Cavina, Cristiano - I frutti dimenticati
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“…ecco a cosa penso mentre racconto la mia vita ad un padre sconosciuto che sta morendo. L’unica cosa a cui riesco a pensare è il libro di preghiere dei bambini... mi rendo conto di quanto credevo nel mio Signore... era una fede disordinata, un poco garibaldina... in quella camera d’ospedale non trovo motivi per non condividerla con mio padre…”: così, alla fine il protagonista di questo struggente romanzo riesce a trovare il modo di riconciliare il suo cuore ferito dall’abbandono di un padre mai conosciuto. Lo fa assistendolo nella camera d’ospedale, le ultime due settimane di vita, dopo avere trascorso 33 anni ignorandone l’esistenza. Ma quella di Cavina è una narrazione umanissima di un’infanzia nella bassa Romagna fatta di stupori, di scoperte; di un’adolescenza felicissima con la figura di una madre, di una nonna straordinarie nella loro semplicità; è il racconto, descritto con un linguaggio spontaneo ed ironico, di un personaggio con palesi risvolti autobiografici, amante della sua terra e del suo popolo, legatissimo alle memorie e alle tradizioni della sua gente.