Cibrario, Benedetta - Lo scurnuso
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“Una figura sdraiata, con una gamba allungata e l’altra piegata, piedi e mani contratti dallo spasimo, torace scarno… lo scurnuso: colui che ha vergogna…”:volgarmente diremmo “lo scornato”. Ma non dobbiamo lasciarci condizionare dal titolo di questo originalissimo ed interessante romanzo, ambientato prima nella Napoli del 1792, poi in quella del 1939-’42 e infine in quella di oggi. Il filo rosso che lega i tre periodi storici è proprio questa statuina, che passa di mano in mano e che rappresenta il dolore, l’amarezza, la sconfitta, ma il vero protagonista di queste pagine è il Presepe. Quello che nasce dalle abili mani dei modellatori delle botteghe popolari dei bassi napoletani, che conferiscono ai volti dei personaggi della più famosa storia del mondo, i caratteri e la fisicità dei propri volti; o di quelli del popolo, spesso poverissimo, che abita le vie, davanti ai loro negozi. Sebastiano, un orfanello, preso a bottega da un modellatore, divorato dall’artrosi, rivela un talento per la modellatura delle figure. Dal rapporto con il suo datore di lavoro, si sviluppa la vicenda dello scurnuso, piena di tenerezza, di una grande pietà, capace di attraversare la storia, i secoli; quindi, di esprimere una Tradizione come un vissuto sempre presente.