Donna d'Oldenico, Giovanni - Lettere ad un figlio sull’educazione
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“Figlio ascolta i consigli di tuo padre” dice il Libro dei Proverbi, uno dei cosiddetti Libri Sapienziali della Bibbia. E così dice anche Giovanni Donna d’Olderico strutturando le sue Lettere ad un figlio sull’educazione, nello stesso modo del testo sacro, ossia con una serie di consigli che si tramandano di generazione in generazione, i proverbi per l’appunto. L’autore quindi si inserisce in un flusso ben radicato nella nostra tradizione, ma che negli ultimi anni sta perdendo sempre più consistenza: una strada maestra che è ora ridotta a sentiero pieno di rovi e spini, tanto poco è battuta. Questo libro ricco di consigli antichi e sempre nuovi, che oltretutto si basano sull’esperienza diretta dell’autore, padre di nove figli, è come un trapano munito di pale, che mentre perfora l’uomo, evidenziando in ogni lettera un suo particolare, lancia sberle in faccia la mondo contemporaneo e ai suoi dogmi. Con uno stile chestertoniano mette in ridicolo questi ultimi insieme alle nostre abitudini più ovvie: l’amore ai risultati più che al quotidiano impegno, la ricerca spasmodica di risposte immediate piuttosto che la cura della domanda di senso sulla nostra vita. Il principio usato è quello ebraico, che è anche quello di Gesù, naturalmente: vieni e vedi, se vuoi imparare devi fare come ti dico e poi capirai. Se vuoi prima capire sarà pura astrazione che non centra con la vita reale che ti attende. In ogni lettera poi compaiono spesso esempi per rendere di volta in volta più chiaro il concetto trattato: buffo il racconto della vita di Abramo come prototipo di chi pensa in grande. Il modo di procedere da un argomento all’altro è, come dice l’autore, “siccome la materia mi viene in mente un giorno dopo l’altro” ma ognuno prende spunto dal precedente, come in un discorso o in un flusso di pensiero. Da un’idea si scivola in un’altra diversa ma collegata. È chiaro che siamo in presenza di un discorso urgente, un approccio che manifesta un bisogno di comunicare: comunicare la vita perché i figli non basta concepirli , generarli fisicamente, ma bisogna anche introdurli all’incontro con il loro Destino.