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Mostre Ottobre 2021

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it

Pur con tutte le precauzioni e restrizioni che la situazione pandemica ci chiede, vogliamo comunque proporre ai nostri lettori alcune mostre presenti in questo mese nel nostro Paese.

Le proposte cominciano da Milano.
Presso i Musei del Castello Sforzesco troviamo una mostra dedicata alla scultura italiana del Rinascimento, da Donatello a Michelangelo (1460-1520 circa). L’esposizione si propone di evidenziare, attraverso la scultura, in dialogo con le altre arti (pittura, disegni, oggetti d’arte), i principali temi che percorrono l’arte italiana nella seconda metà del Quattrocento, fino ad arrivare al momento di apogeo del Rinascimento, con uno dei maggiori creatori della storia dell’arte, Michelangelo. La rassegna prende idealmente il via con il 1453, anno del ritorno di Donatello a Firenze, per arrivare agli anni Venti del Cinquecento con la scomparsa del genio di Vinci e di Raffaello; e infine spingersi, in una necessaria appendice, fino al capolavoro del Castello Sforzesco, La Pietà Rondanini, l’ultima, incompiuta opera del Buonarroti. In questi decenni i maestri del Rinascimento scavano nella materia per tirare fuori i “moti dell’anima”, i tormenti, le tensioni e i palpiti che ai posteri appariranno come emozioni universali. Quattro sezioni scandiscono il percorso curato: Guardando gli antichi: il furore e la grazia ospita composizioni complesse, nelle quali l’energia e l’esasperazione dei movimenti del corpo esplodono insieme ai moti dell’anima. Contemporaneamente, corpi femminili avvolti in morbidi drappeggi conducono verso la rappresentazione della bellezza assoluta nel nudo.
L’arte sacra: commuovere e convincere: evidenzia l’abilità degli artisti nel toccare il cuore dello spettatore, mentre le ultime tappe, Da Dioniso ad Apollo e Roma Caput Mundi, analizzano le diverse influenze dei modelli classici sulla scultura Rinascimentale, dallo Spinario al Laocoonte dei Musei Capitolini. Un video d’artista tratto dalla rappresentazione teatrale Mater strangosciàs di Giovanni Testori approfondisce infine il tema della Pietà nella Sala degli Scarlioni.

Ci spostiamo ora al Museo Diocesano per una mostra fotografica dedicata al fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894 -1986). La mostra ripercorre la sua inusuale carriera, seguendone i passi attraverso i decenni e soffermandosi sugli avvenimenti decisivi che hanno condotto alla riscoperta dell’artista – avvenuta solo a partire dagli anni Sessanta – e al suo successivo riconoscimento come figura imprescindibile del mondo della fotografia. Attento e partecipe agli avvenimenti del secolo breve, nei suoi scatti Lartigue intreccia sempre i fatti della storia universale con i suoi affetti e il suo quotidiano. Il suo sguardo sulle vicende umane è caratterizzato da una straordinaria freschezza e da una particolare leggerezza, non da intendersi come superficialità, ma come capacità di mettere a fuoco nelle sue fotografie un mondo fatto di bellezza, di eleganza, di intimità. Lartigue faceva sempre seguire la sua firma da un piccolo disegno di sole: “È per questo che ho fatto fotografie per tanti anni: per approfittare di questi meravigliosi regali del caso”. La sua fotografia trova la più profonda ragion d’essere nello stupore per ciò che lo circonda. É quello che la sua arte ancora suggerisce a noi che la osserviamo, chiamati a interrogarci non solo su ciò che le sue fotografie possono raccontarci del passato, ma anche, e soprattutto, ciò che possono svelarci del presente.

Le nostre proposte ci portano ora a Brescia, presso il Museo di Santa Giulia per la prima retrospettiva italiana del fotografo Alfred Seiland (St. Michael, Austria, 1952) dal titolo IMPERIVM ROMANVM. Fotografie 2005 – 2020. L’iniziativa rientra nel programma delle celebrazioni per la restituzione a Brescia della Vittoria Alata, la straordinaria scultura romana che, dopo un attento restauro durato due anni presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è tornata in città, nella sua nuova collocazione nell’aula orientale del Capitolium riallestita su progetto dell’architetto Juan Navarro Baldeweg. La mostra si pone come un ponte ideale tra il patrimonio storico e lo sguardo attuale in coerenza con l’identità del progetto pluriennale dedicato alla celebrazione e alla valorizzazione della Vittoria Alata. Parte centrale della selezione è un nucleo di 20 inediti tra cui un portfolio di 6 scatti realizzati a Brescia tra il 2019 e il 2020, che coglie il patrimonio antico della città e ne documenta il valore monumentale e sociale, in costante cambiamento secondo canoni contemporanei, accompagnato da una video intervista di approfondimento. Affascinato dalle scenografie cinematografiche dell’antica Roma, allestite a Cinecittà, Alfred Seiland ha intrapreso un lungo viaggio nei territori in cui si estendeva il dominio di Roma, dalla Siria alla Scozia, ai paesi che si affacciano sul Mediterraneo e oltre, per fotografare quei siti archeologici romani in cui si cogliessero le diverse sfumature di interazione tra uomo e rovine. Sono 40 i paesi raccontati attraverso i siti archeologici come Palmira, Samaria o Epidauro. Il progetto illustra, con fotografie talvolta iperrealiste e pop, talvolta simboliste e minimali, l’inestricabile e vitale rapporto tra le tracce residue della cultura romana e i luoghi della modernità. Le rovine emergono così in tutta chiarezza quali patrimonio comune di un immaginario collettivo, una sorta di minimo comune denominatore continentale tra passato, arte moderna e architettura contemporanea, la prima “forma” di globalizzazione dello sguardo. Il pubblico è invitato a scoprire le trasformazioni delle città e del paesaggio: l’occhio del fotografo ne esalta il riuso talvolta consapevole talvolta casuale, ed espone il surreale dialogo tra le antiche glorie monumentali e i moderni tessuti urbanistici, gli spazi del turismo di massa, dello sport e della cultura del tempo libero.

Ci spostiamo ora a Trento, presso il Castello del Buonconsiglio, per una mostra dedicata alla pittrice Fede Galizia. Non sono molte le pittrici che hanno lasciato un segno nella storia dell’arte ma tra Cinque e Seicento alcune raggiunsero fama e successo. Accanto a Sofonisba Anguissola e Artemisia Gentileschi spicca anche Fede Galizia, pittrice di origine trentina. Documentata a Milano a partire almeno dal 1587, vive prevalentemente nella città lombarda fino alla morte, avvenuta dopo il 1630. Il trasferimento – da Trento a Milano – della famiglia Galizia, di origini cremonesi, deve essere avvenuto sulla scorta del poliedrico padre, Nunzio, artista pure lui, impegnato nel mondo della miniatura, dei costumi, degli accessori, ma anche in quello della cartografia. Fede – un nome programmatico per l’Europa della Controriforma – ottiene un successo straordinario tra i committenti dell’epoca, tanto che opere sue raggiungono, prima del 1593, tramite la mediazione di Giuseppe Arcimboldi, la corte imperiale di Rodolfo II d’Asburgo. Gli studi novecenteschi, soprattutto italiani ma non solo, hanno dato particolare risalto all’attività di Fede come autrice di nature morte, alle origini di questo fortunato genere. Sembra giunto il momento di ripensare nel suo complesso il profilo dell’artista, che realizzò soprattutto ritratti ma anche pale d’altare, destinati a sedi tutt’altro che locali (Montecarlo e Napoli, per esempio). A tutt’oggi non esiste un repertorio completo delle numerose testimonianze letterarie che celebrano, in versi e in prosa, le doti di Fede Galizia, da intrecciare con un completo regesto documentario, che sarà approntato per l’occasione. La mostra aspira a rispondere, tramite la presentazione delle opere dell’artista e adeguati confronti, alla domanda: perché Fede Galizia piaceva tanto? Quali sono le ragioni del suo successo nell’epoca in cui visse? Quanto ha pesato, in questo, il suo essere donna? Come cambia l’apprezzamento di un’opera d’arte tra il lungo crepuscolo del Rinascimento e il mondo di oggi? In mostra un’ottantina di opere tra dipinti, disegni, incisioni, medaglie e libri antichi. Oltre a opere di Fede Galizia, Plautilla Nelli, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Barbara Longhi, ci saranno lavori di Arcimboldi, Bartholomeus Spranger, Giovanni Ambrogio Figino, Jan Brueghel e Daniele Crespi, provenienti dai più importanti musei italiani e stranieri.

Raggiungiamo ora il Palazzo Ducale di Urbino per una rassegna dedicata a Pietro Vannucci, detto il Perugin (Città della Pieve, 1448 circa – Fontignano, 1523). L’esposizione celebra la sua arte raffinata, che seppe fondere con straordinaria armonia le migliori prerogative della pittura centro-italiana della seconda metà del XV secolo ed esercitò una grande influenza sul giovane Raffaello.
La mostra affronta, attraverso una ventina di opere, uno dei momenti più alti nella storia dell’arte rinascimentale. Perugino è uno dei maggiori maestri del suo tempo e dopo aver guidato il cantiere della Cappella Sistina, è in assoluto il più quotato. Ma la mostra intende cogliere un momento particolare della sua vicenda artistica, quando gli equilibri del Quattrocento sono ormai alle spalle e Perugino è all’apice della carriera, quando emerge nella sua stessa bottega il genio precoce del giovane Raffaello. La rassegna si apre con le opere di alcuni artisti umbri e marchigiani, tra cui Giovanni Boccati e Bartolomeo Caporali, per richiamare il contesto figurativo del secondo Quattrocento, dove si sentono ancora i bagliori del tardogotico e nel quale si muove la prima formazione artistica di Perugino. Ma il suo orizzonte si sposta presto a Firenze, nella bottega di Andrea del Verrocchio, a quel tempo frequentata dai talenti più promettenti della pittura fiorentina, tra cui Leonardo, Botticelli e Ghirlandaio. Fu proprio in virtù di questo prestigioso apprendistato che Perugino acquisì quell’invidiabile scioltezza del disegno che sarà poi alla base della sua arte. A Firenze era inoltre possibile ammirare i capolavori dei più celebrati maestri fiamminghi, che Perugino tentò sempre di emulare, specialmente nei suoi paesaggi luminosi e smaltati. Non meno importante per la sua formazione fu l’incontro con Piero della Francesca, che gli trasmise un più misurato senso compositivo e una perfetta competenza prospettica. Nel 1481 fu chiamato a dirigere, insieme ad altri artisti, la decorazione della Cappella Sistina, un’impresa che segnerà un punto di svolta decisivo per la sua carriera. Il maestro riuscì a godere per almeno due decenni di un successo incontrastato e ad attirare commissioni da ogni parte d’Italia, al punto da tenere ben due botteghe a Firenze e a Perugia. La sezione iniziale, dedicata agli artisti che hanno preceduto Perugino, mette in evidenza la straordinaria unità di linguaggio artistico tra i due “versanti” dell’Appennino umbro e marchigiano, segno di un tempo in cui la montagna non era una barriera ma piuttosto un fattore di unità nell’arte e non solo.
Nella seconda sala espositiva l’opera di Perugino viene evocata attraverso le opere di suoi “colleghi” come Giovanni Santi, Bartolomeo della Gatta, Pinturicchio e Signorelli, questi ultimi in parte anche suoi allievi. La terza sezione presenta il nucleo più importante delle opere di Perugino, realizzate tra il XV e il XVI secolo, prima che Raffaello si trasferisca a Firenze e per Perugino inizi invece una stagione più ripiegata verso il suo territorio. La sala finale è dedicata all’eredità di Perugino e quindi agli artisti che hanno interpretato la sua lezione dando vita ad una maniera che si è diffusa anche oltre i confini umbro marchigiani. Perugino ha infatti creato un linguaggio nazionale (anticipando in questo Raffaello e per la prima volta dopo Giotto) da cui deriva una sorta di “manierismo” peruginesco che determina la sua fortuna “italiana”.

Da ultimo arriviamo a Firenze presso Palazzo Medici Riccardi con la singolare ed originale mostra AniMA. La Magia del Cinema d’Animazione da Biancaneve a Goldrake, la rassegna espone per la prima volta al pubblico oltre cinquecento disegni originali dei film d’animazione più conosciuti e amati. AniMA è un racconto senza tempo, un’occasione unica per ammirare disegni che sono vere e proprie opere d’arte, primi studi di film che, oltre a farci sognare, hanno fatto anche la storia del cinema d’animazione. La mostra espone illustrazioni realizzate in fase di pre-produzione e produzione di capolavori Disney come “La bella addormentata nel bosco”, “Biancaneve”, “Robin Hood”, “La carica dei 101”, “La spada nella roccia” e molti altri, delle famose serie tv firmate Hanna-Barbera, di celebri anime giapponesi e di molti altri film come “Alla ricerca della valle incantata”, “Fievel sbarca in America” e “Anastasia”. Ma non solo. AniMA ripercorre anche la storia del cinema d’animazione, grazie a pezzi unici e di inestimabile valore storico che arricchiranno il percorso espositivo: dal prezioso fotogramma della prima animazione in senso moderno, Gertie the Dinosaur, che risale al 1914 ed è uno dei circa cento rimasti in tutto il mondo, agli iconici Mickey Mouse dei primi anni ‘30, fino ai recenti concept degli ultimi film in 3D.

Il Corpo e l’Anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento
Milano – Castello Sforzesco
21 luglio 2021 – 24 ottobre 2021
Orari: martedì - domenica 10.00-19.30, lunedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.milanocastello.it

Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità
Milano – Museo Diocesano
21 maggio 2021 – 10 ottobre 2021
Orari: martedì-domenica 18.00- 22.00, lunedì chiuso
Biglietti: 8€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.chiostrisanteustorgio.it

Alfred Seiland. Imperium romanum. Fotografie 2005- 2020
Brescia – Museo di Santa Giulia
8 maggio 2021 – 17 ottobre 2021
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00, lunedì chiuso
Biglietti: 9€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.bresciamusei.com

Fede Galizia, “Mirabile pittoressa”
Trento – Castello del Buonconsiglio
5 luglio 2021 – 24 ottobre 2021
Orari: martedì – domenica 10.00-18.00, lunedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.buonconsiglio.it

Perugino. Il maestro di Raffaello
Urbino – Palazzo Ducale
20 luglio 2021 – 17 ottobre 2021
Orari: lunedì 10.00 – 14.00; martedì - domenica 10.00 – 18.00
Biglietti: 8€ intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.gallerianazionalemarche.it

AniMa. La Magia del Cinema da Biancaneve a Goldrake
Firenze – Palazzo Medici Riccardi
17 giugno 2021 – 17 ottobre 2021
Orari: tutti i giorni 9.00-19.00, mercoledì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.palazzomediciriccardi.it

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