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Mostre settembre 2020

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it

La ripresa delle attività legate al campo dell’arte e dei beni culturali è lenta, ma graduale. Per alcuni mesi abbiamo preferito il silenzio, ma ora con la ripresa delle attività autunnali anche noi vogliamo ritornare ad aggiornare i nostri lettori su quelle mostre e rassegne che reputiamo interessanti.
Le nostre proposte cominciano dalla Valle d’Aosta, presso il castello Gamba a Chatillon. Il Castello e il Parco ospitano la rassegna Ritornanti. Presenza della Figurazione nella scultura italiana sulla scultura italiana con opere di: Arturo Martini, Francesco Messina, Giuseppe Maraniello, Giuliano Vangi, Luciano Minguzzi, Paolo Delle Monache e Giacomo Manzù. Inoltre, una sezione della mostra è dedicata ad Aron Demetz, uno dei più noti esponenti della giovane generazione di artisti della Val Gardena che reinterpreta la tradizione della scultura in legno attraverso un linguaggio figurativo contemporaneo. Sono esposte oltre trenta opere per un viaggio nell’arte del Novecento, dalle sperimentazioni del dopoguerra alle produzioni più recenti. Un percorso che si inserisce nell’esposizione permanente con la quale andrà a creare un dialogo serrato. La mostra propone inoltre una lettura della raccolta, sottolineando e commentando le affinità o le differenze tra le opere in esposizione temporanea con quelle permanenti, nonché con opere che per caratteristiche storiche e formali vi entrano in relazione. Ritornanti, termine che lontanamente echeggia il francese revenant, redivivo o fantasma, vuole stimolare una riflessione sulla presenza della figurazione nella scultura italiana, in un rapporto, se non di filiazione, di prossimità tra i maestri del Novecento e gli artisti delle ultime generazioni. La figurazione, infatti, sembra attraversare i tempi e, seppure a volte relegata a un ruolo marginale, sotto la spinta dell’astrazione e del concettuale, riemerge, periodicamente, ogni volta in nuove ricerche. La mostra di scultura è completata dall’esposizione di dodici tavole dedicate a Pinocchio di Mimmo Paladino e da una rassegna fotografica sul tema della scultura, condotta da Carola Allemandi.

Arriviamo ora a Venaria Reale (To) per una mostra dove la location di pregio è un elemento che valorizza ulteriormente le opere esposte. Sfida al barocco. Roma Torino Parigi 1680–1750
è il titolo della rassegna, si tratta di un percorso esplorativo delle nuove forme e dei nuovi linguaggi di comunicazione nati tra il 1680 e il 1750. Una sperimentazione che ha le sue radici in due importanti centri culturali e artistici dell’epoca, Parigi e Roma. Con questi due importanti poli di attrazione dell’Europa moderna, Torino instaurò in quegli anni un intenso dialogo di idee e di scambio di opere e artisti, che contribuirono a generare a una stagione epocale di rinnovamento delle arti a livello mondiale. In mostra sono ospitati oltre 200 capolavori provenienti dai più prestigiosi musei e collezioni di tutto il mondo per un imperdibile tuffo nel barocco e in particolare nella sfida che gli artisti, in nome della modernità, hanno lanciato con la sperimentazione di nuove forme e nuovi linguaggi di comunicazione elaborati tra il 1680 e il 1750. Una ricerca, quella degli artisti in questo periodo storico, che si sviluppa tra Roma e Parigi, i due poli di attrazione dell’Europa moderna con cui la Torino dell’epoca riuscì a creare un intenso dialogo di idee e di scambio di opere e di personalità, che contribuiscono a una grande stagione di rinnovamento delle arti sulla scena internazionale.

Ci trasferiamo ora a Milano per una mostra davvero interessante e da non perdere, Georges de La Tour. L’Europa della luce. Considerato unanimemente come uno dei più celebri artisti del Seicento, Georges de La Tour non esisterebbe se non esistesse la storia dell’arte. Sconosciuto per più di due secoli, fu riscoperto nel 1915, anno in cui il tedesco Hermann Voss pubblicò un articolo rivelatore sulla sua opera. Una storia segnata da un totale oblio e da una tarda ma efficace riscoperta. La sua pittura è caratterizzata da un profondo contrasto tra i temi “diurni”, crudamente realistici, che ci mostrano un’esistenza senza filtri, con volti segnati dalla povertà e dall’inesorabile trascorrere del tempo e i temi “notturni” con splendide figure illuminate dalla luce di una candela: modelli assorti, silenziosi, commoventi. Un potente contrasto tra il mondo senza pietà dei diurni e la compassionevole rappresentazione delle scene notturne. Dipinti che conservano il segreto della loro origine e della loro destinazione. Come rimane un mistero la formazione del pittore, compresa la possibilità o meno di un suo viaggio italiano. a prima mostra in Italia dedicata a Georges de La Tour, attraverso dei mirati confronti tra i capolavori del Maestro francese e quelli di altri grandi del suo tempo - Gerrit van Honthorst, Paulus Bor, Trophime Bigot, Hendrick ter Brugghen e altri -, vuole portare una nuova riflessione sulla pittura dal naturale e sulle sperimentazioni luministiche, per affrontare i profondi interrogativi che ancora avvolgono l’opera di questo misterioso artista. La mostra a Palazzo Reale e gli studi del catalogo riflettono dunque sulle immagini straordinarie, potenti e liriche, di santi e mendicanti, sulle scene di gioco e di rissa, sulla raffigurazione sofisticata della notte, soggetti usuali di La Tour e degli altri “pittori della realtà” con cui la mostra lo confronta. In mostra più di 30 le opere all’interno di un percorso espositivo chiaro e suggestivo.

Arriviamo ora in Veneto. A Vicenza, presso il Palladio Museum è aperta da fine novembre una mostra dedicata ad una vicenda particolare: una raccolta di disegni di architettura rimasta intatta perché protetta per secoli nell’archivio di una nobile famiglia padovana, in grado di trasportare in un mondo lontano, quello di Alessandro Papafava (1784-1861), architetto padovano cresciuto in tempi difficili ma fervidi di passioni, all’indomani della caduta della Serenissima. La raccolta di 49 fogli di vario formato e di stampe di celebri architetti a cavallo tra due secoli – fra cui Giacomo Quarenghi, Giuseppe Camporese e l’inglese Joseph Michael Gandy – venne riunita da Alessandro tra il 1803 e il 1807. In quegli anni il giovane Papafava si trovava a Roma per volere della madre, preoccupata di allontanarlo dagli ideali napoleonici che nel Veneto avevano sedotto più di un giovane aristocratico. Dopo un periodo trascorso tra Budapest, Dresda, Vienna e Berlino, era rientrato in Italia e, su consiglio del conterraneo Antonio Canova, aveva iniziato a studiare architettura presso l’Accademia di San Luca. Dopo due secoli, questo prezioso materiale è stato generosamente donato dalla famiglia Papafava dei Carraresi al Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza perché fosse conservato al Palladio Museum. La raccolta, conservata integra dalla famiglia Papafava per più di 200 anni, è costituita da materiali di altissima qualità grafico-pittorica e riveste un valore storico enorme: essa ci restituisce infatti una rara istantanea degli interessi di un giovane studente di architettura fra Sette e Ottocento, totalmente immerso nella cultura architettonica negli anni in cui i modelli del Neoclassicismo romano arrivarono nel Veneto, rivoluzionandone il gusto. Alessandro Papafava, giovane ed entusiasta studioso d’arte, oltre all’Accademia frequentava i più influenti atelier artistici, come i laboratori di Canova e della pittrice Angelika Kauffmann e quelli degli architetti Giuseppe Camporese, Vincenzo Balestra e Mario Asprucci, acquistando da loro le stampe e i bellissimi disegni acquerellati, insieme a quelli dell’inglese Joseph Michael Gandy, autore delle vedute dei progetti di Sir John Soane, e di Giacomo Quarenghi. Tornato a Padova, Alessandro Papafava utilizzò quanto imparato a Roma sia nella riprogettazione delle sale e degli arredi dell’appartamento neoclassico nel palazzo di famiglia a Padova sia nel ridisegno austero delle facciate e degli interni nella villa di Frassanelle, ai piedi dei Colli Euganei.

Presso la casa natale di Tiziano Vecellio a Pieve di Cadore (Bl) troviamo la rassegna Venezia in Cadore 1420 - 2020, una mostra dossier che ricorda i 600 anni di legame tra il Cadore e la Serenissima. La mostra vuole valorizzare il legame secolare tra il Cadore e la Serenissima, che si concretizzava il 31 luglio 1420 con la stipula del Privilegio ducale, un particolare meccanismo di integrazione nello Stato veneziano nel corso della sua espansione in terraferma. Il popolo cadorino fu l’ultimo a consegnarsi a Venezia dopo aver chiesto lo scioglimento del vincolo con il Patriarca di Aquileia: con la dedizione il Cadore ottenne la conferma del proprio Statuto di autogoverno, che risalivano al 1338, da quel momento iniziavano oltre tre secoli di rapporti diretti tra il Cadore e la Serenissima che hanno contraddistinto lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio. La rassegna espone le fonti originali, la ricostruzione storica, i simboli e le opere degli artisti che celebrano il patto di fedeltà, che culminano nel dipinto di Cesare Vecellio, cugino di secondo grado del più celebre Tiziano, La dedizione del Cadore a Venezia (1599), restaurato per l’occasione assieme ad altre sei opere, allo stemma ligneo settecentesco e al gonfalone, opere che tracciano un percorso storico, artistico ma anche di riflessione identitaria e territoriale che si snodano lungo sei secoli. L’opera di Cesare Vecellio sintetizza le diverse tematiche che la mostra dossier vuole sottoporre ai visitatori, diventando il simbolo della celebrazione dei seicento anni della Dedizione: ancora oggi nel luogo originario, la Sala del Consiglio nel piano nobile del Palazzo della Magnifica Comunità.

Le nostre proposte ci portano ora a Venezia; in concomitanza con la Biennale d’Arte del 2021, le Gallerie dell’Accademia tornano ad aprire le porte all’arte contemporanea con una mostra dedicata ad Anish Kapoor (1954). La mostra intende reinterpretare trentacinque anni della carriera di Kapoor e la sua instancabile ricerca sulla scultura e l’immateriale, presentando le sculture con i pigmenti degli esordi, realizzate tra la fine degli anni ‘70 e nei primi anni ‘80, le sculture sul vuoto degli anni ‘90, le opere specchianti degli anni ‘90 e del nuovo millennio, nonché le nuove opere che utilizzano il Kapoor Black, il materiale più nero dell’universo.

La prossima tappa è in Friuli, a Passariano (Ud) presso la Barchessa di Villa Manin per una mostra dedicata alle opere e alla vita “pittore cantastorie” Angiolino, la sua testimonianza sul modo in cui la guerra venne vissuta e raffigurata da un giovane friulano interprete di sentimenti popolari vivi. Le tempere di Alfonsino Filiputti, per tutti noto Angiolino (1924-1999), nato a San Giorgio di Nogaro, costituiscono un affresco che racconta gli orrori della guerra e come questi siano stati vissuti da un giovane che ha voluto trasferire sulla carta le sue emozioni e la sua adesione agli ideali di libertà e democrazia. Filiputti è considerato un “pittore-cantastorie” per le precise, anche se sgrammaticate, didascalie che accompagnano ogni suo lavoro: non si tratta di semplici descrizioni, ma di racconti stringati che racchiudono impressioni, sensazioni, idee e fantasie. Imbianchino e successivamente ferroviere, Angiolino ha continuato a dipingere anche nel dopoguerra, raccontando l’alluvione del Polesine e la piena del Tagliamento, il terremoto del 1976 in Friuli e la storia della squadra di calcio della Sangiorgina, in cui ha militato in C1 come ala sinistra. ARC/EP

Dal Friuli alla Romagna e precisamente a Ravenna presso il prestigioso Museo Classis Ravenna per una mostra archeologica dal titolo Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna. La rassegna approfondisce il tema del banchetto tardoantico e presenta alcuni oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area archeologica dell’Antico Porto di Classe. La narrazione prende avvio dalla documentazione del loro ritrovamento: nell’immaginario collettivo, il tema del tesoro nascosto e ritrovato per caso è al centro di numerosi rinvenimenti archeologici. In antico, molti occultamenti venivano fatti intenzionalmente per proteggere beni preziosi a fronte di una minaccia imminente (guerre, lotte civili, epidemie). Il sotterramento, nelle intenzioni di chi lo ha fatto doveva essere provvisorio e con la speranza del recupero. In realtà, come nel caso degli oggetti in mostra, spesso si rivela definitivo perché per molte ragioni non è stato possibile recuperarli: da qui il titolo Tesori ritrovati. I ceti dirigenti della tarda antichità hanno molti modi per autorappresentarsi. Uno dei principali è commissionare oggetti preziosi ad artigiani specializzati. Un settore di grande prestigio è quello dell’argenteria: coppe, boccali, posate e grandi piatti sono tra gli oggetti più richiesti dalle aristocrazie. Spesso questi oggetti recano delle raffigurazioni di miti antichi o scene agresti e di banchetto. Il senso di queste rappresentazioni si giustifica nei modelli della loro committenza. Importanti personaggi vogliono comunicare il loro status symbol, le loro radici culturali. In molti casi si tratta di prodotti di alta qualità realizzati nei più importanti centri culturali dell’Impero. La mostra, che si inserisce perfettamente nel percorso espositivo del Classis Ravenna, ne approfondisce alcuni aspetti: attraverso la selezione degli oggetti esposti, fornisce un focus ed una riflessione sulla ritualità del banchetto tardoantico. Inoltre, grazie al confronto tra i piatti provenienti dal Museo Archeologico di Cesena e il Tesoretto di Classe, composto da sette cucchiai e una patera, è possibile tracciare la storia e l’evoluzione del simposio, comprenderne la ritualità, valorizzando e mettendo in dialogo le diverse realtà museali del territorio, favorendo uno scambio di saperi e conoscenze sul nostro passato.

Ultima tappa delle nostre proposte è Roma, presso il Museo di Palazzo Altemps con una mostra monografica dedicata a Filippo de Pisis. La rassegna, insieme a ventisei dipinti, pone l’accento su una nutrita selezione di carte e acquerelli. Poeta e pittore dal talento versatile, Filippo de Pisis (Ferrara 1896 - Milano 1956) è una figura senza confronti nelle vicende artistiche del Novecento italiano. Una vasta cultura, studi classici, l’interesse per l’archeologia e la passione di collezionare cose minute sin dalla giovane età. Instancabile viaggiatore, Filippo de Pisis ha anche vissuto e lavorato a Roma: una delle tappe, insieme a Milano, Venezia, il Cadore e soprattutto Parigi e Londra, che ha contribuito a creare una personale narrazione che non ha mai ceduto a correnti artistiche. Le vivaci vedute cittadine, i paesaggi ariosi delle montagne a lui care, gli intensi ritratti capaci di cogliere la personalità della figura descritta e le inusuali combinazioni di nature morte hanno sempre risposto a uno stile decisamente individuale.

Ritornanti. Presenza della Figurazione nella scultura italiana
Chatillon (Ao) – Castello Gamba
3 luglio 2020 - 27 settembre 2020
Orari: giovedì - domenica 9.00-19.00
Biglietti: 5€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.regione.vda.it, www.castellogamba.vda.it

Sfida al barocco. Roma Torino Parigi 1680–1750
Venaria (To) – Reggia
30 maggio 2020 - 20 settembre 2020
Orari: martedì - domenica 11.00- 18.00
Biglietti: 14€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.lavenaria.it

Georges de La Tour. L’Europa della luce
Milano – Palazzo Reale
7 febbraio 2020 – 27 settembre 2020
Orari: giovedì 11.00- 22.30, venerdì sabato, domenica 11.00 – 19.30
Biglietti: 14€ intero, 12€ ridotto
Informazioni: www.palazzorealemilano.it

Un architetto al tempo di Canova: Alessandro Papafava e la sua raccolta
Vicenza – Palladio Museum
30 novembre 2019 - 13 settembre 2020
Orari: martedì - domenica 10.00-18.00
Biglietti: mostra+museo 8€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.palladiomuseum.org

Venezia in Cadore 1420- 2020
Pieve di Cadore (Bl) - Casa di Tiziano
18 luglio 2020 - 28 settembre 2020
Orari: tutti i giorni 9.30- 13.00/ 15.00-18.30
Biglietti: 5€ intero, 3,50€ ridotto
Informazioni: www.magnificacomunitadicadore.it

Anish Kapoor
Venezia – Gallerie dell’Accademia
3 maggio 2020 - 3 ottobre 2020
Orari: martedì - domenica 8.15 - 19.15
Biglietti: 12€ intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.gallerieaccademia.it

Angelino, la guerra di un pittore-cantastorie
Passariano (Ud) – Barchessa di Villa Manin
27 giugno 2020 - 27 settembre 2020
Orari: martedì-venerdì 15.00-18.00; sabato e domenica 10.00-13.00 / 13.30-19.00
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.villamanin.it

Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna
Ravenna – Museo Classis Ravenna
13 giugno 2020 - 20 settembre 2020
Orari: tutti i giorni 10.00 – 19.00
Biglietti: 5€
Informazioni: www.classisravenna.it

Filippo De Pisis (1896-1956)
Roma – Palazzo Altemps
17 giugno 2020 - 20 settembre 2020
Orari: martedì - domenica 9.00-19.45
Biglietti: 13€ intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.museonazionaleromano.beniculturali.it

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