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Mostre Gennaio 2019

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it

Le nostre proposte di gennaio iniziano da Torino con un percorso espositivo che ripercorre la storia della Sindone e le diverse funzioni delle immagini che l’hanno riprodotta nel corso di cinque secoli, da quando il Sacro Lino fu trasferito da Chambéry a Torino nel 1578, per volere di Emanuele Filiberto di Savoia. Le raffigurazioni della Sindone realizzate dal momento del suo arrivo in Piemonte fino al principio del 1900 hanno svolto svariate finalità: immagini celebrative dinastiche in ricordo di Ostensioni avvenute in particolari festività ed eventi politici, oppure legate a avvenimenti storici; lavori di alto livello esecutivo accanto ad altri più popolari dagli evidenti scopi devozionali. Opere prodotte con tecniche diverse - incisioni, disegni e dipinti su carta, su seta o su pergamena, ricami e insegne processionali – dove la Sindone è presentata secondo rigidi modelli iconografici che lasciano, però, spazio alla fantasia dell’artista per l’ambientazione e la decorazione. All’interno delle scene dipinte si alternano svariati personaggi storici, sia ecclesiastici sia della famiglia reale, le forme dei baldacchini, le immagini di carattere devozionale in cui il lenzuolo è sorretto dalla Madonna e dai Santi, le architetture effimere predisposte per la sua presentazione ai pellegrini in Piazza Castello, i simboli della Passione, le ghirlande fiorite e gli oggetti destinati alla devozione privata e al mercato dei souvenir.

Rimaniamo nel capoluogo piemontese. La Fondazione Accorsi-Ometto prosegue nel suo intento di riscoperta dei pittori piemontesi dell’Ottocento, questa volta dedicando una mostra a un artista torinese, Enrico Reycend (1855-1928), troppo a lungo dimenticato dalla critica e dalla storia dell’arte novecentesche. L’esposizione è particolarmente significativa perché presenta una panoramica dell’attività del pittore attraverso una settantina di opere che vanno dagli esordi espositivi agli anni tardi della sua produzione. La vera «riscoperta» dell’artista e delle caratteristiche «uniche» del suo personalissimo linguaggio poetico nel paesismo del tardo Ottocento e del primo Novecento, dovette attendere l’autorevole intervento di Roberto Longhi che, durante la Biennale di Venezia del 1952, occupandosi dei «paesisti piemontesi», aggiunse alla triade Fontanesi – Avondo – Delleani il nome e le opere di Reycend e scrisse, poi, sulle pagine della rivista «Paragone» del valore dell’artista, riconoscendolo come il più informato pittore del proprio tempo per l’originale linguaggio di tangenza impressionista: l’interesse e l’attrazione che lo storico dell’arte manifestò nei confronti di quel misconosciuto artista, lo portarono a mettere insieme una piccola, ma selezionata collezione di sue opere che, sempre nel 1952, con generosa liberalità, donò alla Galleria d’Arte Moderna di Torino. Da quel momento tutta la critica, in primis quella piemontese, fece a gara per valorizzare e approfondire l’originale pittore sino ad allora ignorato: a cominciare dalla grande retrospettiva di ben 110 dipinti organizzata dalla Galleria Fogliato di Torino nel 1955.

Trasferiamoci a Milano per una nutrita serie di proposte.
È ormai giunto alla sua undicesima edizione, il tradizionale appuntamento natalizio con l’arte di Palazzo Marino torna in Sala Alessi con un nuovo capolavoro, questa volta realizzato dalle mani di Pietro Vannucci detto il Perugino (Città della Pieve, circa 1450 - Fontignano, 1523). Protagonista del rinnovamento dell’arte italiana nel culmine del Rinascimento, tra gli ultimi decenni del XV e i primi del XVI secolo, il Perugino fu considerato dai sui contemporanei il più noto e influente pittore d’Italia e fu titolare in contemporanea di due attivissime botteghe, una a Perugia e una a Firenze, dove formò, tra gli altri, il giovane Raffaello. L’opera, prestata dalla Galleria nazionale dell’Umbria, è l’Adorazione dei magi, realizzata dall’artista intorno al 1473 per la chiesa di Santa Maria dei servi a Perugia. La grande pala d’altare (olio su tavola, 242 x 180 cm) è attribuita al periodo giovanile del Perugino e rappresenta il primo significativo impegno dell’artista a Perugia. L’Adorazione dei magi ben rappresenta il compromesso ‘tra il vecchio e il nuovo’: se da un lato infatti l’impostazione del dipinto è ancora legata alla tradizione tardo-gotica o primo-quattrocentesca, dall’altra traspaiono già le novità apprese a Firenze e le influenze del Verrocchio, di Leonardo da Vinci e del Pollaiolo.

Presso la Galleria Salamon troviamo la mostra Tabula Picta. Dipinti tra Tardogotico e Rinascimento. Si tratta di un percorso articolato in 15 tavole lungo la nostra penisola che parte dal Lazio e dalle Marche, e attraversando la Toscana, approda nel nord est senza tralasciare la Lombardia. Le tavole documentano un’Italia chiaramente di territori, in cui tutti gli artisti cercano di parlare una stessa lingua pur con inflessioni e sostrati originali e diversi. Ne risulta un importante confronto fra civiltà, che percorrere l’intero Quattrocento: un’epoca che, come sosteneva Roberto Longhi, non vede l’irradiazione di una temperie formale da un ‘centro’ verso tante ‘periferie’ come accade ad esempio in Francia nello stesso periodo – quanto piuttosto la simultanea espressione di lingue differenti.

IL clima natalizio è propizio per l’iniziativa che si tiene a Palazzo Pirelli. Il presepe ritrovato’ di Francesco Londonio (Milano 1723-1783), un capolavoro d’arte sacra del XVIII secolo appartenente al patrimonio della città e della regione, viene esposto per la prima volta dopo gli iniziali interventi di restauro. Si tratta di una nuova acquisizione del Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano, dono di Anna Maria Bagatti Valsecchi, ed è probabilmente uno dei pochi presepi settecenteschi lombardi di questo tipo. L’opera era destinata, in origine, a essere allestita durante il periodo natalizio in un salone di Villa del Gernetto a Lesmo, in Brianza, acquistata nel 1772 dal Conte Giacomo Mellerio (1711-1782), presso la quale il Londonio era solito passare lunghi periodi di villeggiatura. Nel corso dell’Ottocento, gli eredi Mellerio, quando fu chiara l’importanza e la rarità del complesso, fecero montare le sagome entro cornici ovali o rettangolari che furono usate come decoro stabile per i saloni della residenza brianzola. Accanto al presepe di Londonio, al foyer del piano terra di Palazzo Pirelli viene esposto anche un altorilievo in terracotta raffigurante una Natività con Angeli probabilmente di uno scultore dell’Italia settentrionale del XVII secolo, anch’esso proveniente dal Museo Diocesano di Milano.

Presso la Biblioteca Sormani è stata allestita una importante mostra dedicata al centenario della Grande Guerra dal titolo Cerco un paese innocente. Immagini, parole e note della Grande Guerra nelle opere di scrittori e artisti del primo Novecento. Da Ungaretti a Soffici, Sironi, Illica, molti sono gli scrittori e gli artisti che hanno lasciato testimonianza della loro esperienza di guerra. Nel centenario dell’epilogo del primo conflitto mondiale, la mostra ripercorre le fasi dell’anno della vittoria, il 1918, viste sotto la lente dell’arte e della letteratura. Saranno esposti autografi, edizioni originali, giornali di trincea, dipinti e disegni della Biblioteca Centrale, della collezione Isolabella e di raccolte private.

Una vita interamente dedicata alla pittura quella di Carlo Carrà (1881 – 1966), che viene celebrato in una grande mostra a Palazzo Reale di Milano. L’esposizione ripercorre, attraverso oltre 130 opere, concesse in prestito dalle più grandi collezioni del mondo, l’intera vicenda artistica di uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana e della pittura moderna europea del secolo scorso.
Sette sezioni scandiscono il percorso espositivo che ripercorre l’intera carriera del grande Maestro, attraverso le sue opere più significative, dalle iniziali prove divisioniste, ai grandi capolavori che ne fanno uno dei maggiori esponenti e battistrada del futurismo e della metafisica, ai dipinti ascrivibili ai cosiddetti ‘valori plastici’, ai paesaggi e alle nature morte che attestano il suo ritorno alla realtà a partire dagli anni venti, con una scelta tematica che lo vedrà attivo sino alla fine dei suoi anni, non senza trascurare le grandi composizioni di figura, soprattutto degli anni trenta, il decennio a cui risalgono anche gli affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano, documentati in mostra dai grandi cartoni preparatori.

Ricorrendo quest’anno il cinquantenario della scomparsa di Lucio Fontana (1899-1968), la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano rende omaggio al grande artista italo-argentino con una mostra sulla sua attività per la Cattedrale ambrosiana. L’evento costituirà l’occasione ideale per presentare al pubblico il restauro del terzo bozzetto in gesso della Quinta Porta del Duomo, creato da Fontana tra il 1955 ed il 1956, mai esposto al pubblico perché giacente presso il Cantiere Marmisti della Fabbrica. L’opera è l’ultima che Fontana realizzò per il concorso indetto dalla Fabbrica nel 1950, relativo all’esecuzione della quinta porta della Cattedrale. Una competizione per la quale egli concepì prove, definite dalla Fabbrica “arte novissima”: un’arte sacra talmente moderna da non trovare posto, infine, sulla facciata della Duomo. Com’è noto, infatti, la porta fu assegnata a Luciano Minguzzi, vincitore del concorso ex aequo con Fontana. In concomitanza della mostra vi sarà il posizionamento in Duomo dell’Assunta del 1972 sull’altare di Sant’Agata per la durata dell’esposizione. L’opera è la versione bronzea di una pala d’altare che la Veneranda Fabbrica decise di fondere nel 1972 sulla base del bozzetto in gesso che l’artista modellò su richiesta dell’Ente nel 1955. Fontana, infatti, avrebbe dovuto trasporre il bozzetto in marmo di Candoglia, ma il progetto rimase incompiuto.

Eccoci a Monza. L’Arengario di Monza ospita Robert Capa Retrospective, una mostra che raccoglie più di cento fotografie in bianco e nero di uno dei più celebri fotoreporter del XX secolo. Articolata in 13 sezioni, ripercorre l’opera del fotografo ungherese che dal 1936 al 1954, anno in cui perse la vita in Indocina per una mina anti-uomo, è stato testimone oculare della sofferenza, della miseria, del caos e della crudeltà della guerra. La tappa monzese della rassegna presenta un’aggiunta inedita, la sezione “Gerda Taro e Robert Capa” che comprende 3 scatti: un ritratto di Robert, un ritratto di Gerda scattato da Robert e un loro “doppio ritratto”, a celebrare la loro relazione e il loro lavoro. Difatti”Robert Capa” è un personaggio che hanno inventato insieme, un celebre fotografo statunitense giunto a Parigi per lavorare in Europa e all’inizio il marchio “Capa-Taro” fu usato indistintamente da entrambi.

Lecco ospita una mostra sulla pittura ottocentesca lombarda. La mostra propone un viaggio esplorativo nella pittura e, più in generale, nella cultura della Lombardia del XIX secolo. Partendo dalla stagione romantica, passando per le esperienze risorgimentali e le ribellioni scapigliate, il percorso approda all’impegno sociale delle generazioni di fine secolo e alla ricerca divisionista.
È ormai noto che l’Ottocento italiano sia un secolo ricco di motivi di interesse e di personalità artistiche da scoprire. Se alcune aree italiane, su tutte la Toscana, sono state già portate all’attenzione del grande pubblico, la scena artistica della Lombardia del XIX secolo continua a essere poco nota. Ad eccezione di alcuni grandi nomi che hanno già conosciuto la loro importante riscoperta (quali Francesco Hayez), la maggior parte di artisti è ancora tutta da raccontare, in attesa di una necessaria quanto meritata riscoperta. Il percorso della mostra, dunque, si dipana per aree tematiche, analizzando sia i movimenti e le tendenze iconografiche, che la biografia e la personalità dei singoli artisti, seguendo un filo narrativo chiaro ed esaustivo che si propone di far luce su un tema non sempre così noto. L’esposizione, dunque, offrirà l’opportunità di scoprire un universo dinamico e sorprendente, artisticamente e intellettualmente molto raffinato e sperimentale, e di indagare la società italiana del tempo, tra certezze e contraddizioni.Pur tenendo come cardine la scena milanese – in particolare il magistero dell’Accademia di Brera – la mostra indagherà con attenzione anche la situazione delle altre provincie lombarde e le aree più periferiche e provinciali.

Le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia celebrano Elliott Erwitt (Parigi, 1928), uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, in occasione del suo novantesimo compleanno.
La retrospettiva Icons, raccoglie settanta dei suoi scatti più famosi, in grado di offrire al visitatore uno spaccato della storia e del costume del Novecento, attraverso la tipica ironia di Erwitt, pervasa da una vena surreale e romantica. L’obiettivo di Erwitt ha spesso colto momenti e situazioni che si sono iscritte nell’immaginario collettivo come vere e proprie icone; è il caso della lite tra Nixon e Kruschiev, dell’immagine di Jackie Kennedy durante il funerale del marito, del celebre incontro di pugilato tra Muhammad Alì e Joe Frazier, del fidanzamento di Grace Kelly con il principe Ranieri di Monaco. Nel percorso espositivo s’incontrano, inoltre, i famosi ritratti del Che Guevara, di Marlene Dietrich, della serie dedicata a Marilyn Monroe, così come i temi più amati dal pubblico per la loro forza romantica come il California Kiss, o quelli più intimi e privati, come quello della sua primogenita neonata sul letto, osservata dalla mamma.

A Bergamo, presso l’Accademia Carrara possiamo ammirare due opere di Sandro Botticelli, Storia di Virginia e Storia di Lucrezia, certamente divise già nel corso dell’Ottocento poiché acquisite una negli Stati Uniti e l’altra in Italia. Sandro Botticelli (1445-1510) dipinge le storie di Virginia e Lucrezia intorno al 1505, un’unica committenza per due tavole sorelle, immaginate per un unico luogo, in origine inserite in un rivestimento che copriva le pareti di una stanza sino all’altezza delle spalle. Solennità ed eleganza di inquadrature architettoniche, memorie classiche, concitazione degli episodi, momenti di sentita drammaticità, questi alcuni particolari che caratterizzano i due capolavori insieme al tema: la tradizione rinascimentale riporta infatti alla decorazione delle camere, in occasione di matrimoni importanti, con scene di probità e castità. Le due storie compaiono spesso in coppia, utilizzate come pendant nei cicli decorativi dell’epoca, dove la Roma antica e la Firenze rinascimentale si fondono generando due palcoscenici per il sacrificio di due donne. Le virtù femminili della pudicizia e della castità sono celebrate dalla morte di Virginia e Lucrezia e le rivolte popolari anti tiranniche sono esaltate dagli uomini pronti alla battaglia.

Si è aperta al pubblico a Mantova, una mostra dedicata a Marc Chagall (Vitebsk, 7 luglio 1887 – Saint-Paul-de-Vence, 28 marzo 1985), il pittore che insieme a Picasso e Robert Delaunay ha forse ispirato il maggior numero di poeti, scrittori e critici militanti del Novecento. La mostra espone oltre 130 opere tra cui il ciclo completo dei 7 teleri (tempere e gouache su tela di grandi dimensioni -tra cui Introduzione al Teatro ebraico, 284 x787 cm), dipinti da Chagall nel 1920 per il Teatro ebraico da camera di Mosca: opere straordinarie che rappresentano il momento più rivoluzionario e meno nostalgico del suo percorso artistico. Il progetto espositivo proporrà, attorno alle sette opere, la ricostruzione dell’environment del Teatro ebraico da camera, ossia una “scatola” di circa 40 metri quadrati di superficie, per cui Chagall aveva realizzato, oltre ai dipinti parietali, le decorazioni per il soffitto, il sipario insieme a costumi e scenografie per tre opere teatrali.
Una selezione di opere emblematiche (dipinti e acquerelli) di Marc Chagall degli anni 1911 – 1918 accompagnerà l’allestimento immersivo del Teatro ebraico da camera, insieme a una serie di acqueforti, eseguite tra il 1923 e il 1939, tra cui le illustrazioni per le Anime morte di Gogol’, per le Favole di La Fontaine e per la Bibbia. Le incisioni si inseriscono nel percorso espositivo a testimoniare lo stretto rapporto tra arte e letteratura nel periodo delle avanguardie.

La prossima mostra, voluta dall’Amministrazione Comunale di Asola e organizzata presso il Museo Civico “Goffredo Bellini”, nasce dal desiderio di valorizzare la figura e l’opera di Virgilio Ripari (1843 – 1902). Nato a Bozzolo, si trasferisce ad Asola dopo pochi anni e grazie alle sue doti nel disegno e a una borsa di studio del Comune, nel 1861 si iscrive all’Accademia di Brera.
Legato allo spirito patriottico del tempo si arruolerà con Garibaldi partecipando alla Terza Guerra d’Indipendenza. Ritornato a Milano, vive anni di notorietà e la sua produzione artistica trova l’apprezzamento della ricca borghesia del capoluogo meneghino. L’esposizione porterà il visitatore nell’Ottocento lombardo con i maestri dell’Accademia di Brera, avuti dal Ripari come insegnanti: il classicismo di Francesco Hayez, Giuseppe Diotti, Luigi Quarenghi, Enrico Scuri, Giovanni Pallavera e Sebastiano De Albertis. A seguire, sarà dato spazio ai precursori del movimento della Scapigliatura quali Giovanni Canovali detto il Piccio, Federico Faruffini e Filippo Carcano, con la loro ricerca di un linguaggio nuovo contro l’accademismo di quegli anni. Un percorso che analizzerà i pittori a lui contemporanei: Tranquillo Cremona, Vespasiano Bignami, Mose’ Bianchi, Francesco Didioni, Eleuterio Pagliano, Leonardo Bazzaro, Gaetano Previati, Francesco FilippinI, Pompeo Mariani, Angelo Achini, Eugenio Gignous.

Arriviamo ora a Padova presso la sede espositiva di Palazzo Zabarella per una mostra di dipinti della Collezione danese di Ordrupgaard. Tali capolavori consentono al pubblico italiano di ammirare una strepitosa selezione di opere, il fior fiore della Collezione creata ai primi del Novecento dal banchiere, assicuratore, Consigliere di Stato e filantropo Wilhelm Hansen e da sua moglie Henny. Collezione che è considerata oggi una delle più belle raccolte europee di arte impressionista. E che, all’indomani del primo conflitto mondiale veniva valutata come « senza rivali nel nord Europa .

Spostiamoci a Treviso per due mostre allestite alla Casa dei Carraresi. La prima si intitola Da Tiziano a Van Dyck: il volto del 500; 50 opere, 50 storie, 50 emozioni per rivivere il fascino del ‘500. I dipinti qui selezionati propongono un affascinante percorso che dal Rinascimento giunge al Manierismo fino a lambire i confini del Barocco. La suddivisione delle opere mira a mettere in risalto l’evoluzione della pittura veneta a partire dalla tradizione belliniana e dalla rivoluzione giorgionesca, per illustrare la maniera delle grandi botteghe rinascimentali e manieriste, come quelle di Tiziano e dei Bassano, fino ad arrivare alle nuove espressioni seicentesche.
Per precisa scelta dei curatori, accanto alle opere dei grandi maestri vengono proposte selezionate opere della loro cerchia e bottega, con l’obiettivo di focalizzare il modello creativo dell’epoca e ripercorrere le complesse tangenze che hanno fatto del ‘500 il secolo della grande arte in terra veneta ma non solo. La mostra è suddivisa in sei sezioni. La prima e la seconda, comprendono un nutrito corpus di opere finalizzato all’analisi della pittura veneta dalla fine del ‘400 alla fine del secolo successivo. Dalla bottega dei Bellini all’ultimo Tiziano, questa parte della mostra analizza alcune fra le maggiori personalità del Rinascimento veneto come Giorgione, Tiziano e Tintoretto, le cui opere sono presentate accanto ai dipinti realizzati da artisti usciti dalle loro botteghe (come Sebastiano del Piombo, Palma il Giovane e Lodovico Pozzoserrato). Di Tiziano è presente, fra gli altri, il “Ritratto di Ottavio Farnese” (1545-46). Nella terza e quarta sezione si affrontano le vicende artistiche contemporanee in area lombarda e in Centro Italia. La quinta sezione guarda agli artisti d’Oltralpe le cui vicende hanno influenzato le arti figurative nel Nord Italia. In questa sezione trovano spazio il “Ritratto di Gentiluomo” di Hans von Aachen e la “Testa di Carattere” di Van Dyck. L’ultima parte della mostra ci porta dentro le vicende del Barocco.

La seconda è una mostra fotografica : Eliott Erwitt: i cani sono come gli umani, solo con più capelli
La mostra raccoglie una straordinaria selezione di fotografie dedicate a questo tema. In un percorso che spazia dagli anni cinquanta fino ai giorno nostri e che documenta la profondità e l’acutezza del lavoro fotografico di Erwitt su questo specifico tema. Le sue sono tutte immagini realizzate “dal punto di vista dei cani”. Spesso il fotografo pone il suo obiettivo ad altezza di cane, lasciando ai suoi padroni, il solo spazio di un piede o dei polpacci. I cani sono tra i soggetti più amati dal fotografo. Non perché egli ne sia particolarmente affascinato (come lui sostiene), ma perché con il loro atteggiamento naturale e irriverente, fungono da perfetto contraltare alla pomposità ed alla ricercata compostezza dei loro padroni. E soprattutto, a differenza degli uomini, non hanno la pessima abitudine di pretendere una stampa delle foto che viene loro fatta! Il titolo, tratto da una sua dichiarazione rilasciata in un’intervista, è già una guida per questa mostra che vuole essere un’opportunità per analizzare, con ironia e a volte cinismo, l’essenza profonda di questa ricerca che, attraverso il quadrupede peloso, mira all’essere umano.

Una ulteriore tappa ci porta a Rovigo presso Palazzo Roverella per la mostra Arte e Magia. Il fascino dell’esoterismo in Europa, che intende indagare i rapporti tra le correnti esoteriche in voga tra il 1860 e gli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale, in particolare tra il pensiero magico-irrazionalista e la sua influenza sulle arti figurative europee. Suddivisa per suggestive sezioni tematiche, la mostra dispiega una vasta costellazione di espressioni artistiche che evidenzieranno quanto il pensiero esoterico abbia influenzato sia gli sviluppi del Simbolismo europeo sia, in molti casi, la nascita stessa delle avanguardie storiche.

Siamo ora a Venezia per una mostra dal titolo “Idoli”. Fin dalla preistoria l’uomo ha sentito la necessità di rappresentare la figura umana: con i graffiti e le pitture murali, ma anche in forma tridimensionale. Da quei lontanissimi tempi, fin dall’età paleolitica, ci è giunta un’immensa quantità di statuette realizzate in diversi materiali riproducenti tratti umani. Quale fosse il loro significato - valore simbolico, religioso o di testimonianza, espressione di concetti metafisici, funzione rituale o “politica” - e quali soggetti realmente rappresentassero, rimane ancora un mistero. La mostra, attraverso 100 straordinari reperti, propone un viaggio affascinante nel tempo e nello spazio: il primo tentativo di confronto dall’Oriente all’Occidente, di opere raffiguranti il corpo umano del 4000-2000 a.C.

Lasciamo il Veneto e arriviamo a Bologna per ben quattro mostre.
Da Parigi a Bologna troviamo una mostra e un racconto di un’opera d’arte ricomposta: la grande pala con San Camillo de Lellis in adorazione del Sacro Cuore di Gesù con la Vergine e un angelo di Ubaldo Gandolfi. Divisa in due pezzi alla fine del Settecento, torna opera unica a Palazzo Magnani. Quello che non sappiamo è quando con precisione il taglio sia accaduto, anche se possiamo immaginarne il motivo: vendere la pala come due dipinti distinti. L’indagine di Riccòmini sulle tracce della pala inizia nel 2017, quando – ricevuto l’incarico di curatore della collezione antica della Quadreria di Palazzo Magnani – ammira tra i dipinti della Collezione UniCredit il San Camillo de Lellis di Ubaldo Gandolfi. È un’opera che gliene ricorda un’altra, vista trent’anni prima presso un mercante a Londra, poi finita a un collezionista francese. Le due tele apparvero allo storico dell’arte non soltanto simili nella forma, ma quasi un’unica opera. Passando per archivi e contatti londinesi, Riccòmini rintraccia a Parigi la parte inferiore della tela. “L’idea di ricongiungerle – spiega Riccòmini – nasce spontanea e l’emozione della reunion coinvolge tanto il collezionista francese quanto UniCredit e la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna”, che decidono di inserire la mostra tra le iniziative del progetto artistico condotto in sinergia per promuovere il patrimonio dello storico edificio bolognese.

Presso la Galleria Bottegantica abbiamo una rassegna dedicata alla produzione grafica a Giovanni Boldini (1842-1931). Il disegno fu un aspetto fondamentale nel percorso creativo dell’artista ferrarese, al punto che si narra avesse imparato prima a disegnare che a leggere. Una tecnica quindi, quella del disegno, sperimentata fin dalla tenera età, che divenne con il tempo una regola quotidiana di vita, un imperativo categorico che gli consentì di indagare, analizzare e riprodurre tutti i particolari della realtà circostante e che lo lasciava libero di sperimentare, lontano dal suo pubblico, nuovi motivi, nuove soluzioni compositive e approcci stilistici. Quasi in un moto compulsivo, Boldini amava “schizzare” tutto quanto cadeva sotto il suo sguardo. Questo non significa tuttavia che il disegno non fosse pensato. Dotato di un incredibile virtuosismo tecnico, l’artista si abbandonava all’impeto della matita assecondando un suo moto istintivo, ma non prima di essere riuscito a catturare l’idea o, quantomeno, farla coincidere, in quel momento magico, con una rappresentazione dinamica puntellata sulle giuste linee di forza. Dallo schizzo di un bicchiere al profilo vezzoso di una fanciulla alle corse di Longchamps, fino alle architetture e ai mobili, sono numerosi gli esempi che testimoniano questa grande passione, di cui la mostra bolognese offre un interessante e variegato “assaggio”.

A Palazzo Pallavicini è stata allestita una mostra dedicata ad Alphonse Mucha (1860- 1939), tra i più grandi interpreti dall’Art Nouveau, in essa si potranno vedere 80 tra le più celebri opere dell’artista ceco, di cui 27 esposte per la prima volta in Italia. Alphonse Mucha fu uno dei più celebrati ed influenti artisti della Parigi fin-de-siècle, conosciuto ai più per le sue grafiche, come i cartelloni teatrali realizzati per l’attrice ‘superstar’ Sarah Bernhardt e le sue immagini pubblicitarie con donne eleganti ed attraenti. Mucha creò un suo stile ben definito – le style Mucha – caratterizzato da composizioni armoniose, forme sinuose, riferimenti alla natura e colori pacati, che divenne sinonimo dell’emergente stile decorativo del periodo, l’Art Nouveau. Nonostante il potente impatto del suo stile, però, poco si è mai saputo delle idee sull’arte e l’estetica all’origine del suo lavoro. Il percorso espositivo, dal titolo Alphonse Mucha, esamina gli aspetti teorici delle sue opere, soprattutto il concetto di bellezza, principio centrale della sua arte. Con circa 80 opere, selezionate tra quelle della Fondazione Mucha, la mostra include alcuni tra i più iconici lavori dell’artista, poster e cartelloni del suo periodo parigino, e getta inoltre uno sguardo al linguaggio artistico con cui Alphonse Mucha espresse il suo nazionalismo una volta ritornato nella sua patria negli ultimi anni della sua vita.

In occasione dei 5 anni di apertura dell’omonimo centro culturale, la Fondazione MAST presenta una nuova selezione di opere dalla propria collezione di fotografie, installazioni video e photo-album sui temi dell’industria e del lavoro. Oltre 250 immagini storiche e contemporanee di 65 grandi autori da tutto il mondo –maestri di fama internazionale come Robert Doisneau, David Goldblatt, Helen Levitt e Mario De Biasi insieme a talenti più giovani tra cui Richard Mosse, Ulrich Gebert e Sonja Braas – mettono a fuoco la genialità e l’energia che negli ultimi due secoli hanno spinto gli uomini a progettare mezzi e infrastrutture per muovere merci, persone e dati.
Riflessione a più voci sul tema della velocità che caratterizza la società attuale, l’esposizione, di cui il pendolo è metafora visiva, illustra le energie opposte che si sprigionano dai due fenomeni che dominano il nostro presente: da una parte la forza prorompente dei motori, l’enorme accelerazione, i mezzi di trasporto trasformati in feticcio del nostro tempo, la connessione continua come imperativo assoluto e dall’altra il rallentamento, la brusca frenata, il blocco dei flussi di persone che migrano, unica barriera al mito della mobilità globale.

Siamo ora a Ravenna con la mostra ? War is over. Arte e conflitti tra mito e contemporaneità.
Non si dà pace senza guerra e viceversa: sembra questo il modo inevitabile di affrontare la questione, ma la mostra propone un altro punto di vista: il contrario della guerra non è la pace ma il dialogo, il conflitto dominato, la dialettica. La separazione interiore da una realtà insopportabile. E null’altro svela meglio questa realtà quanto il lavoro degli artisti. In che modo l’arte affronta un tema così rovente? L’arte è un’azione dell’uomo che interpreta l’aspirazione alla libertà di pensiero, di credo, di creazione, ed è agli antipodi di ogni tipo di violenza. Il linguaggio contemporaneo ha assunto ogni forma, dal quadro alla fotografia, dal wall drawing alla perfomance, divenendo uno degli strumenti di denuncia e di espressione più diffuso e trasversale, capace di addentrarsi negli scenari di guerra, di interpretarne l’energia vitale come di denunciarne gli orrori, o di connotarsi come puro atto di liberazione. La mostra esplora questo tema anche attraverso opere che sondano la mitologia, strumentalizzata in ambito bellico o nata dalle guerre stesse: dalle scene di battaglia agli strumenti di offesa e tortura, dalla rappresentazione del potere e dei volti dei vinti, al vitalismo e al primitivismo come sublimazione delle profonde pulsioni che agitano l’animo. Si tratta, perciò, di una mostra né “pacificatrice” né consolatoria, di un percorso espositivo volto a sottolineare la ricchezza, la fluidità, l’energia di poetiche differenti ma costantemente impegnate, mai dimentiche degli ostacoli che la realtà frappone alla realizzazione dei sogni, tanto più se si affidano a un irenico domani. Il progetto espositivo si articola intorno a tre temi: Vecchi e nuovi miti, sulle ideologie che in passato come oggi sono state spesso alla base di conflitti, o sulle mitologie che ne sono derivate; Teatri di guerra. Frontiere e confini, che restituisce la rilettura data dagli artisti delle immagini di guerra che si susseguono sotto i nostri occhi, dove i confini dividono ciò che è “dentro” da ciò che è “fuori”; infine Esercizi di libertà, più specificamente rivolto a ciò che l’arte può dirci sul nostro futuro, non come proiezione di un presente livoroso e conflittuale, ma come spazio di creatività.

Arriviamo ora a Firenze presso gli Uffizi per una mostra dedicata a Leonardo. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci torna a Firenze come anteprima di assoluta grandezza delle celebrazioni leonardiane che si svolgeranno in tutto il mondo nel 2019 in occasione dei 500 anni dalla morte di una delle figure-icona della storia dell’umanità. La mostra, L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci, è frutto di oltre due anni di preparazione, e presenta eccezionali apparati tecnologici per poter consultare il codice così come numerosi altri preziosi fogli vinciani, e non solo. Il tema centrale dell’esposizione è l’acqua, elemento che affascina Leonardo. L’artista svolge indagini straordinariamente penetranti per comprenderne la natura, sfruttarne l’energia e controllarne i potenziali effetti rovinosi. Il Codice Leicester contiene riflessioni innovative anche su altri temi: soprattutto sulla costituzione materiale della Luna e sulla natura della sua luminosità, e sulla storia del pianeta Terra, nelle sue continue e radicali trasformazioni. Il Codice Leicester è un’opera fitta di annotazioni geniali e di disegni che Leonardo vergò in gran parte tra il 1504 e il 1508: una stagione davvero magica della storia di Firenze, con la presenza contemporanea in città di grandissimi personaggi delle lettere, delle arti e delle scienze, che Benvenuto Cellini la battezzò, genialmente, “La Scuola del Mondo”. Per Leonardo, furono anni di intensa attività artistica e scientifica. In quel periodo effettuava infatti studi di anatomia nell’Ospedale di Santa Maria Nuova, cercava di mettere l’uomo in condizione di volare, era impegnato nell’impresa, poi non condotta a termine, della pittura murale raffigurante la Battaglia di Anghiari a Palazzo Vecchio, e studiava soluzioni avveniristiche per rendere l’Arno navigabile da Firenze al mare. Complessivamente saranno quindi esposti in mostra oltre 80 fogli e il Codice sul volo degli uccelli di mano di Leonardo, oltre a 10 preziosi volumi tra manoscritti e incunaboli.

Siamo a Roma per tre mostre. La prima è allestita presso le Scuderie del Quirinale ed ha per titolo Ovidio. Amori, miti e altre storie. Tra gli autori della latinità, Publio Ovidio Nasone è sicuramente uno dei più amati; i suoi versi, che parlino d’amore, di miti o delle storie degli dèi restituiscono sempre a ognuno l’immagine di un mondo vivo e culturalmente dinamico. Ma cosa hanno in comune la scrittura e l’immagine? Come sottolineare l’importanza delle parole attraverso le opere? Come raccontare l’importanza nella storia occidentale di un poeta come Ovidio attraverso altre arti, altri artisti, altre forme? Queste le domande alle quali la mostra intende rispondere in maniera semplice e rigorosa, coinvolgente e sorprendente lungo un percorso tematico che affronta la vita di Ovidio e l’influenza della sua opera letteraria sia sulla sua epoca che sull’Occidente arrivando fino ai giorni nostri. Oltre 200 opere tra affreschi e sculture antiche, preziosissimi manoscritti medievali e dipinti di età moderna accompagneranno il racconto della vita del poeta e dei temi al centro dei suoi scritti: l’amore, la seduzione, il rapporto con il potere e il mito.

La mostra, La Roma dei Re. Il racconto dell’Archeologia accende i riflettori sulla fase più antica della storia di Roma, illustrando gli aspetti salienti della formazione della città e ricostruendo costumi, ideologie, capacità tecniche, contatti con ambiti culturali diversi, trasformazioni sociali e culturali che interessarono Roma nel periodo in cui la città, secondo le fonti storiche, era governata da re. Grazie a lunghe attività di revisione, restauro e studio è possibile mostrare per la prima volta al pubblico dati e reperti archeologici mai esposti prima, talvolta sorprendenti e suggestivi per la loro bellezza e modernità. Il percorso espositivo - che inizia a partire dal limite cronologico più recente, il VI secolo a.C., e arriva fino al X secolo a.C. - si snoda in diverse sezioni: Santuari e palazzi nella Roma regia, con reperti provenienti dall’area sacra di Sant’Omobono nel Foro Boario presso l’antico approdo sul Tevere; I riti sepolcrali a Roma tra il 1000 e il 500 a.C., con corredi tombali dalle aree successivamente occupate dai Fori di Cesare e di Augusto e dal Foro romano; L’abitato più antico: la prima Roma, con il plastico di Roma arcaica per un viaggio a ritroso nel tempo dalla Roma di oggi a quella delle origini; Scambi e commerci tra Età del Bronzo ed Età Orientalizzante, con testimonianze provenienti in massima parte dalla necropoli dell’Esquilino, uno dei complessi più importanti della Roma arcaica; e le sezioni Indicatori di ruolo femminile e maschile, Oggetti di lusso e di prestigio, e Corredi funerari “confusi”, che contengono reperti e oggetti provenienti anch’essi per lo più dalla necropoli dell’Esquilino a testimonianza di quella che poteva essere la ricchezza originaria della necropoli.

La terza mostra, fotografica, intende presentare lo sviluppo del nostro paese dalla dura ricostruzione la devastazione della seconda guerra mondiale al clamoroso boom economico degli anni ‘60: Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961, ospitata al Museo di Roma. 1946-1961: 15 anni in cui un paese distrutto e stremato riuscì a superare i traumi della guerra dando vita a un tumultuoso sviluppo economico, sociale, di immaginario, ammirato nel mondo intero. Il sorpasso, richiamo a un film-icona di un’epoca, sintesi memorabile del viaggio dell’Italia del tempo, è il racconto straordinario per immagini di un paese nel momento in cui entra per sempre nella modernità. Le immagini dell’epoca, provenienti da straordinari archivi, rappresentano un ritratto collettivo dell’Italia con le sue speranze, le sue conquiste, i suoi progressi senza nascondere i molti problemi irrisolti, le ingiustizie, le disuguaglianze.
La mostra è suddivisa in dieci sezioni tematiche che sviluppano un affascinante “doppio sguardo”, affiancando alla visione ottimistica della ricostruzione del paese avviato verso il boom economico, lo sguardo spesso critico dei fotografi indipendenti, che di quell’esplosione osservano contraddizioni, finzioni, perdite.

La Sindone e la sua immagine. Storia, arte e devozione
Torino - Palazzo Madama
28 settembre 2018 – 21 gennaio 2019
Orari: tutti i giorni 10.00 - 18.00; chiuso martedì
Biglietti: 8€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.palazzomadamatorino.it

La “Natura delicata” di Enrico Reycend
Torino – Museo Accorsi – Ometto
27 settembre 2018 - 20 gennaio 2019
Orari: martedì -venerdì 10.00-13.00/ 14.00-18.00; sabato, domenica 10.00-13.00/14.00-19.00; chiuso lunedì
Biglietti: 8€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.fondazioneaccorsi-ometto.it

Perugino. L’Adorazione dei Magi
Milano – Palazzo Marino
30 novembre 2018 – 13 gennaio 2019
Orari: tutti i giorni 9.30 - 20.00
Ingresso gratuito
Informazioni: www.comune.milano.it

Tabula picta. Dipinti tra Tardogotico e Rinascimento
Milano – Galleria Salomon/Palazzo Cicogna
23 novembre 2018 – 1 febbraio 2019
Orari: lunedì- venerdì 9.30 -13.00/14.00 - 18.00
Ingresso gratuito
Informazioni: www.salomongallery.it

Londonio. Il presepe ritrovato
Milano – Palazzo Pirelli
14 dicembre 2018 – 10 gennaio 2019
Orari: lunedì – giovedì dalle 9:30 alle 16:45
venerdì dalle 9:30 alle 13:00
Ingresso gratuito
Informazioni: www.consiglio.regione.lombardia.it

Cerco un paese innocente. Immagini e note della Grande Guerra nelle opere di scrittori e artisti del primo Novecento
Milano – Biblioteca Sormani
30 novembre 2018 – 31 gennaio 2019
Orari: lunedì- venerdì 15.00-19.00; sabato 9.00-12.30
Ingresso gratuito
Informazioni: www.milano.biblioteche.it

Carlo Carrà
Milano – Palazzo Reale
4 ottobre 2018 – 3 febbraio 2019
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: 14€ intero, 12€ ridotto
Informazioni: www.mostracarlocarra.it

L’arte novissima. Lucio Fontana per il Duomo di Milano 1936-1956
Milano – Grande Museo del Duomo
26 ottobre 2018 – 27 gennaio 2019
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00; mercoledì chiuso
Biglietti: 3€
Informazioni: www.duomomilano.it

Robert Capa. Retrospective
Monza – Arengario
7 ottobre 2018 – 27 gennaio 2019
Orari: martedì – domenica 10.00-19.00, lunedì chiuso
Biglietti: 11€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.mostrarobertcapa.it

Ottocento lombardo
Lecco – Palazzo della Paure
20 ottobre 2018 - 20 gennaio 2019
Orari: martedì – venerdì 9.30-18.00; sabato, domenica 10.00-18.00; lunedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.comune.lecco.it

Elliott Erwitt. Icons
Pavia – Scuderie del Castello Visconteo
13 ottobre 2018 – 27 gennaio 2019
Orari: martedì – venerdì 10.00- 13.00/ 14.00- 18.00; sabato, domenica 10.00- 20.00, lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.scuderiepavia.com

Le storie di Botticelli. Tra Boston e Bergamo
Bergamo – Accademia Carrara
12 ottobre 2018 - 28 gennaio 2019
Orari: tutti i giorni 9.30 -17.30, martedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.lestoriedibotticelli.it

Marc Chagall. Come nella pittura così nella vita
Mantova – Palazzo Te
5 settembre 2018 - 3 febbraio 2019
Orari: martedì – domenica 9:30 - 19:30, lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.chagallmantova.it

Virgilio Ripari. Un pittore a Milano nel secondo Ottocento
Asola (Mn) – Museo Civico
27 ottobre 2018 - 27 gennaio 2019
Orari: lunedì- mercoledì 9.00-13.00/14.30- 18.00; sabato 9.00 -12.00, domenica 15.30-18.30
Biglietti: 3€
Informazioni: www.mincioedintorni.com

Gauguin e gli Impressionisti. Capolavori dalla Collezione Ordrupgaard
Padova – Palazzo Zabarella
29 settembre 2018 – 27 gennaio 2019
Orari: martedì - domenica 10.00- 19.00; lunedì chiuso
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.zabarella.it

Da Tiziano a Van Dyck. Il volto del ‘500
Treviso – Casa dei Carraresi
26 settembre 2018 – 3 febbraio 2019
Orari: martedì – venerdì 9.00-18; sabato, domenica 10.00-20.00, lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.casadeicarraresi.it

Elliott Erwitt: i cani sono come gli umani, solo con più capelli
Treviso – Casa dei Carraresi
22 settembre 2018 – 3 febbraio 2019
Orari: martedì – venerdì 9.00 – 18.00; sabato, domenica 10.00 – 20.00, lunedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.mostraerwittdogs.it

Arte e magia. Esoterismi nella pittura europea dal Simbolismo alle Avanguardie Storiche
Rovigo – Palazzo Roverella
29 settembre 2018 – 27 gennaio 2019
Orari: lunedì a -venerdì 9.00 - 19.00; sabato, domenica 9.00 - 20.00
Biglietti: 12€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.palazzoroverella.com

Idoli. Il potere dell’immagine
Venezia – Palazzo Loredan
15 settembre 2018 - 20 gennaio 2019
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00
Biglietti: 8€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.fondazioneligabue.it

Il Gandolfi dimezzato
Bologna – Quadreria di Palazzo Magnani
25 ottobre 2018 - 19 gennaio 2019
Orari: tutti i mercoledì 10.00- 13.00/ 15.00- 20.00, ogni secondo sabato del mese 10.00- 13.00
Ingresso gratuito
Informazioni: www.fondazionedelmonte.it; www.quadreriapalazzomagnani.it

Giovanni Boldini. 50 opere su carta
Bologna – Bottegantica
24 novembre 2018 – 19 gennaio 2019
Orari: martedì – giovedì 15.30-19.30; venerdì e sabato 10.00-13.00/15.30-19.30
Ingresso gratuito
Informazioni: www.bottegantica.com

Alphonse Mucha
Bologna – Palazzo Pallavicini
29 settembre 2018 - 20 gennaio 2019
Orari: giovedì -domenica 11.00 - 20.00
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.palazzopallavicini.com

Pendulum. Merci e persone in movimento
Bologna – Mast
4 ottobre 2018 - 13 gennaio 2019
Orari: martedì – domenica 10.00-19.00, lunedì chiuso
Ingresso gratuito
Informazioni: www.mast.com

Arte e conflitti tra mito e contemporaneità
Ravenna – Mar
6 ottobre 2018 – 13 gennaio 2019
Orari: martedì – domenica 9.00-18.00; lunedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.mar.ra.it

Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci. L’acqua microscopio della natura
Firenze – Uffizi/ Aula Magliabechiana
30 ottobre 2018 - 20 gennaio 2019
Orari: martedì- domenica 8.15-18.50; lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.uffizi.it

Ovidio. Amori, miti e altre storie
Roma – Scuderie del Quirinale
17 ottobre 2018 - 20 gennaio 2018
Orari: domenica – giovedì 10.00 - 20.00; venerdì e sabato 10.00 -22.30
Biglietti:15€ intero, 13€ ridotto
Informazioni: www.scuderiequirinale.it

La Roma dei Re. Il racconto dell’Archeologia
Roma – Musei Capitolini
27 luglio 2018 - 27 gennaio 2019
Orari: tutti i giorni 9.30 - 19.30
Biglietti:15€ intero, 13€ ridotto
Informazioni: www.museicapitolini.org

Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre 1946-1961
Roma – Palazzo Braschi
12 ottobre 2018 - 3 febbraio 2019
Orari: martedì - domenica ore 10.00-19.00; lunedì chiuso
Biglietti: 9,50€ intero, 7,50€ ridotto
Informazioni: www.museodiroma.it

Le ore del sole. Geometria e astronomia negli antichi orologi solari romani
Napoli – Museo Archeologico
21 settembre 2018 - 31 gennaio 2019
Orari: tutti i giorni 9.00 - 19.30, martedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.museoarcheologiconapoli.it

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