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Mostre Febbraio 2020

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it

Mostre Febbraio 2020
Le ricche proposte di febbraio cominciano da Torino.
La Pinacoteca Agnelli l’esposizione Hokusai Hiroshige Hasui. Viaggio nel Giappone che cambia. In mostra le opere di due grandi Maestri del “Mondo Fluttuante” dell’Ottocento, Katsushika Hokusai (1760 - 1849) e Utagawa Hiroshige (1797 - 1858), insieme alle stampe moderne di Kawase Hasui(1883-1957), pittore esponente del movimento shin hanga ("nuove stampe"), che portò avanti i temi e le tecniche delle silografie policrome anche nelle epoche Meiji (1868-1912), Taisho (1912-1926) e parte della Showa, fino a metà degli anni Cinquanta del Novecento quando venne nominato “Tesoro nazionale vivente” nel 1956. Il percorso espositivo propone, attraverso una selezione di 100 silografie dei tre suddetti maestri, in un viaggio nei luoghi più suggestivi del Giappone, reali e immaginari, raccontando il mondo artistico di un paese che, tra fine Ottocento e inizio Novecento, subisce un’enorme trasformazione sotto l’influenza dell’Occidente alla scoperta di come il mondo fluttuante, reso noto dai primi due maestri, scivoli dentro una società che aspira ai canoni artistici europei, e non solo, di cui Hasui è testimone. I visitatori possono così rivivere la stessa esperienza di meraviglia ed emozione che all’epoca dovettero provare artisti come Monet, Van Gogh, Degas, Toulouse-Lautrec di fronte alla freschezza, alla semplicità e al forte impatto delle opere di Hokusai e Hiroshige, i due straordinari paesaggisti che contribuirono a rivoluzionare il linguaggio pittorico della Parigi di fine Ottocento; e poi, vedendo l’evoluzione di quelle immagini del Mondo Fluttuante traslate in epoca moderna, attraverso l’abilità, la nostalgia e la tecnica innovativa di Hasui, per la prima volta in un confronto diretto con le opere più importanti dei pittori classici della tradizione giapponese.

Rimaniamo sempre nel capoluogo piemontese per una seconda rassegna dal titolo Vittorio Corcos. L’Avventura dello Sguardo visitabile al Museo Accorsi-Ometto. La mostra, attraverso una scelta mirata di opere, ripercorre sei ‘capitoli’ di un’avventura dello sguardo che Corcos traduce in quadri ora intimi ora consacrati ai mille dettagli del lusso così da restituirci, quasi percepibile e fragrante, l’aria del tempo. L’obiettivo di questa mostra è quello di permettere al visitatore di capire meglio questa pittura, da guardarsi con alla mano pagine di poesia e di romanzo, quelle stesse che, sulla fine del secolo, descrivevano bellezze regali, giovinezze fiere d’ anticonformismo intellettuale, cuori chiusi come fiori insidiosi o disponibili a una gioia sensuale. Le sezioni in cui la mostra è divisa sono: Sguardi, dedicato alle intense espressioni delle donne della Belle Époque; In posa nell’atelier dove i protagonisti sono personalità del tempo come lo scrittore Jack La Bolina (Augusto Vittorio Vecchi), il macchiaiolo Francesco Gioli o la moglie del pittore Adolfo Belimbau; Aria di Parigi con lo splendido Le istitutrici ai Campi Elisi del 1892; Nel salotto della “gentile ignota” dove incontriamo il poeta Giosuè Carducci, il compositore e direttore d’orchestra Pietro Mascagni e il pittore Silvestro Lega; Luce mediterranea con La lettura sul mare del 1910 circa e Veduta di Pracchia del 1905 e per ultimo Eterno femminino con le opere iconiche di Corcos, tra cui Sogni del 1896 e i ritratti della cantante lirica Lina Cavalieri del 1903 o di Maria Josè S.A.R. principessa di Piemonte del 1931.

Spostiamoci ora a Milano con la mostra monografica su Filippo de Pisis (Ferrara, 1896 – Milano, 1956) presso il Museo del Novecento. Suddivisa in dieci sale, l’esposizione segue un andamento cronologico che introduce al visitatore l’universo di Filippo de Pisis, a partire dagli esordi nel 1916 e dall’incontro con la pittura metafisica di de Chirico fino agli inizi degli anni Cinquanta, con il drammatico periodo del ricovero nella clinica psichiatrica di Villa Fiorita. Pittore versatile, viaggiatore instancabile e poeta, de Pisis percorre il Novecento attraversando paesi e movimenti pittorici senza mai aderire unicamente a una singola corrente. I continui viaggi tra Milano, Roma, Venezia, Parigi e Londra, hanno contribuito ad arricchire quella visione internazionale che renderà la sua prospettiva del tutto unica, ispirandone ricerca espressiva e plasmandone la pittura.
Da Le cipolle di Socrate (1926) a Soldatino francese (1937), le opere in mostra al Museo del Novecento ripercorrono i temi cruciali della poetica dell’artista ferrarese. L’enfasi viene posta sul talento versatile e sull’incredibile ricchezza dei soggetti, che spaziano dai suggestivi paesaggi montani alla ritrattistica più dettagliata, in grado di cogliere con grande vivacità la personalità della figura descritta - senza sottovalutare le affascinanti composizioni di nature morte e le ampie vedute urbane.

Rimaniamo sempre in questa città per una seconda mostra dedicata agli anni Sessanta, presso il Museo di Palazzo Morando. Nel corso degli anni ’60 Milano conosce una stagione di grande fulgore, protagonista di un decennio irripetibile, caratterizzato da un irrefrenabile fermento creativo e dalla voglia di lasciarsi alle spalle in maniera definitiva gli orrori della guerra. Ogni singola manifestazione in città è baciata dal soffio del genio: Billie Holiday, i Beatles, i Rolling Stones, Lucio Fontana, Piero Manzoni, la vita notturna dei locali del Jazz, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci; e ancora Marco Zanuso, Bruno Munari, Vico Magistretti, Achille Castiglioni e Bob Noorda sono soltanto alcuni dei protagonisti della scena milanese di quegli anni: da qualsiasi angolatura la si guardasse, Milano presentava il profilo di una città destinata a un radioso avvenire. Da questa malia Milano si sarebbe svegliata bruscamente, precipitando, nel breve volgere di un pomeriggio, dal più eccitante dei sogni al più atroce degli incubi. In Piazza Fontana, è il 12 dicembre 1969, esplode una bomba nel salone centrale della Banca dell’Agricoltura. È una strage, anzi La strage, che segnerà in modo incontrovertibile l’inizio di una nuova stagione politica e sociale destinata a sconvolgere per sempre le abitudini e i riti dei milanesi e degli italiani tutti. Dopo quel funesto 12 dicembre nulla sarebbe più stato come prima.

Spostiamoci ora all’aeroporto di Malpensa. Alla Porta di Milano sono in mostra il gruppo di sette sculture in pietra realizzato da Fausto Melotti (Rovereto, 1901 - Milano, 1986) nel 1961.
Il gruppo scultoreo torna dunque a Malpensa, con un nuovo allestimento progettato da Michele De Lucchi, a sei anni di distanza della rassegna che, grazie a un attento e accurato restauro, aveva riportato il capolavoro dell’artista trentino allo splendore iniziale, dopo oltre mezzo secolo di oblio.
L’occasione nasce dalla volontà di stabilire un nuovo dibattito intorno al complesso scultoreo, promuovendo al contempo una definitiva collocazione dell’opera. Questa versione dell’opera venne commissionata dal Comune di Milano a Fausto Melotti per adornare, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosuè Carducci di via Beroldo, e fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.805.000 lire, una cifra considerevole per i tempi anche se, visto il valore odierno delle sette sculture, fu anche un lungimirante investimento economico. Nel 1964, due statue vennero danneggiate; da allora, l’opera giaceva in un deposito del Liceo Classico Giosuè Carducci di Milano, in attesa del suo recupero. Il gruppo scultoreo de I sette savi nasce da una lunga gestazione. Fu concepito infatti come un insieme di 12 gessi per la sala intitolata “Coerenza dell’uomo” della VI Triennale di Milano del 1959. Di queste, sopravvissero intatte solo sette sculture e questo stesso numero portò Melotti a non volere reintegrare le cinque perdute. L’opera infatti acquisì un nuovo senso, facendo riferimento alla magia del ‘sette’ che si ritrova in tanta parte della cultura: l’ordine dell’universo secondo la matematica antica, i Sette contro Tebe e la ricorrenza del numero nel pensiero greco, le Sette Odi arabe, le sette meraviglie del mondo, nel Cristianesimo i sette peccati capitali, i sette sacramenti, i vizi e le virtù, e così via fino ai “Sette messaggeri” di Dino Buzzati.
Dovendolo ricostruire, l’autore decise quindi di creare sette statue in pietra. Ogni statua è simile ma differente dalle altre, creando un ritmo quasi musicale come era tipico anche della scultura astratta di Melotti. La sequenza si propone come variazione su un tema unico e induce a riflettere sulla compostezza e l’aspetto sacrale di coloro che dedicano la loro vita alla conoscenza.

Le nostre proposte ci portano ora a Pavia nella sede espositiva delle Scuderie del Castello Visconteo dove è allestita una mostra, molto in sintonia con quella torinese, che pone a confronto il fascino delle stampe giapponesi di autori quali Katsushika Hokusai (1760-1849), Utagawa Hiroshige (1797-1858) e Kitagawa Utamaro (1753-1806) con quelle di artisti quali Edouard Manet, Henri Toulouse Lautrec, Pierre Bonnard, Paul Gauguin, Camille Pissarro e altri. La rassegna, Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Capolavori dell’arte giapponese, vuole mostrare le meraviglie delle ukiyo-e, ovvero le raffinate incisioni a colori su legno sviluppatesi nel Paese del Sol Levante a partire dal XVII secolo, e la profonda influenza che ebbero sulla storia dell’arte europea, soprattutto francese, del XIX secolo. L’esposizione presenta oltre 150 opere, provenienti dalla collezione d’arte asiatica della Johannesburg Art Gallery, formatasi a partire dal 1938, a cui si aggiungono circa 30 stampe di proprietà dei Musei Civici di Pavia, databili a prima del 1858, ed eseguite da quattro allievi di Utagawa Toyokuni, grande maestro della tecnica ukiyo-e nell’Epoca di Edo. Sarà inoltre possibile ammirare la celeberrima Grande Onda di Hokusai. Il percorso esplora le tematiche più riconoscibili delle ukiyo-e: si parte con l’analisi della storia della stampa giapponese, approfondendo in particolare come l’inserimento di un elemento di stile come il colore si sia poi evoluto nel corso degli anni per diventare un’imprescindibile caratteristica delle incisioni.

Ci trasferiamo ora in Veneto, per la precisione a Padova presso Palazzo Zabarella per la mostra dal titolo Van Gogh, Monet, Degas. The Mellon Collection of French Art from Virginia Museum of Fine Arts. La mostra presenta una selezione di opere provenienti dalla Mellon Collection of French Art dal Virginia Museum of Arts, che copre un arco cronologico che dalla metà dell’Ottocento, giunge fino ai primi decenni del Novecento, compreso tra il Romanticismo e il Cubismo. Il percorso espositivo si apre con due opere, Mounted Jockey (Fantino a cavallo) di Théodore Géricault e Young Woman Watering a Shrub (Giovane donna che annaffia un arbusto) di Berthe Morisot, che definiscono la genesi del gusto collezionistico dei due coniugi. Il percorso prende avvio con alcuni esempi di arte francese a soggetto equestre, tra cui i ritratti di cavalli di Eugène Delacroix e Théodore Géricault e scene di competizioni ippiche di Edgar Degas, del quale viene esposta anche una serie di quattro sculture. Quindi, prosegue analizzando i quadri di natura morta, ovvero di fiori, dipinti da maestri quali Alfred Sisley, Vincent van Gogh, Henri Fantin-Latour, Odilon Redon, che testimoniano la passione che Rachel Lambert Mellon coltivò per il giardinaggio e l’orticultura. La mostra presenta altre opere dei più significativi pittori europei tra Otto e Novecento.

Presso il Palazzo Ducale di Venezia è allestita la rassegna Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa ed altre collezioni fiamminghe. Gli spettacolari appartamenti del doge verranno trasformati in ‘constkamers’, stanze arricchite da meravigliose opere d’arte che rappresentano le ricchezze delle collezioni fiamminghe. Assieme a capolavori di artisti quali Tiziano, Peter Paul Rubens, Anthony van Dyck e Michiel Sweerts, la mostra porta in Italia una grande varietà di raffinate opere d’arte. Tre icone della pittura veneziana tornano nella loro casa natale, Venezia: Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da Papa Alessandro VI di Tiziano, la Pala d’altare proveniente dall’ex Chiesa di San Geminiano, definito dalla stampa internazionale “il Tintoretto di David Bowie”, e il Ritratto di una Dama e sua Figlia di Tiziano (che si pensa rappresenti l’amante del pittore e la loro figlia Emilia).
Questi capolavori appartenenti alle collezioni fiamminghe, sia pubbliche che private, sono raramente concessi in prestito, ed alcuni vengono mostrati in pubblico per la prima volta.

La seconda proposta veneziana è la mostra L’Angelo degli Artisti. L’arte del Novecento e il ristorante All’Angelo a Venezia presso gli spazi della Fondazione Querini Stampalia. Essa pone l’attenzione su un collezionismo che ha avuto per mecenati ristoratori di rara sensibilità, lungimiranti nelle scelte, capaci di dar vita ad esperienze che hanno scritto un capitolo importante e originale nella scena culturale non solo cittadina. Un ambiente ideale e accogliente per gli artisti, in cui ritrovarsi, discutere, scambiare opinioni ed esperienze, far progetti, unirsi in gruppi e tendenze, elaborare documenti e programmi, ma anche celebrare successi, festeggiare ricorrenze, prendere atto di divergenze, litigare, consumare rotture. E, naturalmente, mangiare e bere. La mostra, con un totale di 90 opere tra oli, tempere, matite, inchiostri e tecniche miste di molti artisti tra i quali spiccano, oltre ai tre già nominati, De Pisis, De Luigi, Casorati, Alberto Giacometti, Guttuso, Sironi, Music, costituisce la prima tappa di un progetto che prevede di affrontare e presentare la storia, i protagonisti e le collezioni di alcuni dei principali locali veneziani del ‘900. Sono gli anni del secondo dopoguerra, anni di rinascita e di libertà, di creatività e di grandi speranze per Venezia: la Biennale, la Mostra del Cinema, le grandi esposizioni d’’arte antica, i Musei, la Fenice, la Musica contemporanea, il Teatro classico e d’’avanguardia, la danza tradizionale e sperimentale...
Anni in cui la città diventa punto di riferimento internazionale per il mondo: da Charlie Chaplin a Ernest Hemingway, da Felice Casorati a Oscar Kokoschka, da Jean Paul Sartre a Lucio Fontana, Giorgio De Chirico, Igor’ Stravinskij, Robert Rauschenberg, Anna Magnani, Federico Fellini e una schiera di personalità praticamente infinita. Il ristorante All’’Angelo della famiglia Carrain vive la sua avventura imprenditoriale e culturale a cavallo della seconda guerra mondiale, ma il suo momento d’’oro prende le mosse attorno a un evento particolare nel vivacissimo dibattito artistico a fine anni Quaranta con la nascita e la repentina fine del Fronte Nuovo delle Arti, uno dei movimenti artistici più vitali del secolo e protagonista della Biennale 1948, la prima dopo la guerra.

Spostiamoci sull’altro versante italiano, a Genova presso Palazzo Ducale con la mostra Anni Venti. L’età dell’incertezza. Gli anni venti in Italia furono anni complessi, tanto ruggenti e sfavillanti quanto inquieti. Anni cruciali di passaggio tra la Grande Guerra, con la fine dell’ottimismo e delle certezze che avevano caratterizzato la Belle Époque, e la crisi mondiale del decennio successivo. Una crisi che, annunciata nel 1929 dal crollo di Wall Street e seguita dalla progressiva affermazione di regimi dittatoriali sullo scacchiere internazionale, si concluse poi con la tragedia della seconda guerra mondiale. La mostra, con oltre 100 opere esposte, intende offrire uno sguardo originale sul decennio, mettendone in luce non tanto gli aspetti esteriori del glamour, nei quali si incarnarono il desiderio di evasione e di appagamento sensoriale, quanto piuttosto i lati più oscuri, inquieti e irrazionali. Undici capitoli scandiscono il racconto espositivo: a partire dalla sezione Volti del tempo, un vero e proprio spaccato della società dell’epoca, da cui emerge quella “moderna classicità” che connotò le esperienze stilistiche del Novecento e del Realismo Magico.
La modernità di Severini, Casorati, Oppi e Arturo Martini appare differente da quella promossa dall’avanguardia futurista: una modernità in cui passato e presente convergono, creando una stretta connessione tra tradizione e rinnovamento, ma che diventa anche espressione di uno spaesato distacco dalla realtà quotidiana, come nelle opere di Carrà, Guidi, Donghi e Ferrazzi, o di nostalgia per un passato mitico e ideale, come nel caso di Funi e Sironi.

Dalla Liguria all’Emilia, in particolare a Cento (FE), cittadina che rende omaggio al suo cittadino più illustre, Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (1591-1666). Alla Pinacoteca San Lorenzo e alla Rocca, si tiene la mostra Emozione barocca. Il Guercino a Cento che documenta l’evoluzione stilistica dell’artista centese, dalla formazione alla maturità. La mostra presenta 27 dipinti, 32 affreschi e 20 disegni, opere in gran parte appartenenti al patrimonio culturale cittadino, mai più esposti al pubblico dopo il terremoto del 2012, come le tele della Cappella Barbieri della Chiesa del Rosario, cappella di famiglia del pittore ricostruita all’interno del percorso espositivo, insieme ad altre opere della Pinacoteca Civica di Cento, attualmente inagibile. Il percorso espositivo, che parte dalla Pinacoteca San Lorenzo, si apre con i lavori di tre maestri cui il Guercino guardò con particolare interesse negli anni dei suoi esordi: Ludovico Carracci (Madonna in trono e Santi), vero modello per il pittore di Cento e di cui l’anziano artista bolognese fu fervente sostenitore e appassionato ammiratore, Carlo Bononi (I Santi Lorenzo e Pancrazio) uno dei protagonisti della pittura del Seicento da cui apprese il senso plastico delle forme e il ferrarese Scarsellino dal quale imparò il cromatismo della pittura veneta. Un’importante porzione della mostra verrà riservata nella Pinacoteca San Lorenzo alla ricca collezione di disegni di Guercino di proprietà della Pinacoteca Civica di Cento, e altri fogli che provengono da collezioni private e istituti bancari che documentano la sua straordinaria capacità inventiva e il suo innato talento grafico. Alla Rocca invece il visitatore sarà poi accompagnato tra le opere giovanili del Guercino, caratterizzate da una grave forza chiaroscurale, da intensi contrasti cromatici e da una pittura che risente del tonalismo di scuola veneziana. Sarà in mostra un nucleo rilevante di affreschi, oltre al ciclo decorativo che Il Guercino e i suoi allievi hanno eseguito nella Casa Chiarelli (già Benotti) a Cento.

Arriviamo ora nelle Marche. Il Comune di Fermo omaggia il fotoreporter Mario Dondero con la mostra Mario Dondero. Le foto ritrovate. Inediti dall’archivio della vita. La mostra fotografica viene allestita presso il nuovo spazio espositivo al Terminal Mario Dondero, riaperto al pubblico dopo un lungo restauro e intitolato allo stesso fotografo. Mario Dondero (1928-2015), uno dei maestri del fotogiornalismo italiano ed europeo, noto e apprezzato a livello internazionale, ha eletto Fermo a sua dimora nell’ultimo periodo di vita. La mostra intende dare una visione della vasta produzione inedita di Dondero. La maggior parte delle foto esposte è presentata al pubblico per la prima volta. La mostra comprende circa 80 scatti scelti tra quelli che hanno segnato il suo percorso professionale, conosciuto soprattutto per i lavori in bianco e nero. Sono il risultato del lavoro di ricerca e archiviazione compiuto dai responsabili della Fototeca Provinciale di Fermo nel corso degli ultimi cinque anni. Sette le sezioni che rispecchiano ambiti di interesse (Africa, Artisti, Borse valori, Cuba, Irlanda, Scuola e Teatro) a cui si aggiunge una serie di celebri ritratti di alcuni personaggi fermani.

Arriviamo ora a Livorno per l’esposizione Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre che ed offre l’occasione di ammirare ben 14 dipinti e 12 disegni di Modigliani raramente esposti al pubblico. Per celebrare il centenario della morte del pittore, vengono esposte nelle sale del Museo della Città, i dipinti e disegni appartenuti ai due collezionisti più importanti che lo hanno accompagnato e sostenuto nella sua vita. Paul Alexandre, primo fra tutti, che era al centro di un legame tra Livorno e Parigi, che lo ha sostenuto al suo arrivo a Parigi e che lo ha aiutato nel progetto scultoreo delle Cariatidi oltre che durante i suoi ritorni a Livorno nel 1909 e 1913. Ma anche e soprattutto Jonas Netter che ha riunito, come un esperto e geniale collezionista, i più bei capolavori del giovane livornese. Tra le opere in mostra è visibile il ritratto Fillette en Bleu del 1918, opera di grandi dimensioni che raffigura una bambina di circa 8-10 anni il cui vestitino e il muro retrostante sono dipinti di un delicato colore azzurro, in un ambiente ricolmo di dolcezza e innocenza; il ritratto di Chaïm Soutine del 1916, suo caro amico durante gli anni parigini più difficili, seduto con le mani appoggiate sulle ginocchia, dove si percepisce la grande sintonia tra i due e la stima che Soutine provava per Modigliani; il ritratto Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) dipinto tra il 1918 e il 1919 raffigurante la giovane Elvira, ritratta da Modigliani ben quattro volte, due da vestita e due nuda, conosciuta ed ammirata a Parigi per la sua folgorante bellezza e per il suo caldo temperamento italiano; il ritratto Jeune fille rousse (Jeanne Hébuterne) del 1919, che ritrae la bella Jeanne Hébuterne di tre quarti mentre si rivolge allo spettatore in un atteggiamento pieno di naturalezza ed eleganza e capace di catture l’attenzione con suoi profondi occhi azzurri. Tra i disegni si possono ammirare alcune Cariatidi, come la Cariatide (bleue) del 1913. Il disegno appartiene al secondo ciclo che, a differenza del primo - costituito da studi per sculture ispirate all’arte primitiva - non è uno schizzo preparatorio, ma un’opera a sé stante dove la figura femminile è più rotonda e voluttuosa con contorni più sfumati e colorati.

Siamo a Firenze presso gli Uffizi con la rassegna Pietro Aretino e l’arte nel Rinascimento.
Fu poeta, commediografo, drammaturgo, sferzante penna satirica, consigliere di potenti, talent scout di grandi artisti: Pietro Aretino (Arezzo, 1492 - Venezia, 1556), oggi noto principalmente per i suoi celeberrimi quanto scandalosi Sonetti lussuriosi, è stato, nei fatti, una delle voci culturali più autorevoli del Cinquecento, un intellettuale assai temuto da signori e alti prelati, amico del condottiero Giovanni dalle Bande Nere, del cardinale Giulio de’ Medici, che lo portò a Roma alla corte di Papa Leone X, e di maestri come Tiziano, Raffaello, Parmigianino, che lo ritrassero nelle loro opere e con i quali intratteneva fitte e appassionate corrispondenze epistolari. Alla poliedrica figura di Aretino, anticipatore (per stessa ammissione di Giorgio Vasari) della storia e critica dell’arte come disciplina autonoma, gli Uffizi dedicano ora, per la prima volta in assoluto, una grande mostra arricchita da importanti prestiti di musei internazionali. Il percorso espositivo raccoglie oltre cento opere tra pittura, grafica, libri a stampa, scultura, arti decorative, che raccontano la vita e lo spirito di Aretino nei luoghi simbolo del Rinascimento, dove egli visse ed esercitò la sua grande influenza sul fervido mondo culturale della prima metà del Cinquecento: la Roma dei papi Medici, la Mantova dei Gonzaga, la Venezia del doge Gritti, la Firenze dei duchi Alessandro e Cosimo I, ma anche Urbino, Perugia, Arezzo, Milano.

Eccoci alla fine delle nostre proposte, con una importante mostra a Roma presso il Chiostro del Bramante dal titolo Bacon, Freud, la Scuola di Londra. Opere della Tate. In mostra abbiamo oltre quarantacinque dipinti, disegni e incisioni di artisti raggruppati nella “School of London”. Artisti eterogenei, nati tra l’inizio del Novecento e gli anni Trenta, immigrati in Inghilterra per motivi differenti che hanno trovato in Londra la loro città, il luogo dove studiare, lavorare, vivere. Francis Bacon (1909-1992) nasce e cresce in Irlanda e arriva in Inghilterra quindicenne, Lucian Freud (1922-2011) scappa dalla Germania per sfuggire il nazismo, lo stesso succede, pochi anni dopo a Frank Auerbach; Michael Andrews è norvegese e incontra Freud suo professore alla scuola d’arte; Leon Kossoff è nato a Londra da genitori ebrei russi; Paula Rego lascia il Portogallo per studiare pittura nelle scuole inglesi. Nell’architettura cinquecentesca progettata da Donato Bramante trovano spazio, con un approccio cronologico e tematico, opere che raccontano individui, luoghi, vita vissuta, per mostrare la totalità dell’esperienza di essere umano. Opere in cui la fragilità e la vitalità della condizione umana viene presentata tramite lo sguardo dell’artista: disegni e dipinti che ritraggono esistenze e luoghi scandagliati nella sua crudezza senza filtri.

Hokusai, Hiroshige, Hasui. Viaggio nel Giappone che cambia
Torino – Pinacoteca Agnelli
19 ottobre 2019 - 16 febbraio 2020
Orari: martedì- domenica 10.00-19.00, lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.pinacoteca-agnelli.it

Vittorio Corcos. L’avventura dello sguardo
Torino – Fondazione Accorsi – Ometto
3 ottobre 2019 - 16 febbraio 2020
Orari: martedì - venerdì 10.00-13.0/; 14.0018.00; sabato e domenica 10.00-13.00/ 14.00-19.00, lunedì chiuso
Biglietti: 8€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.fondazioneaccorsi-ometto.it

Filippo de Pisis
Milano – Museo del Novecento
4 ottobre 2019 – 1 marzo 2020
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.museodelnovecento.org

Milano Anni 60
Milano – Palazzo Morando
6 novembre 2019 – 9 febbraio 2020
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 – 20.00; giovedì 10.00 – 22.30; lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.milanoinmostra.it

I Sette Savi di Fausto Melotti. La magia di un ritorno
Malpensa (Va) – Terminal 1
16 maggio 2019 – 29 febbraio 2020
Orari: tutti i giorni 8.00 - 22.00
Ingresso libero
Informazioni: www.clponline.it

Hokusai, Hiroshige. Utamaro. Capolavori dell’arte giapponese
Pavia – Scuderie del Castello Visconteo
12 ottobre 2019 – 9 febbraio 2020
Orari: martedì -venerdì 10.00-13.00 / 14.00-18.00; sabato e domenica 10.00-19.00; lunedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.scuderiepavia.com

Van Gogh, Monet, Degas. The Mellon Collection of French Art from Virginia Museum of Fine Arts
Padova – Palazzo Zabarella
26 ottobre 2019 – 1 marzo 2020
Orari: tutti i giorni 9.30 - 19.00
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.zabarella.it

Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe
Venezia – Palazzo Ducale
5 settembre 2019 - 1 marzo 2020
Orari: tutti i giorni 8.30-19.00
Biglietti: 25€ intero, 13€ ridotto
Informazioni: www.palazzoducale.visitmuve.it

L’Angelo degli Artisti. L’arte del Novecento e il ristorante All’Angelo a Venezia
Venezia – Fondazione Querini Stampalia
7 dicembre 2019 – 1 marzo 2020
Orari: martedì - domenica 10.00 – 18.00; lunedì chiuso
Biglietti: 14€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.querinistampalia.org

Anni Venti. L’età dell’incertezza
Genova – Palazzo Ducale
5 ottobre 2019 - 1 marzo 2020
Orari: tutti i giorni 10.00-19.00
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.palazzoducale.genova.it

Emozione barocca. Il Guercino a Cento
Cento (Fe) – Pinacoteca San Lorenzo e Rocca
9 novembre 2019 – 15 febbraio 2020
Orari: martedì-venerdì10.00-13.00/15.00-19.00; sabato e domenica 10.00-18.00; lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.guercinocento.it

Mario Dondero. Le foto ritrovate. Inediti dall’archivio della vita
Fermo (FM) – Musei di Fermo
21 dicembre 2019 – 1 marzo 2020
Orari: martedì- domenica 15.00-18.30; lunedì chiuso
Biglietti: 4€
Informazioni: www.sistemamuseo.it

Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle Collezioni Netter e Alexandre
Livorno – Museo della Città
7 novembre 2019 - 16 febbraio 2020
Orari: martedì - domenica 10.00 – 19.00; lunedì chiuso
Biglietti: 15€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.mostramodigliani.livorno.it

Pietro Aretino e l’arte nel Rinascimento
Firenze – Uffizi
27 novembre 2019 - 1 marzo 2020
Orari: martedì – domenica 8.15 - 18.50; lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero,2€ ridotto
Informazioni: www.uffizi.it

Bacon, Freud, la Scuola di Londra. Opere della Tate
Roma – Chiostro del Bramante
26 settembre 2019 - 23 febbraio 2020
Orari: lunedì - venerdì 10.00 – 20.00; sabato e domenica 10.00 – 21.00
Biglietti: 15€ intero, 12€ ridotto
Informazioni: www.chiostrodelbramante.it

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