Mostre ottobre 2019
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L’autunno porta la nuova programmazione di musei e sedi espositive; come sempre ecco una nostra selezione.
Le proposte partono da Torino. Una mostra per raccontare un grande collezionista e la sua storia straordinaria: I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore riunisce nelle Sale Chiablese dei Musei Reali; si tratta della collezione appartenuta a Gualino, riunendo i due principali nuclei di opere conservate alla Galleria Sabauda di Torino e alla Banca d’Italia di Roma, insieme a dipinti, sculture, arredi e fotografie provenienti da musei e istituzioni torinesi e nazionali, raccolte private e archivi, primo fra i quali l’Archivio Centrale dello Stato. La mostra presenta una preziosa occasione per conoscere, per la prima volta in modo esteso, l’intero arco della vita e del collezionismo di Riccardo Gualino, capitano d’industria e finanziere, figura di spicco nell’economia italiana del Novecento. La mostra si basa sull’intreccio tra l’arte e la vita artistica, indirizzo che Gualino stesso ha spiegato e sostenuto nell’autobiografia del 1931. Nei diciotto ambienti delle Sale Chiablese, le opere sono accostate a partire dalle fonti storiche o allestite in spazi che rinviano a quelli originali: le sale del Castello di Cereseto Monferrato, sua prima residenza in stile neogotico, la palazzina di via Galliari a Torino, l’ufficio all’ultimo piano del palazzo di corso Vittorio Emanuele II. Le opere sono accompagnate da fotografie e immagini che raccontano i mondi di Riccardo Gualino e di sua moglie Cesarina Gurgo Salice, le case in cui abitano, il milieu cosmopolita che frequentano, il clima di un’epoca, dai ruggenti anni Venti alla parabola del regime, dalla Seconda guerra mondiale al Miracolo italiano. Alcune documentano i modernissimi stabilimenti che Gualino ha fondato nei settori del legname e del cemento della seta artificiale e del cioccolato. Al successo di aziende come la Snia Viscosa e la Unica, corrisponde, fra il 1920 e il 1930, l’apice della collezione, con le acquisizioni di opere come la Madonna in trono di Duccio da Buoninsegna, la Venere di Botticelli, Venere e Marte di Veronese, la Négresse di Édouard Manet e molti altri.
Spostiamoci ora a Venaria Reale per la mostra Viaggio nei giardini d’Europa da le Nôtre a Henry James. Architetti, paesaggisti, principi, scrittori, intellettuali, eruditi percorrono per secoli l’Europa, visitando giardini, ammirando paesaggi e traendo da essi ispirazione. I taccuini, le lettere, i diari pubblicati o rimasti negli archivi ci consentono di ricostruirne gli itinerari e di compiere un viaggio ideale attraverso luoghi di bellezza, testimoni della storia e della cultura di un continente.
Lungo queste trame di viaggio si struttura la mostra, ripartita in dodici sezioni: dipinti, disegni, modelli lignei e altri oggetti illustrano giardini celebri dal Cinquecento agli inizi del Novecento: dalle geometrie di quelli italiani alle fughe prospettiche di quelli francesi, al “picturesque” delle composizioni inglesi. Nel contesto della Reggia di Venaria e dei suoi Giardini si presenta così - attraverso le opere di decine di artisti - l’Italia del “Grand Tour”, l’Europa dei regni e degli imperi con i giardini di ville e palazzi, manifestazione di potere, ma anche fenomeno “alla moda” ed evocazione di mondi lontani e sognati.
A Domodossola proponiamo due mostre. Una a Palazzo de Rodis la mostra Carlo Fornara. Alle radici del Divisionismo (1880 – 1910). La retrospettiva di Fornara si focalizza in modo diretto sui due decenni che intercorrono tra il 1880 ed il 1910, gli anni di maggiore creatività e capacità innovativa del maestro di cui ricorre il cinquantenario della scomparsa. In mostra, una importantissima selezione di tele (alcune delle quali oggetti di interventi di restauro realizzati proprio in funzione della loro esposizione in questa mostra), affiancate da una sezione riservata ai disegni del maestro. Gli anni Novanta dell’Ottocento furono per lui stagione formativa sotto la guida del maestro Carlo Cavalli, erede spirituale del marsigliese Adolphe Monticelli.
Questa “prima maniera” sarà destinata a mutare per lo sconvolgente incontro/confronto con il simbolismo di Giovanni Segantini, cui va a fare da assistente nell’agosto 1898 a Maloja in Engadina e la cui imprevedibile scomparsa all’apice della gloria ? l’anno dopo, nel settembre 1899 sullo Schafberg ? lo scuote nel profondo, segnando l’animo e il procedere di giovane adepto. Nel primo decennio del nuovo secolo, il Novecento, Fornara mostra una pittura dagli esiti europei e internazionali. Con opere, molte delle quali proposte in mostra (Chiara pace, L’aquilone, Fontanalba, Ombre e luci, per citare solo le più note), caratterizzate dalla sperimentazione divisionista. Nato a Prestinone nel 1871 in una umile famiglia contadina della Val Vigezzo, Fornara, grazie al suo precoce talento, ebbe accesso ai corsi di pittura, disegno e ornato presso la locale scuola d’arte Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore. Qui strinse rapporti di amicizia con altri futuri pittori come Giovanni Battista Ciolina, Gian Maria Rastellini e Lorenzo Peretti Junior, tutti allievi di Enrico Cavalli, grande conoscitore dell’arte francese di quell’epoca. Nella primavera del 1891 espose alla Prima Triennale di Brera, occasione per entrare in contatto con le nuove istanze divisioniste. Tra il 1894 ed il 1895, a Lione Fornara si avvicina alla corrente pittorica del neoimpressionismo, che si manifesta nell’opera En plen air, rifiutata nel 1897 dalla terza Biennale di Brera, ma apprezzata da Giuseppe Pellizza da Volpedo e Giovanni Segantini, due dei maggiori esponenti della corrente divisionista. E’ del 1899 la sua partecipazione alla terza Esposizione internazionale d’arte di Venezia. Entrato in contatto con Alberto Grubicy de Dragon, titolare della Galleria Grubicy e fratello del promotore del divisionismo a livello europeo, il mercante d’arte e pittore lui stesso Vittore Grubicy de Dragon, fu molto apprezzato da entrambi e messo in contatto con Segantini, che volle il giovane artista come suo assistente, per l’Esposizione di Parigi del 1900.
Grazie al patrocinio dei Grubicy, Fornara fu presente alle maggiori esposizioni pittoriche nazionali ed internazionali di quegli anni: Gradualmente, l’adesione alla scuola divisionista iniziò ad indebolirsi intorno agli anni venti, quando l’artista iniziò una sua ricerca pittorica con uno stile del tutto personale. A partire dal 1922, scelse la sua amata Val Vigezzo, dove continuò a dipingere sino alla morte avvenuta nel 1968.
Pressi i Musei Civici di Palazzo San Francesco abbiamo invece una mostra, Balla Boccioni Depero. Costruire lo spazio del futuro, dedicata al Futurismo, mostra che permette di raccontare un’epoca d’oro della città di Domodossola, scaraventata nel pieno della logica futurista e coinvolta nell’immaginario della modernità. Circa settanta capolavori di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Gerardo Dottori, Tullio Crali e tanti altri artisti in dialogo con le affascinanti sculture delle donne ossolane in abiti d’epoca, la prima macchina immatricolata nella Provincia di Novara e l’aeroplano dell’aviatore peruviano Geo Chávez che compì la mirabolante impresa della prima transvolata delle Alpi, sorvolando i cieli del Sempione nel 1910.
Giungiamo ora a Milano per una mostra dedicata ai Preraffaelliti.
1848: mentre in Europa scoppiano rivoluzioni politiche e sociali che coinvolgono quasi tutte le nazioni, in Inghilterra sette studenti si uniscono per produrre una rivoluzione artistica: liberare la pittura britannica dalle convenzioni e dalla dipendenza dai vecchi maestri. Gli uomini e le donne della cerchia cosiddetta “preraffaellita” sperimentano nuove convinzioni, nuovi stili di vita e di relazioni personali, radicali quanto la loro arte. Si possono così possibile ammirare circa 80 opere, tra le quali alcuni dipinti iconici che difficilmente escono dal Regno Unito per essere prestati, come l’Ofelia di John Everett Millais, Il risveglio della coscienza di William Holman Hunt, Amore d’aprile di Arthur Hughes, la Lady of Shalott di John William Waterhouse. La rassegna da particolare risalto all’impatto che il movimento artistico produsse sul modo di concepire l’arte, dimostrando come il fascino dei preraffaelliti, in quanto determinante nel processo formativo delle generazioni successive di artisti, sia ancor oggi straordinariamente attuale. Centrale il tema della poetica degli artisti preraffaelliti, che deve all’arte e in generale alla cultura italiana pre-rinascimentale quell’idea di “modernità medievale” che tanto la caratterizza. A testimoniarlo sono presenti in mostra dipinti “iconici” su temi che vanno da Dante Alighieri e il suo poema (Paolo e Francesca e Il sogno di Dante al tempo della morte di Beatrice di Dante Gabriel Rossetti) fino al paesaggio italiano tout court (Veduta di Firenze da Bellosguardo di John Brett).
A pochi chilometri da Milano, presso la prestigiosa sede della Villa Reale a Monza abbiamo la mostra Dal marmo al missile. Capolavori d’arte svelati fra tradizione e innovazione. L’Orangerie della Villa Reale e i Musei Civici di Monza accolgono un itinerario di oltre settanta opere, che ripercorre una storia di tradizione e innovazione, di progresso e bellezza, di creatività e sviluppo radicata a Monza e nel suo territorio e tipica del suo collezionismo. Dall’arte etrusca alle tele di Pietro Ronzoni, Emilio Gola, Giovanni Segantini e Anselmo Bucci, dalle sculture di Arturo Martini fino alle opere di Lucio Fontana, Mimmo Jodice, Michelangelo Pistoletto, Christo e Salvatore Scarpitta, la rassegna ripercorre una storia di tradizione e innovazione radicata nel territorio monzese e sostenuta con passione dai suoi abitanti, uomini e donne che hanno saputo gettare le basi per un futuro di condivisione, di progresso e di bellezza.
Presso le Scuderie del Castello di Vigevano è ospitata la mostra Leonardo Da Vinci e Guido da Vigevano: anatomia in figure. Leonardo ha infatti compiuto i suoi studi e realizzato i disegni anatomici più significativi in Lombardia, tra Milano e Pavia, e la sua intenzione di rappresentare in ‘figure’ l’intera struttura del corpo umano ha un precedente in Guido da Vigevano, autore del trattato “Anothomia designata per figuras” (1345 c.). L’esposizione è dunque incentrata su alcune sculture in ceroplastica, riproduzioni in tre dimensioni dei soggetti anatomici leonardiani più significativi: le opere potranno aiutare i visitatori a cogliere pienamente l’intenzione rappresentativa del grande artista.
Le nostre proposte ci portano ora in Trentino, a Riva del Garda per una mostra dedicata alle architetture e attività sportive che hanno caratterizzato la costruzione dell’identità della cittadina lacustre fin dall’inizio del secolo scorso. Filo conduttore di questa narrazione, che alterna materiale documentale, video, fotografia, disegno e scultura, è lo sport, con l’intento di rendere un piccolo omaggio alle origini di quel mondo dell’outdoor che nel corso del tempo è diventato uno degli assi portanti dell’economia e dell’identità di Riva del Garda e che da sempre è un punto di riferimento per molte realtà associative cittadine. Il progetto espositivo incrocia trasversalmente due dei principali fondi delle collezioni del MAG: quello dedicato all’architetto Giancarlo Maroni e quello dello scultore rivano Silvio Zaniboni, entrambi molto attivi tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. Il percorso espositivo si apre con due progetti di architetture che Giancarlo Maroni firma tra gli anni Venti e Trenta e che diventano il teatro di importanti momenti di vita sportiva: il Campo Littorio Benacense e la Spiaggia degli Olivi. Fotografie, schizzi, pubblicazioni, progetti, trofei e video raccontano la storia di questi due luoghi.
A Trento nel prestigioso Castello del Buonconsiglio abbiamo la rassegna Fili d’oro e dipinti di seta. Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento. Piviali in luminoso velluto, pianete scintillanti di oro e d’ argento, rare dalmatiche con ricami in fili di seta variopinta, preziose stoffe fiorentine e veneziane dai molteplici ornati, oltre ad alcuni importanti dipinti sacri di Altobello Melone, Michele Giambono, Francesco Torbido, Rocco Marconi, e i due magnifici dipinti del misterioso Maestro di Hoogstraeten, raccontano l’affascinante storia dei preziosi manufatti tessili eseguiti tra la seconda metà del XV secolo e primi decenni del XVI secolo in Italia e nell’Europa del Nord. Si tratta di capolavori in velluto con ricchi ricami in seta e oro prodotti presso centri che all’epoca assicuravano un assoluto grado di perfezione tecnica e formale, come Firenze, Venezia e Milano. Tra questi vi è il preziosissimo parato di papa Niccolò V del Museo del Bargello di Firenze, commissionato nel 1450 dalla città di Siena e donato al pontefice in occasione della canonizzazione di San Bernardino, ma anche il cappuccio di piviale del Castello Sforzesco di Milano, appositamente restaurato per l’occasione e decorato con un ricamo per il cui disegno preparatorio è stato fatto il nome del grande Botticelli. Dopo oltre cinque secoli, affiorano capolavori inediti che testimoniano influssi derivanti da diverse tradizioni tessili, approfondite grazie agli specialisti che collaborano all’iniziativa, comprendendo anche esempi che denunciano la circolazione di manufatti importati da grandi centri di produzione transalpini tramite gli intensi scambi commerciali tra la penisola italiana e i fiorenti mercati delle Fiandre e della zona del Reno e il desiderio di sfarzo dei più facoltosi committenti. Questa mostra è la prima iniziativa che approfondisce questa particolare categoria di lussuosi tessuti ricamati ancora presenti nelle aree dell’intero arco alpino, a suo tempo creati sia per la committenza religiosa che laica ma sopravvissuta fino ad oggi grazie alla lungimirante attività di conservazione della Chiesa e alla passione di molti collezionisti.
Al Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso troviamo la mostra Metlicovitz. L’arte del desiderio Manifesti di un pioniere della pubblicità. La mostra trevigiana fa seguito a quella che Trieste, città natale dell’artista, gli ha dedicato nel centocinquantenario della sua nascita. La rassegna ne riprende tutti i capolavori fondamentali, ma sceglie anche di indagare Metlicovitz sotto nuovi punti di vista. Soffermandosi appunto sul suo rapporto con la Ricordi, ma esplorando anche aspetti diversi e poco noti della sua amplissima produzione grafica, dai calendari alle piccole locandine. Un ulteriore approfondimento è riservato al tema del paesaggio, per nulla scontato in un artista che era maestro della figura e della teatralizzazione e di cui, invece, si mostra attentissimo lettore. Sono manifesti turistici o dedicati a prodotti per l’agricoltura, che mettono in piena evidenza il paesaggio, così come i manifesti che promuovono l’uso dell’automobile per i quali l’ambiente funge da sfondo.
Torna a Venezia Gely Korzhev (1925-2012), una delle figure più eminenti del panorama pittorico, prima sovietico e poi russo, della seconda metà del Novecento. Il ritorno tra le lagune cade esattamente 57 anni dopo la sua partecipazione alla XXXI Biennale, quando, assieme tra gli altri a Viktor Popkov, risultò, nel padiglione dell’URSS, la voce più convincente del cosiddetto “stile severo” che cercava, nell’alveo ancora quasi inscalfito del realismo socialista, una via espressiva d’uscita dai canoni ferrei dell’epoca staliniana. La mostra Gely Korzhev. Back to Venice restituisce prima di tutto, con documenti, foto, proiezioni la concretezza del trittico del pittore russo, la sala Korzhev e altri segni importanti presenti nel Padiglione del 1962. Ma è anche l’occasione di presentare al pubblico italiano e internazionale, con oltre 50 dipinti, una consistente ed esauriente sequenza di opere del maestro, che non potranno che fare giustizia degli affrettati giudizi espressi in occasione della XXXI Biennale.
Arriviamo ora a Possagno per una rassegna dedicata ad Antonio Canova. L’11 luglio del 1819 Antonio Canova è a Possagno per la cerimonia della posa della prima pietra del Tempio: la nuova chiesa parrocchiale che aveva voluto far erigere a proprie spese per il suo paese natale. Fu un evento solenne immortalato da Johann Anton Pock in un piccolo dipinto, conservato a Parma nella Collezione Magnani Rocca. Lo scultore, però, non avrà la possibilità di vedere ultimata questa sua opera, morirà, infatti, a Venezia il 13 ottobre 1822. Sarà compito del fratello, monsignor Giovanni Battista Sartori Canova, portare a termine la costruzione del solenne edificio. Il tempio verrà consacrato soltanto dieci anni dopo, nel 1832. Nel 1833 sarà pubblicato, a cura dell’editore veneziano Giuseppe Antonelli, un volume in formato atlantico, voluto dal fratello dello scultore, che illustra e descrive il Tempio canoviano. Un’opera esemplare con illustrazioni ed uno scritto di Melchior Missirini, uno dei biografi del Canova.
Abbandonata l’idea di restaurare l’edificio decadente della Chiesa parrocchiale del paese di Possagno, ma soprattutto convinto della necessità di lasciare un segno indelebile nella sua terra natale, Canova immagina un connubio ‘storicistico’, associando la classicità greca alla praticità romana. Già convinto che della sua arte nulla sarebbe stato lasciato al suo paese natale, convinzione tra l’altro poi stravolta dal volere del fratello, procede spedito, forte degli studi di estetica praticati con la lettura di Winckelmann, di Mengs, di Hamilton, di Quatremère de Quincy e di Cicognara, verso l’idea vincente di associare Partenone e Pantheon, emblemi dell’architettura classica. I disegni del progetto sono realizzati da Pietro Bosio mentre Giovanni Zardo dirige il cantiere affrontando ogni problematica connessa all’impegnativa costruzione. Tutta la comunità di Possagno, anzi tutta la Pedemontana è coinvolta in questo progetto. Canova aveva sottolineato che “I materiali minuti per tutti i muramenti che non ammettessero pietra o marmo, sarebbero somministrati dal Comune; la sabbia grossa e la calce, fino alla perfezione dell’edificio, sarebbero a carico di Possagno”. Spettava allo scultore, invece, fornire materiali avulsi dal territorio e avrebbe mantenuto a busta paga ben 250 operai oltre agli addetti al trasporto e agli animali da tiro. Sono coinvolti perfino ragazzi e ragazze per collaborare, la domenica e le feste comandate “alacremente e festosamente”. Il Tempio rappresenta la sintesi della creatività artistica e della profonda ispirazione religiosa del grande scultore. L’intento di Canova non era solo quello di costruire una nuova chiesa parrocchiale, ma anche di collocare al suo interno la colossale statua della Religione, il cui modello è ora esposto nell’aula della Gypsotheca. Secondo le nobili finalità, manifestate negli ultimi anni della sua vita e confermate sul letto di morte, il Tempio e il gesso della Religione sarebbero stati uniti insieme a glorificare Dio. I modelli di riferimento erano stati il Partenone di Atene, la Rotonda di Agrippa a Roma e i templi di Paestum. La visione d’insieme della struttura permette di distinguere nettamente tali riferimenti: innanzitutto una doppia serie di colonne doriche sorregge una trabeazione e costituisce lo spazio antistante il corpo rotondo, a base quadrata, coperto da una cupola emisferica; il pronao del tempio riprende con precisione filologica proporzioni e accorgimenti prospettici del Partenone ateniese; la struttura circolare e la cupola, invece, sono derivati dal Pantheon. Sulla trabeazione le metope rappresentano episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento: La creazione del Mondo, La creazione di Adamo, Caino e Abele, il Sacrificio di Isacco; L’Annunciazione, La Visitazione e la Presentazione di Gesù al Tempio. I bassorilievi originali sono, invece, collocati all’interno, tra gli altari.
Ad Aquileia, presso il Museo Archeologico Nazionale troviamo la mostra Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, allestita per celebrare i 2200 dalla fondazione dell’antica città romana. Si tratta di un viaggio nel tempo che, grazie ai 110 reperti del kunsthistorisches, ci trasporta nell’Aquileia di 2200 anni fa ma anche nell’Aquileia dell’Ottocento quando la città era parte dell’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa istituzionale al collezionismo privato delle famiglie locali e alla dispersione del materiale sul mercato antiquario. La mostra riporta infatti ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, attualmente esposti nella collezione permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Un’importante occasione per presentare, in molti casi per la prima volta dai tempi lontani del loro ritrovamento, alcuni dei capolavori della città adriatica all’interno del contesto storico per i quali furono creati e nel quale furono utilizzati. Ma offre anche l’opportunità per raccontare un momento importante della storia di Aquileia, che, mediante una intensa attività di raccolta, di scavo e di ricerca durata più di due secoli, portò alla progressiva riscoperta, durante l’età moderna, della grandezza dell’antica città romana.
Le nostre proposte ci portano ora nel centro Italia, più precisamente a Recanati dove proseguono le celebrazioni per il bicentenario dalla stesura de L’Infinito di Giacomo Leopardi. Si tratta di una mostra dal titolo La fuggevole bellezza. Da Giuseppe De Nittis a Pellizza da Volpedo: quadri di rappresentazione della natura, disegnata nei luoghi della campagna, sulle rocce, lungo il mare, nei giardini, paesaggi come scenari di molteplici e variegate espressioni. Vestendosi sempre più di note liriche, le vibrazioni dei colori e della luce diventano stati d’animo, spesso luoghi di sogni densi di simboli. La pittura del sublime, scaturita dalla creatività della cultura romantica che in Giacomo Leopardi trova un’eco nei versi dell’Infinito, nel corso dell’Ottocento cede ad una sensibilità che ha perso il senso del divino perché nuovo è il sentimento del tempo, nella narrazione letteraria come nell’arte. Le opere di Giuseppe De Nittis, Emile René Ménard, Plinio Nomellini, Gaetano Previati, Amedeo Bocchi, Ettore Tito e molti altri pittori presenti sono natura stessa in cui sulla scena dell’arte, fino al primo Novecento con Giuseppe Pellizza da Volpedo, scorrono nel «fiume della vita» come in un racconto che trasforma paesaggi e ritratti in un teatro delle emozioni in cui realtà, colore e immaginazione concorrono all'espressività pittorica dei sentimenti.
Fano, in occasione del centenario leonardesco propone la rassegna Leonardo e Vitruvio: oltre il cerchio e il quadrato. Alla ricerca dell’armonia. I leggendari disegni del Codice Atlantico.
La mostra indaga il rapporto tra il genio vinciano e l’illustre testo di Vitruvio, proprio nella città natale dell’architetto e teorico, con l’esposizione di cinque eccezionali disegni di Leonardo provenienti dal Codice Atlantico. A questi rari e pregiati disegni, si uniscono installazioni multimediali che esaltano e commemorano lo straordinario talento creativo e scientifico dei due grandi geni. La selezione delle opere in mostra copre l’intero periodo d’attività dell’artista vinciano, dagli ultimi decenni del Quattrocento ai primi del Cinquecento, spaziando da progetti ingegneristici, architettonici, idraulici e militari che Leonardo ha avuto modo di studiare proprio grazie al celebre trattato latino De architectura di Vitruvio.
Presso il Palazzo Ducale di Urbino abbiamo l’esposizione Da Raffaello. Raffaellino del Colle, mostra apripista alle celebrazioni urbinati del 2020 per il quinto centenario della morte di Raffaello Sanzio (1483 - 1520), del quale Raffaellino (1494/97 - 1566) fu uno dei più fedeli e intelligenti seguaci. La mostra ripercorre l’attività del maestro biturgense discepolo del “divin pittore” che, pur essendo stato largamente attivo nelle Marche, necessita ad oggi di una rivalutazione storica e di una maggiore divulgazione. Per la prima volta si possono ammirare riunite alcune delle sue opere più significative provenienti da varie chiese e musei, ma il percorso è introdotto da due opere di Raffaello custodite nella raccolta dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma: una tavoletta, pressoché inedita, con la Madonna con il Bambino e l’affresco staccato con Putto reggifestone.
Ad Ascoli Piceno abbiamo la rassegna Con il fuoco e con la Terra. L’Arte della maiolica ad Ascoli Piceno dal XV secolo a oggi, per celebrare la produzione ceramica ascolana da fine Trecento ai giorni nostri con un’ampia sezione dedicata ai ceramisti attualmente attivi nel territorio.
Un’antica tradizione legata all’arte della maiolica contraddistingue la città di Ascoli e il suo territorio dagli altri centri marchigiani attivi nella produzione ceramica. Seppur contrassegnata da un alternarsi di vicende, che in alcuni casi ne hanno arrestato momentaneamente lo sviluppo, già dalla fine del XIV secolo la città vanta numerose fabbriche di maiolicai specializzati nella decorazione della ceramica su smalto e questa tradizione, nonostante il terremoto del 2016, perdura fino a oggi. La tipica ‘rosetta’, i paesaggi rurali, le torri merlate e i richiami ai dipinti dei pittori attivi in città fin dal quattrocento, come Carlo Crivelli, sono i soggetti scelti dagli artigiani locali e che nel corso del tempo hanno contraddistinto le maioliche ascolane. La mostra si articola in cinque sezioni e segue un ordinamento cronologico: la prima sezione è dedicata ai bacini in maiolica arcaica realizzati ad Ascoli sul finire del Trecento; la seconda e la terza sezione illustrano i rapporti intrattenuti dalla città di Ascoli Piceno con il grande centro manifatturiero di Castelli, tra Cinque e Seicento; la quarta sezione presenta le ceramiche prodotte ad Ascoli Piceno dalla manifattura allestita nel 1787 dal colto abate di sant’Angelo Magno, Valeriano Malaspina; la quinta sezione, incentrata sul Novecento fino ai giorni nostri.
L’eterna musa. L’universo femminile tra ’800 e ’900 è il suggestivo titolo della mostra curata a Viareggio dal Centro Matteucci. Di tutta una galleria di tipi femminili viene presentata un’affascinante selezione, che muove dal primo Ottocento e approda al Novecento, con affondi intenzionali e suggestivi nei due dopoguerra, entrambi forieri di grandi mutamenti. Opere sceltissime, talvolta mai prima esposte, di Fattori e Lega, Induno, Favretto, Casorati e Sironi, tra gli altri. In questa parata di donne ritratte o idealizzate, nessuno dei modelli prevalenti manca all’appello: l’eterna Eva si presenta di quadro in quadro in condizioni mutevoli di status e umore, angelo della famiglia o sirena ammaliatrice, popolana o borghese, lavoratrice o padrona di casa della buona società, lieta o malinconica, operosa o riflessiva. In esse si riconosce in filigrana non solo la Musa ispiratrice, ma anche gli infiniti altri prototipi stratificati nell’immaginario culturale dell’Occidente. La purissima Maria Vergine e la peccatrice Maddalena, Lia e Marta simboleggianti la vita attiva con Rachele e Maria allegorie della vita contemplativa, la carnale Venere e la materna Giunone, Salomè la seduttrice e Circe la maga.
Nei locali della cosiddetta Cripta del Complesso Monumentale del Duomo di Siena è allestita la mostra Marmo, bronzo e argento per Alessandro VII. Oreficeria e scultura monumentale dalla Roma di Bernini al Duomo di Siena. L’intento della mostra è quello di far conoscere a un pubblico più vasto una serie di oggetti di oreficeria dell’età di papa Alessandro VII (1655-1667), il senese Fabio Chigi, che appartengono per lo più al Museo dell’Opera di Siena, o che sono conservati nella sacrestia della Cattedrale, restando di solito di difficile accesso e visibilità. Uno dei meriti dell’iniziativa, è quello di aver provveduto al restauro e alla pulitura di ognuno di questi preziosi manufatti, che possono essere così meglio studiati e esaminati in questa occasione.
Tra le più significative opere esposte, vanno ricordati innanzi tutto i sei reliquiari di forma monumentale con busti di santi in argento, che il papa donò nel 1663 alla sacrestia della Cappella Chigi o della Madonna, di cui lo stesso pontefice aveva patrocinato la costruzione negli anni immediatamente precedenti, con il noto intervento di Gian Lorenzo Bernini relativo alle statue in marmo. Ancora meno conosciuti al pubblico sono forse i reliquiari dei quattro antichi protettori di Siena, conservati nella sacrestia del Duomo e fatti inviare da Roma dal cardinale senese Volumnio Bandinelli nel 1660, in sostituzione dei precedenti in legno intagliati da Francesco di Valdambrino. Purtroppo queste quattro urne gemelle hanno subito nel tempo manomissioni e modifiche, senza però che il loro assetto originario venisse del tutto alterato. Si uniscono a questi, altri reliquiari provenienti ancora dal Museo della Metropolitana, come quello contenente le reliquie di San Prospero, legato a un modello di Alessandro Algardi, o quello del beato Ambrogio Sansedoni della Fondazione Monte dei Paschi, ancora legato alla stessa cultura di classicismo romano verso la metà del Seicento. Sono esposti in mostra anche tre reliquiari inviati da Roma personalmente da Fabio Chigi ancora cardinale, destinati alla chiesa di San Raimondo al Refugio e appartenenti ai Conservatori Riuniti. Altri oggetti preziosi ben poco noti risultano il piccolo busto di San Filippo Neri della Collezione Chigi Saracini, ispirato ancora a un modello di Algardi, e il Crocifisso posto sull’altare maggiore della chiesa dell’Annunziata. Questo fu commissionato dal principe Agostino Chigi verso il 1670 e fuso su modello di Ercole Ferrata, come analoghi crocifissi disposti per gli altari di San Pietro in Vaticano per volere dello stesso papa Chigi e con la regia di Bernini. Proprio a sottolineare il nesso inscindibile tra oreficeria e scultura monumentale del Seicento romano sono esposti – a ideale inizio e conclusione della mostra – due capolavori della ritrattistica del tempo come gli straordinari busti ritratto dello stesso Alessandro VII.
A Saturnia si è inaugurata la mostra Pietro Aldi e la Sala del Risorgimento a Siena.
La mostra è dedicata all’opera più celebre e impegnativa realizzata da Pietro Aldi nella sua breve vita, ossia i due grandi dipinti murali elaborati fra il 1885 ed il 1886 nella Sala del Risorgimento a Siena. All’indomani della scomparsa di Vittorio Emanuele II, infatti, la Giunta Comunale Senese deliberò di realizzare una nuova grande Sala all’interno del Palazzo Pubblico per rendere omaggio al primo Re dell’Italia unita e, superate le iniziali difficoltà di riadattamento dei vani, il progetto della decorazione pittorica fu affidato ad una Commissione guidata da Luigi Mussini già direttore dell’Istituto di Belle Arti. Egli elaborò un progetto iconografico finalizzato a mostrare la grandezza raggiunta dalla moderna scuola artistica senese, da lui stesso guidata: mentre nella volta i dipinti allegorici dovevano celebrare idealmente il percorso storico del Risorgimento italiano, sulle pareti Amos Cassioli, Cesare Maccari e Pietro Aldi, con intento realistico, avrebbero raffigurato alcune pagine centrali di questo cammino. A Pietro Aldi furono assegnate due scene: l’incontro di Vittorio Emanuele, Re da un giorno, con il Maresciallo Radetsky nella cascina di Vignale, all’indomani della sconfitta di Novara, per firmare l’armistizio che avrebbe stabilito la fine della prima Guerra d’Indipendenza; l’altro episodio fu l’incontro del Re con Giuseppe Garibaldi a Teano, a conclusione dell’impresa dei Mille. Quest’ultima rappresentazione è stata poi scelta ad illustrare i libri di scuola di numerose generazioni di studenti che, senza sapere chi fosse l’autore del dipinto, l’hanno memorizzato come eroica icona dell’epopea risorgimentale.
Così ricordano le fonti: “La Mà?e (battaglia) del mare detto Sardonio, tra i Focei di Alalìe in Corsica e forse di Massalìe (Marsiglia), da una parte e i Cartaginesi e gli Etruschi, dall’altra, fu l’evento capitale del Mediterraneo centro occidentale del VI secolo a.C., che decise le sorti delle due isole tirreniche di Kyrnos (Corsica) e Sardò (Sardegna). Proprio per ricordare questo fatto storico, che ebbe luogo intorno al 540 a.C. al largo delle acque di Alalia, nello spazio tirrenico compreso fra la Corsica, l’Elba e il litorale toscano, il Museo di Vetulonia dedica una mostra dal titolo Alalia, la battaglia che ha cambiato la storia. Centocinquanta reperti di straordinario valore scientifico e artistico sono i protagonisti di un racconto che si snoda dietro le quinte di uno scenario che rappresenta il Mediterraneo in epoca arcaica, nel tempo che precede e segue lo scontro navale che secondo lo storico greco Erodoto terminerà senza vincitori né vinti, ma che assai concretamente sancirà la spartizione delle isole del Tirreno fra le potenze marittime che dominavano le rotte e i traffici commerciali in questo ben definito angolo di mare, assegnando la Corsica agli Etruschi, la Sardegna ai Fenici di Cartagine e la Sicilia insieme al Sud Italia ai Greci. Logo dell’esposizione, un pezzo unico, straordinario, rappresentato dal vaso greco (un dinos) decorato a figure nere, che esibisce la firma di Exekìas, il padre della ceramografia attica, del quale si contano poco più di dieci firme ad oggi conosciute in tutto il mondo.
Giungiamo ora a Roma. Attraverso una selezione di opere di grande prestigio provenienti da collezioni italiane e straniere i Musei Capitolini rendono omaggio a Luca Signorelli uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento italiano. Avvicinandosi l’anniversario dei Cinquecento anni dalla morte di Raffaello, i Musei Capitolini rendono omaggio a Luca Signorelli (Cortona, 1450 ca. -1523). Viene così presentata per la prima volta la parabola di uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento italiano, la cui vicenda pittorica è stata oscurata solo dall’ arrivo di due giganti della generazione successiva: Michelangelo (1475-1564) e Raffaello (1483-1520), che al maestro di Cortona si erano però ispirati per raggiungere quell’insuperabile vertice della pittura che gli stessi contemporanei gli attribuirono. Attraverso un’attenta selezione di circa 60 opere si intende mettere in risalto il contesto storico artistico in cui avvenne il primo soggiorno romano dell’artista e offrire nuove letture sul legame diretto e indiretto che si instaurò fra l’artista e Roma.
Presso la Galleria d’arte moderna troviamo invece la rassegna Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione. Si tratta di una riflessione sulla figura femminile attraverso artisti che hanno rappresentato e celebrato le donne nelle diverse correnti artistiche e temperie culturali tra fine Ottocento, lungo tutto il Novecento e fino ai giorni nostri. Circa 100 opere, tra dipinti, sculture, grafica e fotografia, documentano come l’universo femminile sia stato sempre oggetto prediletto dell’attenzione artistica, da oggetto da ammirare, in veste di angelo o di tentatrice, a soggetto misterioso che s’interroga sulla propria identità fino alla nuova immagine nata dalla contestazione degli anni Sessanta. Nella serie dei ritratti esposti al secondo piano della mostra spicca, tra gli altri, il volto di Elisa, la moglie di Giacomo Balla, ritratta mentre si volta per guardare qualcosa o qualcuno dietro di sé. Il valore iconico dell’immagine è racchiuso nello sguardo che muta lo stupore in seduzione e curiosità trasformando il ritratto della giovane donna da oggetto da ammirare a soggetto misterioso. L’ultima sezione della mostra, dedicata alle dinamiche e le relazioni tra gli sviluppi dell’arte contemporanea, l’emancipazione femminile e le lotte femministe.
Spostiamoci in Sicilia.
La testa rinvenuta a Lentini dal principe di Biscari e conservata al Museo di Castello Ursino di Catania è stata ricongiunta nel 2018 al torso acquisito da Paolo Orsi e conservato nel Museo Archeologico Regionale di Siracusa che oggi porta il suo nome. Dalla ritrovata integrità della statua nasce la mostra Il kouros ritrovato. Le due parti erano state rinvenute in epoche diverse (tra Settecento e primi del Novecento) a Lentini, l'antica Lentinoi, una delle più antiche colonie greche di Sicilia, nell'attuale provincia di Siracusa e, successivamente, esposte separatamente a Siracusa, nel Museo archeologico Paolo Orsi (il busto) e a Catania, nel Museo civico di Castello Ursino (la testa). Il kouros, è una tipologia di statua greca raffigurante un giovane in posizione statica, con funzione funeraria o votiva molto diffusa nel periodo arcaico e classico, tra il VII e il V secolo avanti Cristo. Quella esposta è una scultura tardo arcaica (530-490 a.C. circa), ricavata da un unico blocco di marmo bianco proveniente quasi certamente dalle isole Cicladi. Un'équipe di esperti di varie discipline, che ha studiato congiuntamente il torso e la testa, ha riconosciuto l'appartenenza delle due parti ad un'unica statua. L’unione delle due parti, adagiate su un basamento in marmo grigio di Billiemi, è opera dello scultore Giacomo Rizzo. L'opera continuerà a essere concepita come una realtà unitaria, non più come due distinti reperti conservati in musei diversi. Dopo l'esposizione al Museo civico di Catania, verrà trasferito a Siracusa, al Museo archeologico Paolo Orsi, dove si terrà un convegno internazionale sulla statua ricomposta.
Altra interessante rassegna dedicata alle cosiddette arti minori. Sono 27 i capolavori in argento, corallo e filato d’oro realizzati tra il 1650 e il 1772 nei laboratori artistici della Sicilia da maestranze trapanesi e messinesi protagonisti della mostra Architetture barocche in argento e corallo.
Il percorso espositivo si focalizza sul «paliotto», quel particolare elemento d’arredo sacro che durante l’affermazione dello stile Barocco, in Sicilia, costituì il fulcro costante degli apparati decorativi della chiesa: nella mostra tra gli esemplari di paliotto più suggestivi ci sono alcuni interamente realizzati in argento e altri mobili con supporto tessile ricamato in cui i principali materiali usati sono l’oro e l'argento, per i filati, i fili di seta policroma, ma anche le perle, le gemme, tra le quali il corallo.
I monti di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore
Torino – Palazzo Reale
7 giugno 2019 - 3 novembre 2019
Orari: lunedì 13.00 -19.00; martedì - domenica 10.00 -19.00
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.museireali.beniculturali.it
Viaggio nei giardini d’Europa da le Nôtre a Henry James
Venaria Reale (To) – Sala delle Arti
5 luglio 2019 - 20 ottobre 2019
Orari: martedì - venerdì 9.00- 17.00; sabato e domenica 9.00- 18.30, chiuso lunedì
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.lavenaria.it
Carlo Fornara. Alle radici del Divisionismo 1890-1910
Domodossola (VB) – Palazzo De Rodis
25 maggio 2019 - 20 ottobre 2019
Orari: sabato e domenica 10.00-13.00/15.00-19.00
Biglietti: 5€
Informazioni: www.collezioneposcio.it
Balla, Boccioni, Depero. Costruire lo spazio del futuro
Domodossola (VB) – Musei Civici di Palazzo San Francesco
22 giugno 2019 - 3 novembre 2019
Orari: mercoledì - domenica 10.00-12.00 / 15.00-19.00; chiuso lunedì e martedì
Biglietti:5€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.visitossola.it
PreRaffaelliti. Amore e desiderio
Milano – Palazzo Reale
19 giugno 2019 – 6 ottobre 2019
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: 14€ intero, 12€ ridotto
Informazioni: www.mostrapreraffaelliti.it
Dal marmo al missile. Capolavori d’arte svelati fra tradizione e innovazione
Monza – Villa Reale e Musei Civici
23 maggio 2019 - 13 ottobre 2019
Orari: Reggia di Monza – Orangerie mercoledì - domenica 11.00-20.00;
Musei Civici Monza – Casa degli Umiliati (Via Teodolinda 4) mercoledì 10.00-13.00 / 15.00-18.00; venerdì - domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00
Ingresso libero
Informazioni: www.fondazionemonzabrianza.org
Leonardo da Vinci e Guido da Vigevano: anatomia in figure
Vigevano (Pv) – Scuderie del Castello
18 maggio 2019 – 20 ottobre 2019
Orari: martedì- venerdì 10.00-12.00; sabato e domenica 10.30-12.30/14.00-17.00
Biglietti: 5€ intero, 2€ ridotto (ingresso al Castello, la mostra è gratuita)
Informazioni: www.comune.vigevano.pv.it
La forma dello sport
Riva del Garda (Tn) – MAG
13 aprile 2019 - 3 novembre 2019
Orari: tutti i giorni 10.00 - 18.00; chiuso lunedì
Biglietti: 5€ intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.museoaltogarda.it
Fili d’oro e dipinti di seta. Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento
Trento – Castello del Buonconsiglio
13 luglio 2019 – 3 novembre 2019
Orari: martedì -domenica 10.00- 18.00, chiuso lunedì
Biglietti:10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.buonconsiglio.it
Metlicovitz. L’arte del desiderio Manifesti di un pioniere della pubblicità
Treviso – Museo Nazionale Collezione Salce
16 maggio 2019 – 13 ottobre 2019
Orari: mercoledì-domenica: 10.00 - 18.00
Biglietti: 8€ intero, 4€ ridotto
Informazioni: www.collezionesalce.beniculturali.it
Gely Korzhev. Back to Venice
Venezia – Università Ca’ Foscari
11 maggio 2019 – 31 ottobre 2019
Orari: martedì – domenica 10.00- 18.00; chiuso lunedì
Ingresso gratuito
Informazioni: www.unive.it
Un Tempio per l’Eternità
Possagno (Tv) – Gypsotheca e Museo Antonio Canova
12 luglio 2019 – 13 ottobre 2019
Orari: martedì - sabato 9.30 -18.00; domenica 9.00- 19.00; chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.museocanova.it
Magnifici ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna
Aquileia (Ud) – Museo archeologico
9 giugno 2019 - 20 ottobre 2019
Orari: martedì – domenica 10.00-19.00; chiuso lunedì
Biglietti: 10€
Informazioni: www.fondazioneaquileia.it
La fuggevole bellezza. Da Giuseppe De Nittis a Pellizza da Volpedo
Recanati (Mc) – Villa Colloredo Mels
30 giugno 2019 – 3 novembre 2019
Orari: martedì -domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00; chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.infinitorecanati.it
Leonardo e Vitruvio: oltre il cerchio e il quadrato. Alla ricerca dell’armonia. I leggendari disegni del Codice Atlantico
Fano – Museo del Palazzo Malatestiano
12 luglio 2019 – 13 ottobre 2019
Orari: tutti i giorni 10.30 – 13.00 / 17.00 – 20.00
Biglietti: 12€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.sistemamuseo.it, www.mostreleonardoraffaello.it
Da Raffaello. Raffaellino del Colle
Urbino – Palazzo Ducale
17 maggio 2019 – 13 ottobre 2019
Orari martedì -giovedì 10.00-13.00; venerdì - domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00; chiuso lunedì
Biglietti: 12€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.vieniaurbino.it
Con il fuoco e con la terra, l’arte della maiolica ad Ascoli Piceno dal XV secolo ad oggi
Ascoli Piceno – Museo dell’Arte Ceramica
13 aprile 2019 - 3 novembre 2019
Orari: sabato, domenica 15.00-18.00
Biglietti: 4€ intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.ascoli-musei.it
L’eterna musa. L’universo femminile tra ‘800 e ‘900
Viareggio – Centro Matteucci per l’Arte Moderna
2 giugno 2019 – 3 novembre 2019
Orari: martedì - venerdì 15.30 – 19.30 ; sabato - domenica 10.00 – 13.00/15.30 – 19.30; chiuso lunedì
Biglietti: 8€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.cemamo.it
Marmo, bronzo e argento per Alessandro VII
Siena – Cripta del Duomo
12 aprile 2019 - 3 novembre 2019
Orari: tutti i giorni 10.30-19.00
Biglietti:13€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.operaduomo.siena.it
Pietro Aldi e la Sala del Risorgimento a Siena
Saturnia (Gr) – Polo Culturale Pietro Aldi
14 aprile 2019 - 15 ottobre 2019
Orari: lunedì 16.00 - 18.00; martedì - venerdì 9.30 - 12.00; mercoledì 15.30 - 19.30; sabato 9.30 – 12.30/ 17.00 - 20.00
Ingresso gratuito
Informazioni: www.poloaldi.it
Alalia, la battaglia che ha cambiato la storia: Etruschi, Greci e Cartaginesi nel Mediterraneo del VI secolo avanti Cristo
Vetulonia (Gr) – Museo civico archeologico Isidoro Falchi
9 giugno 2019 - 3 novembre 2019
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00; chiuso lunedì
Biglietti: 5€ intero, 2,50€ ridotto
Informazioni: www.museoisidorofalchi.it
Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte
Roma – Musei Capitolini
19 luglio 2019 - 3 novembre 2019
Orari: tutti i giorni ore 9.30 - 19.30
Biglietti: 16€ intero, 14€ ridotto
Informazioni: www.museicapitolini.org
Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione
Roma – Galleria Nazionale d’Arte Moderna
24 gennaio 2019 - 13 ottobre 2019
Orari: martedì - domenica 10.00 - 18.30; chiuso lunedì
Biglietti: 7,50€ intero, 6,50€ ridotto
Informazioni: www.galleriaartemodernaroma.it
Il kouros ritrovato
Catania – Museo Civico di Castello Ursino
8 giugno 2019 - 3 novembre 2019
Orari: tutti i giorni 9.00 - 19.00
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.civita.it
Architetture barocche in argento e corallo
Catania – Castello Ursino
20 luglio 2019 - 20 ottobre
Orari: tutti i giorni 9.00- 19.00
Biglietti:8€
Informazioni: www.catania.italiani.it