La Europa e la fede secondo Belloc
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Al termine di un'estate letteralmente di fuoco, stenta a ripartire il dibattito sulla futura Costituzione europea, malgrado i ripetuti appelli del Papa, il quale negli scorsi mesi non ha mai perso di vista la chiave di volta del problema: che cioè siamo di fronte al rischio di una cancellazione non tanto di vaghe e generiche "radici cristiane" dell'Europa, quanto piuttosto di un pezzo di storia realmente accaduta.
Un'operazione simile all'amputazione di parte del corpo. Che cosa potrebbe infatti succedere se prevalesse il paradigma laicista e dunque la Carta fondante dell'UE tralasciasse di menzionare la presenza del Dio rivelato dal cristianesimo? Si tratterebbe di un atto di violenza contro un fatto: il fatto che per oltre mille anni le società europee si siano riconosciute parte di un universo cristiano.
In concreto: dire semplicemente che quell'epoca, la Cristianità, è tramontata per non ritornare mai più, corrisponde a una petizione di principio. O a una vera e propria, arbitraria, previsione del futuro, alla maniera degli astrologi. Gli effetti pratici sulle prossime generazioni sarebbero evidenti: uno studente in gita in Francia non saprebbe capire come mai i suoi antenati avessero costruito la meravigliosa cattedrale di Chartres. E posto dinnanzi a un quadro del Caravaggio, il medesimo ragazzo risulterebbe sprovvisto della grammatica minima per comprendere chi sia quell'uomo con la barba, che spezza il pane e benedice il vino sulla tavola, e ha le mani forate e sanguinanti. Gli esempi si potrebbero tristemente moltiplicare.
Ma non è solo questo il punto. La proposta di menzionare il Dio rivelato, nella Costituzione europea, non è soltanto una lodevole battaglia di tipo culturale e storiografico: è la richiesta di tenere conto che alcuni europei vivono ancora, e si nutrono, della linfa proveniente da quel bimillenario tronco che è la Chiesa. Non ricordarli equivale perlomeno a un gesto di inesattezza sociologica, di manipolazione del dato.
Abbiamo chiesto a Paolo Gulisano, tolkienologo, perché abbia curato e riproposto ai lettori un libro come L'Europa e la fede di Belloc.
Gli spunti raccolti sono molto interessanti, perché partono da un assunto chiarissimo, che Belloc amava ripetere: cioè che "quando gli uomini abbandonano l'adorazione di Dio e dei santi cominciano ad adorare se stessi". Questa è in parte la condizione umana in Europa oggi, nel "vecchio mondo".