In attesa delle vacanze. Mostre giugno 2015
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Ci è sembrato giusto intitolare in questo modo le proposte di giugno, numerose, interessanti e ricche di contenuti di varia natura.
Il nostro lungo itinerario parte dal nord dell’Italia, a Torino: la Pinacoteca Agnelli ospita la Madonna del Divino Amore, dopo un lungo restauro, la magnifica tela è stata è stata finalmente, e definitivamente, attribuita al suo legittimo autore Raffaello Sanzio. Grazie all’intervento di restauro concluso nel 2012, la Madonna del Divino Amore, conservata presso la collezione del Museo nazionale di Capodimonte, ha rivelato una struttura compositiva così elaborata da dissipare i dubbi rimasti sull’attribuzione dell’opera. L’esistenza di un elaborato disegno preparatorio e l’individuazione di ripensamenti ascrivibili alla mano di Raffaello hanno agevolato la pulitura dell’opera da strati di colore successivi, riportandola alle splendide cromie originarie e consentendo di anticipare l’ipotesi di datazione al 1516. L’ambiente a dodecagono, figura geometrica cara a Raffello, è reso ovattato dalla moquette che attutisce i passi e guida verso la splendida tavola, esposta senza cornice, in una nicchia, con un unico basamento che la distanzia da terra, ricreando così la sacralità di un altare.
Da Torino a Venaria Reale (To), prestigiosa sede espositiva, per una mostra dedicata alle opere di oreficeria di Gianmaria Buccellati. Gianmaria Buccellati è il protagonista di questo viaggio nel nome della tradizione e dell’eccellenza artigianale italiana. Nato nel 1929, Gianmaria dà avvio alla sua storia personale dall’esperienza del padre Mario, che nel 1919 aveva aperto la sua prima boutique di alta gioielleria a Milano, dove aveva conosciuto Gabriele d’Annunzio, che lo aveva definito il “principe degli orafi”. Nel corso degli anni Gianmaria ha realizzato autentici capolavori attraverso l’utilizzo di oro e argento, perle e pietre preziose, rappresentando il genio italiano nella creazione di opere d’arte, apprezzate ovunque. Ha aperto negozi in tutto il mondo, dall’Occidente all’Estremo Oriente, da Montecarlo a Hong Kong, da Firenze a Tokio e a New York. I suoi splendidi gioielli, ricercati dai personaggi del jet set internazionale, danno la suggestione dell’italianità dello “stile Buccellati”. La consacrazione avviene nel 1979 con l’apertura della boutique Buccellati nella prestigiosa Place Vendôme a Parigi, vero tempio mondiale della haute joaillerie.
Giungiamo ora a Milano, sede di Expo 2015. Questa importante occasione ha dato modo a diverse istituzioni culturali di creare rassegne per sottolineare l’evento che sta attirando un pubblico internazionale.
Nella sede espositiva di Palazzo Reale troviamo la bellissima mostra “Arte lombarda dai Visconti agli Sforza” che offre ai visitatori un ricco percorso attraverso i secoli considerati ‘l’età dell’oro’ di Milano e della Lombardia: dall’inizio del Trecento, quando Azzone Visconti prende stabilmente il potere, fino al momento in cui l’invasione francese mette fine all’autonomia del ducato sforzesco. E’ la civiltà delle signorie, particolarmente fiorente nell’Italia settentrionale, a Verona, a Padova, in tante altre città grandi e piccole: tra esse quella di Milano fu brillantissima, aperta ai contatti con l’Europa, meta ricercata degli artisti a caccia di facoltosi committenti. I più di 250 oggetti riuniti nelle sale che seguono compongono un affresco storico, scandito dal riferimento al nome del signore al potere: Azzone, Galeazzo e Bernabò, Giangaleazzo, Filippo Maria Visconti; e poi Francesco Sforza, Galeazzo Maria, Ludovico il Moro. I tragitti artistici non sempre coincidono con quelli storici, né il riferimento al signore in carica basta a spiegare tutta la complessa tela della produzione artistica e degli intrecci del gusto; ma la sottolineatura del ruolo della committenza intende mettere in piena evidenza il ruolo della corte, quale crogiolo di elaborazione di modelli e punto di incrocio di artisti locali e di maestri forestieri di primissimo piano quali Giotto, Bramante o Leonardo. La mostra esplicitamente si rifà, nel titolo e nel periodo considerato, a quella celebre organizzata nel 1958 al piano nobile di Palazzo Reale da Gian Alberto Dell’Acqua e Roberto Longhi: nella sala documentaria (sala XV) è raccolto materiale informativo ed illustrativo su questo evento che segnò una tappa cruciale nella conoscenza e nell’apprezzamento del patrimonio artistico lombardo. Oggi, a distanza di più di mezzo secolo, la dimensione europea dell’arte lombarda, la ricchezza del suo patrimonio culturale, e la sua capacità attrattiva sono acquisite e universalmente riconosciute.
Dall’arte antica passiamo ora alla pittura dell’Ottocento. Si è creato a Milano un “ polo Ottocento” al numero 45 di Via Manzoni con diverse gallerie di alto livello. Proponiamo due rassegne allestite in questi spazi espositivi.
Presso GAMManzoni, Centro Studi per l’Arte Moderna e Contemporanea di Milano, è ospitata la mostra “Da Boldini a Segantini. Maestri della pittura italiana alle Esposizioni Universali tra ’800 e ’900”, che presenta 35 opere, alcune mai esposte a Milano, di alcuni tra gli indiscussi protagonisti dell’arte italiana dell’Ottocento, provenienti da prestigiose collezioni private europee, tra cui Giovanni Segantini, Giovanni Fattori, Angelo Morbelli, Gerolamo e Domenico Induno, Mosé Bianchi, Giacomo Favretto, Guglielmo Ciardi, Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Telemaco Signorini, Federico Zandomeneghi, Antonio Fontanesi, Antonio Mancini. Il percorso espositivo presenta capolavori come La lettera di Federico Zandomeneghi, appartenuta alla celebre raccolta di Giacomo Jucker e Dall’alto di Filippo Carcano, non più esposto in Italia da circa un secolo e di proprietà di un’importante raccolta statunitense. Tra i macchiaioli spiccano Via di Ravenna di Telemaco Signorini, anch’esso mai visto a Milano, proveniente da una nobile famiglia fiorentina, pendant dell’altrettanto celebre dipinto di analogo soggetto custodito alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ed Esercizi di cavalleria di Giovanni Fattori che. Tra le varie opere, si segnalano, inoltre, Scavi di Pompei di Filippo Palizzi, dalla Quadreria Edison di Milano, L’uscita dal Duomo di Mosé Bianchi, rimasta in Francia per quasi un secolo e riportata in patria da Enrico Piceni che ne curò l’acquisto da parte di uno dei più celebri collezionisti del dopoguerra e la seconda versione del Ritratto dell’attrice Emma Ivon di Tranquillo Cremona del Museo Malinverni.
La seconda mostra, promossa dalla Galleria Maspes in collaborazione con la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente si sofferma sulla maturità di Giovanni Carnovali detto il Piccio (1804-1873), attraverso una selezione di dodici capolavori, disposti secondo un percorso cronologico e tutti provenienti da prestigiose collezioni private, alcuni inediti o assenti dal panorama espositivo da decenni. Il percorso, in grado d’indagare le sue tematiche più riconoscibili, come l’autoritratto, il ritratto, il paesaggio, la rappresentazione mitologica e la scena religiosa, si apre con Paesaggio con bagnanti> (1846), opera un tempo annoverata tra i capolavori della collezione Finazzi di Bergamo nonché tra i dipinti scelti pe rappresentare il pittore alla mostra internazionale sul Romanticismo tenutasi nel 1959 alla Tate Gallery di Londra, e continua con la scena religiosa di Rebecca e il servo d’Abramo (1855 circa), esposta nel 1909 alla storica rassegna della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente e mai più presentata al pubblico da oltre sessant’anni. I soggetti religiosi cedono il passo a quelli mitologici, come Selene ed Endimione (1850-55), prima di tre versioni che il Piccio dedica a questa storia di origine classica ma interpretata sulla sua tela con estremo romanticismo e Agar nel deserto (1860-62), di cui si conoscono tre disegni preparatori, variante della pala d'altare d'Alzano, nota come uno dei suoi dipinti più importanti. Capolavoro indiscusso è Ritratto di Gina Caccia (La collana verde) (1862), appartenuto alla collezione della famiglia Jucker e opera tra le più note e rivoluzionarie del Carnovali per l'istantaneità della rappresentazione: Gina Caccia ospite nella villa dei Tasca viene colta nell'attimo in cui, sportasi dalla soglia della casa, vede l’arrivo del pittore. La tela appare, per molti versi, precorrere certi aspetti dell'Impressionismo e si pone come modello per i futuri Scapigliati, grazie al fondersi nella sua pittura di una nuova percezione del movimento e della forma. Fanciulla dormiente (1863) deve la sua nascita al viaggio a Parigi condotto dal Piccio presumibilmente nel 1845. Qui, dopo la visita alla prestigiosa collezione La Caze, ebbe il permesso di copiare un dipinto raffigurante una baccante addormentata, a cui offrì un maggior apporto di calore e romanticismo tipici della sua pittura. Inoltre, sono proposti anche i due pendant Il giudizio di Paride e Arianna consolata da Bacco (1866-88) squisiti esempi di una resa semplice e monumentale seppur in formato ridotto e un tempo facenti parte dalla collezione Finazzi di Bergamo. La Madonna con il Bambino (1868-69), già nella celebre collezione Rossello, riappare in pubblico dopo più di un secolo e risulta vicina ai numerosi studi di Flore, qui rappresentate dalla Flora della raccolta Stramezzi di Crema eseguita nel 1871, tre anni prima della tragica scomparsa dell'artista, avvenuta per annegamento nel Po.
Presentiamo ora due mostre fotografiche.
La prima propone la fotografa iraniana di Shadi Ghadirian (1974) per la prima volta in Italia con una riflessione sul ruolo della donna nel suo paese dal titolo The Others Me. Il ruolo della donna nella società iraniana, lo scontro fra modernità e tradizione, i fantasmi dei sanguinosi conflitti passati (guerra Iran-Iraq), sono tutti temi di stretta attualità, trattati con raffinatezza ma senza retorica, con forza ma fuori dai più facili cliché, da una delle più grandi fotografe mediorientali del nostro tempo. Già molto nota a livello internazionale e sicuramente una delle figure di riferimento del panorama artistico del Medio Oriente, Shadi Ghadirian è tra i protagonisti della prossima Biennale di Venezia. Aprono la mostra le fotografie della serie Miss Butterfly (2011), evocativi scatti in bianco e nero che riprendono donne intente a tessere insolite ragnatele nell’intimità delle proprie mura domestiche. A un’impronta poetica di suggestivo lirismo, Shadi Ghadirian accosta un’infusa percezione di dolente silenzio, accentuata a sua volta dal contrasto fra il buio delle stanze e quell’unico fascio di luce su cui la ragnatela trova rinforzo. La serie s’ispira a un’antica favola iraniana, Miss Butterfly appunto, che racconta di una farfalla che desiderosa di incontrare il sole cade purtroppo prigioniera nella tela di un ragno. La figura femminile è baricentrica anche in Like Everyday del 2002 – una delle serie più conosciute di Ghadirian – dove donne coperte da chador floreali mostrano, al posto del viso, moderni utensili da cucina. Per una sottile critica che l’artista muove nei confronti del proprio paese, evidenziando le incoerenze di una società dove le urgenze della modernità e della globalizzazione si scontrano, sul piano sociale, con i retaggi di una cultura dalle forti contraddizioni. L’esposizione prosegue poi con le famose fotografie del progetto Qajar (1998), in cui l’artista ricostruisce le ambientazioni tipiche della Dinastia Qajar, regnante in Iran per circa 150 anni (1794-1925). Agli scenari d’epoca, Shadi Ghadirian aggiunge però alcuni “oggetti proibiti” della modernità – una macchina fotografica, un telefono, cosmetici femminili o degli occhiali da sole – creando una netta collisione scenica, allegoria di una congenita ambivalenza di fondo. L’equilibrio fra paradossi torna infine nella serie Nil, Nil (2008), dove Ghadirian affianca semplici e innocui oggetti domestici ad articoli simbolo di aggressività e dolore, introducendo la guerra come elemento del quotidiano. Una sottile riflessione su quanto il popolo iraniano continui purtroppo a fare i conti con le atrocità e le sofferenze dei conflitti passati: non è infatti troppo lontana nel tempo la sanguinosa guerra contro l’Iraq (1980-1988).
La seconda rassegna è stata allestita al Palazzo della Ragione, luogo che in questi anni si è trasformato in polo dell’arte della fotografia. La mostra si intitola Italia Inside Out. Italia Inside Out, la più grande mostra di fotografia mai realizzata, interamente dedicata all’Italia. Per la prima volta, Italia Inside Out propone il lavoro di grandi maestri che, in momenti diversi e con esperienze soggettive, hanno colto gli aspetti principali e le peculiarità che contraddistinguono il Belpaese e i suoi abitanti. La loro ricerca si è concentrata sulle bellezze dei paesaggi, sullo sviluppo delle città, sugli stereotipi, sul modo di vivere, ma anche sulle speranze, sui sogni e sui drammi della nostra storia recente. Un viaggio nel tempo, nei luoghi, nelle vicende che, mescolandosi, costituiscono la trama per una riflessione su quello che l’Italia e gli italiani sono e sono stati.
Da ultimo una mostra proprio in sintonia con il tema di Expo 2015, presso il Museo di storia naturale dal titolo FOOD | la scienza dai semi al piatto. Aadottando un linguaggio semplice e un approccio divulgativo, la mostra affronta il complesso tema del cibo con metodologia scientifica: i singoli elementi che arrivano ogni giorno nei nostri piatti vengono “sezionati” negli elementi principali e poi analizzati nel dettaglio. Il visitatore, attraverso l’esposizione di preziosi semi che escono per la prima volta dalle più importanti banche dei semi italiane, scoprirà così che cos'è davvero la biodiversità, i cambiamenti in corso e le azioni/iniziative volte a preservarla. Un percorso tra scenografiche immagini al microscopio, video didattici e giochi interattivi: partendo da dove tutto inizia, il seme, il visitatore arriverà al piatto finito. Inizialmente il visitatore sarà coinvolto in un viaggio nel tempo e nello spazio degli alimenti che caratterizzano la nostra cucina come il riso, il caffè, il cacao e la pasta, per scoprirne le storie intricate e le difficoltà incontrate prima di essere integrati nei nostri ricettari. Al termine di questo viaggio, il visitatore sarà invitato a una ri-scoperta sensoriale del cibo e dei molti elementi – dall’ambiente alla psicologia – che ne influenzano il consumo. Ampio spazio sarà dedicato alla cucina, alla comprensione del funzionamento degli elettrodomestici e di macchinari per la lavorazione degli alimenti, come la risatrice, il tostino per caffè, la temperatrice per la produzione del cacao, alle ricette di diverse epoche storiche, messe a confronto per capire il diverso approccio al cibo nel corso dei secoli e infine agli errori più comuni che si compiono in cucina e al modo migliore per evitarli. Lungo il percorso della mostra il visitatore troverà poi una serie di pannelli che spiegheranno in modo semplice e sintetico come muoversi praticamente in cucina: da come conservare gli alimenti in frigorifero a come preparare la maionese perfetta.
Spostiamoci ora in provincia, e precisamente a Travagliato (Bs) per una mostra interamente dedicata ai cavalli. Attraverso preziosi oggetti la rassegna vuole ripercorrere la storia dell’uomo e del suo rapporto con i cavalli, primari elementi per il trasferimento e per l’agricoltura. Tutto ciò è stato reso possibile grazie alla collezione Giannelli, una delle più ricche al mondo che riunisce pezzi di grande valore provenienti da territori e da epoche molto diversi. I vari tipi di oggetti esposti sono stati selezionati per illustrare la creatività artistica e tecnica fiorita intorno al cavallo nei secoli passati. Quando le strade dell’uomo e del cavallo si incontrarono, i destini di entrambi ne furono per sempre, reciprocamente condizionati. Ogni momento della storia dell’uomo testimonia la presenza di questo splendido animale che è il cavallo. Dal mito alla religione, dall’arte alla guerra, purtroppo. Non dimentichiamo, infatti, che nel corso dei millenni e sino ai tempi relativamente recenti, il suo possesso e corretto uso ha spesso decretato la potenza o il crollo di interi popoli e civiltà. I primi esemplari di imboccature metalliche pervenutici risalgono al XVI secolo avanti Cristo e sono semplici filetti in bronzo, snodati o rigidi, dalla tipologia sostanzialmente simile a quella che troviamo in uso, successivamente, presso diverse culture o popolazioni (Sciti, Louristan, Villanoviani, Etruschi …). Sconcertante quanto affascinante è l’estrema modernità di tali oggetti che sono praticamente identici ai filetti in uso ai giorni nostri, a dimostrazione del loro giusto valore funzionale. Nei primi secoli dopo Cristo, vediamo invece apparire i primi morsi con barbozzale, soprattutto in area romana, che avranno però il loro massimo sviluppo solo a partire dal primo Rinascimento, arrivando quasi a soppiantare i filetti che, a loro volta, avranno il sopravvento solo agli albori del XX secolo. Verso la fine del XV secolo cominciano a sorgere le prime grandi scuole di cavalleria e l’insegnamento accademico viene codificato nei grandi trattati equestri apparsi dopo l’avvento della stampa: l’equitazione diviene, a questo punto, veramente un’arte! La ricerca della riunione del cavallo e della flessione della sua incollatura (elementi ormai indispensabili per ottenere le migliori prestazioni) ha come conseguenza tra il XVI e il XVIII secolo il proliferare parossistico di modelli di morsi tutti diversi fra loro soprattutto per quanto riguarda i “cannoni”. Solamente con la scoperta e la diffusione della cosiddetta “equitazione naturale”, dovuta alla genialità dell’italiano Federico Caprilli, si avrà, in un certo senso, un ritorno alle origini legato ad un uso sempre più frequente e diffuso del normale filetto snodato, imboccatura senz’altro più rispettosa della delicata bocca del nostro amico cavallo.
Bergamo rende omaggio ad un grande artista rinascimentale, Palma il vecchio (1480-1528). A questo importante artista sono stati dedicati ben nove studi monografici, ma mai l’artista è stato celebrato con una mostra monografica. Si è vista dunque l’opportunità di realizzare un grande momento espositivo di richiamo internazionale, nel suo luogo d’origine, celebrando un protagonista del rinascimento veneto accanto a Tiziano e dopo Giorgione; un evento unico e irripetibile che vede per la prima volta riuniti i capolavori assoluti di Palma, provenienti dall’Italia e dall’estero, numerosi dei quali restaurati per l’occasione. Palma è maestro nel dare vita a languide figure femminili che ne segnano il percorso e la carriera divenendo così il grande interprete di una bellezza femminile, tratteggiata con immediata sensualità, che darà vita all’ideale della proporzione femminile del Rinascimento maturo. Palma il Vecchio esegue opere che vengono presto idealizzate e ricercate dai collezionisti, tanto da creare un vero e proprio mito dell’artista. Un’arte, la sua, che sviluppa temi mitologici e allegorici ma anche sacre conversazioni in straordinarie ambientazioni paesaggistiche. Quella di Palma è una poesia fatta di sguardi, racconti, nostalgia, scoperte e aperture con immancabili rimandi ai luoghi natii donandoci una raffigurazione della spettacolosa bellezza del visibile ancora oggi apprezzabile nella spettacolare marca bergamasca.
Un’altra mostra monografica su un grande artista del Rinascimento italiano è Carpaccio: a Treviso, presso Palazzo Sarcinelli è stata organizzata una importante rassegna. Una profonda crisi culturale e politica si registra tra la fine del XV e il primo quarto del XVI secolo: guerre, cambi di alleanze internazionali, frenetica attività diplomatica, ricerche artistiche, eresie e inquisizioni. Carpaccio partecipa di un tale clima, anzi, possiamo dire che ne sia profondamente influenzato, come la sua pittura rivela a più riprese. Ma sta anche maturando una stagione nuova, un’epoca più drammatica e concitata, più laica e spregiudicata che vede giovani protagonisti della scena artistica quali Giorgione e Tiziano, Lotto, Pordenone e Sebastiano del Piombo. Carpaccio affronta il nuovo secolo sottoponendo anche il proprio linguaggio ad una nuova sperimentazione, un affinamento, una verifica. La mostra insegue Vittore nei suoi spostamenti tra i confini settentrionali della Repubblica e il vivace territorio istriano, alla ricerca di un codice artistico sorprendente e ultimo. E’ una stagione di produzioni originali e di eccellenza, che vede tra le altre la Pala di Pozzale di Cadore, l’Incontro di Anna e Gioacchino per il San Francesco di Treviso, il trittico di Santa Fosca. Il lavoro del grande maestro verrà continuato dalla bottega, con opere che si ispirano o costituiscono vere e proprie elaborazioni dei dipinti di Vittore, fino all'affermazione del figlio Benedetto, che diverrà artista a pieno titolo istriano. Benedetto, pittore dalle evidenti cadenze naif e dalle accese policromie, costituirà un’autentica sorpresa in questo percorso, divenendo l’interprete di una mutazione dello stile carpaccesco.
El Greco è uno dei massimi pittori del passaggio tra Rinascimento e Barocco in Spagna. Presso il Palladium Museum di Vicenza si possono vedere le fotografie di Joaquin Bérchez sulle opere del pittore spagnolo. In occasione del quarto centenario dalla morte di Doménikos Theotokópoulos detto “El Greco” (1541 - 1614), questa esposizione fotografica restituisce un capitolo molto importante, ma altrettanto poco conosciuto, dell’attività artistica del grande pittore rinascimentale: il suo lavoro come architetto nell’arte del retablo, ovvero nella progettazione di altari. El Greco, formatosi prima a Creta e poi a Venezia e Roma, nel 1577 si trasferì a Toledo. Nella città spagnola il sistema di produzione delle immagini era ben diverso da quello italiano e l’artista realizzava non solo i dipinti ma anche i grandi altari che li incorniciavano, i retablos appunto. Insieme al figlio Manuel, si occupò dell’intaglio dell’assemblaggio e della doratura degli elementi architettonici per le pale. A Toledo El Greco si fece notare per lo stile personale, per un particolare gusto nell’uso dell’oro brunito, eredità dei primi anni di formazione trascorsi a Creta. Le architetture di avanguardia conosciute durante i soggiorni a Venezia e Roma (in particolare quelle di Andrea Palladio e di Michelangelo) furono reinterpretate da El Greco e adattate agli usi e ai modi dell’architettura spagnola e soprattutto di Toledo. La mostra vuole mostrare il ricco e complesso dialogo tra i dipinti di El Greco e le loro “cornici”: da intendersi non limitatamente agli altari che li contenevano ma anche alle architetture in cui questi erano inseriti. Joaquín Bérchez, grazie alla sua peculiare strategia fotografica e a un uso sofisticato del particolare e del frammento, ci svela la profonda conoscenza del linguaggio architettonico utilizzato da El Greco nei suoi retablos e i valori plastici che lo definiscono. Aspetto, quest’ultimo, inedito e poco noto della poliedrica personalità artistica de El Greco. Joaquín Bérchez è uno dei più noti storici dell’architettura spagnoli ma da molti anni è anche un fotografo professionista. I due aspetti si armonizzano: per Bérchez la fotografia è uno strumento di narrazione e di creazione visiva dell’architettura e del paesaggio.
A Rovigo, presso la sede di Palazzo Roverella, viene presentata la mostra Il demone della modernità. Pittori visionari all’alba del secolo breve. L’irrompere della modernità nel mondo tardo Ottocentesco e il suo sfociare nei primi tre decenni del Novecento sono il soggetto di questa rassegna. Una mostra dalle forti emozioni, che accosta vitalismi sfrenati e ambigui, eterei straniamenti, incubi e sogni. Una mostra insolita e forse unica che descrive una modernità che si muove tra inquieto e ineffabile, tra conscio e inconscio. Assieme ad alcune irrinunciabili icone dell’universo simbolista, l’esposizione presenta opere che uniscono la suggestione del simbolo e la libertà visionaria e utopistica dell’ideale, facendo compiere al visitatore un percorso teso tra scoperte di un’arte esclusiva e misteriosa e la rappresentazione drammatica e cruda, talvolta sommessa, della follia della guerra. A raccontare, interpretare e vivere nelle loro opere queste emozioni sono grandi artisti europei quali Franz Von Stuck, Leo Putz, Odillon Redon, Paul Klee, M. Kostantinas Ciurlionis, Max Klinger, Felicien Rops, Oskar Zwintscher, Sascha Schneider, Mirko Rački, Vlaho Bukovac, Ivan Meštrović, Marc Chagall, Gustav Moreau, Hans Unger, K. Wilhelm Diefenbach e gli italiani Mario De Maria, Guido Cadorin, Bortolo Sacchi, Alberto Martini, tra gli altri.
Venezia rende omaggio a Henri Rousseau (Laval, 1844 – Parigi, 1910) detto il Doganiere. Personalità centrale della cultura figurativa tra la fine del XIX secolo e il rivoluzionario periodo delle avanguardie, Henri Rousseau, famoso per le atmosfere oniriche, le foreste e i paesaggi incantati, sfugge da sempre a qualsivoglia catalogazione. Inutile etichettare il suo lavoro: il modo stesso in cui il pittore è stato interpretato, il più delle volte, è stato frutto di una serie di malintesi; eppure la forza della sua pittura, snobbata dai critici ma apprezzata dagli artisti, è espressione di un fenomeno che non ha paragoni nel campo dell’arte tra Otto e Novecento. Una ricerca che ha messo nella giusta luce critica e storiografica l’opera di Rousseau, figura di riferimento per i grandi protagonisti delle avanguardie storiche, per intellettuali come Apollinaire e Jarry, per grandi collezionisti come Wilhelm Uhde e Paul Guillaume, ma anche per tanti pittori che precedettero e superarono le avventure del cubismo e del futurismo: da Cézanne a Gauguin, da Redon a Seurat, da Morandi a Carrà, da Frida Kahlo a Diego Rivera, per non dire di Kandinskij e Picasso. Un evento mai realizzato prima d’ora in Italia, che attraverso otto sezioni tematiche consente di ammirare alcuni dei più celebri capolavori del pittore francese, come il celebre Io: ritratto-paesaggio (1889-90), che l’artista considerava il primo “ritratto-paesaggio” della storia dell’arte, Il cortile (1896-98) acquistato personalmente da Kandinsky ed esposto nella prima mostra del Blaue Reiter a Monaco. Un “candore arcaico” che emerge anche nelle opere dedicate alla natura selvaggia e nelle famosissime giungle, di cui ben sei sono in mostra – dalla bellissima Incantatrice di serpenti (1907) al Cavallo assalito da un giaguaro (1910) – come pure nei più bucolici paesaggi di campagna e di città. Quindi, le nature morte e la serie sorprendente dei ritratti maschili e femminili (spesso di amici o familiari), che mostrano anche la capacità di Rousseau di cogliere la vita della piccola borghesia, protagonista della placida e apparentemente innocua periferia cittadina, e la forza identitaria di un artista assolutamente originale.
Presso la Fondazione Magnani Rocca di Traversetolo (Pr) troviamo una mostra ricca di capolavori dal titolo Roma 900. De Chirico, Guttuso, Caporossi, Balla, Casorati, Sironi, Carrà, Mafai, Scipione e gli altri. L’esposizione, attraverso oltre cento splendide opere, intende presentare il “Novecento romano”, quindi il collezionismo pubblico e la cultura artistica a Roma nella prima metà del XX secolo, nella complessità dei linguaggi che si sono succeduti, con gli artisti e i movimenti di riferimento. Prosegue così presso la Villa dei Capolavori – sede della Fondazione a Mamiano di Traversetolo, vicino a Parma – l’indagine della grande arte italiana del Novecento.Il percorso proposto dai curatori dell’esposizione permette una lettura aperta attraverso livelli intrecciati tra loro. Così la visita ai capolavori delle civiche collezioni romane è articolata in una sequenza di sezioni, coerenti al loro interno, in grado di condurre il visitatore dalle opere legate alle ricerche stilistiche tardo-naturaliste e simboliste di inizio Novecento – Sartorio, Mancini, Spadini, Bocchi, De Carolis, Balla – agli esiti più audaci e innovativi del Secondo Futurismo – Depero, Benedetta Marinetti, Prampolini, Tato – per proseguire con la ricca sezione sul valore della tradizione italiana e il dialogo con l’antico – Casorati, De Chirico, Savinio, De Pisis, Severini, Sironi, Carrà – e con quella altrettanto articolata della Scuola Romana – Mafai, Scipione, Afro, Tamburi, Funi; il percorso si conclude con la figurazione e l’astrazione degli anni cinquanta, da Guttuso a Turcato, Capogrossi e Pirandello.
A Parma è stata allestita una interessante mostra sulla maternità dal titolo Mater. Percorsi simbolici sulla maternità. La maternità racchiude in un’unica immagine il mistero della vita nell’Universo, segnando l’irruzione del tempo del singolo essere umano nell’immensità dell’infinito. In questo miracolo della materia, che genera e pensa se stessa, permane il più grande mistero della vita. La mostra si propone di esplorare l’aspetto sacrale e archetipico della maternità e il suo ruolo fondamentale nella cultura mediterranea attraverso una selezione di capolavori archeologici e artistici (da Rosso Fiorentino, Pinturicchio, Veronese, Moretto, ad Hayez, Casorati, Ernst, Giacometti, fino a Michelangelo Pistoletto e Bill Viola) con opere, provenienti da oltre 70 importanti musei e collezioni italiane. Il racconto, creato dai capolavori di ogni epoca sul tema del grande mistero della maternità, sarà al centro di un’esposizione che, attraverso 170 opere, s’interrogherà su quanto il valore della procreazione e la responsabilità della crescita abbiano rappresentato e continuino a rappresentare nella vita di ogni essere umano. Il percorso espositivo accompagna il visitatore attraverso i simboli della maternità, in quel territorio dove il pensiero incontra la tecnica, i colori, il disegno e in cui nulla deve avere limiti creando uno spazio in cui il visitatore possa ritrovare la propria profonda ed esclusiva interpretazione. La mostra si sviluppa attraverso 4 macro sezioni: Cosmogonie e idee madri: la maternità della Terra e la maternità del Cielo; Maternità rivelata, Dalla maternità sacra alla maternità borghese, Il secolo breve: emancipazione della figura femminile dai temi archetipici.
Il nostro percorso si avvia orma verso l’Italia centrale. Ci accolgono due mostre a Firenze.
La prima è stata allestita a Palazzo Strozzi e si intitola Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico. Attraverso eccezionali esempi di statue bronzee, la mostra racconta gli sviluppi artistici dell’età ellenistica (IV-I secolo a.C.), periodo in cui, in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre, si affermarono nuove forme espressive che, insieme a un grande sviluppo delle tecniche, rappresentano la prima forma di globalizzazione di linguaggi artistici del mondo allora conosciuto. L’utilizzo del bronzo, grazie alle sue qualità specifiche, permise di raggiungere livelli inediti di dinamismo nelle statue a figura intera e di naturalismo nei ritratti, in cui l’espressione psicologica divenne un marchio stilistico. La mostra vede riuniti alcuni tra i maggiori capolavori del mondo antico provenienti dai più importanti musei archeologici italiani e internazionali. Statue monumentali di divinità, atleti e condottieri sono affiancate a ritratti di personaggi storici, in un percorso che conduce il visitatore nell’analisi delle tecniche di produzione, fusione e finitura del bronzo e alla scoperta delle affascinanti storie dei ritrovamenti di questi capolavori, la maggior parte dei quali avvenuti in mare oppure attraverso scavi archeologici che pongono i reperti in relazione ad antichi contesti come santuari, case private, cimiteri, spazi pubblici
La seconda mostra è dedicata all’esperienza medioevale del pellegrinaggio realizzata presso il Bargello.Il progetto della mostra risale al 2011, quando venne fondato il “Réseau des musées d’art médiéval”, comprendente quattro importanti musei europei: il Museo Nazionale del Bargello di Firenze, il Musée de Cluny di Parigi, il Museum Schnütgen di Colonia e il Museu Episcopal di Vic, in Catalogna. I quattro musei sono accomunati dal fatto di annoverare nelle loro collezioni importanti capolavori di età medievale appartenenti in particolare ai generi della scultura e delle arti applicate. Un ulteriore antico legame, risalente ad oltre un secolo e mezzo fa, unisce inoltre il Bargello e il Musée de Cluny quando, a distanza di circa un ventennio l’uno dall’altro, i due musei vennero inaugurati: Cluny nel 1843 e il Bargello nel 1865. Nel maggio di quell’anno, in una Firenze appena nominata capitale del Regno, il Bargello riapriva per la prima volta le sue porte, non più come carcere cittadino, ma come primo museo nazionale dell’Italia Unita. Per celebrare dunque i 150 anni dalla sua fondazione, il Museo Nazionale del Bargello ha in programma alcune iniziative, che prendono avvio con questa esposizione. Offerta in prima battuta al pubblico parigino al Musée de Cluny tra l’ottobre 2014 e il febbraio scorso, Il Medioevo in Viaggio approda ora al Bargello con il medesimo percorso espositivo, seppure rimodulato con alcune varianti dettate da motivi di spazio e dalla necessaria rotazione dei materiali più delicati. All’insegna del Medioevo e di una comune cultura europea, la mostra presenta oltre 100 opere d’arte, in un “viaggio” simbolico e reale, attraverso pitture su tavola, sculture in pietra, miniature, manufatti in avorio, vetrate, placchette di metallo più o meno pregiato e poi antiche carte geografiche e strumenti usati dai navigatori, come pure sigilli o reliquiari. Il percorso è costituito anche da rarissimi oggetti di uso quotidiano conservatisi fino ai nostri giorni, quali scarpe, borse da messaggero, lettere o cofanetti da viaggio: tutte testimonianze della cosiddetta “cultura materiale”, cioè oggetti realizzati in materiali poveri, ma ugualmente preziosi proprio per la loro rarità. La rassegna è strutturata in cinque sezioni tematiche connesse ad altrettanti tipi di viaggiatori in età medievale: 1. La rappresentazione del mondo, 2. La salvezza dell’anima: pellegrini, predicatori, chierici, 3. La guerra: crociate, cavalieri e spedizioni militari, 4. Il viaggio di affari. Mercanti, banchieri e messaggeri, 5. La visibilità politica e sociale. Il viaggio dei sovrani, le parate nuziali.
Tra le tante possibilità offerte dalla città di Roma ci soffermiamo sulla mostra monografica dedicata Giorgio Morandi (1890-1964) presso il Vittoriano. L’esposizione documenta la vicenda artistica del pittore bolognese attraverso un numero cospicuo di opere di grande rilevanza che provengono da importanti istituzioni pubbliche e da prestigiose collezioni private, inclusi alcuni capolavori meno noti al grande pubblico. Accanto ai dipinti ad olio – circa 100 – saranno riunite in un percorso di lettura critica anche le opere incisorie, attestazione di una attività non secondaria ma parallela a quelle pittorica che valse a Morandi nel 1953 il riconoscimento internazionale del Gran Premio per l’Incisione alla Biennale di San Paolo in Brasile. Le incisioni saranno eccezionalmente affiancate dalle rispettive matrici in rame provenienti dall’ Istituto Nazionale per la Grafica, abitualmente non esposte al pubblico per ragioni conservative. Sarà inoltre presente una sezione notevole di finissimi disegni e di acquerelli, vere e proprie opere autonome dall’asciuttezza espressiva e esiti assoluti della ricerca costante di essenzialità di Morandi.
Ci stiamo avviando verso la conclusione del nostro tour italiano per arrivare in Sicilia.
A Palermo, presso le Sale di Duca di Montalto del Palazzo, viene realizzata la singolare mostra Via Crucis. La Pasión de Cristo di Fernando Botero (1932). In 27 pannelli ad olio e 34 disegni il noto artista colombiano riflesse sul tema della Passione di Gesù. I quadri di Fernando Botero non sono semplici opere d'arte: le forme rotonde, l'assenza di ombreggiatura, lo sconfinare nell'irrealtà sono elementi che concorrono a trasmettere emozioni forti, derivanti da un processo creativo sentito. Una mostra di grande rilevanza : insieme, disegni e dipinti ad olio, inizialmente donati dall’artista al Museo di Medellin, sua città natale, rappresentano uno dei grandi temi dell’arte fin dal sedicesimo secolo, e mescolano sapientemente tutti i temi del sacro. Tutte le opere, pur mantenendo il forte stile del pittore, vogliono raccontare un momento fondamentale della Passione di Cristo, nonostante Botero non sia religioso: quello del cammino verso la crocifissione, tematica prima molto diffusa e infine quasi scomparsa. Il tocco di Botero è comunque evidente: ha mescolato infatti alcune realtà latinoamericane e, infine, appare ne "Il bacio di Giuda". Non è presente nessun tipo da satira: le opere sono infatti pervase da un forte rispetto, quasi inaspettato.
La città natale di Guttuso(1911-1987), Bagheria (Pa) dedica una mostra monografica al grande concittadino dal titolo Guttuso. Ritratti e autoritratti. Grazie al lungo lavoro di ricerca compiuto dagli Archivi Guttuso, le opere sono state scelte tra quelle presenti nei più importanti musei, tra i quali la Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma e il Museo degli Uffizi, oltre che nelle collezioni private più rappresentative. Sarà così possibile ammirare i ritratti di scrittori come Alberto Moravia, Michael Angel Asturias, Nino Savarese, Carlo Levi, critici come Natalino Sapegno, Santangelo, , poeti come Montale, Neruda, attori come la Magnani, Zeudi Araja, intellettuali e politici come Amendola, Bufalini, Alicata artisti come Picasso, Turcato, Consagra, Leoncillo, Fontana, Manzù che al pittore ha dedicato il grande monumento funebre, posto nel giardino del museo Guttuso. Una galleria di personaggi che testimonia la straordinaria capacità dell’artista di intessere rapporti dai quali sarebbero nati sodalizi, e si sarebbero sviluppati movimenti artistici, come Corrente e il Fronte nuovo delle arti. Attraverso l’esposizione degli autoritratti sarà possibile scrutare nell’animo dell’artista, seguirlo, dagli esordi fino alla maturità, nella costruzione della sua identità, vedere riflessa, nel suo bel volto, la condizione umana con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni. Saranno inoltre esposte molte opere inedite, i preziosi disegni della sua collezione privata, che raffigurano amici ed artisti colti in momenti di rilassatezza amicale. La presenza di Picasso nella vita di Guttuso è come una camera oscura nella quale l’uomo si sovrappone alle immagini più pregnanti delle sue opere, i quadri dedicati dall’artista all’amico, dopo la sua morte, sono come sogni dove si intersecano immagini e persone come nella Colazione con la Dama di Cranach, 1973 o nello struggente Lamento per la morte di Picasso, 1973. I ritratti e gli autoritratti saranno contestualizzati in un allestimento che prevede la proiezione di filmati d’epoca, messi a disposizione dalla RAI e dall’Istituto Luce e l’utilizzo del prezioso materiale documentario, in gran parte inedito, fornito dagli Archivi Guttuso.
La Madonna del Divino Amore
Torino – Pinacoteca Agnelli
17 marzo 2015 – 28 giugno 2015
Orari: martedì-domenica 10.00-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.pinacoteca-agnelli.it
L’arte della bellezza. I gioielli di Gianmaria Buccellati
Reggia di Venaria (To) – Sala delle Arti
21 marzo 2015 – 21 giugno 2015
Orari: martedì – venerdì 9.00-17.00; sabato e domenica 9.30-19.30, chiuso lunedì
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.lavenaria.it
Arte lombarda dai Visconti agli Sforza
Milano – Palazzo Reale
12 marzo 2015 – 28 giugno 2015
Orari: lunedì: 14.30 - 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30 - 19.30; giovedì e sabato: 9.30 – 22.00
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.viscontisforza.it
Da Boldini a Segantini. Riflessi dell’Impressionismo in Italia
Milano – GAMManzoni (Via Manzoni 45)
27 marzo 2015 – 28 giugno 2015
Orari: martedì- domenica 10.00-13.00/15.00-19.00
Biglietti: 6€
Informazioni: www.gammanzoni.com
Piccio. Oltre il suo tempo
Milano – Galleria Maspes (Via Manzoni 45)
29 maggio 2015 – 28 giugno 2015
Orari: martedì- domenica 10.00-13.00/ 15.00-19.00
Ingresso libero
Informazioni: www.galleriamaspes.com
L’Iran oggi. Le fotografie di Shadi Ghadirian tra guerra, globalizzazione e ruolo della donna Milano – Officine dell’Immagine (Via Vannucci 13)
23 aprile 2015 – 21 giugno 2015
Orari: martedì – sabato 11.00 – 19.00; lunedì e giorni festivi su appuntamento.
Ingresso libero
Informazioni: www.officinedellimmagine.it
Italia inside out. Tempo 1/ i fotografi italiani
Milano – Palazzo della Ragione
21 marzo 2015 – 21 giugno 2015
Orari: martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-20.30; giovedì e sabato 9.30-22.30, lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.palazzodellaragionefotografia.it
FOOD. La scienza dai semi al piatto
Milano – Museo di Storia Naturale
28 novembre 2014 – 28 giugno 2015
Orari: lunedì 9.30-13.30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30- 19.30; giovedì 9.30-22.30
Biglietti: 12€ intero,
Informazioni: www.mostrafood.it
Cavallo. Storia arte artigianato
Travagliato (Bs) – Chiesa Sant’Agnese
25 aprile 2015 – 29 giugno 2015
Orari: tutti i giorni 9.00-23.00
Biglietti: 5€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.travagliatocavalli.com
Palma il Vecchio. Lo sguardo della Bellezza
Bergamo – GaMec
13 marzo 2015 - 21 giugno 2015
Orari: lunedì - giovedì: 9.00 – 19.00; venerdì, sabato, domenica 9.00 – 20.00
Biglietti: 14€ intero, 12€ ridotto
Informazioni: http://palmailvecchio.it
Carpaccio Vittore e Benedetto da Venezia all’Istria. L’autunno magico di un maestro
Conegliano (Tv) – Palazzo Sarcinelli
7 marzo 2015 – 28 giugno 2015
Orari: martedì, mercoledì e giovedì 9.00-18.00; venerdì 9.00-21.00; sabato e domenica 9.00-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.mostracarpaccio.it
El Greco architetto di altari. Fotografie di Joaquin Berchez
Vicenza – Palladium Museum
28 febbraio 2015 – 14 giugno 2015
Orari: martedì – domenica 10.00-18.00, chiuso lunedì
Biglietti: 6€ intero, 4€ ridotto
Informazioni: www.palladiomuseum.org
Il demone della modernità. Pittori visionari all’alba del secolo breve
Rovigo – Palazzo Roverella
14 febbraio 2015 – 14 giugno 2015
Orari: feriali 9.00-19.00; sabato e festivi 9.00-20.00; chiuso lunedì
Biglietti: 11€ intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.palazzoroverella.com
Henri Rousseau. Il candore arcaico
Venezia – Palazzo Ducale
6 marzo 2015 – 5 luglio 2015
Orari: domenica - giovedì 9.00 – 19.00;venerdì e sabato 9.00 – 20.00
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.mostrarousseau.it
Roma 900. De Chirico, Guttuso, Caporossi, Balla, Casorati, Sironi, Carrà, Mafai, Scipione e gli altri
Mamiani di Traversetolo (Pr) – Fondazione Magnai Rocca
21 marzo 2015 – 5 luglio 2015
Orari: martedì – venerdì 10.00-18.00, sabato e domenica 10.00-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 9€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.magnanirocca.it
Mater. Percorsi simbolici sulla maternità
Parma – Palazzo del Governatore
8 marzo 2015 – 28 giugno 2015
Orari: lunedì 14.30-20.00; martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e domenica 9.30-20.30; sabato 9.30- 23.30
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.mostramaterparma.it
Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico
Firenze -Palazzo Strozzi
14 marzo 2015 – 21 giugno 2015
Orari: tutti i giorni 10.00-20.00, giovedì 10.00-23.00
Biglietti: 10€ intero, 8,50€ ridotto
Informazioni: www.palazzostrozzi.org
Il Medioevo in viaggio
Firenze – Museo del Bargello
20 marzo 2015- 21 giugno 2015
Orari: tutti i giorni 8.15 – 17.00
Biglietti: 7€ intero, 3,50€ ridotto
Informazioni: www.unannoadarte.it/medioevoinviaggio
Giorgio Morandi 1890-1964
Roma – Complesso del Vittoriano
28 febbraio 2015 – 21 giugno 2015
Orari: lunedì – giovedì 9.30- 19.30, venerdì – sabato 9.30-22.00, domenica 9.30-20.30
Biglietti: 12€ intero, 9€ ridotto
Via Crucis. La Pasión de Cristo di Botero
Palermo. Palazzo Reale
21 marzo 2015 – 21 giugno 2015
Orari: lunedì - giovedì 8.15 - 17.40; venerdì - domenica 8.15 – 21
Biglietti: 6€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.boteroapalermo.it
Guttuso. Ritratti e autoritratti
Bagheria (Pa) – Villa Guttuso
18 aprile 2015 – 21 giugno 2015
Orari: tutti i giorni 10.00-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 5€ intero, 4€ ridotto