Chesterton, Gilbert Keith - La ballata del cavallo bianco
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“I nostri monaci vanno col saio sotto la pioggia e la neve, ma dentro il cuore brucia il fuoco… anche le tragedie inesorabili, non renderanno muti gli uomini, che incessantemente domandano, perché questo è il modo dei cristiani, la tempra del guerriero, come quella del prete: lanciare i propri cuori oltre le certezze, per guadagnare ciò che il cuore desidera…”. Dedicato all’amatissima moglie Frances, il poemetto epico racconta della battaglia di Ethandune, storicamente accaduta nel 878, con cui Alfred, re del Wessex, combattè e sconfisse definitivamente i Danesi. Il cavallo bianco del titolo del poema è un’enorme figura preistorica, ampia 11 metri, che si trova sul fianco della collina del Berkshire (sud-est dell’Inghilterra). In questo testo c’è quell’indomabile passione cattolica vissuta in tutta l’esistenza ed in ogni racconto, romanzo, saggio, pamphlet scritti da uno dei più geniali scrittori cristiani del '900, al punto da essere stato investito da papa Pio XI con il nome di “defensor fidei”.