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Herranz, Julian - Nei dintorni di Gerico

Ricordi degli anni con san Josemaria & con Giovanni Paolo II
ARES, Euro 20



Dalla Introduzione dell'Autore:

Nei dintorni di Gerico un cieco, Bartimeo, era seduto a mendica­re lungo la strada (cfr Lc 18,41). Passò di lì, tra il vocìo della folla, Gesù Nazareno, proprio colui che aveva detto: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre» (Gv 8,12). E Bartimeo si mise a gridare, sempre più forte: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Da duemila anni risuonano nel mondo le parole del commovente dialogo che ne seguì: «Che vuoi che io faccia per te?», «Domine, ut vìdeam!, Signore, che io veda!». Ed ecco che Gesù, ricco di misericordia, dà la luce agli occhi e a tutta la vita di quell’uomo: «Abbi la vista! La tua fede ti ha salvato». E Bartimeo prese a seguire Gesù.
Più volte, lungo i ventidue anni di quotidiana convivenza con san Josemaria Escrivà (dal 1953 al 1975), gli ho sentito dire: «Meditando tanti anni fa questo passo del Vangelo, e presagen­do che Gesù si attendeva di me qualche cosa - ma non sapevo che cosa -, ripetevo incessantemente come il povero cieco Bartimeo: “Domine, ut videam!”, Signore, che io veda che cosa vuoi da me!». L’immensa folla venuta da ogni parte del mondo, il 6 ottobre 2002, per assistere gioiosa e orante alla solenne canonizzazione del fondatore dell’Opus Dei, era lì proprio per­ché Gesù aveva esaudito tanti anni fa la preghiera fiduciosa e tenace di Josemaria, come un giorno aveva esaudito quella di Bartimeo.
Il lettore di questo libro avrà notato che nel sottotitolo si adopera la preposizione con. Infatti, i ricordi personali di que­sta raccolta non sono tutti di san Josemaria, cioè ricordi di lui o di fatti vissuti accanto a lui fino alla sua morte, ma anche di successivi avvenimenti e situazioni della vita della Chiesa e del mio lavoro nella Santa Sede, specie degli anni accanto a Giovanni Paolo II (dal 1978 al 2005).
Da un appunto personale, scritto la notte del 25 giugno 1999 a Gerusalemme, trascrivo questa frase: «Da un cespuglio cre­sciuto sul ciglio della strada all’uscita di Gerico ho reciso un ramoscello con cui toccare l’urna dove riposano a Roma gli amatissimi resti dell’uomo che è stato lo strumento di cui Dio si è servito perché la mia anima in tenebre invocasse Cristo, final­mente lo incontrasse, se ne innamorasse e lo seguisse».
A questa sequela di Cristo con lo spirito di san Josemaria e anche con lo stimolo travolgente di Giovanni Paolo II vanno riferiti gli eventi ricordati e le considerazioni qui raccolte. Questo libro non vuol essere un racconto storico (pur se abbon­dano i riferimenti a fatti da me vissuti e a personaggi incontrati) né, tanto meno, autobiografico, ma piuttosto una testimonianza personale di gratitudine verso due uomini santi, la cui vicinanza spirituale è stata per me luce e forza per vedere serenamente le vicende narrate in queste pagine. Esse abbracciano un ampio e travagliato arco di tempo: dagli anni - lontani, ma sempre pre­senti - del Concilio Vaticano II a quelli attuali del Grande Giubileo del 2000 e della nuova evangelizzazione in atto. Luci e ombre, momenti opachi di umana cecità e altri raggianti, illu­minati dalla presenza e dalla parola di Cristo. Come quel giorno nei dintorni di Gerico.

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