Condividi:

Gori, Nicola - L’impazienza dell’amore di Dio

Fonte:
CulturaCattolica.it
Biografia di S. Maria Maddalena de' Pazzi
Ed. San Paolo, Cinisello B. (Milano), pp. 118, Euro 8.50



Dall'Introduzione dell'Autore

Entrando in una chiesa del Nord Europa, mi imbattei in un dipinto nel quale erano rappresentati S. Agostino che incideva nel cuore di una santa della parole, la santa era raffigurata in estasi con l’abito carmelitano, mi chiesi chi fosse quella santa da essere ritratta in un paese protestante, nonostante quella chiesa non fosse mai stata officiata dai Padri Carmelitani.
Tornando a Firenze, vidi la stessa santa in varie chiese: era S. Maria Maddalena de’ Pazzi, la cui fama dall’epoca della sua glorificazione si era spinta fino agli estremi limiti della cattolicità. Cercare di riscoprire e offrire ai lettori del nostro tempo la figura grandiosa di questa fulgida figlia toscana non è cosa semplice, data la complessa esperienza mistica e umana che hanno caratterizzato la sua vita. Il suo itinerario resta affidato alla muta testimonianza segreta della sua coscienza, ma noi possiamo ripercorrerlo dall’esterno, cercando d’immaginare il travaglio del suo pensiero e della sua esperienza, almeno per quanto i testimoni oculari hanno potuto trascrivere.
Siamo nel 1566, in una Firenze opulenta e percorsa da brividi di potere, la famiglia Medici è nel pieno della sua egemonia, la Chiesa sta vivendo il periodo di fervore che il Concilio di Trento le ha impresso. A Firenze, tra vari Ordini religiosi presenti, esiste un monastero carmelitano S. Maria degli Angeli, che è il primo monastero del Secondo Ordine di cui si abbia notizia. Abbiamo voluto fare questo excursus sulla fondazione del monastero per far comprendere l’importanza che esso riveste all’interno dell’Ordine e della Chiesa universale, arricchito dalla grazia di aver avuto la grande mistica S. Maria Maddalena de’ Pazzi: “Verso la fine del 1450 a Firenze i Carmelitani avevano una “casa dove stanno le nostre donne bianche”. La notizia è nuda ma certa. Nello stesso tempo le “donne bianche” non conviventi erano innumerevoli.
Nel 1452 ci fu l’urgentissimo viaggio a Roma “pelle pinzochere, di volontà da tutto il convento”, “per le pinzochere”, e si concluse con la “Bolla delle pinzochere”. La connessione tra il viaggio, la bolla, il convento di Firenze è certa. Tanto certa che non permette onesti dubbi di sorta. I conti del viaggio, della bolla, la volontà dei frati di Firenze, le pinzochere fiorentine formano un “quid unum” inscindibile. Di quali pinzochere fiorentine? Di quelle abitanti “in domibus suis” o di quelle residenti nella “casa di donne bianche”? La bolla abbraccia tutti e due i gruppi.”
A questo punto, si inserisce una controversia che riguardava l’esenzione delle pinzochere dai vescovi locali, e lo stesso papa Nicolò V, negli anni 1449-1451, non aveva dato una risposta definitiva, oscillando tra le istanze dei religiosi e le richieste del clero secolare. A Firenze la situazione era la seguente: esistevano le terziarie domenicane non esenti e le agostiniane esenti, quindi sorse il dilemma di dove collocare le pinzochere carmelitane, essendo delle vere oblate del convento del Carmine di Firenze, solo però se i Carmelitani avessero accettato la loro oblazione. Intervengono S. Antonino Pierozzi, vescovo di Firenze e il papa stesso che concedono alle pinzochere carmelitane i medesimi privilegi delle domenicane e delle agostiniane unite assieme. Il Beato Giovanni Soreth viene indicato come il fondatore del Secondo Ordine Carmelitano, in quanto il 10 maggio 1452 aveva ricevuto nell’Ordine le “beghine” di “Ten Elsen” della Gheldria; però, nel caso del monastero fiorentino la fondazione è autonoma e precedente, cioè del 1450.
La Bolla “Cum nulla” o detta delle “pinzochere” venne concessa da papa Nicolò V “durante un avventuroso viaggio a Roma” fatto dal priore di Firenze. Ci si tenne perfino a metterlo in risalto. Una mano del tempo, che si riscontra nel libro di uscita del 1437-1452, ha scritto nel retro della bolla “pertinet mantellatis et beghinis conventus Florentiae […]”. Se la bolla “Cum nulla” ha avuto un influsso sopra il secondo Ordine carmelitano e fonda in qualche modo un diritto di paternità sopra le monache, questo “jus paternitatis” “pertinet [fratribus] conventus Fiorentini Ordinis Sanctae Mariae Charmellitarum”.
E ancora, Joachim Smet O. Carm., anche se pone nel suo saggio degli interrogativi: “Non è ben chiaro lo svolgersi degli eventi che portarono alla concessione della bolla. Di fatto fu il priore di Firenze che fece il viaggio a Roma e ne riportò indietro il documento “per le pinzochere, secondo il desiderio di tutto il convento”. I frati di Firenze pagarono anche tutte le spese per ottenere la bolla (63 lire, 4 soldi, 6 denari). Il documento porta l’iscrizione: “Proprietà delle mantellate o beghine del convento di Firenze nella provincia Toscana dell’Ordine di S. Maria dei Carmelitani”.
Il monastero di S. Maria degli Angeli ha subìto nel corso dei secoli vari cambi di sede: nel 1626 è eretto in Borgo Pinti a Firenze, nel 1888 in piazza Savonarola, nel 1928 viene definitivamente posto nell’attuale sede sul colle di Careggi, sovrastante la città, dove tutt’ ora si venerano le spoglie della santa, visitate da ben due papi: Pio VII, il 6 novembre 1804 e Pio IX il 22 agosto 1857.
Ebbene, questo è il monastero culla del Secondo Ordine Carmelitano, in cui il 1 dicembre 1582 S. Maria Maddalena de’ Pazzi entra per vivere la sua totale consacrazione a Dio secondo la regola e lo spirito carmelitano.
Se negli ultimi tempi vi è una riscoperta dei mistici, in quanto persone completamente unite a Dio, la nostra Maria Maddalena de’ Pazzi deve essere rivalorizzata e meglio conosciuta, vista la grande dottrina spirituale che ci ha lasciato, non scritta in manuali, anche se si deve alla fatica delle sue consorelle contemporanee la raccolta degli avvenimenti della sua vita, ma è con la sua stessa esistenza che parla direttamente al cuore di ogni uomo.
Non si può certo prescindere dalle innumerevoli estasi e fenomeni straordinari di cui la santa fu favorita fin dalla più tenera età, ma tutti questi aspetti particolari sono solo come accessori alla sua grande esperienza interiore, fatta di nascondimento e di profondo amore a Dio all’insegna della più genuina tenerezza di sposa verso il suo Sposo. In altre parole, come sempre, non valgono i fatti straordinari quanto la vita intera, di fatto consacrata a Dio e a lui solo offerta.
La vita di S. Maria Maddalena si dispiega come il volo di una colomba che uscita dal nido vuole librarsi verso le vette più alte per raggiungere quell’intensità di amore dove solo il suo Sposo potrà rapirla. Per arrivare ad essere libera e senza il minimo legame verso gli appetiti o le volontà di sangiovannea memoria, S. Maria Maddalena attraversa delle prove che l’umana ragione, talvolta, non concepisce. Prove di una durezza incommensurabile, che la forgiano e la purificano rendendola atta ad amare senza riserve il suo Amato. Fatta per Dio e di Dio.
Se si può dare una descrizione sintetica dell’esperienza di S. Maria Maddalena, essa è racchiusa in due parole: sofferenza e amore. La sofferenza alimenta l’amore e l’amore la sofferenza, senza soluzione di continuità. Ma la sofferenza non è legata a un mero bisogno di patire fine a sé stesso, e S. Maria Maddalena ha compreso che per raggiungere il suo Sposo deve liberarsi da tante imperfezioni e difetti che solo il crogiuolo della croce può compiere. Non vi è altra via di unione a Cristo se non quella tracciata da Lui stesso: l’obbedienza incondizionata al Padre e la croce accolta come libera scelta di amore! S. Maria Maddalena è un’innamorata, non si potrebbe capire la sua stessa vita e tutta la sua esperienza senza questo slancio tenero e allo stesso tempo virile verso Dio. S. Maria Maddalena ama, e tutto il resto è secondario: non esiste per lei altra scelta se non quella principale e definitiva di essere tutta del suo Sposo. A nulla valgono gli attacchi delle creature e del demonio, la sua fermezza nella prova e la sua coerenza di vita, la rendono grande ai nostri occhi e vicina allo stesso tempo, perché la sua vita ci insegna che solo l’amore conta e tutto il resto è secondario. Come diceva il suo “babbone” S. Agostino: ama e fa ciò che vuoi, così S. Maria Maddalena ha incarnato e vissuto in prima persona questo programma di vita.
Si possono leggere allora in questa ottica tutti gli eccessi di penitenza, di privazione, di mortificazione, che hanno caratterizzato la vita della nostra santa.
E il Signore si mostra prodigo non solo nel concederle i favori, ma nel concederle piena fiducia, lasciandola in preda alle più dolorose tentazioni interiori e alla malattia che ha sempre inciso profondamente nella sua vita.
Non si comprenderebbero altrimenti gli estremi patimenti e le estreme estasi di cui è stata ricolmata! Eppure, S. Maria Maddalena è come una sorella accanto a noi, con la sua semplicità, lei che rifuggiva e chiedeva al Signore di non concederle tutte quelle grazie esteriori straordinarie che affascinavano le sue consorelle, ma preferiva la vita ritirata, senza segni esteriori della sua unione con Dio. Invece, il Signore attenderà anni prima di esaudirla e nascondere così agli occhi degli altri le grazie di cui la rendeva degna.
Pensiamo anche che la sua singolare esperienza mistica ha costretto la stessa S. Maria Maddalena a vivere per alcuni anni la vita monastica separata dalle altre: la sua cella era luogo di edificazione e di profonda testimonianza per le consorelle, ma la stessa sofferenza a cui era spesso sottoposta le impediva di seguire il regolare scorrere della vita comunitaria, senza per questo esserne a pieno titolo partecipe in spirito e in corpo.
L’impressione che S. Maria Maddalena lascia alle sue consorelle è così sapientemente trascritta e tramandata a noi per opera di Madre Evangelista, Sr. M. Maddalena Mori e Suor Pacifica del Tovaglia, per ordine dei prudenti superiori. La stessa prima biografia apparsa alle stampe è la “Vita” di Vincenzo Puccini, confessore del monastero.
Ricaviamo da questi racconti un tenero sussulto di amore, un invito rivolto alle consorelle in primo luogo, e quindi a tutti noi ad amare Colui che per primo ci ha amati. Il dolore di S. Maria Maddalena era quello di non notare nelle creature una giusta corresponsione di amore verso Colui che è l’Amore stesso: è l’ingratitudine il principale male che la santa scorge nella vita degli uomini, e questa sua particolare caratteristica di percepire come mancanza di fiducia e di fedeltà verso Dio la nota soprattutto nei religiosi, in coloro cioè, che per vocazione e scelta hanno consacrato la loro esistenza a Lui.
La sofferenza di S. Maria Maddalena si fa allora più intensa, più acuta, perché non ammette che le creature siano ingrate, a maggior ragione le anime religiose, è per loro che soffre e prega, affinché la “Rinnovazione della Chiesa” abbia compimento. E’ partendo dai religiosi e attraverso i religiosi che il rinnovamento della Chiesa potrà essere attuato, non vi sono scuse né scorciatoie, la santa pone il religioso di fronte alla sua scelta definitiva: o credi all’amore di Dio e allora il tuo comportamento è di innamorato, oppure, dubiti e rimarrai nella mediocrità, trascinando con te anche coloro che ti stanno intorno.
S. Maria Maddalena non si limita a spronare i religiosi, ma parte da sé stessa, dà l’esempio, perché quel gesto significativo di attaccarsi alle corde delle campane del monastero in S. Frediano a voler chiamare a raccolta le anime ad amare l’Amore che non è amato, è il suo spasimo che non l’abbandonerà per tutta la vita.
Nemmeno l’inferno con tutta la sua potenza potrà avere la meglio su questa creatura che piena di fiducia in Dio si è gettata tra le sue braccia: l’amore vince e può compiere l’impossibile!
Cosa può fare una creatura quando si trova sul baratro della disperazione e al limite di sopportazione, dopo il quale ogni sforzo è vano? Gettarsi con fiducia tra le braccia del suo Dio, perché sicura del suo Amore. Non vi sono altri gesti se non quello più semplice e significativo di S. Maria Maddalena di spogliarsi perfino del proprio abito religioso bello e indossare l’abito più rattoppato e misero e andare scalza per il monastero. La sua scelta radicale di povertà è una scelta di ricchezza, perché per farsi riempire dai tesori del Signore, suo Sposo, deve prima svuotarsi di sé stessa, altrimenti nel suo cuore non vi è posto per due amori contemporaneamente.
Sta qui la grandezza di questa mistica fiorentina, quasi sconosciuta al mondo odierno, ma che ha un grande messaggio da proporre in tutta la sua attualità: non disperare mai delle situazioni anche le più dolorose o umanamente impossibili, perché l’amore di Dio è lì, è accanto a te per colmarti di gioia, il segreto sta nel riconoscerlo e nell’accettarlo.
L’abbandono di S. Maria Maddalena è ciò che la distingue tra la schiera dei santi, questa innamorata che ricevendo da Dio la missione di rinnovare la sua Chiesa, si sente povera, sola, trova il coraggio e la forza di dire il suo sì a Dio, anche se sappiamo che anche questa fu una prova durissima per lei, che vivendo in clausura non avrebbe potuto compiere molto di quanto Dio le chiedeva; ma la realizzazione a questo punto diviene secondaria, importante è l’adesione incondizionata a ciò che l’amore di Dio richiede da lei. E lei non si fa attendere, anche quando tutto per lei è tenebra, buio, incomprensione, turbamento, si affida all’amore di Dio, che prima o poi non mancherà di adempiere alle sue promesse: non è forse lei la sposa del Cristo? E allora perché non dovrebbe al momento opportuno partecipare delle sue ricchezze e Lui stesso portarla in braccio come si aspetta? Dopotutto, lei si è consacrata a Lui, e Lui non se lo può scordare!
La nudità del patire di S. Maria Maddalena è segno dell’immensa ricchezza di cui venne rivestita da Dio, condizione sine qua niente è possibile: le estasi assumono un aspetto non solo personale ma anche comunitario, Gesù le detterà consigli e informazioni preziose su come guidare alcune anime e la stessa vita comunitaria; non si dimentichi che il Carmelo di S. Maria degli Angeli vive tutt’oggi con la riforma voluta dalla santa, prima ancora che le figlie di S. Teresa di Gesù arrivassero in Firenze. Un aspetto che differenzia l’esperienza spirituale da quella della grande riformatrice del Carmelo è la mancanza di opposizioni violente e che talvolta si protrassero nel tempo da parte delle consorelle, anzi, la comunità è il luogo privilegiato della vita soprannaturale di S. Maria Maddalena..

Per tutte queste notizie e riflessioni un doveroso grazie va anzitutto ai grandi studiosi che hanno approfondito la vita e il messaggio di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, con i loro insostituibili studi: in primo luogo P. Bruno Secondin O. Carm. e il P. Ermanno Ancilli ocd.

Nicola Gori, laureato in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Firenze, collabora con la Cattedra di Letteratura Spagnola della Facoltà di Lettere e Filosofia. E’ autore di poesie e racconti. Dopo la tesi ancora inedita su S. Giovanni della Croce ha affrontato l’argomento della scrittura dei mistici in varie collaborazioni a Riviste specializzate, come: “Collectanea Franciscana”, “Studi Francescani”, “Vita Minorum”, “Forma Sororum”, “Riv. D’Ascetica e Mistica”. Ha pubblicato volumi e saggi su: S. Paolo della Croce, S. Veronica Giuliani, S. Caterina de’ Ricci, S. Caterina da Siena, S. Chiara, S. Gabriele dell’Addolorata, S. M. Maddalena de’ Pazzi, Ven. M. Maddalena dell’Incarnazione, Sr. Consolata Betrone

Vai a "Scaffali"