Binaghi, Valter - I tre giorni all’inferno di Enrico Bonetti, cronista padano
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Cinquant’anni, milanese della provincia, sposato con due figli adolescenti, insegnante di storia e filosofia in un Liceo scientifico: questo è Valter Binaghi, autore di un romanzo che è stato accolto dalla critica come un autentico fenomeno del Thriller.
Tuttavia questo libro non è solo un eccellente prodotto della narrativa di genere: in realtà esso è un romanzo metafisico, un’opera terribilmente religiosa, anzi, cattolica.
In un panorama letterario scettico, relativista, disincantato, dove la massima superiorità intellettuale consiste nel ridere di tutto, constatando senza amarezza la vacua stupidità di cose e persone, Binaghi ha scelto di scrivere di ciò che più conta: il Bene e il Male, l’amore e l’odio, Dio e l’Anticristo, paludando il suo messaggio in un thriller, come Chesterton faceva col giallo e Tolkien e Lewis col Mito. “Quando mi chiedono perché scrivo dei noir, - dice - vorrei rispondere che sono sostanzialmente obbligato a farlo, se voglio pubblicare dei romanzi, ma non sarebbe giusto.
In realtà mi piace, è un tipo di narrazione che offre molte possibilità, ma il genere è solo una caratteristica esteriore, il sangue glielo dà una storia ispirata, e una voce ferma.
Per me storia ispirata significa una storia nata da una visione, una visione non dell’occhio ma una visione, qualcosa su cui il tuo spirito ha planato per un attimo, e poi magari c’è voluto un anno per lasciarsi dire: è il nucleo generativo e il motivo vero per cui scrivere è una necessità interiore per chi la prova, come mangiare e dormire.” Questo “I tre giorni all’inferno di Enrico Bonetti” è forse, da molti anni a questa parte, dopo il grande Mario Pomilio, un esperimento di romanzo cristiano.
In effetti questo romanzo terribile è una grande storia a sfondo metafisico, è un libro profondamente religioso, è un libro cristiano, e mi auguro che ciò venga pienamente compreso.
E’ difficile imbattersi in opere come questa. Nonostante l’assoluta e indiscussa italianità e addirittura milanesità di queste pagine, c’è un’originalità nel modo in cui l’Autore affronta il problema del Mysterium Iniquitatis che non è reperibile negli scrittori italiani, nemmeno in quelli cattolici, se non il Pomilio sopra citato e un po’ di Pontiggia.
Si ritrovano in Binaghi gli accenti di un grande scrittore inglese, terribilmente cattolico: Anthony Burgess. Non solo quello di “Arancia ad orologeria” (Meccanica nel film), ma anche di un altro tremendo suo romanzo, “I poteri delle tenebre”, che lessi anni fa e mi suscitò impressioni e sentimenti simili a quelli che mi ha suscitato questo romanzo. Un libro dal sapore forte, questo: lo leggi come un thriller, ma ti lascia dentro domande ed inquietudini, rievoca paure ancestrali, striglia la coscienza. E’ roba forte, magari in certi momenti leggerlo ti mette a disagio, e non può essere diversamente perché lo spettacolo del male deve mettere a disagio. L’autore ha messo le mani nell’abisso, e lo ha descritto a tinte forti, realistiche, senza compiacersene.
Gli eroi di questa storia, il cronista di provincia Sonetti, un mezzo fallito, e il sacerdote Remigio che naviga su internet per stanare Satana, sono in effetti antieroi, uomini veri con uno sguardo attento sul reale, duro ma umano. In questo romanzo tragico c’è, e si apprezza. un leggero retrogusto di sano umorismo (cristiano) che affiora anche nei momenti più drammatici, e ciò è ancora più significativo se pensiamo che gli scrittori italiani non hanno generalmente alcun senso dell’umorismo; più in generale nel Belpaese o c’è lo sghignazzo cattivo e sguaiato o c’è una desolante superbia incapace di ridere di sé. Con questo libro non è raro che sfugga un sorriso, nonostante tutto, che scioglie le forti tensioni create dal dramma che va dispiegandosi.
Il libro dunque è riuscitissimo, sia dal punto di vista dei contenuti profondi che ha, sia del plot narrativo, con un notevole colpo di scena finale: non una sorpresa clamorosa, ma una realtà tremenda che si svela e ti fa male.
Leggendo queste pagine si prova tutto il peso che la presenza del Male nel mondo esercita, per la durezza del cuore degli uomini, per l’orrore che essi sanno creare. Ci sono pagine davvero crude, e tuttavia la realtà è questa, con essa dobbiamo fare i conti. E l’autore, senza pessimismo ma con la certezza del credente, ci fa capire che solo un Dio ci può salvare.