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Eid, Camille - A morte in nome di Allah

Autore:
Pelizzari, Daniele
Fonte:
CulturaCattolica.it
PIEMME, Euro 12,50

“…Quattordici secoli di Islam, quattordici secoli di martirio cristiano… queste storie dei martiri sono l’altra faccia della sistematica cancellazione della fede cristiana e se su di esse era caduto l’oblio, ciò dipendeva anzitutto dai loro correligionari, per ragioni di sopravvivenza nel loro statuto di dimmi (protetti)… il martirio di un cristiano di allora somiglia in modo impressionante a quello di uno di oggi soprattutto per il movente immutato di chi li ha messi a morte… è uno scontro di civiltà ancora in atto…”.
Sono parole tratte dalla incisiva prefazione di Sandro Magister, vaticanista dell’Espresso: parole forti all’Europa “… con la sua ricerca di protezione culturale e politica presso il mondo musulmano al quale concede moltissimo e sul quale sospende troppi giudizi.”
Camille Eid, giornalista libanese residente in Italia, esperto del mondo arabo e musulmano, ha realizzato indubbiamente un’opera anticonformista e mai tentata finora, documentando rigorosamente oltre 500 casi di martirio di cristiani in 14 secoli, narrando la storia di un bagno di sangue - volutamente dimenticato - che è andato di pari passo con il tentativo di espansione dell’islam in tutto il mondo e che non coinvolge solo missionari e stranieri.
Le vicende che più sgomentano sono quelle descritte nell’ultimo capitolo, proprio perché accadute in questi anni e in nazioni che sembrano civili e moderne, come quella di un uomo ucciso a calci su un bus al Cairo, perché portava un bracciale con la croce, e altre violenze e assassinii, spesso con il silenzio o la complicità di autorità e polizia, che per giustificare questi soprusi arrivano addirittura a creare false accuse.
Rischiosissima è la situazione di quei cristiani che dopo aver abbracciato la fede musulmana, ritornano alla religione delle origini, perché in alcuni Paesi islamici è ancora prevista la pena capitale per punire l’apostasia o come quella di chi ha in più la “sventura” di appartenere ad una minoranza etnica, per non parlare di quei seicentomila immigrati cristiani dell’Arabia Saudita, dove non esistendo la libertà di culto, le scudisciate seguite dall’espulsione sono nella norma.
Troviamo poi i nomi di quei paesi, ormai noti, come il Sudan dove l’eccidio viene perpetrato su vasta scala, il Pakistan, l’Indonesia, la Nigeria dove è stata messa addirittura una taglia sui religiosi e in un anno una quarantina tra sacerdoti, seminaristi e pastori di varie Chiese sono stati uccisi, non manca la ex-Jugoslavia e c’è l’Iran con un triste primato: negli ultimi 30 anni la popolazione è praticamente raddoppiata, ma il numero dei cristiani è più che dimezzato.
Lascia l’amaro in bocca un fatto riportato da Eid, a cui lui stesso ha assistito: l’anno scorso nella cattedrale di Cordoba, di fronte alle figure in pietra di 43 martiri spagnoli, uccisi durante la dominazione araba perché non vollero convertirsi, un professore francese spiega sbrigativamente alla scolaresca che si tratta di “martiri romani”, rendendo così inutile porre domande.
Indiscutibile è il commento dell’autore: “Per alcuni, i martiri di epoca islamica non sono mai esistiti”.

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