Caprara, Massimo - Gramsci e suoi carcerieri
- Fonte:
Milano, 2001
Pagine: 192
Prezzo: € 14,46
Il dramma familiare e politico di Antonio Gramsci, sposato per passione d'amore a una donna manovrata dai servizi segreti sovietici e abbandonato nel carcere fascista dai dirigenti del Komintern per l'intransigente opposizione del leader sardo allo stalinismo trionfante, è il tema indagato da Massimo Caprara in pagine di sorprendenti rivelazioni e di raro intuito psicologico, che trovano luminosa conferma nel saggio documentale qui accluso dello storico russo Yaroslav Leontiev. Sulla dolorosa vicenda esistenziale intercorsa tra l'ex segretario del Pc d'Italia, la moglie Julca e la cognata Tania pesa ancora l'accorta manipolazione degli scritti gramsciani operata dal "Migliore", che nell'immediato dopoguerra si inventò una linea politico-culturale nel segno di una continuità Gramsci-Togliatti, invero mai esistita e tuttavia fatta valere come indiscussa nei confronti di masse ignare e di intellettuali opportunisti. Ma, come rilevato da Enzo Bettiza, ogni veritiera storia che coinvolge comunisti non è tanto roba da documenti, ma piuttosto da tragedia shakespeariana o da romanzo dostoevskiano, vale a dire roba che sa di vita e di morte, di sangue e di menzogna, di altitudini gelide e di abissi infernali. Nell'epistolario gramsciano si percepisce tutto questo, ma emerge altresì "un eroe assieme fragile e potente, tenace, lucido e turbato, vinto e vittorioso", personaggio eminente, protagonista della memoria terribile del secolo appena dileguato.