 1914 e la primavera del 1915, da lui stesso definite “pitture interventiste”, perché eseguite nel momento di grande tensione politica e culturale che vide la maggior parte degli intellettuali italiani schierati a favore dell’intervento dell’Italia, che si realizzò infine con la dichiarazione di guerra del 23 maggio 1915. Questo quadro verrà poi esposto a Milano. Nella nuova sezione del Museo goriziano della Grande Guerra resteranno invece le altre due opere di Balla insieme ad una serie di cartoline di propaganda che, con i manifesti, divennero i più efficaci mezzi di comunicazione di massa. Queste cartoline costituivano il formato, per così dire, tascabile, di questi grandi poster che parlavano un linguaggio comprensibile a tutti. Analogamente a quanto avvenne negli altri Stati europei, molti disegnatori si posero al servizio della propaganda di guerra; altre volte, invece, funsero da coscienza critica nei confronti di un avvenimento che consideravano solo una grande sciagura.

Eccoci ora a Bologna per una mostra dedicata alla fotografia industriale. La FONDAZIONE MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) dedica, nello spazio della Gallery, una mostra, dedicata a Emil Otto Hoppé (1878-1972), che raccoglie oltre 200 opere sull’industria e il lavoro scattate tra il 1912 e il 1937. Al pari di suoi contemporanei come Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Walker Evans, August Sander, Edward Weston, Hoppé fu tra i principali fotografi del suo tempo, noto anche per le sue immagini di paesaggio e di viaggio. Negli anni Venti e Trenta, E. O. Hoppé, dopo aver consolidato la sua fama di fotografo topografico e ritrattista di alcuni tra i più famosi artisti, politici e scienziati europei tra cui George Bernard Shaw, Ezra Pound, T.S. Eliot, Rudyard Kipling, Giorgio V, Vita Sackwille-West, Filippo Tommaso Marinetti, Albert Einstein, si mise in viaggio con lo scopo di descrivere il fascino della grandiosità dei siti industriali in tutto il mondo. Nel corso delle sue esplorazioni – in Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, India, Australia, Nuova Zelanda e altri paesi – fotografò l’avveniristico paesaggio dell’industria, vedendo arte e tecnologia nelle sue macchine smisurate. Hoppé era profondamente consapevole di come la tecnologia industriale contemporanea stesse segnando l’arrivo nel mondo di una nuova era, in cui la natura stessa del lavoro e della produzione sarebbe profondamente cambiata.

In questi anni si sono dedicate diverse rassegne a Giovanni Boldini (Ferrara 1842 – Parigi 1931), interprete di quel passaggio tra Otto e Novecento che va sotto il nome di Bella Epoque. A Forlì troviamo una mostra monografica dedicata a Boldini, pittore alla moda di quel bel tempo. Nella sua lunghissima carriera, caratterizzata da periodi tra loro diversi a testimonianza di un indiscutibile genio creativo e di un continuo slancio sperimentale che si andrà esaurendo alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, il pittore ferrarese ha goduto di una straordinaria fortuna, pur suscitando spesso accese polemiche, tra la critica ed il pubblico. Amato e discusso dai suoi primi veri interlocutori, come Telemaco Signorini e Diego Martelli, fu poi compreso e adottato negli anni del maggiore successo dalla Parigi più sofisticata, quella dei fratelli Goncourt e di Proust, di Degas e di Helleu, dell’esteta Montesquiou e della eccentrica Colette. Rispetto alle recenti mostre sull’artista, questa rassegna si differenzia per una visione più articolata e approfondita della sua multiforme attività creativa, intendendo valorizzare non solo i dipinti, ma anche la straordinaria produzione grafica, tra disegni, acquerelli e incisioni. Le ricerche più recenti consentono di arricchire il percorso con la presentazione di nuove opere, sia sul versante pittorico che, in particolare su quello della grafica.
Uno di punti di maggior forza, se non quello decisivo, della mostra sarà la riconsiderazione della prima stagione di Boldini negli anni che vanno dal 1864 al 1870, trascorsi prevalentemente a Firenze a stretto contatto con i Macchiaioli. Questa fase, caratterizzata da una produzione di piccoli dipinti (soprattutto ritratti) davvero straordinari per qualità e originalità, sarà vista in una nuova luce grazie alla possibilità di presentare parte del magnifico ciclo di dipinti murali realizzati tra il 1866 e il 1868 nella Villa detta la “Falconiera”, a Collegigliato presso Pistoia, residenza della famiglia inglese dei Falconer. Si tratta di vasti paesaggi toscani e di scene di vita agreste che consentono di avere una visione più completa del Boldini macchiaiolo.

Eccoci ora a Firenze per una mostra monografica su un importante pittore olandese del Seicento Gerrit van Honthorst, noto anche come Gherardo delle Notti (Utrecht, 4 novembre 1592 – Utrecht, 27 aprile 1656). Il periodo dell’attività italiana del pittore è quello qualitativamente più ricco e denso di novità stilistiche. L’accostamento alla rivoluzione caravaggesca fu pressoché immediato e i suoi primi dipinti attestano la forza e la crudezza dell’arte di un giovane artista nordico folgorato dal naturalismo del Merisi. Honthorst diventò in poco tempo un grande protagonista, il suo stile si regolarizzò e raggiunse vette di mirabile virtuosismo, specialmente nelle scene a lume di notte (da qui il soprannome Gherardo delle Notti); le sue prove ottennero l’onore di occupare altari importanti delle chiese romane e genovesi (fatto non così comune per un pittore di forte impronta naturalistica). Ben presto fu ricercato da prestigiosi collezionisti, come il marchese Vincenzo Giustiniani e il Granduca di Toscana Cosimo II. È proprio attraverso la passione di Cosimo II per Gherardo che oggi Firenze possiede quattro bellissime tele di Honthorst: fra queste, tre sono dedicate a soggetti conviviali, decisive per lo sviluppo di questa tipologia d’immagini in ambito italiano e nordico. Anche l’ambasciatore mediceo a Roma, Piero Guicciardini, commissionò a Gherardo nel 1619 la pala per l’altare principale della sua cappella in Santa Felicita: la grande Adorazione dei pastori dipinta a lume di notte, che fu vittima dell’attentato mafioso degli Uffizi nel 1993. Firenze è dunque una sede significativa per ambientare una mostra sull’attività italiana di Gherardo delle Notti, che è pittore ormai di assoluta rilevanza e d’interesse internazionale, al quale non è stata ancora dedicata un’esposizione monografica, né in Italia né all’estero.

Prossima tappa è Roma con due mostre molto diverse e lontane tra loro, ma sempre dedicate a due indiscussi maestri: Lorenzo Lotto e Marc Chagall.

La rassegna su Lotto si trova alle Scuderie del Quirinale ed è la prima volta, che una mostra attraversa tutta la produzione artistica di questo straordinario e solitario maestro del Rinascimento italiano che, lasciata alle spalle la tranquilla provincia veneta e marchigiana, visse, fra l’altro, brevemente a Roma, città dalla quale, all’epoca, non fu mai pienamente compreso. “Solo, senza fedel governo e molto inquieto nella mente”, come lui stesso ebbe a descriversi, riprese il suo vagabondare e si spense, da oblato, nella Santa Casa di Loreto, nelle Marche. Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557, riuscì, in modo del tutto autonomo e originale, a conciliare gli elementi tradizionali della grande pittura della sua epoca con elementi già anticipatori dell’età barocca. Partendo dalle suggestioni compositive di Giovanni Bellini, imparò da Antonello da Messina a guardare l’animo umano e a narrarlo sulla tela, in una messa in scena dove è il grande artista tedesco Albrecht Dürer a fare da riferimento primo. La mostra Lorenzo Lotto si inserisce pienamente nella tradizione delle Scuderie del Quirinale che, anno dopo anno, dedicano grandi monografie ai protagonisti della storia dell’arte italiana. Dalle opere devozionali a quelle profane, dalle grandi pale d’altare ai ritratti: 57 opere fondamentali per comprendere pienamente il percorso artistico e biografico di Lorenzo Lotto ed esaltarne la visione e la poetica. Il visitatore può così cogliere i suoi sprazzi di luce fredda, i piani prospettici mirabilmente e insolitamente tagliati, i ritmi serrati delle sue composizioni, sottolineati dall’intrecciarsi di sguardi e gesti dei personaggi immersi in una natura misteriosa e inquietante. Tra le opere esposte segnaliamo: dal Polittico di San Domenico di Recanati, alla Deposizione di Jesi, dall’indimenticabile Annunciazione di Recanati, con il gattino terrorizzato dall’apparizione dell’Angelo, alla sontuosa Madonna del Rosario di Cingoli fino a quella struggente e misteriosa ultima Presentazione al Tempio di Loreto. Nelle sale, inoltre, celebri e rarissime opere profane come La Castità mette in fuga Cupido e la Lussuria della collezione Pallavicini o i suoi ritratti più famosi come il Triplice ritratto di orefice da Vienna o il Ritratto d’uomo con il cappello di feltro da Ottawa.

Si è da poco conclusa a Milano una mostra monografica su Chagall, ecco che nella capitale se ne è aperta subito un’altra. Costituita da oltre 150 opere - tra dipinti, disegni e stampe - provenienti dall’Israel Museum di Gerusalemme racconta il singolare legame tra il grande pittore e la moglie Bella Rosenfeld, fondamentale e costante fonte d’ispirazione, collegando la vita di Chagall direttamente ai suoi lavori. Dalle immagini della sua infanzia e della gioventù nella nativa Vitebsk, fino alle illustrazioni per l’autobiografia My Life e per i libri scritti da Bella First Encounter e Burning Lights, la mostra percorre tutta la vita di Chagall attraverso un tesoro iconografico e iconologico che ritorna in tutta la sua arte fino alle opere più mature. CHAGALL. LOVE AND LIFE ruota intorno alle esperienze personali dell’artista e ai temi centrali della sua poetica: la cultura ebraica, i cui simboli (la capra allegoria di speranza e fiducia, la capanna che ricorda la celebrazione della festa dopo l’Esodo, l’asino legato ai diversi momenti biblici, il suonatore di violino figura presente nelle maggiori feste religiose ebraiche) sono sempre presenti nei suoi quadri; l’influenza delle avanguardie francesi che egli seppe elaborare in maniera originale; la rappresentazione delle figure degli innamorati e dell’amata moglie. La mostra narra l’immagine che l’artista voleva trasmettere al mondo di se stesso davanti al tema dell’Olocausto: la cultura ebraica infatti influenza profondamente e in modo indelebile la sua arte così come il significato spirituale e poetico universale della Bibbia e della religione.

Ultima tappa delle nostre proposte è Napoli con una mostra archeologica dedicata all’imperatore Ottaviano Augusto. Con Augusto cambia il destino della Campania, dell’Italia e del Mediterraneo. Per celebrarne la figura a 2000 anni della sua morte, avvenuta a Nola, e raccontare i luoghi della regione che lo videro protagonista nell’ascesa al potere, la Soprintendenza per i Beni archeologici di Napoli presenta la mostra, al Museo Archeologico di Napoli, “Augusto e la Campania. Da Ottaviano a Divo Augusto. 14-2014 d.C.” Punto di riferimento costante nella cultura occidentale, la figura di Augusto offre inesauribili spunti di riflessione circa le dinamiche attraverso le quali il potere si afferma, si definisce e si trasforma. Il particolare legame che unì Ottaviano/Augusto alla Campania, nella fase della conquista del potere e una volta al comando dell’impero, è il tema della mostra a lui dedicata, che chiude le celebrazioni del bimillenario della morte. Oltre 100 opere in mostra, alcune delle quali presentate per la prima volta al pubblico.

Josef Koudelka Vestiges 1991-2014
Valle d’Aosta - Forte di Bard
7 dicembre 2014 – 3 maggio 2015-03-12
Orari: martedì - venerdì 10.00- 18.00; sabato, domenica 10.00- 19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 6€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.fortedibard.it

Pittura lombarda dell’800. Da Faruffini a Morbelli
Milano – Galleria Maspes (Via Manzoni 45)
26 marzo 2015 – 16 maggio 2015
Orari: martedì – sabato 10.00-13.00/15.00-19.00
Ingresso gratuito
Informazioni: www.galleriamaspes.com

Rouault Miserere
Milano – Galleria Bellinzona
17 marzo 2015 – 16 aprile 2015
Orari: martedì – sabato 16.00-19.30
Ingresso libero
Informazioni: www.galleriabellinzona.com

William Congdon – Crocifisso
Milano – Chiesa di San Raffaele
22 febbraio 2015 – 30 aprile 2015
Orari: lunedì-venerdì 9.00-18.30; sabato e domenica 15.30-18.30
Ingresso libero

Medardo Rosso
Milano – Galleria d’arte moderna
18 febbraio 2105 – 31 maggio 2015
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30-19.30; giovedì 9.30-22.30
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.mostramedardorosso.it

Capa. Robert Capa in Italia 1943 – 1944
Milano – Spazio Oberdan
30 gennaio 2015 – 26 aprile 2015
Orari: tutti i giorni 10.00-19.30, chiuso lunedì
Biglietti: 8€ intero, 6,50€ ridotto
Informazioni: www.alinari.it , www.cittametropolitana.mi.it

Piero Guccione. Storie della luna e del mare
Vicenza – Palazzo Chiericati
14 marzo 2015 – 2 giugno 2015
Orari: lunedì – domenica 10.00-19.00
Ingresso libero

Interventismo 1915-2015
Gorizia – Musei Provinciali e Museo della Grande Guerra
14 febbraio 2015 – 6 gennaio 2016
Orari: tutti i giorni 9.00-19.00, chiuso lundì
Biglietti: 3,50€ intero, 2,50€ ridotto

Il segreto svelato. Fotografie industriali 1912-1937
Bologna – Fondazione MAST
23 gennaio 2015 – 3 maggio 2015
Orari: martedì – domenica 10.00-19.00
Ingresso libero
Informazioni: www.mast.org

Boldini e lo spettacolo della modernità
Forlì – Musei San Domenico
1 febbraio 2015 – 14 giugno 2015
Orari: martedì- venerdì 9.30-19.00; sabato e domenica 9.30-20.00, chiuso lunedì
Biglietti: 11€ intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.mostraboldini.com

Gherardo delle Notti. Quadri bizzarrissimi e cene allegre
Firenze – Galleria degli Uffizi
10 febbraio 2015 – 24 maggio 2015
Orari: martedì – domenica 8.15 – 18.50, chiuso lunedì
Biglietti: 12,50€ intero, 6,25€ ridotto
Informazioni: www.unannoadarte.it

Lorenzo Lotto
Roma – Scuderie del Quirinale
2 marzo 2015 – 12 giugno 2015
Orari: domenica - giovedì 10.00 - 20.00; venerdì e sabato 10.00 - 22.30
Biglietti: 12€ intero, 9,50€ ridotto
Informazioni: www.scuderiequirinale.it

Chagall. Love and life
Roma – Chiostro del Bramante
20 marzo 2015 – 26 luglio 2015
Orari: Tutti i giorni 10.00 - 20.00; sabato e domenica 10.00 - 21.00
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.chiostrodelbramante.it

Augusto e la Campania. Da Ottaviano a Divo Augusto
Napoli – Museo Archeologico
19 dicembre 2014 – 4 maggio 2015
Orari: tutti i giorni 9.00-19.30
Biglietti: 8€ intero, 4€ ridotto
Informazioni: www.beniculturali.it

Lorenzo Lotto e i tesori artistici di Loreto
Roma - Castel Sant’Angelo
3 febbraio 2015 - 3 maggio 2015
Orari: martedì - domenica 9.00-19.30
biglietti: 10,50 intero, 7,50 ridotto
Informazioni: http://castelsantangelo.beniculturali.it/

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