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Mostre Novembre – Dicembre 2021

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it

In questo articolo proponiamo una selezione di mostre per i prossimi mesi.

Cominciamo da Milano, presso la Galleria Salamon con la rassegna Bagliori gotici. Dal Maestro del 1310 a Bartolomeo Vivarini. La mostra propone un suggestivo percorso attraverso due secoli di pittura italiana, dalla fine del Duecento ai maestri del Tardo Gotico, e presenterà 18 dipinti su tavola di eccezionale valore. La rassegna espositiva prende avvio da un’importante tavola dell’anonimo noto come ‘Maestro del 1310’, fondatore della scuola pistoiese. Il dipinto, ritenuto da Tartuferi una prova giovanile di questo geniale autore, è databile al 1303-1305, ed è testimone di una persistente tradizione gotica in Italia, alternativa al classicismo di Giotto e segnata da evidenti influenze francesi. L’estrema rarità delle opere del maestro conservate in raccolte private, attesta la straordinaria rilevanza di questo recupero. Il Trecento italiano viene sondato attraverso l’analisi di un notevole dittico di Jacopo del Casentino, di un altarolo dell’inconsueto Giovanni Gaddi – fratello maggiore di Agnolo –, un Cristo in pietà fra Santi Margherita e Giovanni dell’anonimo artista senese noto come Maestro del Trittico Richardson, e di due tavole di scuola bolognese, una Madonna addolorata e un San Giovanni Evangelista, di Lippo di Dalmasio, raro Maestro Bolognese del Trecento. Alla lunga stagione del Gotico Internazionale, a cavallo fra i due secoli, appartengono uno splendido altarolo del fiorentino Cenni di Francesco di Ser Cenni, due delicate Madonne di Lorenzo di Bicci e una incisiva tavola con San Francesco che mostra le stimmate del senese Andrea di Bartolo; e ancora una Madonna col Bambino fra i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista ad opera del pittore portoghese Álvaro Pires de Évora, attivo a lungo in Italia nel primo ‘400 e la cui vicenda personale risulta essere emblematica delle traiettorie culturali tracciate dagli artisti in questa fase. Chiudono la rassegna un’intensa Crocifissione del pesarese – ma di cultura felsinea – Giovanni Antonio Bellinzoni e una deliziosa Madonna col Bambino e quattro santi del fiorentino Ventura di Moro, tavola questa della metà del Quattrocento ma che pare ancora affermare, con ammirevole consapevolezza storica, l’attualità della tradizione del secolo precedente.

Non molto distante si trova la Galleria Bottengantica, con la proposta di una mostra sul giovane Boccioni. La rassegna propone un’accurata selezione di opere eseguite da Boccioni tra il 1901 e il 1909; anni nei quali il giovane Boccioni rafforza la sua vocazione artistica attraverso esperienze di studio condotte a Roma, Padova, Venezia e Milano, intervallate dall’importante soggiorno parigino del 1906 e dal successivo viaggio in Russia. L’influenza delle diverse correnti figurative europee e l’interesse per la tradizione classica e rinascimentale, affiorano ripetutamente nelle opere del periodo e trovano, soprattutto nella produzione grafica, un valido laboratorio di analisi sperimentale, di invenzione e di verifica stilistica che Boccioni conduce in parallelo rispetto alla pittura. Il segno, di volta in volta intrecciato in un fitto reticolo chiaroscurale, o perentorio e deformante, o sfrangiato e polverizzato accompagna le fasi dell’evoluzione pittorica boccioniana: dall’impronta di Giacomo Balla alla smaterializzazione luminosa seguita alla ‘scoperta’ delle opere divisioniste di Giovanni Segantini e Gaetano Previati. Proprio al lavoro su carta la mostra dedica particolare interesse attraverso una selezione di disegni che coprono gli anni dell’apprendistato del giovane Boccioni. A un primo nucleo di opere d’impronta scolastica risalente al periodo in cui fu allievo di Giacomo Balla e frequentò le scuole di disegno pittorico e di nudo a Roma, se ne affianca un altro – più copioso e diversificato – riconducibile agli anni immediatamente successivi, nei quali il tratto acquista sicurezza nel restituirci precise visioni architettoniche, ritratti curiosi – alcuni dei quali rasentano la caricatura – e figure umane di estrema sintesi formale. Pur aspirando alla sublimità di Previati, la coeva produzione pittorica trova espressione in piccole vedute di paesaggi lombardi che dimostrano tuttavia un superamento della trama impressionista ancora presente nelle tele di periodo veneziano. Decisamente più sperimentali sono gli esiti condotti nel versante del ritratto, dove il pennello diventa febbrile nella sua urgenza di restituire sulla tela la singolarità di un volto, di una espressione o di un carattere come in Ritratto di scultore e ne Il cavalier Tramello del 1907. In mostra questi temi sono testimoniati da opere di pregio a partire da La madre malata del 1908 per terminare con La Madre della collezione Ricci Oddi. Altre documentano invece la parentesi simbolista del 1908-1910, che trova ne Il lutto il suo esito più straziante ed esoterico. Altrettanto interessanti sono i bozzetti per il manifesto dell’Esposizione di pittura e scultura promossa dalla Famiglia Artistica a Brunate (maggio-giugno 1909): sintesi perfetta delle diverse cifre stilistiche fin qui acquisite da Boccioni, dal Divisionismo, alla pennellata larga e sintetica di matrice post-impressionista, al Simbolismo.

Spostiamoci ora a Lecco, presso il Palazzo delle Paure e Villa Manzoni per una rassegna che, attraverso 90 opere, indaga il tema iconografico del paesaggio nell’interpretazione di grandi maestri italiani, quali Massimo d’Azeglio, il Piccio, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Ennio Morlotti, Lucio Fontana e altri.
Paesaggi Possibili copre un arco temporale che dall’epoca romantica giunge fino al secondo dopoguerra, e mette in luce i diversi approcci al paesaggio – come mimesi del vero, come luogo dell’immaginazione e del sogno, come simbolo, come proiezione del sé, come concetto spaziale -, rivelando la progressiva tendenza all’astrazione che l’ha condotto fino alle soglie dell’Informale e oltre. Si tratta di un racconto che si snoda dalla classicità del paysage historique dei romantici all’indagine del vero dei macchiaioli, per giungere alle visioni divisioniste e alle sperimentazioni delle Avanguardie di inizio Novecento, fino alle soglie del contemporaneo, quando, con artisti come Morlotti e Fontana, il paesaggio si traduce in istinto emotivo o in concetto spaziale.

Arriviamo ora a Treviso, presso il Museo Nazionale Collezione Salce per la mostra Renato Casaro. L’ultimo cartellonista del Cinema. Treviso, Roma, Hollywood. Ultimo protagonista di un’arte ormai scomparsa, Renato Casaro (1935) assurge a simbolo di quella scuola italiana di cartellonisti del cinema, dove perizia tecnica, creatività, genio e istinto erano le garanzie e il valore aggiunto per il successo di innumerevoli film nazionali e internazionali. Da Treviso a Roma a Hollywood – attraversando con la sua arte la seconda metà del secolo scorso – Casaro ci lascia in eredità una mirabile galleria di manifesti, testimonianza fondamentale per la storia del cinema. Il sodalizio di Casaro con il cinema inizia quando, ancora ragazzo, crea le grandi sagome, pezzi unici dipinti a mano, che venivano collocate all’ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso. A 19 anni, nel 1954, parte per Roma dove trova lavoro nello studio di Augusto Favalli e dove rimane per circa un anno e mezzo imparando le tecniche e i “trucchi del mestiere”. Criminali contro il mondo (1955) è il suo primo manifesto ufficiale. Nel 1957, sempre a Roma, apre uno studio a proprio nome.
Artigiano di genio, sin dagli esordi Casaro misura la sua arte con quanto Cinecittà e il cinema internazionale andavano proponendo. Via via il suo stile conquista grandi registi e Hollywood: Jean-Jacques Annaud, Dario Argento, Marco Bellocchio, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Boorman, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Milos Forman, Costa-Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Ugo Liberatore, Sergio Leone, Sidney Lumet, Anthony Mann, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Carlo Vanzina, Carlo Verdone…La mostra documenta 170 film e lo fa partendo dal “prodotto finito”, ovvero dai manifesti a due e quattro fogli, destinati alle sale cinematografiche o all’affissione. Sono oltre un centinaio i pezzi selezionati e restaurati per l’occasione, alcuni dei quali acquisiti per questa esposizione.

In occasione dell’Anno dei Musei dell’Euregio 2021, il Museo Diocesano Tridentino, di Trento, presenta al pubblico la mostra Anna, la madre di Maria. Culto e iconografia nel Tirolo storico. L’esposizione, che nasce da un progetto di ricerca dell’Università di Trento, intende illustrare l’evoluzione del culto e dell’iconografia di Sant’Anna fra il XV e il XVIII secolo, concentrandosi sul territorio che oggi va dall’Austria meridionale al Trentino. Il culto di Sant’Anna, madre della Vergine Maria e nonna di Gesù, conobbe il suo apice tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, soprattutto nei paesi germanofoni, incluso il Tirolo storico, dove la santa fu patrona delle famiglie dell’alta borghesia così come di orefici, tessitori, falegnami e minatori. La sua figura, inoltre, costituì un importante punto di riferimento per la popolazione femminile, soprattutto per le partorienti, le madri di famiglia e per le donne che faticavano a concepire. Dopo il Concilio di Trento, in un clima di generale ridimensionamento del culto dei santi di origine più o meno leggendaria, la venerazione per Sant’Anna diminuì progressivamente in tutta Europa e la sua raffigurazione divenne oggetto di una serie di interessanti “correzioni” tese a eliminare qualsiasi sospetto di scarsa ortodossia. Questa evoluzione teologica e cultuale si riflette in modo esemplare nelle modifiche che l’iconografia di Sant’Anna subì dalla seconda metà del XV secolo al XVIII secolo, arco di tempo coperto dalla mostra. Il percorso espositivo si articola in tre sezioni principali e presenta al pubblico circa trenta opere d’arte tra dipinti, sculture, incisioni e fotografie. La mostra ruota attorno a tre tipologie iconografiche particolarmente curiose e significative: l’iconografia nota come Anna Metterza (in tedesco Anna Selbdritt), la Sacra Parentela (Heilige Sippe) e l’Educazione di Maria o Anna insegna a leggere a Maria (Die Unterweisung Mariens o Anna lehrt Maria das Lesen). La seconda sezione è interamente dedicata alla devozione per Sant’Anna nel principato vescovile di Trento, mentre nella terza e ultima parte dell’esposizione le opere esposte segnano le tappe delle trasformazioni subite dalla figura di Anna tra XVI e XVIII secolo. La mostra si chiude con la foto Educazione della vergine scattata a Kabul nel 2016 da Ugo Panella. Il parallelo con l’analoga iconografia di Sant’Anna, in particolare col tema dell’Educazione di Maria, vuole stimolare la riflessione sul difficile rapporto tra donne e religione.

Le nostre proposte ci portano ora Colorno per ben due rassegne.
Il Piano Nobile della Reggia accoglie Leonardo Sciascia e Jorge Luis Borges, ciascuno raccontato da una sequenza di 22 ritratti di Ferdinando Scianna (1943). Ritratti dell’amico di una vita (Sciascia), dato il personale stretto rapporto che intercorse tra il fotografo e lo scrittore siciliano, e di un gigante della letteratura del Novecento (Borges), le cui opere tanto hanno affascinato anche Scianna.
L’incontro di Scianna con Sciascia risale al 1963: dello scrittore siciliano Ferdinando diventa presto fraterno amico e collaboratore, “un secondo padre” come Scianna stesso lo ha definito. Sciascia firmerà molti dei testi introduttivi alle monografie fotografiche di Scianna: da “Feste religiose in Sicilia”, con il quale Ferdinando vince il Premio Nadar nel 1966, a “Les Siciliens” nel 1977 e a “La villa dei mostri”. L’incontro di Scianna con Borges risale agli anni Ottanta, ma altrettanto memorabili sono gli esiti dei suoi ritratti dello scrittore argentino.

L’“appartamento del Principe ospita invece un’ampia rassegna di immagini di Carla Cerati (1926 – 2016). Si tratta di 88 fotografie tutte provenienti dal fondo Cerati che ritraggono personaggi che lei ebbe modo di frequentare: scrittori (Calvino, Pasolini, Marquez, Vargas Llosa, tra gli altri), artisti, architetti, gente del teatro (memorabili una serie di immagini del Living Theatre con le tipiche contorsioni dei corpi e dei volti). Altrettanto significativi sono i nudi di donna in bianco e nero, sorprendenti e affascinanti perché si coglie quanto diverso sia lo sguardo femminile sul corpo della donna rispetto a quello maschile – interessato, quello femminile, all’armonia delle forme e non, come avviene spesso in quello maschile, alla rapacità della visione che prelude a una ‘conquista’ – e i paesaggi, soprattutto quelli delle Langhe, che evocano le atmosfere di Cesare Pavese e di Beppe Fenoglio e che sono in sintonia con le ricerche sul segno nell’arte e nella fotografia degli anni Sessanta.”

La Fondazione Mamiani Rocca a Traversetolo (Pr) propone una mostra su Pasolini. A pochi mesi dal centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (avvenuta il 5 marzo 1922 a Bologna) la mostra intende evidenziare la piena apertura del poeta-regista al dialogo fra letteratura, cinema, arti figurative alla ricerca di quelle “corrispondenze” che furono al centro dell’interesse intellettuale anche di Luigi Magnani, fondatore della Magnani-Rocca, che visse a Roma nello stesso periodo di Pasolini e che ne possedeva le pubblicazioni. Particolare rilievo verrà dato ai riferimenti artistici ed estetici nei film di Pasolini. Il progetto dell’esposizione trae origine dal fatto che Pasolini, pittore egli stesso per tutta la vita, indicava sempre i modelli pittorici come riferimenti per il proprio linguaggio cinematografico, più per stile che per iconografia, spesso costruendo le inquadrature come scene dipinte, senza tuttavia farne citazioni semplicemente estetiche ma esprimendo efficacemente contenuti molto complessi, resi così universalmente comprensibili. L’inquadratura immaginata come un quadro spiega la preferenza di Pasolini per il campo fisso: “come se io in un quadro – dove, appunto, le figure non possono essere che ferme – girassi lo sguardo per vedere meglio i particolari”; quindi la pittura risulta un mezzo congeniale per un linguaggio filmico di impronta “astorica”. La citazione artistica viene espressa attraverso la messa in posa, i lunghi primi piani che sottolineano la ieraticità dei volti (di attori presi il più delle volte dalla strada) e la ricostruzione di veri e propri tableaux vivants. In mostra sontuosi costumi realizzati per i film, prestati dallo CSAC di Parma, e indossati da celebri attrici, come Silvana Mangano, locandine originali dei film, al tempo spesso considerati scandalosi e quasi sempre vietati ai minori di 18 anni, rare fotografie d’epoca e la galleria fotografica delle opere d’arte che Pasolini ebbe come riferimento, in accostamento alle scene tratte dai film.
Particolarmente nel suo primo film Accattone (1961) emerge l’influenza del celebre studioso e critico d’arte Roberto Longhi, del quale Pasolini fu allievo all’Università di Bologna, e delle sue lezioni sul Romanico, su Masaccio e su Caravaggio.

Continuiamo con le nostre proposte spostandoci a Rimini con la rassegna L’oro di Giovanni. Il restauro della croce di Mercatello e il Trecento riminese. Protagonista è la maestosa e antica croce della chiesa di San Francesco a Mercatello, unica opera datata e firmata dal capostipite della Scuola Riminese del Trecento, stagione gloriosa, quanto breve della pittura italiana medioevale. L’occasione del suo restauro ha reso possibile il temporaneo ritorno dell’opera, nella città natale del pittore, dove non era più stata esposta dal 1935, anno della prima grande mostra sul Trecento riminese curata da Cesare Brandi. La croce, reduce dal restauro, sarà infatti nuovamente a Rimini dopo 86 anni, insieme ad altre cinque opere che completano l’esposizione. La mostra pone a confronto le croci di Giovanni presenti sul territorio italiano. All’opera di Mercatello si affianca l’importante croce dipinta della chiesa di San Lorenzo a Talamello e il più piccolo crocifisso “Diotallevi” dei Musei Comunali di Rimini, la croce sagomata dell’Antiquario Moretti di Firenze, il crocifisso Spina del maestro di Montefiore e la testa di Giuliano da Rimini, questi due ultimi di proprietà della Fondazione stessa e in deposito nei Musei Comunali. Sarà un’esposizione sobria e raffinata – supportata da suggestive proiezioni di materiali visivi – che permetterà anche una visione accurata del linguaggio artistico di Giovanni sul tema poetico e sacro della crocifissione, e completata dal patrimonio di opere della Fondazione ospitate al Museo della Città Luigi Tonini, oltre ad un importante prestito estero.

Ultima tappa è Perugia con la mostra #Incursioni; si tratta di è un progetto importante che conferma la propensione della Fondazione e della Galleria Nazionale dell’Umbria a lavorare in rete con le altre Istituzioni, rafforzando il ruolo che i musei hanno nella vita culturale, al fine di promuovere e valorizzare un’idea condivisa di fruizione del patrimonio artistico da offrire ad una platea il più ampia possibile. Le scelte espositive sottolineano i rapporti fra le opere e gli artisti presenti nelle due collezioni e la varietà dei generi pittorici, con la possibilità di mostrare al pubblico, in un contesto diverso, le opere più rappresentative della collezione moderna della Galleria Nazionale dell’Umbria, previste nel nuovo percorso espositivo, i dipinti conservati nei depositi e alcuni disegni, di solito non fruibili per chiare esigenze conservative. La rassegna, curata da Carla Scagliosi, conservatrice delle raccolte moderne e contemporanee del museo perugino, è un’occasione per poter fruire in parte del patrimonio della GNU durante la sua chiusura per i lavori di riallestimento. Una mostra “a km 0” dunque ed economicamente sostenibile, che in un momento molto difficile, in particolare per il mondo della cultura, intende dare un segnale positivo di vitalità e dinamismo e che si connota per i forti contenuti scientifici, trasformando gli spazi e instaurando nuove interpretazioni di senso, visioni o approfondimenti sulle opere che metteranno di volta in volta in dialogo o a confronto. Il fil rouge è quello di un focus, nella direzione già avviata dagli studi dedicati alla pittura del XVII e del XVIII secolo in Umbria e da alcune recenti esposizioni, su alcuni aspetti e protagonisti della pittura del Seicento, con alcuni sconfinamenti nel Settecento e nel Barocco romano. Seguendo il percorso che si snoda nelle sale di Palazzo Baldeschi e le scelte museografiche della collezione permanente della Fondazione, le prime due ‘incursioni’ cambieranno l’aspetto della Sala dei paesaggi. Qui le due opere di Giacinto Boccanera dedicate a episodi dell’Antico Testamento saranno messe in relazione con altrettanti dipinti dedicati a episodi delle vite dei santi, mentre i bellissimi paesaggi di Pietro Montanini di proprietà della Fondazione dialogheranno con due dipinti di soggetto sacro della GNU in cui è comunque il paesaggio a essere il vero protagonista. Nella Sala delle pale d’altare, i dipinti di Giovanni Baglione e Valentin de Boulogne permetteranno di confrontare le opere della giovinezza e della maturità dell’artista romano con la personale declinazione del caravaggismo e del naturalismo del pittore francese. Nello stesso spazio, si potranno apprezzare i lavori del perugino Giovanni Antonio Scaramuccia; alla luminosa Madonna del Rosario tra angeli e santi della Galleria sarà affiancato lo studio preparatorio per la Madonna con il Bambino della grande pala per il Duomo di Perugia, allo scopo di cogliere l’evoluzione dello stile dell’artista a contatto con la pittura del Baglione.
Nella sala dedicata a Gian Domenico Cerrini, detto il Cavalier Perugino, sarà esposta la Sacra Famiglia con i santi Giovannino e Anna della Galleria, così da intrecciare un dialogo con gli altri dipinti dello stesso autore di proprietà dalla Fondazione. La grande stagione del Barocco romano sarà rappresentata da alcuni tra i nomi più illustri, quali Mola, Bernini, Schor, Velázquez, Pietro da Cortona. I ritratti della collezione Martinelli e le opere di Pietro da Cortona saranno accostati allo splendido Omero di Pier Francesco Mola di proprietà della Fondazione. I rapporti che intercorrono tra le componenti romana ed emiliana della pittura del Seicento saranno l’oggetto di una ulteriore ‘incursione’, nella quale il Bacco fanciullo attribuito a Elisabetta Sirani dialogherà con altri putti di ascendenza classicista ed emiliana, quelli di Luigi Scaramuccia, per il quale furono molto importanti i rapporti intrattenuti con il Guercino, del quale la Fondazione possiede un giovanile San Francesco in meditazione.

Bagliori gotici. Dal Maestro del 1310 a Bartolomeo Vivarini
Milano – Galleria Salamon (Via San Damiano, Palazzo Cicogna)
11 novembre 2021 – 17 dicembre 2021
Orari: lunedì - venerdì 10.00-13.00/14.00-19.00
Ingresso gratuito
Informazioni: 02 7602 4638

Il giovane Boccioni
Milano – Galleria Bottegantica
8 ottobre 2021 – 4 dicembre 2021
Orari: martedì -sabato 10.00-13.00/ 15.00-19.00
Ingresso gratuito
Informazioni: www.bottegantica.com

Paesaggi possibili. Da De Nittis a Morlotti, da Carrà a Fontana
Lecco – Palazzo delle Paure e Villa Manzoni
17 luglio 2021 – 21 novembre 2021
Orari: Palazzo delle Paure: martedì 10.00-13.00; mercoledì e giovedì 14.00-18.00; venerdì, sabato e domenica 10.00-18.00; lunedì chiuso;
Villa Manzoni: martedì 14.00-18.00; mercoledì e giovedì 10.00-13.00; venerdì, sabato e domenica 10.00-18.00; lunedì chiuso
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.comune.lecco.it

Renato Casaro. L’ultimo cartellonista del Cinema. Treviso, Roma, Hollywood
Treviso – Museo Nazionale Collezione Salce
12 giugno 2021 – 31 dicembre 2021
Orari: venerdì - domenica 10.00- 18.00
Biglietti: 15€ intero, 12€ ridotto
Informazioni: www.collezionesalce.beniculturali.it

Anna, la madre di Maria. Culto e iconografia nel Tirolo storico
Trento, Museo Diocesano Tridentino
1 ottobre - 10 dicembre 2021
Orari: 10.00-13.00 e 14:00–18:00; martedì chiuso
Biglietti: 7€ intero, 4€ ridotto
Informazioni: www.museodiocesanotridentino.it

Ferdinando Scianna: due scrittori: Sciascia e Borges
Reggia di Colorno (Pr)
12 settembre 2021- 8 dicembre 2021
Orari: martedì - venerdì 10.00 – 13.00 / 15.00 -18.00
Biglietti: 8€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.reggiadicolorno.it

Carla Cerati. Uno sguardo di donna su volti, corpo e paesaggi
Reggia di Colorno (Pr)
16 ottobre 2021 – 8 dicembre 2021
Orari: martedì - venerdì 10.00 – 13.00 / 15.00 -18.00
Biglietti: 8€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.reggiadicolorno.it

Pier Paolo Pasolini. Fotogrammi di pittura
Mamiano di Traversetolo (Pr) - Fondazione Magnani Rocca
11 novembre 2021 – 12 dicembre 2021
Orari: martedì - venerdì 10.00-18.00; sabato, domenica 10.00-19.00
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.magnanirocca.it

L’oro di Giovanni. Il restauro della croce di Mercatello e il Trecento riminese
Rimini – Palazzo Buonadrata
18 settembre 2021 – 7 novembre 2021
Orari: tutti i giorni 10.30 - 18.30
Ingresso gratuito
Informazioni: www.artecultura-fondcarim.it

#Incursioni.Un dialogo fra le opere della Galleria Nazionale dell’Umbria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia
Perugia – Palazzo Baldeschi
7 luglio 2021 – 14 novembre 2021
Orari: martedì - venerdì 15.30-19.30; sabato e domenica 10.30-13.30 / 15.30-19.30
Biglietti: 7€ intero, 4€ ridotto
Informazioni: www.fondazionecariperugiaarte.it

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